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    Scomparso a 53 anni Andrea Merloni, ex presidente Benelli

    Andrea Merloni, ex presidente di Benelli, è morto a soli 53 anni. Un addio molto sofferto per il mondo delle due ruote e per lo storico Marchio italiano. Ancora non ci sono notizie ufficiali sulla causa del decesso, ma è l’arresto cardiaco l’ipotesi più accreditata. 
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    Con Benelli dal 1995

    Andrea era uno dei figli di Vittorio Merloni, noto imprenditore e presidente della Indesit Company. Carica che ricoprì fino al 2010, anno in cui cedette la presidenza proprio al figlio.La strade di Andrea Merloni con quelle della Benelli, però, iniziarono ad incrociarsi già da molto prima del suo ingresso in Indesit. Nel 1988, infatti, la Casa pesarese iniziò a subire grandi stravolgimenti economici nonostante l’ingresso dell’industriale Giancarlo Selci, che rilevò la società nel 1989. Il nuovo proprietario, senza poter investire molto, riuscì a tenere a galla la società, proponendo sul mercato ciclomotori di bassa cilindrata, come il Devil e lo Scooty.
    Ma, nonostante gli sforzi, in Benelli non si respirava una buona aria. Fu proprio in questo scenario, che Andrea Merloni iniziò il suo interessamento per la storica Casa italiana e già nel 1995 a salire in sella alla Benelli fu il gruppo Merloni guidato da Andrea, che ne rilevò il pacchetto di maggioranza.
    Il rilancio del Marchio
    Andrea è sempre stato animato da una fortissima passione per le moto. Ha gareggiato nel cross, per poi passare sull’asfalto nel campionato di Superbike sia come pilota, che come Team Manager. Proprio la sua vena motociclistica fu una vera e propria benedizione per Benelli, che riuscì a rilanciarsi sul mercato grazie alle idee dell’imprenditore romano di origini marchigiane. Nacquero, così, nuovamente progetti ambiziosi, tra cui vari modelli di scooter e diversi modelli di motociclette con cilindrata superiore, come: Tornando(una tre cilindri 900 cc che scenderà in pista anche in SBK) e la TnT.
    Ma, nonostante il periodo di nuovo brillante, lo spettro della crisi torna a farsi sentire e nel dicembre del 2005 la Benelli diventa proprietà del gruppo Qianjiang, una corporation cinese capace di sviluppare una produzione quasi impensabile. Finisce in questo modo l’esperienza di Andrea Merloni come Presidente della Benelli, che oggi a pensarci ci ha lasciato forse troppo presto.
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    Yamaha MT-09 SP 2021: nuda e aggressiva

    Modifiche al motore e al telaio, un design che conferisce un aspetto aggressivo: la MT-09 che uscirà nel 2021 è la Hyper Naked per eccellenza in Casa Yamaha. La versione SP, come da tradizione, alza ulteriormente l’asticella offrendo caratteritiche di guida ancora più esaltanti grazie a modiche ben mirate.
    Yamaha MT-09 SP: ecco le novità per il 2021
    Rispetto alla sorella “standard” ecco nuove sospensioni, con la forcella Kayaba pluri regolabile da 41 mm dotata di riporto DLC sugli steli e mono posteriore Öhlins, nuovi colori derivati dalla livrea utiilizzata sulla M1, e affinamenti al look con forcellone in alluminio, ora spazzolato, e sella in tinta e dotata di nuove doppie cuciture. Inoltre abbiamo manubrio e le leve nere dark black anodizzate, i serbatoi del liquido freni in colorazione fumé e la corona dark black.
    Il motore conferma l’upgrade visto per la “standard”: il CP3, ora Euro5 vede la cilindrata che cresce a 899 cc e potenza di 119 CV. Cala il peso comlessivo che ora si attesta sui 189 Kg in ordine di marcia. Novità riguarda l’adozione di un sistema di cruise control con possibilità di arrivarlo da 50 km/h e a partire dalla quarta marcia. Dopo aver impostato la velocità, è possibile aumentarla di 2 km/h con tocchi singoli dell’interruttore, oppure in modo costante tenendolo premuto.

    Caratteristiche specifiche SP     
    – Colori dedicati “Icon Performance” ispirati alla YZF-R1M- Regolatore di velocità- Forcella premium KYB- Ammortizzatore Öhlins- Sella con cuciture doppie- Forcellone in alluminio spazzolato- Leve e manubrio neri anodizzati, corona in tinta nera- Serbatoi del liquido freni anteriori e posteriori fumé trasparenti
    Multe e due ruote: ecco le infrazioni più frequenti tra i motociclisti LEGGI TUTTO

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    Tommaso Omobono Tenni: il Diavolo Nero e la sua leggenda

    Vincere è probabilmente la cosa che per un pilota conta più di tutto. Ma per Tommaso Omobono Tenni da Tirano sembrava ci fosse altro: la sua unica, vera, aspirazione nella vita era infatti andare forte in moto. Sempre più forte. In una folle corsa contro se stesso e i propri limiti, dove l’unica cosa che contava per davvero erano la velocità – pura, assoluta, sconsiderata – e un coraggio spinto ai confini estremi.
    Quello sguardo attonito del pubblico…
    Come quando, nel 1933, scatenato sul circuito Littorio di Roma in occasione del “Trofeo della Velocità”, schiantò a terra rovinosamente, mentre spingeva la sua Guzzi oltre ogni limite. Una botta micidiale che avrebbe steso un toro. Eppure – come raccontano le cronache dell’epoca – Tenni, benché malconcio, si rialzò e incurante del dolore, corse a riprendere la moto sotto lo sguardo attonito del pubblico. Alla fine, solo un guasto meccanico gli impedì di riprendere la gara.
    Obiettivo Tourist Trophy
    Ma fu nel 1937 che tutta la tempra di Tommaso Omobono Tenni venne fuori come cuoio duro. Mancavano 3 mesi alla trasferta al Tourist Trophy sull’isola di Man e l’allenamento era serratissimo. Tommaso scalava in moto a folle velocità i tornanti del Lario quando all’improvviso un carretto trainato da un asino gli si parò davanti. Fu uno scontro micidiale: una gamba fratturata ma soprattutto due dita del piede troncate di netto. Impassibile, senza batter ciglio, si racconta che il campione di Tirano le abbia raccolte e avvolse con cura in un fazzoletto, confidando nella possibilità che i medici dell’ospedale di Como gliele potessero ricucire.
    TT, il pensiero fisso
    La sua sola preoccupazione, la sua unica urgenza, era di non poter correre la gara sull’Isola di Man, alla cui vittoria aveva dovuto rinunciare due anni prima, beffato dalla nebbia e dall’incrocio di traiettoria con un corvo. Le dita rimasero mozze ma al via, Omobono Tenni, ci si presentò lo stesso.
    L’inizio della leggenda
     “Le notizie che mi pervengono da ogni zona del circuito concordano su un solo punto: Tenni sta curvando con pazzo abbandono, creando dubbi sul fatto che egli possa finire la gara in un pezzo solo”. Era l’inizio della leggenda di The Black Devil – il Diavolo Nero – il primo pilota non inglese che fu capace di vincere all’Isola di Man. Un italiano, sprezzante del pericolo e con due dita del piede mozzate.
    Uno dei piloti più forti della storia
    Coraggio. Genio. Follia. Le 239 gare corse all’inizio del secolo scorso da Tommaso Omobono Tenni – molte vinte e la maggior parte vissute da protagonista – rappresentano un numero davvero elevato, se rapportate a quell’epoca. Una carriera incredibile, un’epopea entusiasmante, che si interruppe purtroppo drammaticamente il 1° luglio del 1948, all’altezza della curva Eymatt del circuito di Berna, dove una Moto Guzzi fuori controllo, lanciata a forte velocità, andò letteralmente in frantumi. Termina così la vita di uno dei piloti più forti mai visti in sella ad una moto… forse il più forte di sempre. LEGGI TUTTO

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    Ducati Streetfighter V4 S 2021, Euro5 e nuova colorazione Dark Stealth

    Interessanti novità per la Ducati Streetfighter V4 S. La versione 2021, infatti, si arricchisce della nuova colorazione Dark Stealth e dell’omologazione Euro5 e sarà disponibile nei concessionari da novembre. L’aggiornamento sugli standard di emissioni, però, interessa non solo la naked ma tutti i modelli della gamma Ducati Streetfighter V4.
    Ducati, pre ordini record per Streetfighter V4 e vendite in aumento nel 2019
    Nero opaco

    Come definire lo Streetfighter V4 S? La descrizione perfetta arriva direttamente da Ducati: “la Panigale V4 spogliata delle carene”. La naked di Bordo Panigale ha il manubrio alto e largo e pesa 178 kg. A spingerla il Desmosedici Stradale 1.100 cc che eroga 208 CV, troviamo anche ali biplano e un modernissimo pacchetto elettronico. La novità per il 2021 si chiama Dark Stealth, colorazione nero opaco in grado di far risaltare il lato più aggressivo della naked.
    Aggiornamento agli standard di emissioni

    L’altra novità, come anticipato, è l’omologazione Euro5 che verrà estesa a tutti i modelli della gamma Ducati Streetfighter V4. L’aggiornamento agli standard di emissioni, però, non ha modificato i valori di potenza e coppia della V4 ma li ha solo riposizionati a regimi di rotazione differenti. La naked eroga una potenza di 208 CV (153 kW) a 13.000 giri/minuto (250 giri più in alto rispetto alla versione Euro4) e una coppia di 12,5 Kgm (123 Nm) a 9.500 giri/minuto (2.000 giri/minuto più in basso dell’Euro4). Le modifiche ci sono state alla linea di scarico del Desmosedici Stradale e alla calibrazione motore, ritocchi necessari per rispettare il nuovo standard europeo sulle emissioni inquinanti. Cambiamenti anche per il silenziatore che, immutato nell’aspetto, utilizza catalizzatori maggiorati (+10 mm di lunghezza) e ha una nuova tecnologia di impregnazione dei metalli nobili (fondamentali per massimizzare la capacità di convertire i gas inquinanti). LEGGI TUTTO

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    Moto dei Miti: a Padova la storia de “l'uomo che ha sconfitto i giganti”

    Davide contro Golia. Dal 22 a 25 ottobre 2020, il Salone Auto e Moto d’Epoca di Padova rende onore a Genesio Bevilacqua, imprenditore laziale e patron dell’Althea Racing, la scuderia indipendente che ha saputo tenere testa alle più grandi Case motociclistiche, laureandosi campione del mondo per cinque volte, con un titolo nella Superbike con Carlos Checa (l’ultimo tra le derivate di serie per la Casa bolognese), due titoli nella Superstock e due nel Campionato riservato ai costruttori.
    TRA MOTO E CAMPIONI
    Lo fa con la mostra “L’uomo che ha sconfitto i giganti”, che celebra le imprese motoristiche di Bevilacqua nello spazio espositivo “Moto dei Miti” di Civita Castellana (VT), voluto da Bevilacqua stesso per organizzare eventi legati alle due ruote. La collezione varia tra le moto di personaggi come Paolo Pileri, maestro e ispiratore delle imprese di Bevilacqua, fino a nomi storici come Lucchinelli, Stoner, Capirossi e altri campioni del mondo, ma anche modelli che hanno scritto pagine fondamentali dell’ingegno motoristico e motociclistico italiano, in alcuni casi dei veri e propri pezzi unici. Il tutto, contornato da libri tematici, foto e filmati di repertorio, trofei, tute e caschi appartenuti ai piloti che hanno guidato quelle moto.

    Per farvi venire l’acquolina in bocca: qualora vi rechiate al Salone di Padova, troverete, tra le altre, moto come la Suzuki RG 500 XR 40 di Lucchinelli, la Ducati GP06 di Capirossi, la GP07 di Casey Stoner campione del mondo 2007 e la Ducati 1098 F08 “Australian Flag” (tributo per l’addio alle corse di Troy Bayliss), moto campione del mondo nel 2008. Tra gli ospiti attesi, anche i piloti campioni del mondo Mario Lega e Virginio Ferrari, l’ingegner Jan Witteveen – progettista pluricampione del mondo e “padre” dei motori 2T -, e il team manager Roberto Gallina, campione del mondo nella classe 500 con la Suzuki nel 1981 e 1982. LEGGI TUTTO

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    Monopattini elettrici, la mascherina diventa obbligatoria

    Le attività sportive hanno necessariamente richiesto ampio spazio tra i contenuti del nuovo DPCM approvato nelle scorse ore dal Governo. C’era attesa infatti, tra gli appassionati e i praticanti, per conoscere quali discipline avessero richiesto l’uso della mascherina e quali no. La novità più interessante, dal punto di vista delle due ruote, è che il monopattino elettrico non ha lo stesso status della bicicletta: per salire sul mezzo green, quindi, bisognerà obbligatoriamente indossare la mascherina.
    Monopattini elettrici, pericolo o nuova mobilità? Il confronto
    Monopattino e bicicletta: ecco la differenza
    Coloro che vanno in bicicletta sono esentati dall’indossare la mascherina. Lo ha specificato il capo di gabinetto Bruno Frattasi e le nuove normative disposte dal Viminale, che affermano come dall’obbligo di utilizzo della mascherina “non vanno ricomprese alcune attività svolte all’aperto che, in ragione del loro particolare dispendio energetico, sono invece riconducibili all’attività sportiva e, quindi, parimenti esentate come jogging, footing, trekking, nordic walking o altre forme di camminata sportiva potranno continuare a svolgersi senza utilizzo della mascherina, purché ciò avvenga in condizioni tali da garantire il rispetto della distanza interpersonale di almeno due metri. Sono esentati dall’obbligo di indossare la mascherina i conducenti di biciclette, anche a ‘pedalata assistita’, per i quali ricorrono, dato l’impegno fisico richiesto dall’uso del mezzo, condizioni non dissimili”.

    Chi pensava che il monopattino potesse essere considerato alla pari della bici, si è così dovuto ricredere. D’ora in poi, quindi, color che vorranno viaggiare sul monopattino elettrico dovrà obbligatoriamente indossare la mascherina. LEGGI TUTTO