Gian Marco Moroni ITA, 1998.02.13 – Foto Francesco Peluso
Con una partita accorta e diligente, Gian Marco Moroni centra la finale a Milano: un gran primo set taglia le gambe a Holger Rune. Grande soddisfazione per coach Fabio Gorietti: “Pensiamo di poterlo condurre a una classifica molto alta”. In finale avrà bisogno di un’impresa contro Federico Coria. Titolo di doppio ai cechi Kopriva-Lehecka.
Sono trascorsi cinque anni dall’ultima vittoria azzurra all’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (44.820€, terra battuta). Allora fu Marco Cecchinato, che iniziò un percorso che lo avrebbe portato addirittura in semifinale al Roland Garros. Proverà a imitarlo Gian Marco “Jimbo” Moroni, bravissimo a conquistare la sua terza finale Challenger dopo quelle (entrambe perdute) a Mestre 2018 e Roma-Garden 2019. Non è stata una settimana semplice, ma lui l’ha fatta sembrare tale superando ogni difficoltà. E contro Holger Vitus Nodskov Rune ha giocato la miglior partita del torneo, sigillata dal fantastico rovescio lungolinea con cui ha chiuso il tie-break del primo set. Un colpo che ha tagliato definitivamente le gambe al danese, che nel secondo set è rimasto in campo soprattutto per onor di firma, fino al 7-6 6-1 finale. Ancora numero 1 del mondo junior (anche se ormai gioca solo tra i “pro”), Rune ha pagato la fatica del giorno prima, in cui era sopravvissuto a una maratona contro Pedro Cachin. “Ma ci sono tanti meriti di Gian Marco – dice coach Fabio Gorietti, con lui a Milano – perché Rune gioca molto bene ed era difficile trovare un buco nel suo gioco. La nostra idea era spingere, tenere in mano il gioco, farlo muovere e impedirgli di prendere l’iniziativa. Sul piano tattico, pensavamo di giocare palle alte sul dritto e poi attaccarlo sul rovescio, oltre ad allungare gli scambi perché sapevamo che avrebbe potuto essere stanco”. A parte i primi tre giochi (3-0 Rune in avvio), Moroni ha eseguito il compito alla perfezione. Ha ricucito lo svantaggio, poi i due hanno lottato spalla a spalla fino al tie-break. A differenza di Cachin, l’azzurro ha mostrato sin dal primo punto la sua presenza agonistica e ha messo in un angolo Rune.
LE QUALITÀ DI MORONI“Quando è arrivato a Foligno, Moroni mi ha colpito perché ha tre caratteristiche che mi piacciono molto – dice Gorietti – è un generoso, un combattente che dà tutto quando sta in campo. Per questo, ci si può lavorare bene; dal punto di vista tecnico era molto migliorabile e questo mi ha fatto capire che certe armi, già buone, potevano diventare ottime; e poi sa vincere le partite, altra qualità che apprezzo molto. Sin da subito abbiamo verificato i suoi margini mettendolo di fronte a compiti diversi, e lui ha mostrato notevoli capacità di adattamento. In quel momento, abbiamo pensato di poterlo condurre a una classifica molto alta”. Moroni è stato al massimo numero 209 ATP, mentre a Milano si è presentato in 257esima posizione. “Sul medio termine non puntiamo tanto alla classifica, quando alla costanza di rendimento – precisa Gorietti, che lo allena insieme a Federico Torresi, assente a Milano ma altrettanto importante nel progetto – deve ancora assimilare concetti nuovi ed è soggetto ad alti e bassi. Abbiamo fatto un lungo lavoro di officina, in cui abbiamo sistemato la macchina: mi aspetto che a breve vada a pieno regime e riesca a produrre una performance standard, in modo da crearsi un’identità come giocatore. Sul lungo termine, mi auguro che possa imitare altri giocatori italiani e trovare i top-100. Noi ci crediamo fino in fondo. Ci vorrà pazienza, poi quando ci arriveremo le cose cambiano e bisogna rivedere un po’ tutto”. Moroni è soltanto l’ultimo dei giocatori transitati alla Tennis Training School di Foligno, laddove praticamente tutti hanno raggiunto il massimo del loro potenziale. Una garanzia di qualità che non è facile trovare altrove. Con Gorietti è interessante ripercorrere i momenti più significativi di un lavoro che ha abbracciato giocatori molto diversi tra loro, ma che con un metodo unico (poi adattato ai singoli casi) ha regalato grandi soddisfazioni.
AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ“Il momento più eclatante è stata la finale di Luca Vanni a San Paolo, perché quel risultato gli aprì una prospettiva tutta nuova. Ma ci sono altri momenti, come una trasferta asiatica di Vanni e Thomas Fabbiano. Ebbero problemi a partire, poi tornarono con classifica cambiata e un modo di lavorare tutto nuovo. Poi penso a quando Stefano Travaglia ha ripreso a giocare dopo un brutto infortunio a una vertebra, e vinse subito partite importanti. E anche ai bei momenti con Gianluigi Quinzi. Con lui abbiamo vissuto periodi eccezionali. Adesso abbiamo tanti ragazzi, sia adulti che più giovani. Abbiamo creato un programma per aumentare la qualità del loro tennis, con lo scopo di mantenerla per il maggior tempo possibile”. In questo clima, Moroni sembra davvero aver intrapreso il sentiero che potrebbe portarlo laddove spera. Vincere a Milano sarebbe un passo significativo, anche sul piano mentale, perché il romano non è troppo abituato ad alzare trofei. “Vincere un torneo significa che sei stato continuo e hai fatto le cose per bene per dieci giorni – continua Gorietti – per me, giocare bene significa provare a vincere in qualsiasi condizione. Ci sono momenti in cui senti male la palla, sei stanco… In questi giorni Jimbo ha capito che stare dentro le difficoltà è un modo per affrontarle. Non è fuggito, c’è stato dentro e i risultati si sono visti. Se questa caratteristica rimarrà, è davvero un grande passo in avanti. Penso a Nadal: a Barcellona giocò un brutto primo turno, poi però ha giocato una finale fantastica contro Tsitsipas. Il punto di riferimento deve essere quello”. A proposito di riferimenti, la carriera di Moroni dovrà necessariamente svilupparsi anche su superfici diverse dalla terra battuta. “Credo che possa avvicinarsi a questo rendimento anche sul veloce – conclude Gorietti – ha assimilato un modo di muoversi che gli permetterà di giocare bene anche lì. Inoltre può servire molto bene: contro Rune lo ha fatto nel secondo set, vincendo agevolmente i suoi turni di servizio, senza dare all’altro la sensazione di poter calare. Migliorando le percentuali, può fare ottime cose anche sul cemento all’aperto. Per l’indoor è un altro discorso, ma al giorno d’oggi i campi davvero rapidi sono praticamente scomparsi”
CORIA FA IL SUO DOVERE: ITALIA-ARGENTINA PER IL PRIMATOFederico Coria non ha tradito. Al momento di lasciare Prostejov, laddove si è imposto la scorsa settimana, ha detto che avrebbe cercato di fare il bis a Milano. Per adesso è stato di parola, centrando un posto in finale senza perdere un set. Il match contro Hugo Grenier è stata semplice routine per l’argentino, vincitore col punteggio di 6-4 6-3. A parte qualche difficoltà in avvio, in cui è stato sorpreso dagli attacchi del francese, ha gestito con agio gli scambi, mostrando una fantastica fase difensiva, aiutata da due gambe rapidissime. La sfida tra Coria e Moroni avrà una suggestione in più: alle spalle della Spagna (4 titoli), Italia e Argentina sono le nazioni più titolate dell’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS, con tre titoli a testa. Chi vincerà, dunque, darà una spinta decisiva alla sua nazione in questa speciale classifica. L’appuntamento è alle 16.30 all’ASPRIA Harbour Club e in diretta TV su SuperTennis (canale 64 del digitale terrestre) per un match davvero affascinante. Non sarà il primo scontro diretto tra i due, perché Coria e Moroni si sono già affrontati due anni fa a Perugia e si impose l’italiano in tre set. La finale sarà aperta al pubblico, che potrà accedere all’impianto con l’acquisto dei Coupon Hospitality messi a disposizione dagli organizzatori, che garantiranno un’esperienza “full” all’interno del club, senza limitarsi alla visione dell’incontro. Nel frattempo si è concluso il tabellone di doppio, con la vittoria a sorpresa dei cechi Vit Kopriva e Jiri Lehecka, al loro terzo torneo in coppia, bravi a battere 6-4 6-0 i ben più esperti Tristan Samuel Weissborn e Dustin Brown.
Centre Court – Ora italiana: 16:30 (ora locale: 4:30 pm)1. [1] Federico Coria vs [8/WC] Gian Marco Moroni LEGGI TUTTO