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    Francesca Ferretti: “Si è aperta una porta, ora più tutele per le mamme atlete”

    Di Redazione
    Negli ultimi mesi ha raccontato per Volley NEWS le problematiche, ma anche le gioie delle mamme atlete, con le interviste a Martina Guiggi, Serena Ortolani e molte altre. Ora che il tema è letteralmente esploso a livello mediatico, grazie al clamore suscitato dalla denuncia di Lara Lugli, non potevamo non interpellare Francesca Ferretti, grande campionessa azzurra e lei stessa orgogliosa rappresentante della “categoria” delle madri giocatrici. Ecco la sua intervista sulle tutele per le atlete in gravidanza e su molto altro.
    Francesca, ormai nel mondo della pallavolo non si parla d’altro che del caso Lugli…
    “Ne abbiamo parlato anche nella mia squadra, perché si dà il caso che con me giochi Valentina Trevisan, la nipote di Lara! Sul tema innanzitutto va fatta chiarezza: Lugli non ha imputato alla società la rescissione automatica del contratto per gravidanza – che abbiamo sempre accettato, forse sbagliando – ma il mancato pagamento dello stipendio e la successiva citazione per danni. Cosa che trovo veramente assurda: considerare la gravidanza un danno è un insulto per chi non riesce ad avere figli, e le parole scritte nell’atto di citazione sono inaccettabili. Sono cose che, oltretutto, dovrebbero rimanere private, e che comunque sono state accettate da entrambe le parti al momento della firma“.
    Adesso, però, il tema è sulla bocca di tutti e finalmente si ritorna a discutere anche di tutele. Cosa ne pensi?
    “Si è aperta una porta, anzi un portone: spero che possa essere d’aiuto per le pallavoliste che si metteranno su questo cammino in futuro e per i tanti casi passati che erano rimasti lontani dai riflettori. Non è giusto, tra le altre cose, dover preannunciare alla società la propria intenzione di rimanere incinte“.
    Ma in che direzione si potrebbe agire?
    “Bisogna partire a monte, perché tanto per cominciare non siamo tutelate dal punto di vista lavorativo, i nostri contratti hanno davvero poco valore. Lo dicono i tanti casi in cui giocatrici e giocatori non sono stati pagati, per ragioni diverse. È chiaro che le donne hanno problemi ancora maggiori rispetto agli altri: qualcosa si è mosso con l’introduzione del fondo per la maternità, ma non basta“.
    Anche tu sei diventata mamma, sia pure alla fine della carriera. Come è stata la tua esperienza?
    “Per me è stato diverso, io desideravo un figlio ma avevo già deciso di smettere. Non ho mai preso in considerazione l’idea di provarci mentre giocavo, non mi sembrava giusto. Mi sarei sentita abbastanza a disagio nel farlo durante la stagione, se poi fosse capitato inaspettatamente sarebbe stato un altro discorso. È una questione piuttosto complessa, noi lavoriamo con il nostro corpo e dobbiamo metterlo in conto. Credo però che resti un diritto dell’atleta e spero che se ne parli sempre di più, perché senz’altro capiterà ancora“.
    Cambiamo argomento: da qualche tempo hai ripreso a giocare con l’OSGB Volley di Campagnola Emilia, in B2. Come sta andando?
    “Diciamo bene, a parte i problemi legati alla pandemia. Ci stiamo allenando regolarmente, anche se non si possono fare grandi programmi per il futuro: la partita di sabato prossimo, ad esempio, l’abbiamo dovuta rinviare, e nel nostro girone ne sono saltate già 5. C’è anche il problema di definire le date dei recuperi, perché non siamo in serie A e le giocatrici hanno altri impegni. Non so se riusciremo a finire regolarmente la stagione: il mio allenatore è pessimista, ma lui lo è sempre…“.
    Dal punto di vista organizzativo, che problemi comporta essere mamma e atleta?
    “Mi trovo bene, l’impegno richiesto è quello giusto per permettermi di organizzare la mia vita. Abbiamo 3/4 allenamenti alla settimana, tutti in zona. È chiaro che comunque bisogna fare sacrifici: gli allenamenti finiscono tardi, torno a casa alle 22.30 e mio marito è fuori, quindi ho dovuto chiedere ai miei genitori di darmi una grossa mano“.
    Per il resto com’è stato il tuo ritorno in campo?
    “Sono molto contenta: mi mancava l’ambiente, lo spogliatoio, tutto. Anche soltanto fare due risate con le compagne di squadra, visto che frequentarsi nella vita quotidiana è così problematico. L’allenamento è un grande aiuto per staccare la spina, sfogarsi un po’ e non buttarsi troppo giù in questo periodo così difficile. Fisicamente sto abbastanza bene. Mi dispiace solo che non sono ancora riuscita a portare alle mie partite né mio figlio, né i nonni: giustamente, rispettiamo l’obbligo delle porte chiuse“.
    E a un futuro nella pallavolo, ci pensi?
    “È il mondo in cui sono nata e mi sono formata, ovvio che non mi dispiacerebbe restarci, anche perché ho costruito tante amicizie e legami in questo ambiente. Le caratteristiche potrei anche averle: non mi vedo molto nel ruolo di allenatrice, non mi sento portata, ma magari potrei fare il team manager, conoscendo bene le esigenze delle giocatrici. Ho provato anche a fare da commentatrice per la Lega femminile in qualche partita, e mi piacerebbe riprovare, chissà (Francesca è modesta, ma anche la sua “carriera” da giornalista si è avviata benissimo… n.d.r.)”.
    Ultima domanda: come vedi la nostra nazionale in vista delle Olimpiadi di Tokyo, che a quanto pare si svolgeranno regolarmente? Avremo problemi dopo due anni senza gare internazionali?
    “Non credo, sinceramente. Il nostro gruppo era molto affiatato e sicuramente non cambierà molto, basteranno un po’ di allenamenti per ritrovare l’intesa. Poi, ovviamente, ci vorrà qualche test contro alte nazionali. Sicuramente ci siamo fermati sul più bello, con una squadra che stava crescendo e che credo possa fare benissimo almeno per altri 4 anni, se non di più: abbiamo giocatrici veramente fortissime“. LEGGI TUTTO

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    Caso Lugli, l’agente: “La gravidanza non è un’inadempienza”

    Di Redazione
    Continua a essere sulla bocca di tutti il caso di Lara Lugli, la giocatrice che ha denunciato di essere stata oggetto di una richiesta di danni da parte della sua ex società (il Volley Pordenone) per la risoluzione del contratto dovuta alla sua gravidanza. Dopo la replica del presidente del club friulano, Franco Rossato, interviene l’agente della giocatrice, Stefano Franchini (agenzia V Players), che ha inviato a Volley NEWS una lettera con alcune precisazioni.
    “Riguardo alla forma del contratto – scrive Franchini – intendo specificare che si tratta di una tipologia largamente utilizzata nella pallavolo femminile, ed il medesimo immagino sia stato dapprima letto e riletto, poi liberamente sottoscritto, dal sig. Rossato. Va da sé che, mediante la sottoscrizione del contratto, le parti accettano liberamente le obbligazioni e le clausole in esso contenute.
    Nelle sue affermazioni, il sig. Rossato afferma che ‘nel contratto vi fossero clausole che prevedevano penali in caso di cessazione del rapporto’. L’articolo del contratto a cui si riferisce il sig. Rossato che conferisce alla società la possibilità di comminare sanzioni (le cosiddette ‘multe’ che, in ogni caso, non possono superare il 10% del compenso mensile), riguarda comportamenti richiesti all’atleta quali l’obbligo di indossare gli indumenti ufficiali della società, il divieto di assumere sostanze dopanti, psicofarmaci, stupefacenti, l’obbligo di partecipare alle iniziative promo-pubblicitarie degli sponsor, di autotutelarsi fisicamente per prevenire comportamenti dannosi per la salute dell’atleta, ecc. Il caso della gravidanza è contenuto in un altro articolo e dà la possibilità (non è un obbligo) alla società di considerare il contratto risolto in caso di ‘comprovata gravidanza’.
    In ogni caso, per ragioni di chiarezza, vorrei ricordare che la causa intentata dall’atleta riguarda il pagamento di una mensilità maturata e non corrisposta dalla società, e non quelle successive all’accertamento della gravidanza. Se il sig. Rossato ‘ribadisce con forza che non crede che la gravidanza sia un danno e che non è mai stata avanzata richiesta di danni’, perché non ha pagato quanto dovuto? E perché nell’atto di opposizione al decreto ingiuntivo la società afferma di aver avuto un danno e richiede una compensazione con quanto dovuto all’atleta?
    Non voglio entrare ulteriormente nel merito delle ragioni delle parti che verranno, fortunatamente, giudicate nelle opportune sedi. Riguardo alla tutela del diritto della maternità in ambito sportivo, spero che il clamore suscitato da questa vicenda non si riveli il classico fuoco di paglia, e che possa davvero portare al riconoscimento giuridico di tale diritto di ogni atleta“. LEGGI TUTTO

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    Egonu: “Fenerbahce? Difficile dire no a certe cifre. Lugli? Siamo prima donne e poi atlete”

    Foto Facebook Imoco Volley Conegliano

    Di Redazione
    L’Imoco Volley Conegliano continua il lavoro in vista di questo rush finale di stagione che vede le pantere impegnata su più fronti: Play Off Scudetto, Coppa Italia e Champions League. La formazione veneta, trascinata da una grande Paola Egonu nei Quarti di Finale di Coppa Italia, è riuscita a qualificarsi alla Final Four di Rimini grazie alla vittoria su una coriacea Busto Arsizio. Il forte opposto azzurro, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, si è soffermata sul “caso Lugli” che sta tenendo banco in questi giorni, sull’offerta ricevuta dal Fenerbahce e sull’estate azzurra.
    Che cosa ha di speciale questa squadra? “C’è una forte condivisione e allo stesso tempo ogni giorno in palestra la competitività non manca. Ma la differenza è fuori dal campo. Tutte viviamo all’Imoco Village, il residence che la società ci mette a disposizione. C’è grande rispetto della privacy ma se qualcuno ha delle necessità arrivano le compagne in soccorso“.
    Quest’anno ha ricevuto un’offerta milionaria dal Fenerbahce. Lei l’ha rifiutata… “Mi sarebbe dispiaciuto lasciare l’Italia e Conegliano senza prima avere vissuto almeno una stagione con l’affetto del pubblico del PalaVerde che ho vissuto da avversaria. Non è stato facile dire no a quelle cifre… Fanno piacere queste proposte. In futuro mi affascina l’idea di un’esperienza all’estero. Anche per capire a che punto sono della mia crescita“.
    In questi giorni si è parlato molto del caso di Lara Lugli, citata in giudizio dal proprio club perché incinta. Che cosa ne pensa? “È un problema di mentalità. Le società e i dirigenti devono capire che prima di essere atlete siamo delle donne. È triste pensare che oggi possano succedere queste cose“.
    Il 1° maggio, con la finale di Champions League a Verona, finirà la stagione con il club. Pochi giorni dopo inizierà una ricca estate di appuntamenti con la Nazionale. “Nel 2020 la maglia azzurra mi è mancata molto. Oltre alle vittorie, è il traguardo che un’atleta insegue nella sua attività con la squadra di club. Sì, dopo un’estate senza impegni ora ne avremo tre ravvicinati: Nations League, Olimpiade ed Europei. Non è la prima volta quindi siamo preparate“. LEGGI TUTTO

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    La versione del Volley Pordenone sul caso di Lara Lugli

    Di Redazione
    È diventata un vero e proprio caso mediatico nazionale la vicenda di Lara Lugli, pubblicata ieri da Volley NEWS e oggi in prima pagina su tutti i principali quotidiani italiani.
    L’Assist, associazione nazionale delle atlete, è intervenuta a difesa della pallavolista a cui è stato richiesto il rimborso di un danno (a compensazione di uno stipendio non saldato) per aver interrotto l’attività a causa della gravidanza: “Non esistendo il diritto a vedere riconosciuto il lavoro sportivo, se non esclusivamente quando accordato in modo unilaterale dai datori di lavoro, le atlete di tutti gli sport e gli atleti delle discipline non professionistiche sono condannati a rapporti di lavoro nero e alla complicità forzata, in una logica di economia sommersa” ha detto all’Ansa la presidente Luisa Garribba Rizzitelli, che ha annunciato una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi e a quello del Coni Giovanni Malagò per chiedere un incontro in materia.
    L’agenzia Adnkronos riporta invece la versione del Volley Pordenone, la società protagonista del caso: “Visto il polverone sollevatosi negli ultimi giorni in merito alla vicenda che ci vede chiamati in causa dalla nostra ex atleta, ci corre l’obbligo di fare alcune necessarie precisazioni. Abbiamo letto in vari media pesanti accuse di insensibilità, sessismo e discriminazione ai danni delle donne lavoratrici. Purtroppo pochi hanno pensato di chiederci quale fosse la nostra posizione in merito. Cerchiamo di riassumere i fatti. Nel campionato 2018-2019 Lara Lugli era il capitano della nostra squadra e anche la giocatrice di punta. Ad inizio marzo ci ha comunicato di essere rimasta incinta. Dispiaciuti per la perdita sportiva, ma felici per l’avvenimento familiare ci siamo salutati. Infatti come da contratto, che ricordiamo essere stato predisposto dall’atleta stessa e dal suo agente, si prevedeva l’immediata cessazione del rapporto in caso di gravidanza“.
    “Lo stesso contratto, che ribadiamo essere stato predisposto dalla stessa atleta – continua la società – aveva al suo interno clausole che prevedevano addirittura delle penali in caso di cessazione del rapporto. Clausole che non abbiamo voluto esercitare perché non pareva opportuno farlo. Ora nessuno ha citato per danni Lara Lugli. È stata la stessa atleta a chiedere e ottenere un decreto ingiuntivo perché ritiene di avere dei crediti. Ci siamo sentiti traditi dall’atleta e abbiamo fatto l’unica cosa possibile: difenderci avvalendoci delle clausole contrattuali predisposte da lei stessa e dal suo procuratore. Vorremo ribadire con forza che non crediamo che la gravidanza sia un danno e che soprattutto non è mai stata avanzata richiesta di danni“.
    (fonte: Ansa, Adnkronos) LEGGI TUTTO

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    Lara Lugli denuncia: “Ero incinta, la mia società mi ha chiesto i danni”

    Di Redazione
    Ha scelto un giorno simbolico Lara Lugli per denunciare la brutta vicenda che l’ha vista protagonista: l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna. Proprio perché l’episodio denunciato dalla pallavolista, con lunghi trascorsi in Serie A tra Ravenna, Soliera, Mazzano, Firenze, Sassuolo e Casalmaggiore e tuttora in attività, fa capire come debba passare ancora tanta acqua sotto i ponti prima che questa data possa essere definita una “festa”, superando le discriminazioni e gli ostacoli ancora in atto.
    I fatti – esposti dalla giocatrice sulla sua pagina Facebook – sono semplici quanto agghiaccianti: nella stagione 2018-2019 la schiacciatrice venne ingaggiata da una squadra di B1 (che non viene mai nominata, ma che è facile riconoscere nel Volley Pordenone) ma nel mese di marzo comunicò alla società che avrebbe interrotto l’attività perché incinta. La gravidanza non venne purtroppo portata a termine a causa di un aborto spontaneo. Oggi la società, a seguito della richiesta di Lugli di saldare il compenso mai corrisposto del mese di febbraio 2019, ha deciso di citare per danni la giocatrice per non aver onorato il contratto.
    Il post dell’atleta riporta integralmente l’atto di citazione del giudice di pace in cui si spiega che “successivamente al ritiro della giocatrice, la squadra ha accusato un calo di risultati, posizionandosi al termine del campionato ben lontana dall’obiettivo che la società e gli sponsor si erano prefissati. Questo ha determinato l’allontanamento degli sponsor, che non hanno più corrisposto quanto promesso (…) e tale comportamento ha creato grave danno alla società“.
    Ma il passaggio più discutibile è sicuramente il successivo: “La sig.ra Lugli, che all’epoca dell’ingaggio aveva 38 anni compiuti, ha taciuto al momento della trattativa contrattuale la sua intenzione di avere dei figli, puntando ad un ingaggio sproporzionato, quasi del doppio rispetto ai normali ingaggi per il campionato di B1 e per l’età, ‘vendendo’ la sua esperienza sapendo che la sua presenza poteva risultare indispensabile“. Un comportamento che, secondo la società, “configura un grave inadempimento pre-contrattuale e contrattuale che ha comportato un ingente danno per la società“, e per questo richiederebbe una compensazione che di fatto andrebbe ad annullare il debito esistente.
    “Non ero a conoscenza – commenta Lugli sulla sua pagina – del fatto che il mio procuratore usasse puntare un’arma da fuoco alle tempie dei presidenti per firmare un qualsiasi contratto, stupida io che credevo che inviasse semplicemente una mail con le condizioni e qualora venissero accettate seguisse una firma. (…) Inoltre… chi dice che una donna a 38 anni, o dopo una certa età stabilita da non so chi, debba avere il desiderio o il progetto di avere un figlio? Che mi prenda un colpo…non è che per non adempiere ai vincoli contrattuali stiano calpestando i Diritti delle donne, l’etica e la moralità?“.
    La conclusione è emblematica: “Anche se non sono una giocatrice di fama mondiale, questo non può essere un precedente per le atlete future che si troveranno in questa situazione, perché una donna se rimane incinta non può conferire un danno a nessuno e non deve risarcire nessuno per questo. L’unico danno lo abbiamo avuto io e il mio compagno per la nostra perdita e tutto il resto è noia e bassezza d’animo“. E non a caso la vicenda è stata citata ieri anche da Alessia Lanzini, candidata al ruolo di rappresentante atlete nel Consiglio Federale, durante il suo intervento all’assemblea nazionale della Fipav.
    (fonte: Facebook Lara Lugli) LEGGI TUTTO