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    Noah sarà il capitano del team francese di tennis su sedia a rotelle alle Paralimiadi di Parigi 2024

    Yannick Noah con alcuni atleti francesi (foto FFT)

    Yannick Noah, leggenda del tennis francese e ultimo tennista di casa a vincere Roland Garros (1983), è stato ufficialmente nominato capitano della squadra francese di tennis su sedia a rotelle, con l’obiettivo di ben figurare ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024. L’annuncio viene direttamente dalla Federazione francese di tennis.
    “Yannick Noah sarà il capitano della squadra maschile francese per i Giochi Paralimpici. Verrà ad allenare le nostre squadre. Yannick accetta questa sfida perché è un uomo che ama le sfide, lo ha dimostrato, è un leader”, ha dichiarato il presidente della FFT, Gilles Moretton, durante una conferenza stampa organizzata al Roland Garros.

    🎙 @GillesMoretton, président de la @FFTennis
    “Nous sommes très fiers d’annoncer que Yannick Noah sera le capitaine de l’équipe de France masculine de tennis-fauteuil.” pic.twitter.com/MSDWIiSG5A
    — FFT (@FFTennis) December 14, 2023

    Così Yannick motiva la decisione di accettare quest’incarico: “L’idea di diventare capitano è venuta a Stéphane Houdet che mi ha chiamato prima delle Olimpiadi di Tokyo. Mi ha detto ‘Sei stato un campione, hai vinto la Coppa Davis, la Fed Cup, ma non sei mai venuto con noi’. Inizialmente la proposta mi ha un po’ scioccato, ci è voluto un po’ di tempo prima che prendesse forma, ma è davvero un’avventura fantastica. Sono super emozionato. Al momento siamo in una fase dove ci stiamo conoscendo. Sto scoprendo le specificità del tennis in carrozzina, gli ambiti su cui lavorare, i nostri punti di forza e di debolezza. È emozionante. Organizzeremo un corso di formazione a febbraio al centro nazionale. Poi, ci saranno i Campionati del Mondo in Turchia a maggio, quindi il Roland-Garros e ad altri due tornei a giugno prima di prepararsi per i Giochi che si svolgeranno a fine agosto (dal 30 agosto al 7 settembre). È un’avventura umana straordinaria. I ragazzi sono fantastici, sono attenti. Mancano otto mesi ai Giochi e per ora l’obiettivo è migliorare ogni giorno. Se alcuni, come Stéphane Houdet, hanno già un buon track record, altri hanno ampi margini di miglioramento. L’obiettivo è metterli nelle migliori condizioni possibili durante la settimana del torneo e dare il massimo.” LEGGI TUTTO

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    Tsonga: “Capitano in Davis della Francia? Mi piacerebbe”

    Jo Wilfried Tsonga

    Dopo le dimissioni di Sebastian Grosjean come capitano del team francese di Coppa Davis per seguire la carriera di Arthur Fils, impazza il “toto-capitano” in Francia. Il presidente della FFT Gilles Moretton ha avviato il processo di scelta del nuovo capitano da qualche giorno, con l’obiettivo di annunciare il nome entro la fine del Rolex Paris Masters di Bercy. Tra le personalità contattate figurano Jo-Wilfried Tsonga, quello che sembra in pole position, seguito da Marion Bartoli, Mary Pierce, Henri Leconte, Michael Llodra e Fabrice Santoro.
    Tsonga, ex top10 da poco ritirato dal tennis Pro, si è detto assolutamente interessato a ricoprire il prestigioso ruolo di capitano. “Oggi, considerando tutto quello che ho fatto per rappresentare al meglio il mio Paese, è qualcosa che mi motiva”, ha detto in un’intervista al quotidiano L’Equipe. “Vorrei farlo! La squadra sta progredendo. Voglio portare il mio stato d’animo e trasmetterlo”, aggiunge Tsonga. “Ho avuto tempo per capire il gioco quando ero in attività. Ciò che mi interessa oggi è poter aiutare i giovani a progredire. Sono convinto che con il gruppo che si sta costruendo potremo realizzare grandi cose”.
    In Francia, viste le belle prestazioni dell’esperto Monfils, si parla del riportarlo anche in Davis. Tuttavia Tsonga non sembra della stessa idea. “Farei fatica a convincerlo e lo capisco perfettamente. Poi, se sarà con noi, sarà sicuramente un vantaggio”, assicura Tsonga. “Ma ha un altro obiettivo, molto importante. Vuole giocare alle Olimpiadi di Parigi. Se vogliamo averlo per le Olimpiadi, prima o poi dovremo anche preservarlo”.
    Anche Gilles Simon potrebbe essere in corsa per il posto di capitano, ma l’idea del presidente della FFT è trovare un candidato che possa tenere unito il gruppo e aiutare la crescita dei giovani talenti nazionali, quindi una persona di grande carisma e ben voluto da tutti. Per questo l’identikit porta direttamente a Tsonga. Vedremo se la federazione francese sceglierà davvero il finalista degli Australian Open 2008 come nuovo capitano. LEGGI TUTTO

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    Ljubicic: “La FIT ha preso decisioni importanti e coraggiose. I soldi da non soli non creano grandi giocatori”

    Ivan Ljubicic con Roger Federer

    Intervistato da Tennis Majors, Ivan Ljubicic ha rilasciato una lunga intervista dopo aver accettato un ruolo importante alla Federtennis francese per lo sviluppo dei giocatori di alto livello. L’obiettivo è chiaro: riportare il paese al vertice del tennis internazionale, guidando i giovani in una fase tutt’altro che facile di ricambio generazionale, soprattutto al maschile.
    In quest’intervista ha toccato molti temi, tra cui il buon lavoro svolto in Italia dalla FIT. Ivan è cresciuto in Italia alle Pleiadi della famiglia Bucciero (Moncalieri) e quindi è arrivato al n.3 del mondo insieme a Riccardo Piatti, con il quale continua a tenere un rapporto importante di amicizia. Conosce alla perfezione il sistema italiano, che nel tempo ha portato ottimi risultati, e per questo continua a studiarlo.
    “Imitare l’Italia? Penso che ci siano sistemi che devono essere esaminati. Conosco molto bene il tennis italiano. La loro Federazione ha preso molte decisioni importanti e coraggiose, come creare un canale televisivo e organizzare le Next Gen Finals. Questi sono grandi impegni. Hanno anche più Challenger della Francia e più tornei internazionali. E questo è sicuramente qualcosa che voglio esaminare. Certo, hanno commesso anche degli errori, ma se non ci provi commetterai sicuramente degli errori. E penso che questo sia qualcosa che sarà necessario. Se vuoi apportare modifiche, se vuoi fare la differenza, potresti dover prendere decisioni difficili e commettere anche errori, su questo non ci sono dubbi. Ma il tennis italiano ha fatto qualcosa di molto interessante. Non cercherò di copiare quello che fanno gli italiani, ma ci sono alcune cose che fanno che devono essere esaminate, per capire. Non si possono copiare e incollare i sistemi, bisogna capire dov’erano e poi cosa hanno fatto perché hanno sofferto per 40 anni, attraversando un periodo molto lungo e buio. E alla fine sono riusciti a superarlo“.
    La decisione di iniziare a lavorare con la FFT è stata presa in tempi rapidi: “Immagino che in quel momento probabilmente abbian0 pensato ‘okay, forse Ivan può aiutarci vediamo se possiamo fare qualcosa insieme’ così mi hanno invitato a Bercy, sono stato lì per un giorno e mezzo, e poi sono andato a Parigi di nuovo un paio di settimane fa, solo per passare un po’ di tempo anche con Nicolas Escudé e Paul-Henri Mathieu, e anche per visitare il centro tecnico nazionale e le cose che avrei almeno bisogno di vedere. E poi molto rapidamente abbiamo iniziato a parlare di collaborazione e abbiamo concordato. Sono davvero grato che queste cose siano andate velocemente perché a volte rimani bloccato nella negoziazione e poi è spiacevole per tutti. È emozionante. È un’altra cosa nella mia vita che non avrei mai pensato di fare, ma è per questo che è eccitante. Questo sarà decisamente diverso da qualsiasi altra cosa perché, mettiamola così, se faccio un lavoro straordinario lo saprò tra cinque anni!”
    È una grade sfida, perché lo considera il miglior mercato tennistico al mondo: “Considero la Federazione francese di tennis o la Francia come la più grande federazione di tennis del mondo. Alcuni si offenderanno forse ora. Il fatto è che credo che il mercato del tennis francese sia il mercato più grande del mondo. Quindi è sempre stato intrigante per me anche senza essere francese. È una specie di castello in cui non puoi penetrare, quindi forse è un altro motivo per cui non ho esitato perché voglio vedere com’è dall’altra parte e far parte di questa enorme struttura e di un potenziale incredibile. Ti aspetti che la federazione tennistica francese produca o aiuti a produrre molti giocatori, giusto? Quindi è intrigante per me, onestamente: non lo nasconderò. Solo per vedere cosa troverò. Questo sarà il mio primo passo, conoscere davvero la struttura, le persone, gli allenatori e i giocatori”.
    Avere molte risorse, a suo dire, non è il fattore decisivo: “Il denaro non crea giocatori. Certo, è bello avere soldi, ma in realtà può essere quasi una cosa negativa. Se i giocatori e le famiglie o i genitori si aspettano sempre che qualcun altro risolva il loro problema, questo potrebbe essere l’inizio del problema. Non vedo i soldi come una soluzione per creare giocatori. Sicuramente aiuta in certi modi e in determinate situazioni, ma sicuramente non è una garanzia per creare campioni, top 10 o top 5 giocatori: i soldi non possono crearli”.
    Molto interessante la sua risposta sul concetto di mentalità: “Cosa sia una mentalità vincente, non lo so ma io so cosa sono: ho sempre aspettative molto alte per me stesso e per le persone intorno a me. Spero che questo venga trasmesso. È sicuramente una cosa che sarà scomoda per alcuni, ma non puoi raggiungere la grandezza stando in una zona di comfort. Quindi, in questo senso, sono ben consapevole che non sarò amato in generale. Ma non sono io il cattivo, se mi sentissi a disagio con qualcuno sarebbe perché mi aspetto di più da lui e perché credo che si possa fare e non perché avrò aspettative irrealistiche. Obiettivi elevati possono essere raggiunti o meno, ma penso che sia molto importante credere che puoi e devi davvero puntare alle stelle perché potresti arrivarci! Questa è la mia filosofia”.
    Parole molto importanti, che raccontano la qualità di una persona estremamente intelligente come Ivan Ljubicic. Non è facile trovare un personaggio come lui, ancora molto giovane e motivato, che sia stato allo stesso tempo un eccellente giocatore partito dal basso, uno che conosce la “sofferenza” per arrivare al vertice, che abbia vissuto un’esperienza di coach al massimo livello (Federer) con straordinari risultati, e che abbia anche capacità manageriali. Non sappiamo se “Ljubo” avrà successo con il complesso sistema francese, ma sicuramente gli auguriamo il meglio. E chissà, magari un giorno aiutare un talento italiano a spiccare il volo. Certamente se avesse scelto di entrare nel team di uno dei nostri invece della FFT sarebbe stata un’ottima notizia…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Ljubicic lavorerà per la federazione francese puntando allo sviluppo dei talenti nazionali

    Ivan Ljubicic

    Il tennis francese sta attraversando un complesso periodo di ricambio generazionale. Dopo i fasti dell’eccellente generazione dei vari Tsonga, Monfils, Gasquet, Simon e molti altri tennisti di qualità, le nuove leve stentano ad imporsi ed arrivare nei piani alti del ranking e nelle seconde settimane dei tornei dello Slam. Il “serbatoio” dell’ottimo sistema tecnico transalpino continua a produrre giovani interessanti, ma attualmente il miglior giocatore nel ranking ATP è al n.44, Arthur Rinderknech, buon tennista ma non esattamente il prospetto che può ambire a vincere i grandi tornei. Dietro di lui il “datato” Mannarino, quindi il talento alquanto instabile di Moutet, che con i suoi 23 anni è il più giovane top100 francese. Di giovani ne hanno (Van Assche, Fils per citarne due), ma ancora da costruire e verificare per l’altissimo livello.
    Per questo la FFT ha deciso di cercare un nuovo approccio: non solo tecnici e dirigenti nazionali, perlopiù ex giocatori di alto livello, dentro Ivan Ljubicic. Il 43enne croato è stato nominato, dal 15 gennaio 2023, direttore della Missione “Ambition 2024” con al centro le Olimpiadi di Parigi e lo sviluppo dei migliori talenti nazionali, sia uomini che donne. Nel suo nuovo compito affiancherà Nicolas Escudé, Paul-Henri Mathieu e Pauline Parmentier, responsabili dell’alto livello. Inizialmente studierà il momento e la formazione dei giovani giocatori francesi con un viaggio di tre mesi all’interno delle strutture sparse per il paese, per farsi un’idea più precisa della situazione e quindi implementare dei piani di lavoro.
    Così Gilles Moretton, presidente della FFT in un comunicato stampa: “L’approccio al tennis di Ljubicic, incentrato sulle prestazioni, in ogni momento e nei minimi dettagli, è guidato da questa cultura della vittoria che vogliamo instillare nelle nostre speranze francesi. Tutto questo senza mai voltare le spalle ai valori umani essenziali che la Federazione condivide”.
    Dopo aver accompagnato (con successo) gli ultimi anni della carriera di Roger Federer, Ljubicic a l’Equipe si è detto entusiasta di questa nuova avventura. “Sono molto felice di entrare a far parte della Federazione francese di tennis, una delle federazioni al mondo che dedica più risorse allo sviluppo del potenziale dei suoi giovani. La Francia ha un terreno fertile molto ricco e promettente, io metto la mia esperienza al servizio di questa nuova sfida con impegno totale e un forte desiderio di condividere i valori che forgiano i campioni”.
    Continua il croato: “Cercherò di far prendere coscienza ai giovani che possono farcela davvero, che possono essere ambiziosi, che possono avere obiettivi alti. Forse questa sensazione si è persa negli ultimi dieci o quindici anni in Francia. C’è un enorme potenziale nel paese. Quando vedo la classifica mondiale dei ragazzi francesi, non ci posso credere. Qualcosa non va. Non ho idea del perché, sarà mio compito analizzare e sviluppare alcune idee”.
    È una notizia di un certo interesse, vista la visione e qualità dimostrata da Ivan Ljubicic in ogni fase della sua lunga carriera tennistica, prima in campo e poi come coach e manager. Oltretutto dopo l’addio di Federer, il nome di “Ljubo” era stato accostato a diversi giovani di talento, come coach o “super coach” a fianco di un allenatore che segue un giocatore ogni giorno.
    I francesi, storicamente maestri nella formazione e crescita dei giovani, cercano così una visione diversa per dare una spinta ai vari talenti prodotti a livello giovanile, nella speranza di creare una nuova covata di tennisti e tenniste capace di ambire ai piani alti del ranking e ai grandi tornei. Nel maschile, l’ultimo vincitore di un torneo dello Slam resta Yannick Noah nel lontano Roland Garros 1983, poi sono giunti in finale Leconte, Pioline, Clement e Tsonga. Insieme a loro molti sono stati i tennisti transalpini a stazionare nella top10 e vincere importanti tornei, ma la situazione attuale è tutt’altro che rosea. Nel femminile le cose sono andate meglio negli ultimi anni: Marion Bartoli ha vinto Wimbledon nel 2013 e Amelie Mauresmo nel 2006 ha trionfato a Wimbledon e Australian Open, diventando anche la n.1 del ranking mondiale. Caroline Garcia ha disputato una seconda parte di 2022 stellare e si presenta come una delle candidate per i grandi tornei 2023.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Il Masters 1000 di Parigi-Bercy potrebbe cambiare sede ma restare in Francia

    L’arena del Masters 1000 parigino

    Oltre alle dichiarazioni in merito alla lunghezza di alcune sessioni di gioco, il direttore del Masters 1000 di Parigi-Bercy ha toccato un tema di grande interesse:  il nuovo format di tornei 1000, che ATP e WTA stanno sviluppando verso eventi “combined” con tabelloni da 96 giocatori e durata di 11 giorni. Un evento indoor come quello di Parigi è impossibilitato nell’ospitare un numero di partite così elevate, disponendo di un numero di campi indoor limitato. Tuttavia Pioline ha rivelato che l’idea di crescere è negli obiettivi prossimi del torneo, e che per questo motivo la FFT sta valutando di spostare l’evento in un’altra città, dotata di un impianto più grande e che possa ospitare anche più giocatori e sessioni di gioco. Ecco alcuni dei passaggi della conferenza stampa nella quale l’ex finalista di Wimbledon e US Open spiega il presente e futuro del torneo. Parole di un certo interesse.
    “La posizione della Federazione non è quella di considerare la vendita del torneo, perché se non sbaglio siamo l’unica Federazione con un Grande Slam e un Master 1000, perché Cincinnati è stato ceduto della USTA (la federazione degli Stati Uniti, ndr). È una cosa importante mostrare il tennis, promuovere il tennis attraverso i maggiori tornei e giocatori. Questo torneo va avanti dal 1986. La Federazione è molto legata alle tradizioni, è una vetrina per il tennis in Francia. Tuttavia c’è un piano strategico dell’ATP, come tutti sapete. I Masters 1000 sono stati protetti per un periodo di 30 anni, vale a dire fino al 2053. Già questo è qualcosa di importante. Per quanto riguarda le evoluzioni degli eventi di questa categoria, il prossimo anno ci saranno tre Masters 1000 in più combined, fino ad arrivare ad un totale di sette su nove. Ci saranno solo due ultimi tornei che non saranno misti: Monte-Carlo e Bercy. Tutti gli altri saranno con partite maschili e femminili”.
    Ecco il nocciolo del problema: logistica e spazi. Continua Pioline: “Più grande sono i tabelloni, più campi ci servono. Avremo bisogno di più capacità e strutture più grandi. Quindi dovremo fare un’evoluzione, ma abbiamo una struttura indoor. Non voglio dire che sia impossibile, ma è molto complicato, perché non c’è modo avere in una sola sede più di quattro o cinque campi. Se dovessimo avere un tabellone con 96 giocatori, dovremmo avere otto campi di gara e otto campi di allenamento, sarebbe un formato da “mini-Grand Slam”. Il problema è che il programma quotidiano sarebbe difficile da gestire”.
    Nell’ottica della crescita, seppur senza ambire ad diventare un combined da 96 giocatori per ogni tabellone, ecco che sul tavolo c’è la opzione di spostarsi dall’attuale palazzo dello sport parigino. “Quindi per la somma di questi motivi non pensiamo di andare in quella direzione, ma dobbiamo crescere, è necessario farlo. Quest’edizione è un buon traguardo, perché ha dimostrato che siamo stati quasi al massimo della capacità. Allora, come possiamo crescere? La scadenza che abbiamo è relativamente comoda, sono 24 mesi, ma alla fine arriverà. In questo momento non abbiamo alcun obbligo di cambiare, l’ATP non ce lo impone. Ma, per usare un esempio, quando il tuo vicino ridipinge la sua casa, la tua casa sembra meno bella. Questo dovremo assolutamente considerarlo e farci trovare pronti. Per tutto questo, l’ipotesi di trasferirsi da Parigi è una delle opzioni disponibili. Ci stiamo pensando. Stiamo iniziando a raccogliere eventuali proposte. Alla fine sarà la Federazione al più alto livello, ovvero il presidente e il comitato esecutivo, a prendere le loro decisioni, noi le attueremo. Dico tutto questo in piena trasparenza, perché anche Accor Arena (dove si disputa il torneo a Bercy) lo sa. Sanno che ci stiamo pensando”. LEGGI TUTTO

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    Gilles Moretton (FFT): “A Pique non interessa il tennis, la Davis ora è solo business, e un business in perdita”

    Coppa Davis

    Il presidente della federazione francese di tennis Gilles Moretton spara a zero sul nuovo formato della Davis, puntando il dito soprattutto su Piquè, noto giocatore di calcio del Barcellona e uno dei principali protagonisti della svolta che ha spinto la ITF ad accettare i dollari della sua società per introdurre il nuovo, discusso, formato. Nel corso di una intervista rilascia al quotidiano francese L’Equipe, Moretton spiega i suoi concetti e perché questo formato non sia affatto soddisfacente, confermando come il sistema in essere non stia in piedi nemmeno dal punto di vista economico.
    “Non vorrei essere quella persona che ripete come un pappagallo sempre le stesse cose… Ne parleremo alla fine della settimana, forse Germania-Francia organizzata qui da noi potrebbe essere interessante, ma poi vedi che ci sono partite, come Belgio-Australia, che qui non interessano a nessuno, in settimana ci sono partite senza niente in palio… la struttura è cambiata molto dall’inizio di questo format. L’anno prossimo, con le settimane di estensione per alcuni Masters 1000, il turno di qualificazione alla Coppa Davis non sarà protetto, i tornei ATP si giocheranno contemporaneamente. Ad un certo punto deve esserci qualcuno che protegga questo sport, che protegga il tennis”.
    Ecco l’accusa più pesante a Pique: “Tutte e quattro le città che stanno ospitando adesso le Davis hanno pagato. E hanno pagato molto. Per l’organizzatore, invece, c’è una perdita abbastanza evidente. Siamo stati coinvolti in alcuni negoziati, poiché Gerard Piqué è venuto a trovarci per inviarci alcune proposte per i round successivi. Hanno flirtato con noi, vorremmo che la Francia tornasse a un ruolo organizzativo, ma le somme che ci sono state chieste non sono sempre le stesse, da quello che ho sentito. Le regole del gioco non sono chiare. Niente è chiaro. C’erano quattro o cinque membri della FFT sul tavolo, incluso Cedric Pioline, quindi non sono l’unico ad aver sentito queste cose. Ci è stata offerta la fase finale, ma in cambio di qualcos’altro. Per me questo non è serio, è grave. A Pique non interessa il tennis, gli interessa solo trovare un sistema per far entrare i soldi nelle sue casse. Al contrario, in tre anni hanno perso molti soldi. Per quanto riguarda il montepremi offerto ai giocatori, siamo molto lontani dagli importi annunciati all’inizio. E infine, sento che l’interesse sportivo per la competizione è scomparso“.
    Ci sono vie di fuga? Moretton resta vago, insiste sul ruolo guida degli Slam nel tennis, visto che la ITF si è di fatto chinata ai dollari (almeno promessi) da Pique: “Insieme agli altri Grandi Slam, stiamo consolidando la nostra posizione in molti ambiti, e in un certo senso pensiamo anche alla Coppa Davis. Ad un certo punto deve esserci qualcuno che protegga il tennis. In teoria questo dovrebbe essere il ruolo dell’ITF, ma c’è un’enorme differenza tra prendersi cura dell’aspetto dello sviluppo della pratica del tennis e gestire alcuni aspetti del tennis professionistico. I Grandi Slam sono strutturati, ci sono investitori pronti a buttarsi dentro, e abbiamo un’istituzione nel mezzo che sta facendo passi da gigante…”.
    Che i quattro Slam possano decidere di proporsi per rilanciare la Davis con un altro formato? Forse non è utopia, ma di sicuro servirà anche il supporto dell’ATP, che in questa fase storica è in piena espansione con i Masters 1000 (come accadrà dall’anno prossimo con Roma e Madrid su 11 giorni), e quindi il calendario sarà ancor più intenso e intricato. LEGGI TUTTO

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    La Federazione francese lancia la “Roland Garros Pro Series”, partnership con altri tornei su terra

    La FFT (Federazione francese di tennis) ha appena comunicato il lancio di un nuovo progetto “Roland-Garros Pro Series”, una nuova partnership strategica tra Roland-Garros e vari tornei internazionali, sia WTA che ATP, giocati su terra battuta, con l’obiettivo di rafforzare la forza della stagione su terra e la pratica del gioco sul “rosso”.
    Da alcuni anni la FFT ha lanciato diverse iniziative in Francia e all’estero, come la certificazione “Roland-Garros Club” o “Roland-Garros Junior Wild Card Series di Oppo”, con l’obiettivo di incoraggiare il gioco sulla superficie emblematica del Grande Slam parigino. Con la creazione della “Roland-Garros Pro Series”, la FFT riafferma le sue ambizioni internazionali, volendo diventare ancor più traino per rafforzare la stagione tennistica sul rosso, aiutando con il proprio brand ed esperienza tecnica e commerciale. Tuttavia, a differenza della US Open series, i tornei aderenti non si svolgeranno appena prima dello Slam parigino, e al momento non si parla un tour che assegna prize money extra con i risultati raggiunti negli eventi aderenti, quindi siamo ancora lontani dal concetto (e forza) della “Leg” americana estiva. Hanno aderito all’iniziativa l’Argentina Open (ATP 250), il Rio Open (ATP 500 in Brasile) che si svolgono abitualmente dopo l’Australian Open; presenti anche il Barcelona Open Banc Sabadell (ATP 500), l’Open Parc Auvergne-Rhône-Alpes (ATP 250), l’Internationaux de Strasbourg (WTA). Il culmine della Series è ovviamente il Roland Garros.

    Questa iniziativa consentirà ai tornei membri di condividere apertamente competenze e organizzazione, innovazioni digitali, contenuti editoriali e persino organizzare eventi congiunti.
    “Con la Roland-Garros Pro Series, la FFT ha creato una nuova pietra miliare nella promozione del tennis su terra battuta. Con 165 club affiliati alla FFT in Francia per il tennis amatoriale, stiamo stringendo forti legami con il tennis professionistico. Stiamo adempiendo al nostro ruolo di campionato mondiale su terra battuta”, ha affermato Bernard Giudicelli, Presidente della FFT. Il testimonial di questa nuova iniziativa è Gustavo “Guga” Kuerten, indimenticato campione brasiliano, tre volte campione del Roland-Garros. Kuerten ha dichiarato: “Il campo in terra battuta è sinonimo di emozioni, grandi battaglie e il potere di superare gli ostacoli, circondato da credenze, speranze e passione. Ecco perché amo la terra, soprattutto al Roland-Garros. Sostengo la partnership Roland-Garros Pro Series tra Roland-Garros e tornei ATP e WTA sulla terra battuta, credo che tutti questi sforzi siano importanti per condividere esperienze tra i grandi tornei che ispirano le persone di tutto il mondo”.
    In questo lancio si parla di creare una unione per condividere esperienza, manageralità, continuti digital, ecc. Ma forse la vera sfida per questa iniziativa sarebbe quella di iniziare un percorso economico-commerciale, per cercare di raccogliere sponsor anche per i tornei “minori” con il traino del marchio Roland Garros. Lo scorso marzo abbiamo scritto di come i tornei in America Latina siano in chiara difficoltà economica, e abbiano lanciato un appello all’ATP per trovare sostegno e riuscire a portare i migliori giocatori – e quindi sponsor – nei loro tornei. L’appello sembra sia stato raccolto soprattutto a Parigi, ma vedremo se questa iniziativa avrà la forza per spingere davvero una crescita del tennis Pro su terra, o se il progetto resterà solo nell’ambito della pura promozione.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO