Al Roland Garros c’è chi ha centrato il miglior risultato Slam da professionista conquistando gli ottavi di finale. È Elisabetta Cocciaretto che ha illuminato una Parigi piovosa con il suo sorriso dopo la vittoria al 3° turno contro Liudmila Samsonova. La prima volta tra le migliori 16 in un major, lei che a livello junior aveva attirato l’attenzione su di sé raggiungendo una semifinale all’Australian Open. Da Melbourne a Parigi, nel mezzo diversi problemi fisici, soprattutto un grave infortunio al ginocchio, che le hanno tolto continuità. Ma Cocciaretto, da grande lottatrice, non si è mai arresa e ha sempre cercato di tornare più forte. D’altronde lei ama le sfide e gli esami, in campo e fuori vista che è iscritta alla facoltà di giurisprudenza all’Università di Camerino.
Gli infortuni, la grinta e…l’azzurro
Nata ad Ancona il 25 maggio 2001, Cocciaretto ha comincia a giocare a tennis a sei anni e da quando ha 15 anni lavora con il suo attuale allenatore, Fausto Scolari. A livello giovanile è stata numero 12 del ranking, ha raggiunto la semifinale all’Australian Open e al Bonfiglio, a Milano. Presto però ha dovuto convivere con problemi fisici, come l’ernia del disco e successivamente ha risolto i problemi alla schiena con un bite dentale. Un percorso ad ostacoli che l’ha costretta anche a fermarsi per sei mesi nel 2021 per l’infortunio al ginocchio. Ma non ha mai abbandonato il suo sogno.
Da piccola era fan della Wozniacki (ex numero 1 del mondo e campionessa a Melbourne nel 2018). Le sue giocatrici di riferimento erano quelle più o meno della sua statura, quindi Halep e Cibulkova. Ma naturalmente, nonostante questo, ammirava anche giocatrici molto più potenti di lei come Serena Williams e Naomi Osaka. Perché sa che si può imparare da tutti. La grinta è la sua filosofia. Come tennista si definisce una contrattaccante. Le piace giocare vicino alla linea di fondocampo. Ma l’obiettivo è diventare una giocatrice a tutto campo. I margini di miglioramenti sono tanti. Alcuni step sono già evidenti come una miglior transizione a rete e in risposta. Si è visto nell’ultimo turno del Roland Garros contro la numero 18 del mondo Samsonova. Il colpo naturale è il rovescio anche se il diritto ormai è altrettanto forte. Australian Open e Wimbledon sono i suoi tornei preferiti, ma a Parigi ha raggiunto per la prima volta gli ottavi in uno Slam.
Un torneo che le aveva già regalato soddisfazioni come la vittoria contro la testa di serie numero 10 Kvitova dell’anno scorso quando si fermò al terzo turno contro l’americana Pera. Con questo risultato è virtualmente numero 43 del mondo, lei che ha un best ranking da numero 29 raggiunto lo scorso agosto e ha cominciato il Roland Garros da numero 51. L’anno scorso ha vinto il suo primo titolo al WTA 250 di Losanna, che le ha regalato il numero 1 d’Italia. E poco dopo il Ministro degli Esteri Tajani le ha conferito la nomina di prima Ambasciatrice della diplomazia dello sport per “i suoi meriti sportivi e per la capacità dimostrata nel valorizzare il Sistema Italia all’estero”. Nomina data quest’anno anche a Jannik Sinner dopo il trionfo all’Australian Open. Entrambi classe 2001, anche se conosce meglio Musetti, Arnaldi e Zeppieri con cui è cresciuta e ha giocato nei tornei under 10 e 12.
A 18 anni arriva la prima convocazione di Tathiana Garbin nella Billie Jean Cup (ex Fed Cup). Quando l’Italia vinse la prima delle sue quattro Fed Cup con Schiavone, Pennetta, Vinci e Santangelo, Cocciaretto aveva 5 anni e ha guardato la finale contro il Belgio di Justine Henin in televisione, a casa della nonna. Sognando un giorno di vestire la maglia azzurra. Con Parigi ancora una volta nel suo destino perché disputerà la sua prima Olimpiade.
Tra tennis e studio
Non c’è solo il tennis però, “Coccia” è iscritta a Giurisprudenza all’Università di Camerino. Il tempo per studiare non è tanto, così approfitta di ogni occasione. Anche durante le interruzioni per pioggia, come è successo proprio in questi giorni. Perché c’è un esame di diritto agrario da preparare e che dovrà sostenere dopo il Roland Garros. Come ha confessato a Sky Sport, i tornei dove fa meglio sono quelli che precedono un esame universitario. Studiare è il suo segreto, scaramanzia a parte. Perchè dice che non solo la rilassa ma la riporta anche alla vita normale. L’Elisabetta tennista ringrazia l’Elisabetta studentessa. A Parigi ha raggiunto un nuovo traguardo. Vedremo se andrà ancora più lontano. Agli ottavi ci sarà Coco Gauff, numero 3 del mondo e campionessa degli US Open, finalista al Roland Garros nel 2022. Un altro esame dopo due bocciature contro l’americana. Nel 2022 a Guadalajara e nella sfida più recente di quest’anno a Dubai.
Coach Scolari “Non sono sorpreso, può fare risultato ovunque”
Alleni la Cocciaretto da quando era una adolescente. Com’era quando avete iniziato a lavorare insieme?
“Una ragazza molto interessante, molto curiosa, alla ricerca di tante cose nuove. Molto curiosa nell’apprendimento. Si applicava quando era sulla materia, poi l’adolescenza ti porta a voler fare mille cose insieme e concluderne poche. Quello fa parte di un percorso in cui devi dare un po’ di ordine con l’esperienza. La protezione era più sulla parte fisica visto anche quello che ha avuto nel suo percorso con diversi stop, ultimo l’intervento al ginocchio”.
Lei si definisce una contrattaccante, tu come la descriveresti?
“È una contrattaccante con l’obiettivo però di diventare una giocatrice completa a tutto campo. È chiaro che per arrivare a quell’obiettivo ci sono dei sotto obiettivi che sono dei miglioramenti tecnico-tattici, come colpire determinate palle, dove colpirle e delle scelte da fare. Chiaro che per questo devi essere anche sostenuto fisicamente, devi fare esperienza e con pazienza consolidare il tuo gioco”.
In cosa è migliorata di più?
“Sicuramente sulla fase di transizione, sui colpi di inizio gioco, in risposta al servizio e sul colpo dopo. Nonostante la Samsonova sia una gran battitrice, non dico che l’abbia annullata completamente, però l’ha messa in difficoltà con la risposta e con il colpo successivo alla risposta. Dopodiché ha tenuto una buona percentuale al servizio senza esagerare con la spinta e in momenti importanti. Con il servizio è migliorata tanto e quindi gioca spesso in comando, non solo ricorrendo”.
Vedendo ad esempio Paolini, che ha qualche anno in più di Elisabetta, può essere un riferimento anche come caratteristiche fisiche?
“Però sai che non è più un limite. Ha appena vinto contro un un gigante che serve a 200 km/h. Lei è stata comunque numero 29, quindi ha tutte le potenzialità, migliorando di fare meglio. Certo che la vedo vicina alle prime 10. Proviamo a fare del nostro meglio per poterci arrivare. Ha giocato con una borsite alla spalla, ha avuto un virus in Cina (alla fine del 2023) che non le ha permesso di giocare. Quindi prima di pensare al ranking deve pensare a come stabilizzare il suo livello di gioco”.
Lei fisicamente adesso come sta? Sta facendo un lavoro particolare?
“Sì, tantissima prevenzione, stiamo cercando con l’esperienza, con il tempo di stilare sempre di più un programma ad hoc specifico per lei per renderla meno vulnerabile all’infortunio e più forte possibile. La bravura è stata modulare i carichi e programmare la dieta in funzione della sua crescita per poter arrivare a un certo punto e star meglio. Siamo alla ricerca di un equilibrio il più perfetto possibile”.
Ha raccontato in questi giorni che le hai fatto una ramanzina a Rabat. Cos’era successo?
“Ogni tanto succede che si scavano dei piccoli buchi e rischiano di inciampare. Più che altro in alcuni momenti perdi un po’ di convinzione e di conseguenza di motivazione. Basta poco per scendere un po’ di attenzione. La ramanzina è stata sulla crescita, sulla vita dello sportivo, la vita fuori di casa e quindi le responsabilità che uno deve avere per arrivare a quella prestazione per se stessi e per ciò che ci sta attorno”.
Agli ottavi ci sarà Gauff, che partita ti immagini?
“Mi immagino una bella partita, con tanti punti lottati. Non è però una partita che ti cambia la vita. L’importante è utilizzare la partita come strumento per consolidare il lavoro fatto e poi faremo delle valutazioni per capire a che punto siamo, quanto siamo lontani. Se sta bene fisicamente, se è ben motivata, farà sicuramente la sua bella prestazione. Non dovrà perdere la pazienza, anche perché giocatrici come Gauff ti danno poco tempo per reagire e lo devi sfruttare”.
Ti aspettavi i primi ottavi in uno Slam a Parigi o da un’altra parte? Lei preferisce Australian Open e Wimbledon.
“Sinceramente io non guardo molto la superficie perché l’obiettivo è diventare una giocatrice che gioca bene a tutto campo. Se giochi bene, giochi bene su tutte le superfici. Ci è andata vicino anche l’anno scorso (sconfitta dall’americana Pera al terzo turno). Sicuramente non mi sono sorpreso, non credo sia più forte su una superficie piuttosto che su un’altra, secondo me è una giocatrice che piano piano si adatterà velocemente a tutte le superfici. Potrebbe fare risultato da qualsiasi parte”.
Quindi anche per l’Olimpiade possiamo sperare?
“Sì, speriamo. Insomma, questo è un obiettivo, diciamo, per chi è attaccato alla maglia azzurra come lei, è importantissimo, un motivo d’orgoglio. Spero innanzitutto che si goda l’esperienza perché so che quando sentirà l’inno le darà la pelle d’oca e di conseguenza già quello la farà crescere tanto”.