Nba, dure regole anti-Covid: ecco il protocollo per i non vaccinati
L’Nba è alle porte e si mobilita per essere pronta ad affrontare e contrastare i cestisti che non hanno intenzione di sottoporsi al ciclo vaccinale. Il massimo campionato statunitense si annuncia già particolarmente vincolante e, secondo i media statunitensi in possesso della memoria del procedimento, si sta cercando di finalizzare un protocollo sanitario molto rigido, in accordo anche con i sindacati dei giocatori. I giocatori che non vogliono immunizzarsi rappresentano circa il 10% del totale e saranno soggetti alle stesse restrizioni in vigore per gran parte della passata stagione, prima che il vaccino anti Covid-19 fosse disponibile.
Le dure regole per i non vaccinati
Il tema vaccinazione è al centro del dibattito in Nba e riguarda una cinquantina di giocatori tra cui le stelle Kyrie Irving (Brooklyn) e Bradley Beal (Washington). A lungo scettico, LeBron James, superstar dei Lakers, ha rivelato di essere stato vaccinato rifiutandosi però di incoraggiare le persone a fare lo stesso perché crede che “non sia (il suo) lavoro”. I giocatori che non hanno quindi aderito al ciclo vaccinale dovranno sottoporsi a test quotidiani durante le giornate di allenamento, di viaggio e delle partite, a differenza del personale vaccinato e cosiddetto di ‘livello 1’, cioè allenatori e staff che lavorano regolarmente a meno di 4,5 metri di giocatori e arbitri e che sono, inoltre, obbligati a vaccinarsi. Alle persone non vaccinate sarà vietato mangiare nella stessa stanza di un altro giocatore o membro dello staff di ‘livello 1’ e dovranno stare ad almeno due metri da qualsiasi altra person. In aggiunta, verrà assegnato loro un armadietto il più lontano possibile da quelli degli altri compagni di squadra. LEGGI TUTTO