Sintetizzare e contenere un costume, una tradizione, un rito a tratti sacrale, in dieci anni è un’operazione bella e possibile. Se parliamo di motociclette, lo facciamo guardando al decennio 1984-1994. La moda dello scooter era ancora un divenire, gli appassionati, e soprattutto i più giovani, sapevano cosa andare prendere. Era infatti la bellissima decade delle 2T stradali, quando possedere un 125 era una sorta di biglietto da visita.
Top 10: le 125 più belle degli ultimi 30 anni
Una carta d’identità formata da vari nomi. I due più lucenti erano la Cagiva Mito e l’Aprilia RS 125. Che nascono proprio quando (siamo ad inizio anni ’90) il fenomeno delle 2T inizia però il suo declino, lasciando spazio a nuove cilindrate e mode: un canto del cigno però indimenticabile, che risuona ancora oggi, a quasi trent’anni di distanza.
Aprilia RS 125: i giovani centauri e la sportiva
La Mito ha terminato la sua corsa da pochi anni, mentre la RS, di uscire dai listini, proprio non ne vuol sapere. Progettata per la strada, ma con un anima da corsa impossibile da nascondere; prestazioni e leggerezza che dalla pista si trasferiscono alla vita di tutti i giorni, si materializzano nei desideri di un giovane neofita consapevole che anche la sua prima moto può essere una sportiva a tutti gli effetti.
Dal 1992 a oggi, prestazioni e stupore
Quando la RS nacque, nel 1992 con motore 2T, era il risultato di una voglia da parte della Casa madre di svecchiarsi su strada dopo i successi in pista, vale a dire il titolo di Gramigni in 125 e il contemporaneo secondo posto di Reggiani in 250. Il risultato fu la “RennSport” (“corsa“, in tedesco), reintrerpretazione della AF1 Futura con modifiche impossibili da trascurare: telaio in alluminio pressofuso, con una rigidità torsionale degna di moto di maggiore cilindrata e cavalleria, forcellone a bracci differenziati, in luogo della consolidata soluzione monobraccio, che si abbinava ad una confermata forcella a steli rovesciati e freni a disco, con anteriore flottante, di generose dimensioni.
Raffinatezze che stupivano nel 1992 e continuano a farlo nell’era moderna. Oggi la RS 125 guarda alla MotoGP e all’ammiraglia di Casa Aprilia, la RSV4. Lo si evince dallo stile aggressivo, caratterizzato dall’ormai iconico triplo faro anteriore, senza dimenticare le linee filanti esaltate dal codino, dalla componentistica utile a ridurre pesi e ingombri, aumentando così agilità e maneggevolezza. Senza dimenticare la posizione di guida, da vera supersportiva, con i semimanubri in posizione avanzata e ribassata rispetto alle piastre di sterzo e le pedane arretrate; la sospensione posteriore con monoammortizzatore di derivazione racing fissato al forcellone asimmetrico, in grado di garantire prestazioni, sicurezza e comfort; i grintosi cerchi a 6 razze. Il tutto, esaltato dalle due livree Black Speed e Silver Speed.
Il cruscotto mette a disposizione tutte le funzioni di una vera strumentazione da corsa: dal contagiri analogico fino al display digitale multifunzione completo di tachimetro, trip master, velocità massima, indicatore temperatura del circuito di raffreddamento, spia riserva carburante, spia OBD, spia guasto ABS. È disponibile inoltre, come accessorio, la centralina del sistema APRILIA MIA, che connette la moto con lo smartphone.
I segni della modernità
Un’altra concessione alla modernità è il motore, che oggi è un 4T, 4 valvole ad iniezione elettronica, raffreddato a liquido, distribuzione a doppio albero camme in testa, compatto, leggero e affidabilissimo, e anche Euro 4. Vi si può installare il Quick Shift, il cambio rapido già presente sulla RSV4: il sistema elettronico gestisce l’interruzione di coppia per il cambio di marcia inserita, del grado di apertura del gas e dei giri del motore, permettendo al pilota di salire di marcia mantenendo aperto il gas senza utilizzare la frizione. Lo scarico, di chiara ispirazione racing, è completamente integrato alla parte inferiore della carena.
Acquisto moto d’epoca: mi levo lo sfizio
Quest’ultima rappresenta l’ennesima soluzione visiva di grande impatto. Una di quelle capaci di attrarre la clientela più giovane. Per i motociclisti più “veterani”, invece, è più facile sfogliare l’album dei ricordi, per ripensare a un tempo, un contesto in cui il proprio status symbol era dettato da una 125.