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    Basket, botta e risposta tra Olimpia e Virtus. Tortona non molla

    Nessuna sorpresa dalla 19ª giornata di Serie A, che vede ancora una volta vittorioso il trio di testa per le immutate posizioni in classifica: Olimpia Milano e Virtus Bologna restano al comando, sempre però seguite da vicino da Tortona, terza forza del campionato in questa regular season. LEGGI TUTTO

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    Basket, Banks trascina Treviso: Napoli battuta in volata

    TREVISO – Nel 19° turno di Serie A Treviso si porta a casa lo scontro diretto per allontanare la zona retrocessione e rilanciarsi in chiave playoff contro Napoli. La NutriBullet si impone in volata sulla GeVi al termine di una gara molto intensa, soprattutto nel finale. I padroni di casa scappano sul 42-31 al 20° minuto, riescono a mantenere il vantaggio nel terzo prima di un ultimo quarto combattutissimo. Banks prende il controllo e un jumper di Zanelli sigla il +12 casalingo. Una reazione di orgoglio di Michineau e Howard, tuttavia, accorcia le distanze sul 78-73 dopo il gioco da tre punti del numero 1 a meno di 3’ dalla fine. La super risalita dei campani impatta la partita grazie a liberi e a una bomba di Stewart ma poi la GeVi fallisce l’opportunità del sorpasso, lasciando così a Banks (chiuderà con 21 punti) il tiro libero e l’appoggio del +4 a 52” dalla fine. Una penetrazione di Howard accorcia subito le distanze ma poi Young non riesce a pareggiare di nuovo i conti e Faggian firma il libero dell’83-80 con ancora 20” da giocare. Sempre Young accorcia dalla lunetta, Banks risponde a cronometro fermo e poi Young fallisce la preghiera finale da lontano. Finisce 85-82. LEGGI TUTTO

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    Rivoluzione NBA, Bucks e Suns vincenti

    La fase finale del mercato Nba ha regalato faville, colpi di scena, trasferimenti che possono segnare un’epoca. Ogni riferimento a Kevin Durant nei Phoenix è puramente voluto. Il passaggio dai Nets ai Suns di uno dei migliori giocatori di sempre fa sì che la franchigia dell’Arizona diventi in automatico molto più di una contendente per il titolo. Il dubbio è legato a quanto tempo sia necessario per trovare la quadra in campo tra Durant, Chris Paul, Devin Booker e DeAndre Ayton. Coach Monty Williams si è detto entusiasta – avesse dichiarato il contrario ci sarebbe da chiamare di corsa la neuro – e ha definito KD una scossa per tutto l’ambiente, ben sapendo che ora la responsabilità più grande è sulle sue spalle. LEGGI TUTTO

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    Kobe Bryant, la maglia all’asta stabilisce un record incredibile: il costo è stellare

    LOS ANGELES (Stati Uniti) – Una vendita da record, o quasi. Una maglia autografata da Kobe Bryant e indossata nella stagione 2007-08 – è stata venduta all’asta da Sotheby’s per 5.849.700 dollari, poco meno di 5,5 milioni di euro. Si tratta della seconda cifra più alta mai pagata per una maglia di un giocatore di basket. Il primato assoluto spetta alla canotta di Michael Jordan in gara 1 delle Finals Nba 1998, battuta all’asta lo scorso settembre per 10 milioni di dollari.
    Maradona, il valore assoluto
    Nella classifica assoluta, fra Jordan e Bryant primeggia il fuoriclasse argentino Diego Armando Maradona: la maglia dell’Argentina dell’ex Pibe de Oro indossata ai Mondiali del 1986 per la sfida con l’Inghilterra – quella della Mano de Dios – lo scorso maggio era stata venduta per 9,28 milioni di dollari. La canotta di Bryant venduta da Sotheby’s era stata indossata dal campione dei Lakers il 7 maggio 2008 allo Staples Center quando ebbe modo di ricevere il premio di Mvp. LEGGI TUTTO

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    Nba, Banchero trascina Orlando. Quarta sconfitta di fila per Charlotte

    L’azzurro Paolo Banchero non si ferma. Il cestista statunitense con la cittadinanza italiana ha trascinato gli Orlando Magic nella notte italiana di Nba. Decisivi i suoi 22 punti, 10 rimbalzi e 5 assist in 35 minuti di impiego che permettono alla sua squadra di vincere per 119-113 fuori casa. Gli oltre 18 mila spettatori dello Spectrum Center restano impressionati dalla sua prova, mentre per i Charlotte Hornes non bastano le prestazioni di Ball e Rozier, che siglano rispettivamente 33 e 24 punti, per evitare la quarta sconfitta di fila per la compagine allenata da Steve Clifford. 

    Le altre partite

    Vittorie casalinghe e senza particolari problemi per Minnesota e New Orleans: i Timberwolves travolgono i Denver Nuggets per 128-98 nonostante i 22 punti di Porter, mentre i Pelicans mettono al tappeto i Sacramento Kings per 136-104 con Murphy che arriva a quota 30. Altri risultati: Indiana Pacers-Cleveland Cavaliers 103-122; Memphis Grizzlies-Toronto Raptors 103-106; New York Knicks-Philadelphia 76ers 108-97. LEGGI TUTTO

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    Basket, Olimpia e Virtus a braccetto. Tortona resta in scia

    Nessuna sorpresa dopo la 18ª giornata di Serie A: il duo di testa formato da Olimpia  e Virtus  vince e resta al comando, come in scia resta Tortona, unica rivale delle due battistrada. Successi importanti per Pesaro, Sassari e Brindisi.
    Olimpia di prepotenza, Virtus alla distanza
    Le due battistrada vincono ancora, ma con modalità differenti: Milano cede il primo quarto a Trieste, lotta per restare avanti nelle due successive frazioni, ma alla fine si impone 65-59; Bologna soffre fino all’ultimo, prima di imporsi su Brescia per 84-78. Resta in scia Tortona, che alla distanza travolge Varese per 103-91. Successi pesanti anche per Pesaro, Sassari e Brindisi, che superano Reggiana, Trento e Venezia. In coda, vittoria fondamentale per Napoli, che piega Scafati.
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    Torino si prepara per la Coppa Italia, Myers ambassador delle Final Eight

    TORINO – Sale l’attesa a Torino per le Final Eight di Coppa Italia in programma dal 15 al 19 febbraio, con la finale che ha già fatto registrare il sold out di pubblico a dimostrazione della grande passione del capoluogo piemontese per la palla canestro. Concetto ribadito dal presidente della Lega Basket di Serie A, Umberto Gandini nel corso della presentazione della manifestazione, avvenuta a Palazzo Madama: “La passione di una città come Torino per la pallacanestro è sempre viva, siamo qui per testimoniare quanto al basket italiano manchino le grandi città e le piazze che hanno una tradizione”. Per quanto riguarda le semifinali di sabato il sold out è vicino, mentre sono ancora disponibili biglietti per i quarti di finale che si terranno nelle giornate di mercoledì e giovedì. A rendere ancora tutto più spettacolare c’è la decisione della Lega Basket di Serie A di scegliere come ambassador della 48ª edizione Carlton Myers. L’ex Pesaro, Rimini, Fortitudo Bologna, Siena e Virtus Roma, campione d’Europa nel 1999 con la Nazionale e portabandiera dell’Italia ai Giochi Olimpici di Sydney 2000 sarà il testimonial dell’elettrizzante fase finale della coppa.
    Coppa Italia, Gandini sulle Final Eight a Torino
    “La città ha dimostrato, dalla Regione Piemonte al Comune di Torino fino alla Camera di Commercio di tenere ai grandi eventi sportivi – ha aggiunto il Presidente Gandini – quello che hanno fatto per le Atp finals è stato il primo esempio che tutti ora vogliono seguire Torino si sta lanciando come una delle piazze che sono in grado di ospitare i grandi eventi sportivi, e noi ci riteniamo degni di questa cornice”. Il sindaco del capoluogo piemontese, Stefano Lo Russo ha aggiunto: “Usciamo da due anni di pandemia. Lo sport professionistico e lo sport di base sono una condizione essenziale per la ripartenza. E’ un evento a cui teniamo molto, vogliamo far diventare Torino una città ospitale per questo tipo di iniziative”. LEGGI TUTTO

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    Basket, Deangeli: “La laurea non basta. Idolo? Kalinic”

    Quattro vittorie consecutive, 5 nelle ultime 6. La Pallacanestro Trieste è ripartita quasi in contemporanea con l’acquisizione del 90% da parte del gruppo americano Cotogna Sports Group diretto da Richard de Meo. Del resto in città la pallacanestro è un modo di essere e di vivere. Non a caso il capitano è il tirestino Lodovico Deangeli, appena 22enne. I ragazzi di valore si capiscono anche da come si esprimono. Deangeli cos’è cambiato? «Direi nulla, semplicemente un gruppo nuovo ha avuto bisogno di tempo per affiatarsi. Adesso siamo davvero uniti, giochiamo l’uno per l’altro. Poi siamo arrivati a una preparazione delle partite dettagliatissima, si va in campo con un quadro più che preciso». Non ha inciso l’arrivo dei proprietari Usa? «Per l’ambiente sì. I 4.273 spettatori presenti domenica saranno stati spinti dai risultati, ma non soltanto. E avere un pubblico folto che ti incita è un aiuto». E cosa è cambiato in Deangeli? «Marco Legovich: gioco così grazie a lui. Non è soltanto il capo allenatore adesso, ma l’assistente che la scorsa stagione quando giocavo poco si fermava dopo gli allenamenti a lavorare con me, a parlare. O che veniva prima per aiutarmi, migliorare i fondamentali. Ha sempre creduto in me, già quand’ero ragazzino. Poi voglio pensare che i minuti conquistati siano anche per merito mio». Tanti triestini hanno giocato ad alto livello e pure in città. Ci dica cosa significa per lei. «Una sensazione incredibile, ancor più perché ho iniziato da tifoso. A 10 anni venivo al palasport con mamma Ambra. Ora sono qui e ne parlavo proprio nei giorni scorsi con gli altri triestini in squadra, Bossi e Ruzzier: ogni giocatore ambisce al massimo, vuole crescere. Ma queste emozioni in un palazzetto colmo e nella propria città sono uniche nella vita. Non so nemmeno esprimerle appieno». La sua ambizione? «È scontato sostenere di voler giocare al più alto livello possibile. Allora dico che vorrei alla fine non avere rimpianti, poter essere sicuro di avere dato tutto me stesso nella pallacanestro». Lei può giocare in due-tre ruoli. Quale sente più suo? «Sono un’ala piccola, un “3”. Fin da ragazzino ho giocato da lungo, perché ero alto, ma guardandomi capisco di non avere muscoli e peso, invece ho statura e piedi veloci per giocare da “3” e mi trovo a mio agio. È stato quel matto di Matteo Boniciolli, un allenatore che vede e immagina le cose, a darmi la possibilità di giocare in questo ruolo a Udine, dov’ero andato grazie a lui insieme con il mio amico Matteo Schina. È stata la svolta. Certo, devo lavorare tanto: migliorare in qualità e quantità». È evidente, lei ha studiato: cosa? «Liceo Linguistico. E in febbraio mi laureo in Scienze Motorie, poi mi iscriverò alla Magistrale, magari nella stessa facoltà, ma devo decidere in quale settore. Mi piacerebbe avere accesso all’insegnamento, però anche il ramo manageriale è stimolante. Sempre online perché giocando non si può fare altrimenti. E un po’ la presenza mi manca». Cestisti studenti ci sono sempre stati, ma ora siete in aumento. «Primo motivo: soltanto chi ha una carriera decennale in Eurolega può permettersi poi di campare senza cercare altro. Secondo: viviamo nella globalità e il mio mentore Daniele Cavaliero mi ha sempre detto che non si può vivere di sola pallacanestro anche se io sono un maniaco. Mi ricordava la massima di Mourinho: “se sai solo di calcio, non sai niente di calcio”. E insomma, se uno che andavo ad applaudire da bambino, che ammiro e che ha fatto venti anni di A, giocato in Nazionale, te lo dice, ebbene viene spontaneo seguirne il consiglio. Non ultima, c’è mamma Ambra, quando stavo finendo le giovanili ed ero carico a mille mi ripeteva all’infinito: “però ti iscrivi all’Università”. Senza lei non ce l’avrei fatta». Figlio unico? «No, ho un fratello del 2006. Giuseppe gioca nelle giovanili e insegue questo sogno, ha la stessa passione. Sono contento, soltanto non vorrei che si sentisse costretto a seguire le mie tappe». Lei ha mai dubitato di non coronare il sogno? «No, piuttosto sono arrivato a chiedermi perché tutti quanti mi dicessero che non ce l’avrei fatta. In realtà il mio percorso non è stato semplice. Da ragazzo mai un raduno nazionale, mentre a Trieste altri erano chiamati, come il mio avversario di domenica, Dellosto. E dopo aver firmato il primo contratto con Trieste sono andato in prestito a Biella, ma mi sono subito rotto la mano e poi giocavo pochissimo. Volevo smettere, è arrivato il covid e credo mi abbia salvato. Ripensandoci coach Galbiati invece mi ha aiutato e insegnato tantissimo. Forse non ero pronto, ero molto professionale, lo sono fin da bambino. Ma non professionista». Si è definito maniaco del basket. Idoli? «Nikola Kalinic. Certo, se guardi Jayson Tatum e sei abbagliato, sai prtò che non è imitabile. Invece Kalinic è un 2,03, non molto atletico, con un tiro costruito in anni di lavoro. Ma ora fa canestro. E sa fare tantissime cose. Se ti tiene per tante stagioni Obradovic e poi ti vuole Jasikevicius, insomma è un esempio». LEGGI TUTTO