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Coronavirus, la primavera perduta dello sport dalla Milano-Sanremo al Gp di Montecarlo

Questo male ci ha portato via anche la primavera. La primavera dello sport era un muro a strapiombo sul mare, quando la Sanremo s’incendia di mimose dopo la picchiata giù dal Turchino. E’ in quel punto, in quel preciso momento che la primavera va in fuga e stacca per sempre l’inverno. Tu sei a casa in città davanti alla tivù e magari piove, e fa ancora freddo ma loro, i ciclisti, sono già dentro il sole, nella gialla nuvola di fiori. La corsa più stupida e più bella del mondo la chiamano Milano-Sanremo ma non separa due città, lei semmai taglia come una forbice due stagioni, portando via il buio nebbioso dell’inverno per consegnarsi al primo tepore.Il ciclismo perdutoE’ anche una questione di desiderio e attesa. Il ciclismo a primavera è una vertigine di luce che, talvolta, tremola all’orizzonte persino tra le carbonaie verso Roubaix, ci sono momenti in cui il fango e la polvere si cristallizzano in un lampo che non pare nemmeno di questo mondo. Ed è, anche quella, primavera. Come è primavera il colore della gente sui muri del Fiandre, il più alto tra i monumenti che seppero erigere uomini in bicicletta. Via tutto, tutto perduto. Tutto era ieri. Speriamo resista almeno il Giro d’Italia modificato, forse prima o poi partirà dalla Sicilia dove l’inverno non esiste, dov’è primavera da ottobre a maggio.Altri Sport


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