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    Giusi Cenedese, candidata fuori dal coro: “Sono l’espressione di tante società”

    Di Eugenio Peralta
    Fra i 9 candidati alla carica di consigliere federale nelle elezioni della Fipav che si svolgeranno domenica, è l’unica a non fare parte della lista del futuro presidente Giuseppe Manfredi. Un ruolo da outsider che non fa certo paura a Giusi Cenedese, dirigente sportiva, commercialista, docente alla Scuola dello Sport del CONI Piemonte ed ex presidente del Comitato Territoriale di Biella della Federazione Italiana Pallavolo. Volley NEWS le ha chiesto come nasce la scelta di riprovare la scalata a via Vitorchiano (si era già candidata nel 2016, con Carlo Magri) e quali sono i punti principali del programma che ha deciso di sostenere.
    Cominciamo dall’inizio: perché ha deciso di candidarsi?
    “Vengo da un lungo percorso che mi ha portato a collaborare con diversi network di società, a partire da quello della Scuola di Pallavolo Anderlini, di cui faccio parte ormai da 15 anni, per arrivare al Vero Volley. Un’esperienza che mi ha portato a conoscere meglio il mondo delle società e mi ha fatto capire quali possono essere le loro esigenze per il domani. Ritengo che il modello di società sportiva che conosciamo debba essere cambiato, perché la pandemia ci ha messo di fronte alle nostre responsabilità. In questo momento bisogna mettere in campo una grande forza, mi sento pronta per farlo ed è per questo che mi sono candidata: per dare un aiuto a quella che potrà essere la Federazione del domani, che dovrà essere più vicina alle società“.
    La crisi provocata dall’emergenza sanitaria è sicuramente la sfida più grande di questo momento storico. Come affrontarla?
    “In questo periodo così difficile ritengo che tutti debbano fare un passo. Lo Stato in qualche modo l’ha fatto, attraverso ristori e concessioni al nostro settore: si poteva sicuramente fare meglio, ma è stata la prima volta che lo sport è stato in qualche modo riconosciuto in questi termini. La Fipav deve fare a sua volta la sua parte, e le società sportive devono fare la propria. Se tutti fanno un pezzettino, è più facile che qualcosa avvenga“.
    Ha parlato di vicinanza alle società: cosa si può fare per rispondere meglio alle loro richieste?
    “Durante il periodo della crisi c’è stato molto bisogno di mutuo soccorso tra le società: io mi occupo tanto di sport come commercialista, e ho dato il mio piccolo contributo supportando i club meno strutturati. Ecco, questo è un aiuto fondamentale che qualcuno deve mettere in campo e penso che, se fatto attraverso la Federazione, possa essere di grande aiuto. Perciò uno dei punti del mio programma è mettere a disposizione di ogni territorio una figura dotata di competenza e professionalità, gestita dalla stessa Fipav, che permetta alle società di non sentirsi abbandonate. Deve trattarsi di un consulente, che non si sostituisca ai dirigenti o ai commercialisti, ma sia a disposizione dei sodalizi più piccoli che non sanno come affrontare le nuove sfide. I Comitati da soli non possono fare miracoli, hanno bisogno di personale gestito dalla Fipav centrale per poter diventare sempre più un punto di riferimento sul territorio“.
    Quali iniziative ha in mente per rilanciare il reclutamento di nuovi atleti, dopo un periodo così difficile?
    “Nella speranza che tutto passi, prima o poi, dobbiamo ripartire attraverso la scuola. Lo stop alle attività dei più piccoli e al Volley S3 ha fatto mancare supporto e ‘benzina’ alle società, in termini economici e di tesserati: la scuola deve essere un veicolo che avvicina i bambini alla pallavolo. Anche perché, a differenza del passato, ora dovremo lavorare anche nel settore femminile come prima facevamo solo nel maschile, cercando di essere competitivi e attirare nuove giocatrici. È essenziale che le attività scolastiche siano coordinate e gestite dalla Federazione: un conto è che la singola società vada a trattare con il dirigente scolastico per il suo programma di ore, un altro è che ci sia un progetto presentato dalla Fipav e approvato dal Ministero, con una comunicazione forte a livello nazionale, che dica ai bambini: ‘Vieni a scuola a giocare con il tuo campione’. Su questo si potrebbe lavorare per attirare un sostegno economico che serve davvero, perché il vero impatto di questa pandemia non l’abbiamo ancora visto“.
    Marketing e comunicazione sono un altro punto chiave del suo programma.
    “Noi abbiamo in mano un prodotto pazzesco in termini di numeri, di qualità, di tipologia del nostro sport, perché il nostro sport è veramente differente. Questo prodotto dobbiamo saperlo vendere, perché se riusciamo ad attrarre sostenitori e sponsor, di cui poi tutte le società riusciranno a beneficiare, cambia tutto. Certo, ci saranno sicuramente dei cali in termini di entrate, tesserati, società affiliate, ma bisogna far capire che la Federazione c’è, ce la sta mettendo tutta. Dobbiamo saper affrontare i momenti difficili“.
    In questo contesto si inserisce l’approvazione della riforma dello sport: che impatto avrà e come ci si può preparare?
    “Non ho ancora visto il testo ufficiale, quindi non posso valutarne i contenuti, al di là delle voci che sono circolate. Spero francamente in una rivisitazione, perché nella riforma originale mancava quella sostenibilità per le società che era un requisito della legge delega dell’anno precedente. Mi auguro quindi che ci sia ancora un po’ di tempo per rimettere mano a questa riforma soprattutto sul piano del lavoro sportivo: se le società più strutturate dovranno sicuramente tenerne conto e applicarla, per le più piccole, basate sull’attività di volontariato, la figura dello sportivo amatoriale deve essere meglio specificata e dettagliata. Comunque, in un modo o nell’altro la riforma ci sarà, e bisognerà affrontarla con competenza e conoscenze che mi sento di impegnarmi a garantire“.
    Lei punta anche alla ricerca di un confronto e di un dialogo con gli Enti di Promozione Sportiva: una posizione a prima vista molto diversa da quella dell’attuale dirigenza Fipav. Da cosa nasce?
    “Per avvicinare i bambini allo sport e fare ‘numeri’ a livello di tesserati dobbiamo assolutamente metterci d’accordo con gli Enti di Promozione, anche se naturalmente questi ultimi non possono andare oltre alla loro missione, la promozione appunto. La Federazione resterà sempre depositaria dell’attività sportiva, ma perché negare alle società che hanno molte squadre e molti atleti la possibilità di far crescere quelli di loro che sono un po’ più indietro, svolgendo un’attività meno impegnativa dal punto di vista organizzativo? Non ci porterà via nulla, anzi ci aiuterà nella crescita. E poi c’è il tema del Beach Volley, dove rischiamo di perdere davvero tesserati a favore degli EPS: dobbiamo parlarne, sederci a un tavolo per normare la situazione“.
    La formazione dei dirigenti è un altro tema di cui si parla molto. Cosa ne pensa?
    “È una cosa sulla quale dobbiamo assolutamente lavorare, è fondamentale perché abbiamo un gap da colmare. I dirigenti sono pochi e quelli che ci sono si limitano a fare il compitino: se vogliamo creare lo sport del domani dobbiamo lavorare sulla formazione, che non vuol dire solo formazione sui temi fiscali, come quelli di cui parlavo prima, ma anche nella comunicazione, nel marketing, nella capacità di investire il tempo in una società sportiva che deve diventare un modello di lavoro“.
    Che risposte ha avuto dal territorio in questa “campagna elettorale” molto atipica?
    “Ho ascoltato tanto le società, ho alzato il telefono e le ho chiamate: si è creata una bella rete e ho capito che c’è bisogno proprio di questo, di tanto ascolto. Già il fatto di stare vicini ai club è una marcia in più per la Federazione, ho avuto la sensazione che in tanti abbiano bisogno di una figura di riferimento. I feedback sono positivi: ce l’ho messa tutta, sapendo che la mia è una candidatura fuori dal coro. Mi sono candidata autonomamente, non sono l’espressione di una regione ma di tante società sportive: un modo diverso per arrivare allo stesso risultato. Vedremo come andrà“. LEGGI TUTTO

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    Vincolo e riforma del lavoro sportivo: se ne parla online sabato 6 febbraio

    Foto Consorzio Vero Volley

    Di Redazione
    Vincolo e lavoro sportivo: due temi centrali nella riforma dello sport proposta dal Governo e in fase di approvazione. Le nuove norme, che potrebbero avere un impatto decisivo sull’attività delle società italiane, sono al centro dell’incontro di approfondimento online organizzato dal Consorzio Vero Volley, insieme alla rete nazionale delle società del Vero Volley Network, che si svolgerà sabato 6 febbraio a partire dalle 10.
    I temi del futuro delle società sportive, del mondo dello sport e in particolare della pallavolo italiana saranno discussi da Giusi Cenedese, commercialista specializzata negli aspetti giuridici e fiscali dello sport nonché dirigente sportiva ed ex presidente della Fipav Biella, e dall’avvocato Cristiano Novazio, docente e componente del comitato scientifico del Master di I livello in diritto sportivo e rapporti di lavoro nello sport dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.
    L’evento si terrà attraverso la piattaforma Zoom ed è completamente gratuito: per partecipare è sufficiente confermare la propria presenza entro mercoledì 3 febbraio all’indirizzo rsvp@verovolley.com.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Cambiano le norme sul lavoro sportivo: tutti i costi per le società

    Di Redazione
    La riforma dello sport si avvicina: malgrado gli ostacoli incontrati dal testo unico proposto dal ministro Spadafora, che ha incontrato tra l’altro la netta opposizione del Coni, il Governo sembra intenzionato a procedere suddividendo il testo in sei diversi decreti destinati a entrare in vigore in tempi diversi. Uno di questi riguarderà il lavoro sportivo e andrà a disciplinare (finalmente) un settore a lungo caratterizzato da normative molto incerte: Giusi Cenedese, commercialista e vicepresidente di Bear Wool Volley, e Guido Martinelli si sono chiesti quali costi potrebbe comportare la riforma per le società in un articolo pubblicato su Euroconference News.
    La riforma, se sarà confermato il testo presentato, dovrebbe eliminare la distinzione tra dilettanti e professionisti, disciplinando il lavoratore sportivo con uno dei seguenti rapporti di collaborazione: lavoro subordinato, lavoro autonomo (anche nella forma della collaborazione coordinata e continuativa) o prestazione occasionale. Rispetto a quanto accadeva finora, dunque, i lavoratori sportivi produrranno un reddito soggetto a tassazione (anche se dovrebbe essere confermata la fascia di esenzione di 10.000 euro annui prevista dall’attuale normativa), e dall’altro lato saranno soggetti a contribuzione previdenziale, una voce che costituisce ovviamente un costo per i datori di lavoro.
    Gli autori dell’articolo propongono quindi una simulazione dei compensi erogati dall’ente sportivo ai lavoratori, prima e dopo la riforma. In caso di un contratto subordinato, ad esempio, un lavoratore che oggi percepisce 13.729 euro annui “costa” alla società 15.000 euro, mentre con la riforma la cifra salirebbe a ben 20.380 euro; per un netto di 24.890 euro si passa da 30.000 a 40.470 euro, e per uno stipendio di 37.738 euro da 50.000 a 68.420 euro.
    Anche per la collaborazione coordinata e continuativa gli aumenti sono rilevanti: sempre nel primo esempio (partendo da 13.729 euro netti e 15.000 lordi) la società arriverebbe a versare 18.150 euro per l’anno 2021 e un importo crescente negli anni successivi, fino a 20.270 euro a regime. L’unica tipologia di lavoro in cui è previsto qualche vantaggio per le società, almeno inizialmente, è quella dei lavoratori autonomi: attualmente per un netto di 13.729 euro il datore di lavoro ne spende 21.161, mentre con la riforma ne dovrebbe versare solamente 19.002. Con il passare del tempo, però, la quota pensionistica crescerebbe fino ad arrivare, nel 2024, a un lordo di 21.536 euro.
    In sostanza, dunque, gli enti sportivi dilettantistici rischiano di dover sostenere costi ben superiori agli attuali, in alcuni casi fino al 40%: un aumento chiaramente insostenibile per il settore e che potrebbe finire per ripercuotersi sui lavoratori stessi, con un calo delle retribuzioni o delle opportunità di lavoro.
    (fonte: Euroconference news) LEGGI TUTTO

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    Bear Wool Volley: annullata la 17esima edizione del Torneo

    Foto Ufficio stampa Bear Wool Volley

    Di Redazione
    “Il Bear Wool Volley, purtroppo, salta un anno!”. E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio con cui il Presidente Ezio Germanetti comunica che la diciasettesima edizione del Torneo, che avrebbe dovuto tenersi nei giorni 3, 4 e 5 gennaio 2021, non ci sarà.
    “Abbiamo preso questa decisione veramente a malincuore” spiega Germanetti “ma non potevamo proprio fare altrimenti. Abbiamo sempre affrontato e superato mille problemi ma di fronte all’emergenza COVID 19 abbiamo dovuto alzare bandiera bianca. In queste condizioni, la macchina che ci ha sempre permesso di realizzare il “miracolo Bear Wool Volley” non avrebbe potuto funzionare e allora abbiamo deciso di fermarci”.
    Quali i motivi che hanno portato il Consiglio Bear Wool Volley a prendere questa decisione? Innanzitutto la non disponibilità di molte palestre, ora utilizzate per altro (aule, mense e via elencando) in ambito scolastico; problema che hanno anche molti Team, in alcuni casi addirittura costretti a sospendere l’attività agonistica.
    Poi la necessità di sanificare di continuo gli spogliatoi e gli spazi comuni nelle strutture eventualmente utilizzabili. “In più” aggiunge la vicepresidente Giusi Cenedese “in ossequio a quanto previsto dal “Protocollo FIPAV”, redatto per consentire la ripresa dell’attività agonistica, avremmo dovuto rinunciare o quasi alla presenza del pubblico e quindi niente pubblico nella giornata delle finali, niente cerimonia di presentazione, niente sfilata e niente serate con atleti e accompagnatori. In queste condizioni il Torneo sarebbe stato a dir poco stravolto!”.
    “Spiace” aggiunge Germanetti “anche per il danno economico che il territorio subisce a causa di questo annullamento. Com’è noto, da anni il Bear Wool Volley saturava completamente la disponibilità alberghiera dell’area portando benefici anche al settore turistico, promozionale e della ristorazione. E’ anche pensando a questo, oltre alle nostre squadre e a tutti i nostri ragazzi, che non posso che chiudere con una promessa: TORNEREMO! Il Bear Wool Volley salta un anno ma ci rivedremo, all’inizio del 2022!”.
    (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO