Se domenica scorsa eravamo certi che almeno per il secondo GP della stagione la MotoGP avrebbe perso uno dei suoi protagonisti, dopo solo cinque giorni ci dobbiamo ricredere. Se infatti nella prima gara del 2020 Marc Marquez è incappato in una brutta caduta, rimediando una frattura all’omero destro, dopo esser passato dalla sala operatoria martedì, oggi è già pronto per tornare in pista. Almeno a detta anche dei medici del circuito, che l’hanno ritenuto idoneo per salire subito sulla sua Honda.
Un’altra caduta avrebbe effetti devastanti
«I medici si assumono una grossa responsabilità dando l’ok a Marc Marquez per correre già domenica. Evidentemente confidano molto nei loro metodi di valutazione». E’ il professor Carlo Tranquilli, ex direttore dell’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni, a esprimere le proprie perplessità sulla decisione dei sanitari del Motomondiale, soprattutto pensando agli «effetti devastanti» che un’ulteriore caduta potrebbe avere sull’omero del pilota spagnolo, operato solo martedì. «Parliamoci chiaro – ha spiegato Tranquilli all’Ansa – Siamo ben lontani dai tempi fisiologici di guarigione dell’osso, anche se le moderne tecniche di intervento fanno effettivamente miracoli. Un altro incidente potrebbe mettere a rischio la funzionalità dell’arto e allora sì che i tempi di recupero sarebbero molto più lunghi. Marquez è stato già “fortunato” a non subire lesioni al nervo radiale, piuttosto frequenti in questo genere di fratture. Del resto mi sembra che lo stesso professor Mir, che lo ha operato, fosse prudente sui tempi di recupero, parlando di Brno, ai primi di agosto».
Il nodo etico degli antidolorifici da assumere
C’è poi un aspetto «etico-sportivo, anche se ormai certi concetti sembrano un po’ anacronistici – aggiunge Tranquilli – Mi riferisco alla quantità di antidolorifici che il pilota dovrà assumere per affrontare una gara che richiede tanto impegno fisico. Dando per scontato che si tratti di sostanze non vietate, che gli permettano di correre in sicurezza, mi chiedo quanto sia corretto ricorrere a questi metodi, soprattutto in uno sport come il motociclismo, che richiede grande reattività e vede in pista più piloti contemporaneamente».
Il precedente di Lorenzo nel 2013
Marquez è pronto dunque a impugnare la sua moto a soli quattro giorni dall’intervento ed è chiamato a un’impresa. Simile a quella che anni fa, nel 2013, fece Jorge Lorenzo, proprio mentre lottava anche contro di lui per il titolo iridato. Il maiorchino all’epoca rimediò la frattura della clavicola sinistra dopo una brutta caduta sul circuito di Assen, reso insidioso dalla pioggia, nel secondo turno di prove libere. Volò quindi a Barcellona, si fece operare durante la notte, tornò in Olanda e 48 ore dopo l’infortunio prese parte alla gara con una placca di titanio e otto viti a tenere insieme la clavicola infortunata. Scattato dalla dodicesima posizione, completò la gara con un eroico quinto posto e in lacrime scese dalla moto. Fece qualcosa di memorabile, che questo fine settimana Marquez ha intenzione, a quanto pare, di replicare, firmando una nuova impresa a suo nome e scrivendo una nuova pagina di storia di motociclismo. Viene da pensare che la spaziale rimonta di cui domenica scorsa è stato protagonista sia stata solo l’inizio di questo 2020 decisamente ricco di sorprese.
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