Carla Suarez durante un trattamento
Il 2020 è stato un anno davvero difficile per la spagnola Carla Suarez Navarro. Giusto un anno fa annunciò che il 2020 sarebbe stato il suo ultimo anno da Pro. La sua “passerella finale” è stata a dir poco guastata prima dalla pandemia, con il tour sospeso in marzo, quindi dalla scoperta in estate di avere un Linfoma di Hodgkin (LH), una forma di tumore che si origina dalle cellule linfoidi normalmente presenti nel sangue, nel midollo osseo, nei linfonodi e in molti altri organi. Carla convocò una conferenza stampa il 2 settembre, giusto il giorno prima del suo 32esimo compleanno, rivelando la sua malattia e l’inizio di un percorso impegnativo per affrontarla, “la partita più dura che ho mai giocato” disse. Fortunatamente ha scoperto il cancro in tempo, e le varie sessioni di chemioterapia a cui si è sottoposta stanno dando segnali più che incoraggianti.
Carla ha rilasciato una lunga e toccante intervista al collega Angel Rigueria di Mundo Deportivo, in cui parla del suo presente, di come ha affrontato la malattia, con grande forza e convinzione, e anche del suo futuro. In campo. Riportiamo alcune parti dell’intervista, che ci rivalano il carattere e la forza d’animo della spagnola.
“Sto abbastanza bene, il trattamento sta rispondendo e questo è un motivo per essere felice. Sono nella fase finale, credo che mi manchi un mese e mezzo. Mi restano tre sedute di chemio, poi dovremo vedere se faremo radioterapia o no. È una malattia che in linea di principio quando finisce… finisce, non deve riprodursi di nuovo. A febbraio, se non dovrò fare la radioterapia, sarò arrivata alla meta”.
“Paura? Onestamente no. All’inizio non sapevamo davvero cosa fosse, avevo fatto dei test su tutto. In una delle visite il dottore mi ha spiegato tutte le possibilità. Mi ha messo in guardia. Passarono forse sette giorni prima che mi dessero la notizia, e non fu più una sorpresa a quel punto. Non avevo paura perché mi hanno detto che era un cancro curabile, che l’avevamo preso in tempo. Mi hanno dato così tanta speranza e così tanta fede che non ho mai temuto per la mia vita. La rabbia? Sì, mi sono chiesta perché, perché a questo punto della mia vita. Ho pensato, che peccato proprio in questo momento… Dopo quindici anni a dedicati al tennis, ammalarsi proprio ora che ero vicina alla fine. Adesso mi sento molto bene, ma non avevo idea se nel 2021 sarei potuta tornare giocare di nuovo oppure no. Se la porta era chiusa, dire addio in quel modo non mi piaceva. Non era quello che volevo”.
Le chiedono se esser una sportiva aiuta ad affrontare una malattia così importante: “Ti parlano degli effetti collaterali, del dolore che puoi avere, e poi aiuta a essere una giocatrice di tennis perché ci sono momenti nella tua carriera in cui hai dovuto soffrire, giocare con molto dolore, sopportarlo. Quando sentivo dolore a casa era come qualcosa di già più familiare, che sapevo affrontare. Se ho scoperto una nuova Carla? No. Quello spirito da lottatrice già che ce l’avevo. Essere ottimista, positiva o calma lo sentivo forte dentro di me, e in questo senso non ho scoperto nulla di nuovo. Le sessioni di chemioterapia? Sono andate abbastanza bene. Ho fatto cinque sessioni e ho avuto un brutto momento nella seconda, un po’ anche nella quinta. Dopo le sedute ho mal di pancia per due o tre giorni, con nausea, ma dopo ho una vita “normale”. In quel senso, sono dieci, dodici giorni in grado di godermi le cose, anche all’interno di quello che ci lascia il Covid-19″.
Vincere il cancro sarà la migliore vittoria? “Probabilmente sarà la mia migliore vittoria. All’inizio lo affrontavo bene perché contavo: il primo, il secondo, il terzo turno di cure. Ora sono passata a quel momento in cui è meno uno, meno due e ho fretta di finire. Sono a Barcellona, mi sarebbe piaciuto essere a Las Palmas. Ci sono cose che voglio finire per recuperarne altre più normali”.
Carla ha già ricominciato a giocare a tennis… Quando glielo fatto notare, sorride raccontando: “Non dico molto ai dottori! Mi hanno messo un PICC (dove viene inserito il catetere per la somministrazione della chemioterapia, ndr) e mi hanno detto che non potevo sopportare molto peso, che non potevo nuotare, che non sarei riuscita a giocare a tennis o padel… Mi hanno detto una serie di cose che all’inizio mi hanno scioccato, che se avessi esagerato avrei rischiato una trombosi. Ma col passare del tempo sono andata in palestra, facendo pesi, riacquistando mobilità nel braccio. Uno di quei giorni ho detto: se posso fare tutto quello che faccio, perché non posso giocare a tennis, che è quello che ho fatto per tutta la vita? Ho provato, con le palle senza pressione, con le palle di un bambino, e devo dire è che è andata bene, non mi ha infastidito. Adesso sto provando a giocare due o tre volte a settimana. Cerco ogni volta di alzare un po ‘di più il livello, ma soprattutto mi serve come evasione dalla mia situazione e attività fisica. È un sollievo, è quello che so fare e quello che mi piace”.
Carla è convinta e focalizzata sul rientro in campo, per un’ultima passerella, come aveva desiderato fin dal 2019: “Mi piacerebbe poter giocare un Grande Slam, ovviamente nella seconda parte della stagione. E sto vedendo se riuscirò a qualificarmi per le Olimpiadi. La chiusura dell’entry list per parteciparvi è al Roland Garros e io non potrò giocare prima, quindi dipende da cosa faranno le altre. Se entrerò nella lista, vorrei essere ai Giochi di Tokyo. Ho una classifica protetta, il numero 68, e il taglio deve essere compreso tra 60 e 70. Voglio anche giocare un po’ del tour americano, e basta. L’intenzione è di giocare tre o quattro tornei. Vediamo anche come si evolverà anche la situazione del coronavirus. Giocare oltre il 2021? No, voglio riposare. Con il lockdown e quindi la malattia, non sto facendo quello che vorrei o quello che avevo programmato di fare. Dopo aver salutato il tour, voglio avere tempo per me stessa, cosa che non sono ancora riuscita a fare. So che questo è già programma fin troppo a lungo termine, meglio andare giorno per giorno, settimana dopo settimana, ma rispetto a prima ora posso guardare al futuro”.
In questo periodo di lotta, molti colleghi non l’hanno lasciata sola: “Qualche messaggio a sorpresa? Molti. Ho sentito la vicinanza di giocatori che hanno fatto la storia nel nostro sport e con i quali, all’interno del circuito, non avevo un grand rapporto. Chi? Preferisco tenerlo per me. E’ stata una bella sorpresa scopire che sono consapevoli del mio stato e seguono il mio percorso di guarigione”.
Anche tutti noi auguriamo il meglio a Carla, che possa sconfiggere definitivamente la malattia e quindi, se il corpo glielo consentirà, che provi di nuovo l’emozione di giocare sul tour e ricevere il saluto che si merita.
Marco Mazzoni LEGGI TUTTO