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    Le delusioni della stagione maschile 2022

    Daniil Medvedev, da n.2 a n.7 di fine anno

    Carlos Alcaraz, Rafael Nadal, Novak Djokovic. Questo il podio dei migliori giocatori del 2022. È indubbio che i tre grandi protagonisti della stagione appena andata in archivio sono il fenomenale nuovo n.1 al mondo, l’inossidabile campione maiorchino arrivato a 22 Slam e il serbo, che pur giocando “poco” per i noti problemi ha dominato Wimbledon e chiuso la stagione da vincitore alle Finals. Non è questo tuttavia l’approfondimento sui tre leader stagionali e su chi sia stato il migliore dei tre. Puntiamo invece la lente sulle delusioni del 2022, i giocatori che rispetto al proprio potenziale non hanno convinto, giocando al di sotto delle attese con poche vittorie, magari perdendo pure posizioni nel ranking ATP di fine anno rispetto allo scorso gennaio. Purtroppo anche nel 2022 ne troviamo diversi, e di importanti.

    Daniil Medvedev
    Può forse sembrare ingeneroso mettere in cima alla lista delle delusioni uno che ha toccato la prima posizione del ranking mondiale nella stagione, ma considerare positiva l’annata di Daniil Medvedev sarebbe un’offesa al suo talento e potenziale. Ha vinto due tornei, Vienna e Los Cabos, ma in questi eventi non ha affrontato nemmeno un top10. Qua casca l’asino… Il moscovita infatti quest’anno contro i migliori ha stentato assai. A parte l’Australian Open di gennaio, non ha più battuto uno tra i migliori 10 al mondo per il resto della stagione. Ha giocato un Roland Garros e soprattutto un US Open modesto, a chiusura di un’estate sul cemento nord americano mediocre, assai al di sotto delle aspettative. Ha delle scusanti: il problema alla schiena con la piccola operazione, e pure il non aver potuto giocare a Wimbledon per le note faccende belliche. Tuttavia la sensazione è che qualcosa in lui si sia rotto o almeno guastato con la terribile sconfitta agli Australian Open in finale, rimontato da Nadal. Daniil aveva la partita in pugno, saldamente al comando. È stato a una manciata di game dal secondo Slam in carriera. Per un suo momento di distrazione/follia nel terzo set ha avuto un calo, ha rimesso in corsa l’altro, e se lo trascini alla lotta feroce punto su punto, non lo batti più. Quel tarlo gli è rimasto, perché troppe volte in stagione, anche contro avversari assai meno quotati e attrezzati, nella lotta si è perso. Esempio lampante le sue ATP Finals: indoor il suo tennis fa faville, a Torino lo scorso novembre ha perso i suoi tre match, lotte, occasioni buttate. Poche volte è rimasto focalizzato sul proprio servizio, spesso è sembrato anche confuso su come giocare. Molti avversari hanno capito come giocargli contro, ma Daniil c’ha messo certamente del suo, non ottenendo assolutamente risultati in linea con il suo valore. Chiude il 2022 da n.7, l’aveva iniziato da n.2.

    Denis Shapovalov
    Niente di nuovo sul fronte canadese. E pensare che a Melbourne aveva illuso, con un torneo finalmente di una certa consistenza. Nessuna novità tecnica, fuochi d’artificio a go go, ma meno pallate sparacchiate via e una prima di servizio più continua. Aveva vinto battaglie nei primi turni e brillato contro Zverev negli ottavi, quindi ha ceduto contro Nadal in cinque tirati set nei quarti. Si ipotizzava un passo in avanti. Ennesima delusione. Shapo “Sciupovalov” ha ricominciato ad avvitarsi su stesso, perdendo alcune partite incredibili (vedi la semifinale a Dubai vs. Vesely, o contro Harris a Miami) e continuando a restare nel limbo del talento inespresso. Eccetto l’interessante parentesi di Roma (quarti di finale), dalla primavera all’estate ha inanellato una serie terribile di sconfitte, incluse quelle dolorose a Wimbledon (aveva fatto semifinale nel 2021) e al suo open del Canada, dove ha ceduto di schianto contro De Minaur. Dopo un match durissimo perso a New York contro Rublev (altro psicodramma, per entrambi), è volato in Asia dove ha ritrovato un barlume di efficacia, sprecando a Seoul la chance di vincere il secondo titolo in carriera, superato da un Nishioka che ha avuto solo il merito di tenerla in campo e lasciar sbagliare l’altro. A Vienna è tornato in finale, stavolta battuto da un discreto Medvedev. Shapovalov va per i 24 anni, ma di passi in avanti dal punto di vista mentale, della gestione dello stress nel match e della lucidità in campo non se ne vedono. I rivali corrono, il rischio è quello di restare solo il miglior highlights-maker del tour.

    Sebastian Korda
    Se non ci fosse stato il mese di ottobre, la sua stagione sarebbe stata davvero grigia e negativa. L’avevamo apprezzato alle NextGen Finals 2021 battagliare a viso aperto contro la “furia” Alcaraz, portando in campo un tennis di un’eleganza superiore. L’eleganza è rimasta, ma la consistenza? Il figlio di Petr promette molto, ma nel 2022 ha stentato terribilmente nel fare un salto di qualità, più agonistico che tecnico. Non gli manca molto, alla palla del “tu”, serve bene, forse la risposta è ancora non al livello del resto del suo bagaglio di gioco, ma è soprattutto nelle fasi caldi che “Sebi” è mancato. Ha perso troppe volte nel terzo set, troppi tiebreak, subendo più la personalità dei rivali che il loro gioco. Questo è un aspetto cruciale, che pone seri dubbi sulla sua futura evoluzione. Il lato agonistico non è per niente facile da allenare. Mentre “Shapo” scappa dalla lotta tirando a tutta e non pensando affatto, forse Korda pensa fin troppo ma diventa lento e attendista, e questo lo pone in condizione perdente contro avversari volitivi. È ancora giovane come tennis, quella 2022 è stata la sua prima vera annata completa sul tour, ma c’erano ben altre attese su di lui, come su Jenson Brooksy, altro statunitense che rientra a pieno tra le delusioni del 2022 con motivazioni piuttosto simili. Broosky si è scontrato contro avversari che non si sono fatti incantare dai suoi giochi di prestigio; Korda invece è mancato nell’imporre la sua personalità.

    Alsan Karatsev
    Il “ciclone” russo dopo un 2021 straordinario, soprattutto nella prima parte dell’anno, nel 2022 si è come eclissato, perdendo quella furia e intensità che l’avevano issato tra i migliori 15 al mondo. Ha toccato a febbraio il proprio best (14), forte di un successo a Sydney nella sua “amata” Australia, poi si è perso per strada, inanellando una quindicina di tornei di fila con sconfitte al primo o secondo turno. Tanti errori non forzati, servizio meno stabile, quel tennista che ti travolgeva con una velocità di piedi pazzesca e colpi a tratti straordinari è rimasto un ricordo. Ha chiuso l’anno con sole 17 vittorie e 29 sconfitte, al n.59. Se perderà i 250 punti di Sydney a inizio 2023 con un pessimo risultato uscirà addirittura dai 100. Possibile che la sua pazzesca annata 2021 resti quella della classica meteora. Peccato, perché di tennis ne ha mostrato, e anche parecchio.

    Cristian Garin
    Il 26enne cileno è stato uno dei “gamberi” del 2022: iniziato l’anno da n.17 (il suo best ranking) ha chiuso la stagione al n.85. È stato pure sfortunato, poiché il suo miglior torneo è stato Wimbledon (quarti, battuto da Kyrgios), quindi non ha ottenuto i punti conquistati sul campo per la nota questione legata ai tennisti russi e la ritorsione dell’ATP contro i Championships. Ha giocato non al meglio sull’amato rosso, alternando qualche buona prestazione e momenti di vuoto. Si era pure preso qualche settimana di pausa perché totalmente deluso dal proprio livello di gioco. Non è un campione, ma un tennista solido, uno che devi battere. Nel 2022 sembra aver perso la convinzione nei propri mezzi.

    Ugo Humbert
    9 vittorie e 21 sconfitte, passando dal n.35 di inizio stagione all’attuale n.86. Questo il magrissimo bottino del mancino di Metz, che nell’anno dei suoi 24 aspettavamo a ben altri risultati dopo la buona crescita mostrata nella scorsa stagione. Ha un tennis complicato, leggero, non può prescindere dal miglior servizio e da tanta fiducia per rischiare le sue giocate. Pare proprio averla persa per strada, vista la brutta serie di sconfitte nelle quali è incappato. Fino a Wimbledon non aveva mai vinto due partite di fila… Proprio sui prati più nobili si è preso almeno la soddisfazione di battere Ruud. È rimasta la sua unica gioia fino a settembre, quando ha vinto al Challenger di Rennes, dove tuttavia il miglior avversario sconfitto era il n,150 al mondo (l’olandese Brouwer). Davvero una miseria per un tennista estaticamente delizioso e con un certo talento.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Medvedev spiega il contratto con il suo coach e guarda al futuro

    Daniil Medvedev nella foto – Foto Getty Images

    Nonostante abbia raggiunto la vetta della classifica, Daniil Medvedev ha avuto un anno piuttosto irregolare in termini di risultati e ha chiuso la stagione al settimo posto. Il russo lavora con l’allenatore Gilles Cervara da diversi anni e, in un’intervista, Medvedev ha rivelato come è nata questa collaborazione.
    COME È INIZIATO IL TUTTONon è stato facile chiederglielo, non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione. Ricordo quel periodo come un momento in cui stavo crescendo come uomo, in cui finalmente prendevo delle decisioni. Prima non ero troppo responsabile delle mie azioni, c’era sempre qualcuno che decideva per me. I miei allenatori, i miei genitori, i miei insegnanti. In quella seduta eravamo solo in due e gli chiesi se voleva lavorare con me l’anno successivo, per lavorare insieme e vedere se funzionava il tutto.
    2022 IRREGOLARE MA NESSUN CAMBIO DI COACHCome in tutte le professioni, abbiamo un contratto con clausole che si occupano di provvedere alle cose e questo contratto prevede che lavoriamo insieme anno per anni, ma su base rinnovabile. È sempre stato facile rinnovare. Ed ovvio che continueremo insieme. La stagione non è stata così buona, ma nemmeno così male. Sento che insieme possiamo ancora migliorare io come giocatore e lui come allenatore. A Torino, alle Finals, ho servito due volte per vincere e ho perso tre volte nella fase a gironi per 7-6 al terzo set. Ma sono stati tre incontri di alto livello. Non dipende da Gilles, devo fare io meglio. Stiamo lavorando bene, e questo alla fine ci ripagherà. LEGGI TUTTO

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    Mouratoglou: “Avremo alcune stagioni interessanti, nessuno sarà in grado di dominare”

    Patrick Mouratoglou

    Patrick Mouratoglou, noto coach francese, ipotizza un futuro prossimo assai incerto nel tennis maschile di vertice, ricco di sorprese e grandi battaglie. A suo dire nemmeno il fenomenale Alcaraz ammirato quest’anno sarà in grado di dominare il tour, e dovrà vedersela sia con la generazione di Medvedev e i suoi coetanei, con i più giovani come Rune e Sinner, ma ancora con gli ultimi colpi in canna di Djokovic e Nadal.
    “Non credo che la generazione di Tsitsipas, Medvedev e gli altri ragazzi sarà completamente cancellata, non penso che la nuova generazione di Holger (Rune), Alcaraz e Sinner e così sarà l’unica a vincere i tornei dello Slam”, afferma il coach. “Penso che ci sarà una grande lotta tra due generazioni in futuro. Nessuna generazione – e ce ne sono state così tante – è mai riuscita a far fuori Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic. Nessuno. Sono i tre più grandi di tutti i tempi. Questo non si ripeterà a breve”.
    Continua il coach part-time di Tsitsipas e Rune: “Ora è un momento molto interessante perché nessuno è dominante. I grandi vecchi non stanno giocando così tanti tornei, c’è una nuova generazione già vincente (Medvedev, Rublev, Tsitsipas, Zverev, ecc) e c’è una seconda nuova generazione già pronta, quella di Holger, Carlos Alcaraz, Felix Auger-Aliassime, Jannik Sinner. Sono due generazioni diverse che giocheranno l’una contro l’altra per molti anni, proveranno a vincere i tornei dello Slam e questo rende il prossimo futuro ricco di aspettative e interessante. La nuova generazione è migliore di quella meno nuova? Non lo so, lo vedremo”.
    I migliori della generazione “di mezzo” quest’anno hanno fallito nel vincere tornei dello Slam. Ecco la spiegazione di Mouratoglou: “In parte sono stati sfortunati, dovevano ancora affrontare il grande Rafa e il grande Novak e hanno perso molto contro di loro, sconfitte che hanno danneggiato la loro fiducia. La generazione più giovane, Holger e Alcaraz, per il momento non ha dovuto affrontare questo, quindi hanno ancora la convinzione di poter fare qualsiasi cosa, questa per loro è una grande risorsa. Il prossimo anno dovranno sfidare anche i grandi vecchi, vedremo cosa succederà”. LEGGI TUTTO

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    Medvedev: “ATP Finals? Mai come quest’anno tutti possono vincere”

    Daniil Medvedev, campione al Master 2020

    Sta per scattare la seconda edizione torinese delle ATP Finals. Secondo il russo Daniil Medvedev, l’edizione 2022 è apertissima, a suo dire tutti i partecipanti hanno reali chance di alzare l’ultimo trofeo stagionale in singolare. Ecco le parole del campione del torneo 2020, l’ultima edizione disputata a Londra.
    “Chi è favorito? Non credo ci sia una risposta a questa domanda. Alle Nitto ATP Finals non c’è mai un giocatore superiore agli altri, e quest’anno in particolare, tutti i tennisti lo sono contemporaneamente. Ci sono i migliori otto tennisti e non si sa mai chi arriva in una forma fisica o mentale migliore all’ultimo torneo dell’anno. Ciascuno di noi otto può vincere, perché ci sono solo giocatori di alta qualità. Magari possono esserci delle sorprese dalla prima partita, che allo stesso tempo non sarebbero nemmeno sorprese visto il livello altissimo dei partecipanti. Dal mio punto di vista siamo tutti favoriti”.
    Il ricordo del suo successo nel 2020 è ancora vivo: “È stato incredibile perché è stato un anno strano a causa del coronavirus. Non giocavamo da tempo. Ho affrontato Rafa, che è arrivato a servire per vincere la partita, e Dominic – che ho battuto in finale – aveva iniziato il match in modo incredibile. Per fortuna sono riuscito ad alzare il livello e batterlo”, ricorda Medvedev.
    Anche Felix Auger-Aliassime è felicissimo per la sua prima qualificazione, ottenuta con un finale di stagione fantastico. “Una cosa è credere nel tuo processo e nel tuo lavoro, ma un’altra è accettare la sfida e vincerla. Ero un po’ con le spalle al muro dopo gli US Open per qualificarmi, c’erano altri ragazzi che erano grandi contendenti e in posizioni migliori della mia. Dare tutto come ho fatto è stata una dimostrazione di carattere e forza mentale, per andare avanti e fare del mio meglio per qualificarmi qui. Oggi posso dire ce l’ho fatta. Spero che questa sia solo la prima volta”. LEGGI TUTTO