La partita di Mosca è stata la decima della stagione europea di Nemanja Nedovic. Pur costretto a giocare con restrizione di minutaggio per preservarne il recupero, Nedovic ha segnato 16 punti e guidato la furiosa rimonta del quarto periodo. Sulle sue cifre globali pesano le due partite precedenti quella con il CSKA: contro il Maccabi e poi a Mosca-Khimki in cui ha segnato sotto la doppia cifra pur risultando determinante in quest’ultima con l’assist del canestro-vittoria di Vlado Micov. Le sette partite di assenza tra la gara di fine 2018 a Tel Aviv (4/5 da tre, 17 punti prima di infortunarsi) e il rientro sempre con il Maccabi sono quelle dei grandi “se” della stagione dell’Olimpia. La consolazione è che Nedovic sia pronto per le ultime cinque partite, un sesto di stagione, in cui l’Olimpia è immersa in una volata senza precedenti che comincia con la battaglia di giovedì con l’Olympiacos (che ha un calendario così favorevole da poter considerare la sfida del Mediolanum Forum non una sorta di “do-or-die game” ma una semplice opportunità).
La quota playoff, perché di questo ormai stiamo parlando, è a 16 vittorie. L’Olimpia ne ha 13 con cinque gare da giocare. La possibilità che si possa entrare con 15 successi è remota in una EuroLeague in cui le squadre di ultima fascia se non hanno tirato i remi in barca di sicuro non lo danno a vedere (un esempio: nel 2016 l’Olimpia è arrivata ultima vincendo otto partite; quest’anno per vincerne otto il Darussafaka dovrebbe chiudere con un filotto di cinque vittorie e in questo caso probabilmente supererebbe quelle che la precedono, con Gran Canaria a zero vittorie nel girone di ritorno).
Anche dopo la trasferta impossibile di Mosca-CSKA, l’Olimpia ha il calendario più difficile delle ultime cinque giornate tra le sei squadre in lotta per gli ultimi tre posti disponibili nei playoff. Le vittorie delle cinque avversarie in 25 gare sono 80. Quelle delle avversarie dell’Olympiacos sono 44. Le altre: avversarie di Vitoria 73 successi; quelle del Maccabi sono 62; quelle del Bayern sono 47 e infine le avversarie del Panathinaikos hanno vinto 68 volte. Dopodiché subentreranno probabilmente scontri diretti e classifiche avulse: molte di queste situazioni sono in divenire, anche per l’Olimpia che ha ancora due scontri diretti da giocare contro formazioni battute in trasferta. Ma a dispetto di tutti i calcoli, la realtà è che serviranno tre vittorie almeno perché una stagione fatta di gare combattute, stagioni individuali, belle vittorie venga celebrata con il raggiungimento di un traguardo di grande prestigio e tangibile: i playoff.
Tornando a Nedovic: l’Olimpia ha vinto sei gare delle 10 in cui ha giocato ma una di queste, a Tel Aviv, non è riuscito a terminarla ed è finita con uno scarto di due punti. Nei 236 minuti in cui è stato impiegato, l’Olimpia ha segnato 529 punti e ne ha subiti 472, per un plus/minus di +57, ovvero 5.7 punti per partita a favore di Milano. Non è solo una questione di rendimento individuale, comunque alto, ma di spazi, equilibri. Con lui in campo, l’Olimpia ha la possibilità di schierare due giocatori che mettono pressione sulla difesa fin dalla metà campo, lui e Mike James, e non hanno la possibilità di “nascondere” un difensore modesto su attaccanti gestibili. Ci sono altri dati che meritano di essere sottolineati: Nedovic ha vinto il 60% delle partite giocate in EuroLeague ma ne ha giocate solo tre in casa. E ancora: nelle sei gare che ha vinto ha fatto 15/29 da due, il 51.7%; in quelle perse 4/11, il 36.4%. Nedovic, anche per il particolare sviluppo di questa stagione, a causa dei suoi infortuni, ha grande incidenza sui risultati dell’Olimpia. Non è negabile, alimenta i rimpianti ma anche la fiducia in vista di questa volata finale.