SILVERSTONE – Satellite, ovvero, subordinato al pianeta principale e in continua rotazione. Ecco la descrizione del team LCR appartenente a Lucio Cecchinello, ex pilota mondiale e manager di successo della MotoGP. La sua struttura, elegante e riconoscible, è collegata a Honda, marchio dal quale riceve moto, materiale, supporto e indicazioni.
Lucio, nato a Venezia il 21 ottobre 1969, è brizzolato, competente, esperto e attendibile in ogni feedback fornito. Giusto è cominciare chiedendogli di stilare un bilancio a circa metà cammino iridato: «A oggi – ammette – siamo sotto alle aspettative. Riponevamo grande fiducia nel campionato 2022, perché Honda aveva deciso di modificare in maniera piuttosto sostanziale la RC 213V, sicché pensavamo di poter fare veramente bene. Dopo buoni test invernali, ci siamo un po’ persi. Di conseguenza, i risultati ne hanno risentito. Nell’insieme, il bilancio non è favorevole».
HRC aveva deliberato una moto nuova, duttile e adattabile a tutti gli stili ed esigenze, non più centrata solo su Marc Marquez. Terzo posto a parte di Pol Espargarò in Qatar, numerose delusioni.
«La storia della RCV, negli ultimi anni, andava nella direzione seguente: caratteristiche molto interessanti in frenata, grande maneggevolezza, magari leggermente carente di grip al posteriore. Però, la tecnica di Marc sopperiva la mancanza di motricità, perché lui sa alzare repentinamente la moto, dando tutto gas. In questo modo, lavora meglio la parte centrale dello pneumatico, azione che piloti ‘tradizionali’ faticano a compiere. Gli altri dotati di Honda girano la manetta quando ancora si trovano in estrema piega, innescando un conseguente scivolamento del posteriore. Inoltre, entra in crisi l’avantreno, sollecitando troppo la gomma davanti. Infatti, la copertura anteriore prediletta dalla RC 213V era sempre più dura rispetto alle scelte compiute dalle altre Case, Insomma, l’assetto era sbilanciato all’anteriore, con relativi vantaggi. Ma in vantaggi erano ricavabili da Marc, capace di salvare una caduta quasi certa, grazie a manovre al limite e al suo gomito risolutore. Siccome nessuno sa emulare Marc, Honda ha pensato di costruire una moto meno estrema».
Il problemi sono risolvibili?
«Certo, ma ci serve tempo. E noi, con gli attuali piloti, di tempo ulteriore non ne abbiamo. Alex Marquez e Takaaki Nakagami sono forti, io sono veramente contento del lavoro condiviso con entrambi. Sappiamo di poter trovare il bandolo della matassa, questo è l’obiettivo principale da Silverstone al finale di Valencia. Però, dovendo rendere conto agli investitori, è necessario guardare avanti. La mia stima per lo spagnolo e il giapponese rimarrà intatta, desidero raggiungere con loro i traguardi ambiti. Contestualmente, so di poter contare su un promettente futuro».
Un pilota già lo avete contrattualizzato, arriva da Suzuki.
«Insieme a Honda si è valutata attentamente la situazione, decidendo di prendere Alex Rins. Personalmente, devo ancora conoscerlo, benché me ne abbiano parlato davvero positivamente. Sarà un piacere lavorare con lui, malgrado io guardi avanti con ottimismo e pacatezza, poiché ancora concentrato sul presente».
Qual è la sua missione primaria?
«Sono impegnato a capire come e cosa migliorare, poiché il nostro gap dai competitor è importante. Si parla di cinque o sei decimi di secondo, sembrano un’inezia, realmente costituiscono un grosso svantaggio. Con Honda desideriamo arrivare più preparati al 2023, riducendo il divario».
Quanto è difficile per un team satellite correre nella classe regina?
«Reperire il budget è complicato, basti tener conto della seguente ripartizione: un terzo proviene dai diritti TV, un terzo dalla Casa costruttirce, il rimanente terzo dagli sponsor. Una squadra satellite spende, secondo una media ponderata, dai 12 ai 16 milioni di euro l’anno. Nella lista c’è tutto: materiale tecnico, stipendi, viaggi, trasporti, leasing delle moto».
In sostanza le RC 213V sono concesse all’utilizzatore che, a periodo fruito e scaduto, dovrà restituirle al costruttore. La speranza è che la prossima Honda sia guidabile anche da piloti diversi da Marc Marquez, vista anche l’incertezza dei tempi di recupero.