Dalla scorsa primavera si rincorrono indiscrezioni sull’uscita possibile di un secondo modello Bugatti da affiancare a Chiron. Era stato lo stesso a.d. del marchio Stephan Winkelmann a rivelarlo. Elemento fondamentale per la realizzazione era rappresentato dal possibile supporto finanziario del Gruppo Volkswagen che avrebbe dovuto sostenere l’investimento. Un elemento, quest’ultimo, che resta ancora insoluto. Lo conferma l’intervistaa Bloomberg di Winkelmann in cui si parla dei piani futuri di Bugatti.
Bugatti, elettrico obbligato
L’elettrico, a tal proposito, rappresenta una via ancora relativamente da esplorare nella nicchia di modelli artigianali. E se le difficoltà nel garantire l’investimento su un tale progetto sono reali, pensarlo da una via alternativa, con ancora un motore termico, sembra del tutto da escludere.
Ultra-lusso, prestazioni elevatissime e un progetto che sia redditizio. Sono i punti fermi intorno ai quali dovrà gravitare il secondo modello Bugatti. Un crossover sui generis o una grande GT quattro posti, così è immaginata una proposta in grado di innalzare i volumi produttivi, dai 100 esemplari annui di Chiron, la ancor più esclusiva Divo e le edizioni speciali, a una produzione che potrebbe “volare” alle 600 unità annue con un nuovo modello.
Una Bugatti accessibile
Dall’intervista di Winkelmann rilasciata a Bloomberg emergono anche gli estremi del posizionamento sul mercato, da “entry level” se non fosse per le cifre assolute in gioco: un progetto di granturismo o crossover da collocare tra i 500 mila e il milione di euro, ben al di sotto delle richieste legate a Chiron, prossima ai 3 milioni di euro. Anche da questa leva passa l’incremento dei volumi.
E se è facile immaginare sinergie tecniche in un grande polo del lusso tra i brand del Gruppo Volkswagen, tornano d’attualità le parole dello stesso Winkelmann, lo scorso aprile, quando escluse il ricorso a un’architettura condivisa: una Bugatti deve conservare un’indentità unica, che sia anche tecnica.