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    Coria: “Se Gaudenzi venisse all’ATP di Buenos Aires capirebbe cos’è il tennis in America Latina”

    Il torneo di Buenos Aires

    Mentre la stagione su terra battuta entra nel vivo in Europa, non si placano in Sud America le polemiche per la decisione dell’ATP di degradare la già breve stagione di tornei nel continente. Con la scomparsa del 250 di Cordoba il prossimo anno, saranno solo tre i tornei disputati in America Latina: i 250 di Buenos Aires e Santiago, e il 500 di Rio in Brasile. Davvero una miseria su 46 settimane di tour, considerando anche l’alto numero di giocatori provenienti dalla regione impegnati tra tour maggiore e Challenger, e la passione di milioni di appassionati, forgiata in anni e anni di presenze e grandi campioni. Proprio la nascita, ormai alcuni anni fa, di un tour Challenger molto forte e strutturato grazie a un ricco sponsor statunitense ha dato l’input per un bel rilancio dei giocatori latini. Oggi ci sono diversi argentini e cileni di buon livello, con la possibile esplosione di Fonseca come vero fenomeno per il tennis latino americano. L’ATP tuttavia ha altri piani: gli interessi ormai sono stati spostati nel medio oriente, dove ci sono risorse enormi. Così che la pressante richiesta dalla capitale argentina di ospitare un torneo 500 per alzare il livello e l’interessa è stata rispedita al mittente, e la cosa non è stata presa esattamente bene.
    I tennisti e commentatori di Argentina, Brasile e non solo hanno scritto fiumi di articoli, descrivendo una situazione per loro tutt’altro che positiva. A loro dire non mancano nemmeno soldi e sponsor, ma la volontà di far crescere il tennis al massimo livello nell’area. Quindi una questione prettamente politica. In questo solco rientrano le parole piuttosto polemiche pronunciate da Federico Coria, che al collega Sebastian Varela ha rilasciato una lunga intervista su Clay nella quale si sofferma anche su questo tema.
    “Per me quello che bisognerebbe fare, non so se sia già stato fatto, è invitarlo (Gaudenzi, ndr) e fargli vedere la passione che ha il tifoso sudamericano, come vive lo sport, come lo colora” afferma Coria. “Credo che se fosse stato presente alla partita di Wawrinka a Buenos Aires, avrebbe sicuramente capito come vive questo sport un sudamericano. Perché uno svizzero e un cileno (Nicolás Jarry) giocano a Buenos Aires e il campo ha un tempo spettacolare e poi un ragazzo che ha già vinto tre Slam se ne va praticamente piangendo per aver perso un secondo round di un ATP 250… è incomprensibile per qualcuno che non è di queste parti. Un ragazzo che ha vinto tutto, gli ha fatto così male. Tutto l’amore che aveva ricevuto dalle persone lo ha portato a questo, e non lo dimenticherà mai. Quindi spero che l’anno prossimo lui (Gaudenzi, ndr) possa venire al tour così potrà vedere com’è”.
    Chiedono a Coria se il Presidente è vicino ai giocatori. Secca la risposta di Federico: “Non lo vedo quasi mai. Di tanto in tanto l’ho incontrato nei grandi tornei. Sicuramente chi sta più in alto deve avere più contatti con lui, almeno credo”.
    Ultima nota per le pressioni ricevute dai social network. Anche Coria è soggetto a insulti parte di scommettitori frustrati, confermando come il mondo del betting sia il cancro dello sport: “Ormai non apro più i social o quasi, e nemmeno guardo nelle richieste di messaggi di Instagram, perché sono praticamente tutti insulti da scommettitori, sia che abbiano vinto o perso le loro giocate. Le poche volte che ho letto ultimamente ho trovato un ragazzo che mi ringrazia e mi ama, dopo la partita successiva mi augura che tutta la tua famiglia muoia”. È la foto esatta di un fenomeno orrendo, al quale il mondo del tennis dovrebbe mettere un freno.
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    Gaudenzi: “I 1000 se ne vanno con gli Slam? Non credo proprio. Le guerre non creano valore”

    Andrea Gaudenzi (foto Gazette Monaco)

    Andrea Gaudenzi è fermamente convinto che il suo progetto “One Vision” sia la strada maestra da percorrere per il futuro del tennis, sempre più vicino alle richieste dei giocatori e unito, per offrire un prodotto unico e di alta qualità, e così respinge al mittente l’ipotesi di una diaspora dei Masters 1000 dall’ATP verso un possibile nuovo tour gestito dai 4 Slam. Ne ha parlato in un’interessante intervista rilasciata al media The National, della quale riportiamo i passaggi più significativi. Gaudenzi è stato interpellato a Jeddah, a latere della prima edizione in Arabia delle NextGen Finals. Il presidente ATP è rimasto impressionato dalla capacità organizzativa del paese, affermando che l’ingresso dei sauditi nel tennis può avvenire sotto varie forme, il tutto in fase di esplorazione.
    “Stiamo esplorando diverse opportunità” con l’Arabia Saudita, afferma Gaudenzi. “Noi siamo qui, quindi vogliamo lavorare con l’Arabia Saudita. Penso che abbiamo avuto ottimi rapporti negli ultimi due anni, discussioni molto interessanti. Hanno espresso la volontà e il desiderio di fare di più nello sport e nel tennis. Penso che la sfida più grande da parte nostra sia il calendario. In tutta onestà, è molto intasato. Ma confermo il desiderio per noi di essere nella regione, apprezziamo molto il Medio Oriente. Penso che ci sarà una collaborazione che crescerà per fasi, esamineremo tutte le opportunità. Al momento non abbiamo soluzioni, ma continueremo sicuramente a discutere con tutte le parti”.
    La domanda più scottante riguarda la rivelazione del magazine USA The Athletic, secondo il quale si sta lavorando ad un nuovo tour Premium guidato dai 4 Slam, con i 9 Masters 1000 pronti ad abbandonare l’ATP per questa nuova realtà. La risposta di Gaudenzi è ferma: “No, secondo me, assolutamente no. Penso che in generale ci sia molto rumore a riguardo. Penso che sia molto esplicito il piano in “OneVision”, dobbiamo trovare un modo per lavorare insieme. Perché in definitiva, qualunque cosa sia stata scritta in quell’articolo, è sicuramente il concetto di concentrarsi su un prodotto Premium, il che significherà che gli Slam e i Masters e il prodotto Premium, tutti insieme combinati, saranno una proposta molto potente per i consumatori. Con questo sono d’accordo al 100%. Ma in realtà, è quanto stiamo già cercando di fare con OneVision. Ovviamente, persone diverse probabilmente hanno idee diverse su come arrivarci.”
    Continua il Presidente ATP, affermando che le guerre dividono, non uniscono e creano valore, quindi una lotta intestina sarebbe solo una sconfitta per tutti. “E c’è anche un altro problema: in alcuni casi è difficile tornare indietro, perché ostacoli il rapporto e tutto diventa ancora più difficile. In definitiva, penso che sia possibile arrivare ad un’ipotesi simile costruendo sul valore che abbiamo oggi piuttosto che distruggere e creare disagi, che penso che alla fine sia sempre più costoso, richiede tempo, energia e denaro, non è necessario. Sono al 100% a favore dell’unità, e a favore della ricerca di soluzioni attraverso le conversazioni seduti a un tavolo. Credo fermamente che possiamo essere d’accordo molto più di quanto crediamo realmente, quando siamo insieme. Alla fine siamo allineati. Stiamo tutti spingendo affinché il tennis sia più forte e cresca, rispetto agli altri sport e rispetto alle altre forme di intrattenimento. Siamo dalla stessa parte, siamo nella stessa squadra: questo è il tennis. Avere una guerra civile non aiuterebbe nessuno. Sarebbe un grave errore andare in quella direzione“.
    In questo processo di ricerca dell’unità va inquadrata la maggior trasparenza con i giocatori riguardo agli utili e la sua nuova distribuzione paritaria con i giocatori, uno dei capisaldi del progetto “One Vision”. “È come se fossimo sulla stessa barca ed è molto più facile prendere decisioni, c’è la sensazione che siamo una squadra più di prima” continua Gaudenzi, “potevi vedere giocatori e tornei seduti sul lato opposto del tavolo, era quasi come una partita di tennis. Ora è una squadra. E questa è la mentalità che sto cercando di cambiare anche ai livelli più alti con la WTA e gli Slam”.
    Con gli Slam invece i discorsi non vanno come sperato, ammette Gaudenzi: “Non mi vergogno nel dire che i progressi con gli Slam negli ultimi anni sono stati più lenti di quanto avrei desiderato. Ma sono ancora ottimista”.
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    Le 10 cose che resteranno delle ATP Finals 2023

    Il Pala Alpitour di Torino (foto Marco Mazzoni)

    Le ATP Finals 2023 sono andate in archivio con il successo dell’immenso Novak Djokovic, in un’edizione che resterà legata per sempre al nome e alle imprese di Jannik Sinner. Di seguito le 10 cose che non potremo dimenticare di quest’avventura incredibile.
    1 – Non è più un sogno, è realtà. Per troppo tempo ipotizzare che un tennista italiano potesse entrare nel Gotha del tennis internazionale a giocarsi i titoli più ambiti o addirittura il vertice del ranking è stato solo un sogno, troppo ardito per rischiare di diventare realtà, quasi peccato anche il solo sussurrarlo… Il 2023 di Jannik Sinner e la chiusura della sua straordinaria stagione spazzano via ogni indugio. Sinner merita il suo posto tra i migliori, ha tutto quel che serve per restarci e migliorare ancora, andando a vincere i più grandi appuntamenti della disciplina. Non è riuscito nell’impresa di trionfare nella terza edizione delle Finals a Torino, ma ha battuto 4 top10 nel torneo, 8 di fila dallo scorso settembre. Ha battuto tutti gli attuali top 10, andando a stanarli con un tennis di altissima qualità, adattandolo anche alle esigenze. Troppo bravo. Jannik Sinner dal 2024 scenderà in campo in ogni appuntamento con l’obiettivo di arrivare fino in fondo. Non gli manca niente. Quando hai un talento come il suo puntare al massimo non è arroganza, è la normalità.
    2 – Djokovic infinito. Mai commettere l’errore di dare per morto il più grande vincente e lottatore dello sport. Jannik l’ha battuto nel girone. Quella sconfitta è stata un detonatore, ha fatto esplodere dentro di lui ancor più voglia di vincere, di rivincita. La correttezza di Sinner l’ha portato in semifinale – poteva esser eliminato se l’azzurro avesse mollato nel terzo set vs. Rune… – e negli ultimi due incontri Novak ha alzato il livello in modo fantastico, battendo il futuro della disciplina, prima Carlos, poi Jannik. Gli anni passano, per suo stesso dire saranno Alcaraz e Sinner portare avanti lo sport nei prossimi anni, ma al momento questo fantastico tiranno non ancora alcuna voglia di abdicare. Enorme.
    3 – Un torneo di qualità totale, destinato a proseguire. Le ATP Finals, giunte al terzo anno a Torino, sono una scommessa ampiamente vinta ma il Presidente Binaghi ha dichiarato che nel 2025 quest’avventura non finirà. Gaudenzi è stato più cauto sull’argomento “futuro”, pur riconoscendo che mai come a Torino le Finals sono state “abbracciate” dalla città, dal paese, da quell’amore italico che travolge e sorprende. Spalti pieni, atmosfera incredibile, una città bella come Torino che si è tirata a lucido e ha accolto tutto e tutti con una precisione e qualità assolute. Chi ha vissuto almeno una giornata delle Finals torna a casa arricchito. Speriamo che Binaghi vinca anche quest’ennesima scommessa, perché a noi il masters in Italia piace da matti…
    4 – Alcaraz col fiato “corto”. Carlos ha Torino ha esordito alle Finals e come era “classico” per il suo più noto connazionale Nadal è arrivato a fine stagione piuttosto scarico, fisicamente e mentalmente. Le similitudini tra i due grandi spagnoli non sono poi così tante, giocando un tennis completamente diverso, ma entrambi chiedono il massimo a corpo e testa, tanto che dopo US Open le loro prestazioni sono calate. Ferrero, coach di Alcaraz, ha affermato un concetto molto chiaro: “Se vuoi essere il migliore devi comportarti come il migliore ed essere professionale tutto l’anno. È quello che è e dobbiamo accettarlo. Questo è il calendario che abbiamo”. Carlos aveva parlato di una certa stanchezza dopo mesi intensi di grandi battaglie. Probabilmente nel team dell’iberico ci saranno alcuni ripensamenti e aggiustamenti, per migliorare la gestione delle energie di Alcaraz.
    5 – Occhio a Rune in salute. Ha penato per mesi con una schiena mal messa Holger Rune, ma appena è tornato a posto si è rivisto subito quell’acerrimo lottatore che può diventare una vera spina nel fianco. È servito il miglior Sinner per scrollarselo di dosso, in una partita che non valeva più niente per Jannik e che, col senno di poi, forse sarebbe stato “meglio” aver lasciato correr via. E non solo per eliminare Djokovic, ma soprattutto per risparmiare energie che in finale sono mancate. Col senno di poi non si scrivono le pagine di storia, quindi inutile continuare con altre congetture. Quel che è certo è che Rune ha dato segnali importanti di ripresa. Vedremo se il lavoro con Boris Becker porterà benefici al suo tennis, ancora un po’ grezzo in varie situazioni. Nel 2024 il danese potrebbe essere l’outsider di lusso in ogni grande torneo.
    6 – Tsitsipas, così non va. Non è uscito “benissimo” dalle ATP Finals Stefanos Tsitsipas. Che sia una persona complessa è risaputo, ma affermare nel giro di due giorni “Sto benissimo, sono pronto a competere, chi mette in giro certe voci?” e poi “Ho fatto molte visite, ho malissimo alla schiena, è un dolore che non potevo gestire” è alquanto singolare. Ma c’è qualcosa di assai ben più grave della sua brutta uscita dal torneo… Visto dal vivo, la sua palla “non va”. Non va più come nel recente passato. Diamogli il beneficio del dubbio per condizioni fisiche non al meglio, ma sono mesi e mesi che il suo tennis langue, ormai messo in crisi da moltissimi avversari, non solo dai big. Confrontato alla velocità di palla e intensità di Sinner, il gioco del greco pareva non una ma due categorie indietro. Urge ritrovare la miglior forma fisica, ma anche qualcosa di nuovo, altrimenti la carriera di Tsitsipas rischia di entrare in un crepuscolo anticipato, e sarebbe un vero peccato.
    7 – Campo veloce, spettacolo assicurato. Tutti i giocatori sono stati concordi: il campo di Torino è stato il più rapido dell’anno, anche più dell’erba. Che qualità media c’è stata nei match delle Finals? Altissima. Ci sono state partite disumane dominate solo da Ace? Nessuna. È l’ennesima conferma che le condizioni medie sul tour sono troppo, troppo lente. Velocizzare di nuovo il gioco deve essere il primo obiettivo dal 2024. Basta pantani.
    8 – Ascolti tv, il tennis “tira”. 6 milioni e 686mila spettatori per Sinner in finale. Numeri altissimi anche per gli altri match trasmessi dalla Rai nel torneo. Abbiamo il personaggio, certo, ma è forse il momento di capitalizzare tutto ciò riportando un po’ più di tennis sulla tv pubblica. Abbiamo Supertennis, che è stato uno strumento indispensabile a costruire il nuovo “boom” della disciplina in Italia, ma averlo sulla tv di stato è oggettivamente un’altra cosa. Oltretutto pare che dal 2024 quasi tutto il tennis sarà su Sky Sport, vedremo che accordi verrano trovati per la distribuzione dei tornei. Ma forse avere almeno parte degli Slam in chiaro su “mamma Rai” potrebbe essere un ritorno terribilmente gradito e importante.
    9 – Via il doppio, dentro le ragazze? È stato uno degli argomenti di discussione a Torino nelle pause tra i vari match delle Finals. Viste le disastrose condizioni affrontate dalle migliori al mondo a Cancun per le WTA Finals, e la scintillante organizzazione del Masters maschile, beh, ipotizzare una pronta fusione dei due tornei potrebbe essere un’ancora di salvataggio per il tour femminile. I doppisti potrebbero farsene una ragione, ma c’è un rischio concreto: sarebbe brutto se l’evento femminile, una volta integrato a quello maschile, passasse parimenti in secondo piano. Il pubblico probabilmente apprezzerebbe, e anche i cari biglietti per sedersi nel Pala Alpitour avrebbero un valore maggiore. Pro e Contro, ce ne sono tanti. Gaudenzi continua a parlare di maggior integrazione tra i due circuiti. Vedremo.
    10 – Voto 10 al pubblico. Sinner è stato portato per mano, con un calore indescrivibile, sino alla finale. Ma rispetto alle “medie” e tristezze a cui abbiamo assistito in passato, pochi sono stati i momenti di scorrettezza a danno degli altri giocatori con l’italiano in campo. Lo stesso Rune ha ringraziato gli spettatori a Torino, e detto da uno che praticamente ha sempre da ridire col pubblico… La speranza è che l’esempio di Sinner, la correttezza fatta persona, possa essere un veicolo per gli stessi tifosi, per vivere la disciplina con vero spirito sportivo. Calore sì, cattiveria no. Sarebbe un’altra super vittoria targata Jannik.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    A margine del fenomeno Jannik Sinner. Le migliori imprese dei tennisti faentini. Andrea Gaudenzi in primis attuale Capo dell’ATP

    Andrea Gaudenzi nella foto

    Grazie alle grandi prestazioni di Jannik Sinner, giunto alla finale delle Atp Finals di Torino, il tennis in Italia sta registrando un interesse straordinario, pari, o forse anche superiore, rispetto ai tempi di Adriano Panatta e della Coppa Davis vinta nel 1976. In tempi in cui questo sport è così popolare, vale la pena ricordare quelle che sono state le migliori imprese dei faentini cresciuti sui campi del fertile circolo di via Medaglie d’Oro, una delle storiche culle del tennis italiano.
    È doveroso iniziare da Raffaella Reggi, la miglior tennista faentina di sempre, che nel 1988 raggiunse come best ranking in carriera il 13º posto della classifica Wta. La sua impresa più prestigiosa resta la vittoria nel doppio misto agli US Open del 1986 in coppia con lo spagnolo Sergio Casal, divenendo la prima italiana ad aggiudicarsi un torneo del Grande Slam. In finale Reggi e Casal batterono due fuoriclasse come Martina Navratilova e Peter Fleming. Sempre nel 1986, Raffaella vinse l’European Open a Lugano battendo in finale Manuela Maleeva, che in quel momento era la numero 3 al mondo. Di pregio anche la medaglia di bronzo vinta alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1988, pur essendo il tennis sport dimostrativo in quella edizione olimpica. In carriera la Reggi ha vinto cinque tornei Atp.
    Il migliore faentino di sempre è invece Andrea Gaudenzi, oggi presidente dell’Atp, nipote fra l’altro di Teo Gaudenzi, il fondatore del Tennis Club Faenza. Il suo miglior ranking mondiale è stato il 18° posto ottenuto nel 1995. L’anno prima, nel torneo Atp 500 di Stoccarda, Andrea era riuscito a battere nei quarti il tedesco Michael Stich, numero 3 al mondo in quel momento. È quella la sua vittoria contro il giocatore con la classifica mondiale migliore, anche se vanno ricordati due successi di prestigio ottenuti nel 2002, il primo contro Roger Federer, quando lo svizzero (che poi sarebbe stato a lungo il numero 1), allora ventenne, era ancora numero 11, e quello contro Pete Sampras, quando l’americano, ex numero uno, era già sceso al dodicesimo posto delle classifiche mondiali. Andrea ha vinto tre tornei Atp.
    Una bella carriera professionistica la vanta anche Flora Perfetti: il suo miglior ranking mondiale è il 54° posto raggiunto nel 1997. La sua vittoria in singolare più prestigiosa l’ha ottenuta agli Internazionali d’Italia del 1992, quando riuscì a battere la tedesca Barbara Ritter, allora numero 22 del mondo.
    Straordinaria e brevissima la carriera di Francesca Bentivoglio, che agli Internazionali di Roma del 1993, a soli sedici anni, ottenuta una wild card, stupì arrivando alle semifinali dopo aver eliminato la numero 9 al mondo, la ceca Jana Novotná, battendola in due set. La miglior classifica mondiale di Francesca è il 73° posto raggiunto sempre a sedici anni, prima di ritirarsi dal tennis l’anno dopo.
    Va poi ricordata la vittoria più suggestiva ottenuta da Gianluca Rinaldini, salito al 94° posto al mondo nel 1982. L’anno prima, ai campionati italiani assoluti, aveva battuto nientemeno che Adriano Panatta in semifinale, per essere poi sconfitto in finale da Corrado Barazzutti.
    E poi c’è l’unico faentino attualmente fra i professionisti, Federico Gaio, la cui miglior classifica mondiale è il 124° posto toccato nel 2020. Una delle sue imprese migliori l’ha registrata proprio quest’anno, al Challenger 175 di Torino, quando è riuscito a battere l’argentino Sebastian Baez, numero 40 nel ranking Atp.
    Va infine ricordata Sara Errani, che pur essendo originaria di Massa Lombarda, è cresciuta sui campi del Tennis Club Faenza. Sara nel 2013 è arrivata al numero 5 del ranking mondiale. Ha vinto nove tornei Wta in singolo e 29 in doppio, giungendo, nelle prove del Grande Slam, alla finale del Roland Garros a Parigi nel 2012. È stata anche numero uno del mondo nella classifica di doppio per quasi tre anni consecutivi, specialità nella quale, insieme a Roberta Vinci, si è aggiudicata 22 tornei Wta, tra cui tutte le prove del Grande Slam. LEGGI TUTTO

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    Gaudenzi: “Finals a Torino, è stato fatto un lavoro eccellente. Secondo ciclo in Italia? Deciderà il board nel 2024, la FITP ha volontà di allungare”

    Andrea Gaudenzi (foto ATP.com)

    Il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi ha tenuto una conferenza stampa al Pala Alpitour di Torino spaziando tra molti temi. Centrale a suo dire lo sviluppo e messa in opera del progetto One Vision, grazie a cui ci sarà una nuova e più equa distribuzione degli introiti tra giocatori e tornei, e una necessaria copertura per i tennisti, sotto molti punti di vista come quello sanitario e previdenziale. È entusiasta di come il tennis in Italia sia cresciuto, e il successo delle Finals a Torino, giunte alla terza edizione, ne è un segnale tangibile. La scelta di portare il “masters” in Piemonte nel 2019 parse quasi un azzardo, ma invece è stata ampiamente vinta.
    Gli appassionati ora si chiedono se c’è una possibilità per Torino di mantenere le Finals per un secondo ciclo. Gaudenzi non si è sbilanciato, ma nemmeno ha chiuso a questa possibilità. Riportiamo alcuni passaggi del pensiero del Presidente ATP, in merito a questo tema di grande interesse, insieme ad altre sue considerazioni.
    “È impressionante come la città abbia abbracciato l’evento, questo è qualcosa che non esiste a New York o Londra” afferma Gaudenzi. “La decisione su chi ospiterà il torneo dal 2026 sarà presa nel 2024 dai nove membri del board: io sono il chairman, quattro sono i rappresentanti dei giocatori e quattro quelli dei tornei. Valuteremo le opzioni e, storicamente, le Finals sono un evento che l’ATP intende muovere, non sono destinate e stare in una stessa sede per trent’anni. Se Torino farà due cicli come ome Londra è qualcosa che deciderà il board. Finché non andiamo sul mercato possiamo sapere quali possono essere le altre opzioni, sicuramente ci sono interessati e non c’è solo l’Arabia Saudita. L’ultimo Masters 1000 della stagione è Parigi Bercy, l’Europa ha questo vantaggio”.
    Si è parlato dell’ipotesi di altri due anni a Torino, così ha risposto Gaudenzi: “L’idea di fare un ponte di due anni dopo il 2025 è un’ipotesi che si può discutere. Le decisioni devono avere una logica, e non esiste una regola che ci obbliga ad assegnare il torneo con un periodo di cinque anni. La FITP ha la volontà di allungare e siamo contenti di questo. Il board guarda agli interessi dell’ATP, che ritengo siano i fan, l’atmosfera e i giocatori. C’è da considerare anche l’aspetto economico perché le Finals sono la risorsa più importante per l’ATP. Nelle valutazioni sono importanti anche ai giocatori, avere un giocatore di alto livello in casa è una variabile di peso. Ogni membro del board darà priorità a qualche aspetto in particolare e si arriverà a una decisione”.
    Scottante anche il tema dei match che iniziano troppo tardi e finiscono a notte fonda. Per Gaudenzi è una situazione inaccettabile, ma trovare una soluzione non è così semplice: “Dopo Parigi Bercy ne abbiamo discusso con il board, annunceremo presto dei cambiamenti perché è una situazione inaccettabile. È da considerare che il tennis è uno sport difficile non potendo prevedere la durata delle partite, quindi la programmazione è difficile. Certe cose non devono accadere, ma negli eventi indoor non è facile prevenire questi problemi e in un anno sono situazioni che accadono di rado. Cercheremo di intervenire ma serve comprensione perché la soluzione non è facile. Se programmi troppo poco tennis il pubblico si lamenta perché ha pagato un biglietto”.
    Il Presidente fa un paragone tra gli Slam e il resto dei tornei, sottolineando come è necessario che il circuito si avvicini alla forza dei Major: “Gli Slam adesso sono quattro ville circondati dal tour, spostarsi da una villa ad un condominio non è facile perché poi ci sarebbero le riunioni di condominio… Bisogna capire che cosa serve per far crescere la città, ma adesso anche gli Slam valutano le opportunità e hanno iniziato a parlarsi di più”.
    Da Torino,
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    Gaudenzi: “I tabelloni da 96 su 12 giorni aiutano la salute fisica dei giocatori”. Norman e Wawrinka pensano l’opposto

    Andrea Gaudenzi (foto ATPtour.com)

    Il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi è presente al Masters 1000 di Shanghai, in un’edizione che segna i 25 anni del tennis Pro nella metropoli cinese. Parlando alla stampa (come riportano alcuni portali internazionali), il capo dell’ATP si è detto molto soddisfatto di come il tennis in Asia sia tornato dopo il Covid, con ottimi risultati, e si è anche soffermato sulla prima edizione del 1000 di Shanghai col formato a 96 giocatori e più giorni di partite. A suo dire questo è il miglior format per aiutare la salute dei tennisti.
    “Dal punto di vista della salute fisica e mentale dei giocatori, penso che avere un tabellone da 96 giocatori che si disputa nell’arco di 12 giorni sia una situazione assai migliore rispetto al dover giocare sei partite in sette giorni consecutivi come nel classico tabellone di una settimana, perché è lì che nascono davvero gli infortuni. Con questi tornei più lunghi i giocatori possono prendersi un giorno libero tra una partita e l’altra e questo, a lungo termine, diminuisce le possibilità di avere infortuni” afferma Gaudenzi.
    Di parere opposto invece l’ex n.2 al mondo Magnus Norman, che pochi giorni fa – quando uscì la notizia del giorno in più agli Australian Open 2024 – aveva scritto un tweet preoccupato su come il tennis continui a richiedere sempre più ai giocatori. Commento immediatamente re-twittato da Stan Wawrinka. “Masters da 7 a 10 giorni, Slam da 14 a 15 giorni. Il tennis continua ad aggiungere sempre più. 25 anni fa la questione tra i giocatori erano Indian Wells e Miami per quella lunga swing. È preoccupante per la saluta fisica e mentale dei giocatori.”

    Masters 1000 from 7 to 10 days. Grand Slam from 14 to 15 days. Tennis just adds more and more. 25 years ago topic among players were IW and Miami to long of a swing. Worried for players physical and perhaps even more mental health
    — Magnus Norman (@normansweden) October 3, 2023

    Il dibattito sulla stagione troppo lunga continua. Ma forse, più che sul numero delle partite, dovrebbe anche concentrarsi sulla durezza del gioco, ancor più quando tutti i giocatori ormai si lamentano per le condizioni troppo lente e palle così pesanti da procurare molti fastidi a muscoli e tendini. LEGGI TUTTO

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    ATP lancia la gara per ospitare le NextGen Finals dal 2023 al 2027, che quest’anno dovrebbero svolgersi a dicembre

    Jannik Sinner, uno dei campioni delle NextGen Finals

    A.A.A., nuova sede per le NextGen ATP Finals cercasi. L’ATP attraverso il sito istituzionale ha lanciato oggi la gara per determinare la sede futura delle Next Gen ATP Finals per il periodo 2023 – 2027. Infatti nel calendario ufficiale di questa stagione, inizialmente il “master U21” era stato collocato nella stessa settimana delle Finals di Torino, con sede da determinare, poi è stato rimosso totalmente, in attesa di nuove comunicazioni. A meno di non voler fondere i due eventi in un’unica sede, pareva infatti impossibile che le Finals dei migliori 8 giovani in stagione potesse essere disputata in contemporanea al Master ATP. Gaudenzi rispose ad una domanda in merito lo scorso autunno, mentre assisteva all’ATP 250 di Firenze, e il suo pensiero è stato oggi confermato: ci stiamo muovendo, le edizioni a Milano sono state un grande successo, potrebbero restare a Milano ma apriremo un processo per valutare anche alternative in altri paesi che si sono detti interessanti. Detto fatto, proprio oggi l’ATP ha ufficialmente svelato il bando e quindi aperto la corsa per chi volesse organizzare l’evento.
    Sin dalla sua prima edizione targata 2017, le Next Gen ATP Finals si sono svolte a Milano. Otto degli attuali Top 10 hanno gareggiato all’evento, con Carlos Alcaraz, Stefanos Tsitsipas e Jannik Sinner che hanno alzato il trofeo.
    Il torneo non è solo servito come vetrina per i giovani talenti più interessanti ma anche per testare in modo competitivo alcune innovazioni. Molte delle regole e delle tecnologie provate per la prima volta a Milano sono state poi incorporate nel Tour ATP, inclusi i cronometri dei 24 secondi, le chiamate elettroniche in tempo reale e altro ancora. Si vociferava che il sistema di punteggio No-Adv e i set corti potessero essere introdotti a breve, magari in alcuni ATP 250, ma al momento questa è rimasta solo una ipotesi.
    Andrea Gaudenzi, presidente dell’ATP, ha dichiarato al sito ufficiale: “Questo torneo di fine stagione ha creato un percorso verso la celebrità per i giovani talenti nel nostro sport. Promuove l’innovazione e offre ai fan un’opportunità unica di vedere le stelle di domani che si affrontano testa a testa. Milano e la Federazione Italiana Tennis & Padel (FITP) sono partner eccezionali dal 2017. L’evento ha avuto un innegabile impatto sullo sport e ha suscitato un notevole interesse da parte di potenziali future città ospitanti. Siamo entusiasti di intraprendere questo processo di gara internazionale mentre cerchiamo di costruire su quel successo a partire dal 2023”.
    L’ATP ha scelto lo Sport Business Group di Deloitte per gestire il processo di offerta, che inizia oggi. Il torneo di quest’anno dovrebbe svolgersi a dicembre, con le date esatte da stabilire con chi si aggiudicherà i diritti per i prossimi 5 anni. Il comunicato dell’ATP lascia intravedere un’ulteriore possibilità: il processo di offerta offrirà anche l’opportunità affinché il torneo diventi un evento combinato maschile e femminile nel corso del mandato, in collaborazione con WTA. LEGGI TUTTO

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    L’ATP svela il calendario 2024, confermata la struttura di questa stagione

    L’infografica dell’ATP sul lancio del nuovo calendario

    L’ATP ha svelato una bozza ben definita di quella che sarà la stagione 2024. Non molte le variazioni rispetto a quella in corso: si scatterà come sempre a gennaio con la United Cup, chiusura a novembre con le ATP Finals, alla quarta edizione a Torino. Ancora da confermare la sede per le NextGen ATP Finals, mentre la settimana per il torneo Olimpico a Parigi è la n.31, dal 27 luglio, in contemporanea al 500 di Washington. Saranno 5 i Masters 1000 che saranno disputati su 12 giorni: Indian Wells, Miami, Madrid, Roma e Shanghai.
    Al momento oltre alle Finals l’unico torneo in Italia è il Masters 1000 di Roma. Un possibile spazio per un altro evento nel Belpaese potrebbe arrivare in autunno nella settimana 42 (dal 14 ottobre), visto che il 250 di Mosca risulta ancora “sospeso” per i noti fatti bellici, o in aprile (settimana n.16, dal 15 aprile) visto che l’evento 250 di Banja Luka non è stato confermato. In quella settimana primaverile, oltre al 500 di Barcellona e al 250 di Monaco di Baveria, si giocherà un altro 250 su terra battuta in Europa, da stabilire. Possibilità per Napoli o Firenze, dopo l’esperienze del 2022?
    Complessivamente sono previsti 63 tornei in 29 paesi differenti. Ecco gli spostamenti principali e novità del 2024 rispetto alla stagione in corso:
    –  A gennaio, nella prima settimana di tornei, oltre alla United Cup e al 250 di Pune, è previsto anche un altro 250 in Australia, con sede da definire
    –  L’Abierto de Tenis Mifel di Los Cabos (Messico), è spostato da luglio al 19 febbraio, la settimana precedente al 500 di Acapulco. Sarà disputato la stessa settimana del 250 di Doha e del 500 di Rio de Janeiro
    –  Non si giocherà a Banja Luka, resta libera la casella del 14 aprile per un ATP 250 su terra battuta in Europa
    –  Confermati i sei tornei su erba pre-Wimbledon, a cui seguirà il classico appuntamento di Newport
    –  A settembre torna nella disposizione “classica” la leg asiatica: nella settimana n.38 oltre alla Laver Cup (Berlino), si disputano due 250, uno a Zhuhai e l’altro a Chengdu, ai quali seguiranno i tornei 500 di Pechino e Tokyo (che torna in contemporanea all’evento della capitale cinese) e poi il Masters 1000 di Shanghai su 12 giorni
    –  Non confermato il torneo di Tel Aviv, quest’anno il 5 novembre appena prima delle Finals; si giocherà a Stoccolma il 3 novembre, insieme a Metz (due ATP 250)
    Così Andrea Gaudenzi, Presidente dell’ATP: “Ci sono pochi sport che affascinano i fan tutto l’anno e in così tanti mercati globali come il tennis. Facciamo del nostro meglio nel creare le migliori esperienze possibili per i fan così come i giocatori, dentro e fuori dal campo. Dalla United Cup in Australia alle Nitto ATP Finals di Torino, sarà un’altra stagione feroce e avvincente nell’ATP Tour nel 2024″.
    Ultima nota per la Coppa Davis. Lo scorso autunno ATP e ITF annunciarono una forte collaborazione per migliorare la storica competizione a squadre per nazioni, con un’azione congiunta per rendere prestigio e visibilità al torneo. Poi è arrivata la clamorosa rottura del contratto tra ITF e Kosmos, con l’edizione di quest’anno interamente organizzata dall’ITF sulla falsa riga dell’edizione 2022, vista l’impossibilità di apportare cambiamenti immediati. È stato annunciato un rinnovamento dell’evento, ma a guardare il calendario ATP, non si vedono novità all’orizzonte, almeno come numero di slot a disposizione: settimana n.5 dopo gli Australian Open (insieme al 250 di Montpellier) per i turni di qualificazione; quindi si va alla settimana 37 (dopo US Open) per le Finals Group stage, e la finale alla settimana 47, dopo le ATP Finals di Torino. A giudicare dallo spazio lasciato alla Davis nell’annata 2024, la volontà di “rilanciare” l’evento dando una maggiore visibilità e importanza sembra già archiviata…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO