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    Greta Szakmary, non è mai troppo tardi: “Per l’Italia ho aspettato il momento giusto”

    Di Alessandro Garotta

    Chi dice che bisogna sentirsi realizzati prima dei 30 anni mente sapendo di farlo, perché spesso in età matura accadono le cose più belle, quelle per cui hai lavorato una vita affinché arrivassero e ti riempissero di soddisfazione. A volte la risposta la trovi nelle stelle, altre volte ce l’hai proprio di fronte, ma la scopri solo dopo aver percorso un lungo tratto di strada: a Greta Szakmary è andata così, poiché la sua “Stairway to Heaven” è cominciata dopo rispetto alla consueta tabella di marcia.

    Dopo aver scomodato i Led Zeppelin, possiamo citare il filosofo tedesco Gotthold Ephraim Lessing e chiedere direttamente alla schiacciatrice ungherese della Cuneo Granda S.Bernardo – che a 31 anni sta vivendo la sua prima esperienza nella Serie A1 italiana, il campionato più competitivo al mondo – se “l’attesa del piacere è essa stessa piacere“.

    Foto Danilo Ninotto/Cuneo Granda Volley

    Greta, partiamo dalla tua esperienza a Cuneo. Come ti trovi?

    “Mi trovo molto bene. Le compagne sono gentili e amichevoli, e questo è un punto di partenza importante per divertirci in ciò che facciamo. Fortunatamente ovunque abbia giocato ho sempre trovato una buona atmosfera all’interno del team e Cuneo non fa eccezione“.

    Come descriveresti la tua squadra e quali sono le aspettative per la seconda parte di stagione?

    “Penso che Cuneo possa contare su elementi di qualità in ogni reparto. Se riuscissimo a trovare l’equilibrio perfetto, a esprimerci costantemente ad alti livelli e a giocare sempre la nostra pallavolo potremmo raggiungere grandi traguardi nella seconda parte della stagione“.

    Foto Danilo Ninotto/Cuneo Granda Volley

    È la prima volta che giochi in Italia. Cosa ti piace di più del nostro paese e come passi il tempo quando non sei impegnata in palestra?

    “Il caffè, la pasta, la pizza! Ok, scherzo (ride, n.d.r.). Però, è vero che amo la cucina italiana e mi piace uscire a cena, andare al mercato ad acquistare il pesce, le verdure e la frutta fresca, girare per le vie del centro piene di bar e boutique, e fare una pausa prendendo un caffè. E poi ci sono l’arte, l’architettura, ecc.: l’Italia è un paese davvero speciale“.

    Sei arrivata a giocare nei campionati più importanti al mondo dopo i 30 anni. Hai superato le tue aspettative oppure hai sempre saputo che avresti giocato in Turchia e in Italia?

    “Penso di non dire qualcosa di strano, ma tutte le giocatrici straniere ambiscono a giocare in Italia. Questo era il mio sogno da quando avevo 12 anni. Mi sono trasferita per la prima volta all’estero abbastanza tardi, quando avevo 25 anni, per iniziare la mia carriera da professionista vera e propria allo Schwerin. Insieme al mio manager Costantino Tontarelli, ho lavorato passo dopo passo per realizzare il mio sogno: volevo aspettare il momento giusto per arrivare pronta in Italia. Così, dopo l’esperienza in Germania, ho provato a giocare nel campionato turco e devo dire che mi è piaciuto molto.

    A quel punto era il momento di iniziare una nuova sfida e ho deciso di venire a giocare in Serie A1, il miglior campionato del mondo. Ero pienamente consapevole del passo che stavo facendo: avevo già avuto modo di giocare contro club italiani nelle coppe europee quando ero allo Schwerin e all’Aydin, quindi non mi ha sorpreso la qualità della pallavolo. Ora cerco solo di fare del mio meglio, affrontando nuove sfide ogni giorno e aiutando la squadra a raggiungere i suoi obiettivi“.

    Foto Danilo Ninotto/Cuneo Granda Volley

    Qual è il segreto della tua continua crescita come giocatrice?

    “Direi la volontà di essere migliore rispetto al giorno precedente. C’è sempre qualcosa su cui lavorare, anche perché le stagioni sono lunghe e quindi bisogna adattarsi alle varie circostanze. Non c’è sensazione più bella quando giochi e puoi avere il completo controllo sui tuoi movimenti e su quello che vuoi fare“.

    Qual è stata la chiave di volta della tua carriera? L’esperienza all’SSC Palmberg Schwerin?

    “Penso che gli ultimi due anni in Ungheria, prima di trasferirmi in Germania, siano stati uno spartiacque fondamentale, perché ho cominciato a lavorare sul serio e ho iniziato a pensare da giocatrice professionista. Invece, allo Schwerin ho sperimentato per la prima volta un sistema di gioco ‘più europeo’: era la mia prima esperienza all’estero e sono cresciuta tanto tecnicamente e mentalmente“.

    Quali differenze hai riscontrato nella pallavolo in Italia, Turchia e Germania?

    “Il gioco in Germania non è molto veloce, anche se le giocatrici sono abili tecnicamente e rapide nei movimenti. In Turchia, così come in Italia, ormai tutti giocano una pallavolo veloce e le avversarie sono generalmente molto alte e forti fisicamente. Penso che per chiunque giocare in questi paesi sia davvero un piacere“.

    Foto Danilo Ninotto/Cuneo Granda Volley

    C’è un momento della tua carriera che non dimenticherai mai?

    “Ho vissuto tanti bei momenti durante la mia carriera, dalle prime medaglie d’oro a vittorie indimenticabili rimontando da situazioni di svantaggio. Per esempio, non dimenticherò mai come con la nazionale ho raggiunto la qualificazione ai Campionati Europei 2017. Avevamo perso nettamente per 3-0 in Romania. Ma al ritorno, in un palazzetto caldo e passionale con tantissimi tifosi ungheresi, dopo aver perso il primo set abbiamo ribaltato il risultato e vinto il Golden Set. Qualcosa di fantastico“.

    Quali sono i tuoi sogni per il futuro?

    “Ho tanti sogni nel cassetto, che riguardano sia la pallavolo sia l’ambito personale. Tuttavia preferisco tenerli segreti finché non diventeranno realtà“.

    Un’ultima curiosità: chi è Greta Szakmary fuori dal campo?

    “Sono una persona molto legata alla propria famiglia. Amo trascorrere il tempo libero con i miei cari, gli amici e coloro a cui voglio bene. Mi piace stare in compagnia, divertirmi, vivere la vita con il sorriso, viaggiare, andare alla scoperta di cose nuove, ascoltare la musica, andare alle feste e a pesca con mio padre durante le vacanze estive, ma anche rilassarmi a casa dopo una lunga giornata“. LEGGI TUTTO

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    Zoe Fleck, arma segreta di Texas: “Il mio compito era dare fiducia alla squadra”

    Di Alessandro Garotta

    Sul titolo NCAA vinto dalle Texas Longhorns ci sono tantissime firme di rilievo: Logan Eggleston è senza dubbio il volto da copertina, il capo allenatore Jerritt Elliott ha lasciato un segno indelebile nella storia del programma pallavolistico dell’ateneo di Austin, e tante altre giocatrici come Asjia O’Neal, Madisen Skinner e Saige Ka’aha’aina-Torres sono state fondamentali nella Final Four di Omaha per mettere il punto esclamativo a una stagione perfetta.

    Non vanno però dimenticate le super prestazioni del libero Zoe Fleck: monumentale in ricezione, sontuosa in difesa e nelle coperture, con ulteriori miglioramenti rispetto al precedente biennio a UCLA e una mentalità da leader tecnica ed emotiva. Non è casuale il suo inserimento nel First Team All-America, la squadra ideale dell’ultimo campionato.

    Dopo essersi presentata ai lettori di Volley NEWS qualche mese fa, il miglior libero della fall season 2022 ha condiviso insieme a noi le emozioni per il titolo vinto.

    Foto Texas Athletics

    Zoe, parlaci della vittoria del campionato NCAA con le Texas Longhorns. Cosa hai provato al raggiungimento di questo traguardo?

    “Sotto molti punti di vista avevo approcciato questa stagione in Texas come se fosse la mia prima ‘esperienza da professionista’. Mi sono trasferita dall’altra parte degli Stati Uniti, sapendo che avrei avuto a disposizione solo un anno per entrare nei meccanismi della squadra e aiutarla a raggiungere un obiettivo ben preciso: vincere il campionato nazionale. Durante questo percorso, mi sono affezionata alle compagne, allo staff e all’intero programma della University of Texas a tal punto che, una volta raggiunto il nostro obiettivo, ho provato la sensazione più incredibile di sempre su un campo di pallavolo. Inoltre, la mia ultima partita al college è concisa con quella che mi ha regalato il titolo: non ci poteva essere miglior modo per chiudere un capitolo così importante della mia carriera“.

    Se ripensi alla Final Four, qual è la prima istantanea che ti viene in mente?

    “L’abbraccio con il mio compagno al termine della partita, sul campo ricoperto di coriandoli, è un ricordo che resterà per sempre nel mio cuore. Ha fatto davvero tanti sacrifici per sostenermi negli ultimi quattro anni (incluso trasferirsi in Texas al mio seguito), perciò condividere quel momento insieme a lui è stato speciale. Dal momento che mi seguirà ovunque andrò, spero di vivere tanti altri momenti del genere durante il prosieguo della mia carriera!“.

    Foto Texas Athletics

    Quali fattori hanno deciso la finalissima contro le Louisville Cardinals?

    “Un rendimento migliore al servizio e in ricezione è stato il fattore che ha spostato gli equilibri della finale dalla nostra parte. Questa, però, è una risposta un po’ noiosa, non credi? In realtà, penso che sia stato il sangue freddo a fare la differenza in quella partita. La squadra ha giocato senza tensione ed è stata sempre sul pezzo. Durante i primi scambi, quando un po’ di nervosismo sarebbe stato comprensibile, ho guardato le mie compagne e ho capito che sarebbe servita un’impresa per fermarci quella sera. È davvero una bella sensazione quando si gioca una sfida così importante“.

    Come descriveresti la mentalità che ha permesso a Texas di vincere quest’anno?

    “Per tutta la stagione lo staff ha fatto un lavoro straordinario per farci rimanere concentrate sul presente, indipendentemente dalla situazione o dall’importanza della partita. Solitamente Texas inizia le sue stagioni affrontando subito alcune delle migliori squadre del paese, ma quest’anno c’erano ben 11 volti nuovi (tra matricole e trasferimenti), me compresa: probabilmente avremmo dovuto indossare i cartellini con i nomi per riconoscerci nelle prime partite… Tuttavia, fin da subito non abbiamo cercato di dimostrare nulla a nessuno, eravamo solo focalizzate sul tocco successivo. Penso che siamo riuscite a mantenere questa concentrazione in ogni partita. Grandi meriti vanno allo staff tecnico, ma anche a noi giocatrici visto che non abbiamo mai perso il focus, rendendo più semplice il raggiungimento del nostro obiettivo“.

    Foto Texas Athletics

    Logan Eggleston ha detto di te: “Credo che abbia cambiato completamente lo spirito della squadra“. Cosa pensi di aver dato alle Longhorns in questa stagione?

    “Ho sempre cercato di portare un livello costante di intensità difensiva ovunque abbia giocato, ma in questo caso bisogna dire che lo staff di Texas aveva fatto un lavoro eccezionale per assemblare un roster molto profondo, con tante giocatrici che aspirano a diventare professioniste. Quando arrivava il momento della partita, il mio obiettivo era solo quello di infondere fiducia alla squadra perché sapevo di avere al mio fianco alcune delle migliori giocatrici del campionato e di allenarmi a un livello straordinario“.

    Quali sono i tuoi piani per il futuro? Hai intenzione di diventare professionista a gennaio?

    “Amo la pallavolo, quindi vorrei giocare il più a lungo possibile e al più alto livello possibile. Seguo molto i campionati professionistici e non vedo l’ora di mettermi alla prova e migliorare come giocatrice. Mi piacerebbe trovare squadra già a gennaio, ma sono consapevole che la maggior parte dei club non vanno alla ricerca di un libero a questo punto della stagione e che per la mia crescita è importante andare in un campionato di alto livello. Perciò, resterò in attesa della giusta occasione“.

    Foto Texas Athletics

    Quali sono i tuoi obiettivi e desideri per l’anno nuovo?

    “Come ti avevo accennato l’ultima volta, cerco di non creare mai troppe aspettative perché questo rende più difficile provare gratitudine per il momento presente. Quindi, il mio obiettivo per il 2023 è lo stesso del 2022: vivere ogni giorno al massimo, imparando sempre di più sulla pallavolo e godendomi la crescita come atleta e come persona“. LEGGI TUTTO

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    Zoe Fleck nel dream team delle Texas Longhorns: “Un’occasione incredibile!”

    Di Alessandro Garotta

    I “superteam” da qualche anno sono una realtà consolidata nel mondo sportivo americano: i Los Angeles Lakers 2003-2004, i Boston Celtics 2007-2008, i Miami Heat 2010-2014 e i Golden State Warriors 2017-2019 nella NBA e i Los Angeles Rams 2021-2022 nella NFL rappresentano l’epitome di questo concetto. In questa stagione, però, c’è un’altra squadra che sembra poter rivaleggiare su questo piano, almeno per quanto riguarda il mondo della pallavolo NCAA. 

    Un recruiting clamoroso ha fatto sì infatti che tre dei migliori talenti a livello liceale dell’intera nazione, Emma Halter, Devin Kahahawai e Marianna Singletary, giochino per la stessa squadra, le Texas Longhorns: si prospetta, quindi, un futuro raggiante per l’ateneo di Austin. Ma il presente non è da meno: coach Jerritt Elliott e il suo staff possono contare su un gruppo già molto forte composto dalle certezze Asjia O’Neal, Logan Eggleston, Molly Phillips, Saige Ka’aha’aina e Bella Bergmark, a cui in estate si è aggiunta anche il nuovo libero Zoe Fleck. 

    Volley NEWS vuole portarvi alla scoperta proprio di questa giocatrice che, dopo essersi guadagnata la luce dei riflettori con prestazioni da urlo e numeri da vera leader alla UC Santa Barbara e alla UCLA, guiderà la seconda linea delle Longhorns con l’obiettivo di vincere il titolo: sarebbe il miglior biglietto da visita per il percorso da professionista che inizierà tra qualche mese.

    Foto Instagram Zoe Fleck

    Zoe, presentati brevemente raccontandoci qualcosa su di te.

    “Sono nata e cresciuta a Los Angeles, California. Entrambi i miei genitori sono stati atleti: mia madre giocava a pallavolo, mentre mio padre è stato campione di tuffi alla UCLA. Ho due fratelli più piccoli e, in generale, la mia è una famiglia che ama lo sport e l’agonismo. Siamo stati sempre molto attivi, sia che si trattasse di fare escursioni, di andare in campeggio o in spiaggia, dove ho scoperto il Beach Volley“.

    Com’è nata la tua passione per la pallavolo? 

    “Ho vissuto la mia prima esperienza di pallavolo indoor a 9 anni, quando mia madre mi ha portato ad un provino per entrare a far parte di un club locale. Stavo già giocando a calcio e facendo cross country, ma pensava che avrei dovuto provare anche il volley. All’inizio ero così magra che le ginocchiere mi continuavano a scendere lungo gli stinchi (vedi foto sotto, n.d.r.)! Naturalmente, essendo molto piccola, sono stata subito schierata come libero e ricordo di essermi innamorata immediatamente di questo sport“.

    Foto Instagram Zoe Fleck

    Chi per primo ha intravisto le tue potenzialità?

    “Morgan Wijay e Stephanie Wigfall, i miei primi allenatori a cui sono ancora molto legata. Mi hanno sempre incoraggiato e sostenuto. L’anno scorso, quando ho avviato i miei coaching camp di pallavolo per giovani liberi, sono state le prime persone che ho chiamato per qualche consiglio. Entrambi sono modelli eccezionali per me e so che saranno sempre pronti ad aiutarmi“.

    Hai giocato per due stagioni con le UCLA Bruins: come descriveresti questa esperienza? Qual è il tuo ricordo più bello?

    “Crescere nella famiglia delle Bruins, avere l’opportunità di giocare per UCLA di fronte ai miei amici e familiari: è stata la realizzazione di un sogno che avevo fin da bambina! Porterò sempre con me il ricordo della prima volta che abbiamo giocato contro USC al Pauley Pavilion (la casa delle Bruins, n.d.r.) di fronte a 6.500 tifosi, vincendo quella partita e festeggiando con le compagne di squadra e le nostre famiglie“.

    È appena iniziato il tuo anno da supersenior in NCAA. Come mai il passaggio alla University of Texas?

    “Dopo la laurea alla UCLA, ho fortemente considerato l’opzione di diventare professionista. Io e il mio compagno abbiamo parlato a lungo riguardo alla possibilità di trasferirci in Europa lo scorso gennaio per l’inizio di una nuova fase della mia carriera. Poi, però, ho ricevuto l’offerta dalla University of Texas e c’è stata una vera e propria congiunzione astrale. Far parte di questo programma è un’occasione incredibile, anche perché nel frattempo posso conseguire la seconda laurea e portare avanti i miei coaching camp. Nel mio percorso universitario finora ho avuto la fortuna di frequentare palestre straordinarie e imparare da grandi allenatori, ma ho la sensazione di aver lasciato il meglio alla fine“.

    Foto Instagram Zoe Fleck

    Quali sono i tuoi obiettivi per la fall season 2022?

    “Solitamente cerco di evitare di creare aspettative, sia nello sport sia nella vita. Preferisco focalizzarmi su ciò che sto facendo in questo momento piuttosto che preoccuparmi del futuro o soffermarmi sul passato. Subito dopo il mio arrivo in Texas, la nostra squadra ha scelto il suo motto per questa stagione: ‘I am, because we are’ (io sono perché noi siamo, n.d.r.). Se riesco a provare gioia e gratitudine per il presente, allora posso sperare che sia lo stesso per l’intera squadra. Questo è il mio obiettivo: godermi il viaggio, momento per momento“.

    Il roster delle Texas Longhorns è davvero spaziale quest’anno. Come vedi la tua nuova squadra?

    “La concorrenza all’interno della nostra squadra è qualcosa di irreale. Lo staff ha fatto un lavoro incredibile per mettere insieme un gruppo di giocatrici straordinarie. Ma ancora più importante è il grande lavoro nel mettere insieme persone che vogliono imparare e crescere. Che tu sia una matricola o, come me, sei alla tua quinta stagione di pallavolo al college, tutte cerchiamo di migliorare ogni volta che entriamo in palestra. Trovo questo aspetto molto stimolante“.

    Nel 2023 inizierai la tua carriera da professionista. Cosa ti aspetti da questa nuova avventura?

    “Sono entusiasta di iniziare la mia avventura da giocatrice professionista, ma non mi faccio illusioni. Ho parlato con liberi che stanno giocando o hanno giocato in Europa e so che è una grande sfida. Devo anche dire che sono fortunata ad avere un compagno originario dell’Europa e disposto a viaggiare all’estero insieme a me. Quando ho deciso di trasferirmi in Texas per questa stagione, ha accettato di venire con me e abbiamo detto: ‘Ho a disposizione un anno per far parte di questo programma, incontrare nuove persone, assimilare i meccanismi di gioco della squadra, competere al livello più alto possibile e poi passare allo step successivo’; quindi, questa la vedo un po’ come la mia prima esperienza da professionista. Ovviamente in Europa troverò anche nuove culture, lingue, stili di gioco e competizioni, perciò non vedo l’ora di fare questo passo per continuare a migliorare“.

    Foto Instagram Zoe Fleck

    Qual è il tuo punto di forza principale come giocatrice?

    “Penso che uno dei miei punti di forza sia l’aver imparato ad accettare le avversità. Non ero una delle prime reclute in uscita dal liceo e nessun college mi ha offerto una borsa di studio della durata di quattro anni. Negli Stati Uniti andare al college è costoso e i miei genitori sono stati onesti con me, dicendomi che non avrebbero potuto permettersi di sostenere i costi della mia università e che avrei dovuto guadagnare una borsa di studio. Così, durante la mia carriera ho dovuto spostarmi per motivi economici: Texas è il mio terzo college in cinque anni. Le maggiori difficoltà di questo percorso sono state l’incertezza e i continui cambiamenti, ma allo stesso tempo penso che siano state una fortuna. Infatti, ho potuto giocare con tante compagne ed essere allenata da diversi coach, e così ho imparato ad adattarmi e a sentirmi a mio agio anche nelle situazioni più scomode. Penso che queste abilità siano molto importanti per una giocatrice che vuole diventare professionista, soprattutto se deve giocare all’estero“.

    Quali sono i tuoi sogni per il futuro?

    “Un giorno mi piacerebbe giocare in Serie A. So che i liberi stranieri sono pochi in Italia perché in questo ruolo ci sono giocatrici locali forti (ho giocato insieme a un libero italiano, Emilia Petrachi, durante l’esperienza alla UC Santa Barbara); però qualcuno ce n’è, come ad esempio Brenda Castillo a Scandicci. Inoltre, le mie amiche attualmente impegnate nel campionato italiano, tra cui Mac May a Bergamo, mi hanno raccontato del calore dei tifosi e di quanto sia bello giocare davanti a loro. Mi piacerebbe anche continuare a implementare la mia attività legata al coaching e aiutare la pallavolo a crescere il più possibile. È lo sport migliore al mondo e negli Stati Uniti la sua popolarità è in costante crescita, perciò sono davvero curiosa di vedere come si evolverà questo scenario nel prossimo decennio“.

    Un’ultima curiosità. Quali sono le tue passioni extrapallavolistiche?

    “Al di fuori della pallavolo, ho una grande passione per gli animali. Sono vegana da quattro anni e mi piace sensibilizzare l’opinione pubblica o dare una mano alle associazioni benefiche per gli animali. Inoltre, da sempre sono innamorata della ginnastica e pratico diversi sport, tra cui il tennis. Da poco ho iniziato a giocare anche a pickleball!“. LEGGI TUTTO