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Fip/Legabasket – Il protezionismo non regala dividendi al basket italiano

Fip/Legabasket - Il protezionismo non regala dividendi al basket italiano

(di Massimo Roca). Lasciatemi giocare, sono un italiano. Forse la Fip, il presidente Petrucci ed il suo consigliori, Boscia Tanjevic, avevano nostalgia degli anni ’80. Il tentativo di operazione revival calata dall’alto in realtà non sta brillando. Toto Cutugno funziona più da Amadeus in tv che sul campo di basket. Dopo 20 giornate di campionato con l’introduzione del tetto dei 6 stranieri, il quadro è tutt’altro che confortante in tema di italiani in campo. Lo scorso anno 6 dei primi 19 giocatori più impiegati erano di formazione italiana. Complessivamente 12 sui primi 70. Oggi il dato è sensibilmente peggiorato.

L’italiano più utilizzato è Awudu Abass della Germani Brescia con un minutaggio peraltro consistente: 29,4 minuti di media che valgono il ventinovesimo posto. Sono appena 7 nei primi settanta più utilizzati in serie A. Abass è seguito da Ariel Filloy di Avellino (29,2 minuti di media), da Pietro Aradori di Bologna (27,6), Luca Vitali di Brescia (26) e dalla sorpresa stagionale Riccardo Moraschini di Brindisi (26). I primi quattro sono gli unici anche ad essere sempre partiti in quintetto nelle gare in cui sono andati a referto. Il primo marcatore italiano è Aradori: ventinovesimo con 13,6 punti di media. Il primo rimbalzista è Polonara di Sassari (ventottesimo con 5,3 di media). E Della Valle l’unico primatista: la guardia di Milano è il più preciso di tutti dalla lunetta.

L’impiego degli italiani è pari al 32% del minutaggio complessivo. Sono 61 gli italiani con almeno 10 minuti di media sul parquet. Le presenze in quintetto sono state però solo 316 pari al 19,75%. Il dato sugli italiani è quindi puramente di quantità ma è peggiorato in termini di prestazioni apicali in un contesto di concorrenza straniera peraltro non di altissimo livello. La limitazione a 6 stranieri non ha spinto al 5+5. Sono solo 5 le formazioni che hanno optato per il format più protezionistico: Cremona, Trento, Pistoia, Reggio Emilia e Brescia con quest’ultima che sta schierando solo 4 stranieri. Proprio Brescia è la formazione in testa per l’impiego degli italiani con il 49% del minutaggio tricolore. L’ultima è Cantù con il 14,9%.

In termini di fatturato sul totale di squadra è ancora Brescia a primeggiare con il 44% dei punti segnati dagli italiani seguita da Reggio Emilia, da Trento e Milano. In termini di valutazione di squadra l’apporto della pattuglia italiana è al top a Brescia (44,9% del totale) seguita da Reggio Emilia e Milano. È interessante valutare anche il plus minus degli italiani, ossia capire nei minuti in cui sono in campo quanto riescono ad incidere sul punteggio della gara. È significativa la differenza tra il plus minus effettivo degli italiani e quello atteso in proporzione al loro minutaggio. Più è alta questa differenza maggiore sarà il loro impatto. Sotto questo aspetto la migliore è di gran lunga Venezia i cui italiani contribuiscono al plus minus di squadra in misura molto maggiore rispetto al minutaggio loro concesso.

Il caso Avellino. La Sidigas è nona in serie A per impiego degli italiani, dodicesima per punti e per valutazione degli italiani sul totale di squadra. Cifre medio-basse che potrebbero anche essere accettate. Ma scendendo nel dettaglio ci si accorge che sono drogate dall’apporto preponderante di Filloy. Il 46% del minutaggio italiano, il 59% dei punti ed il 74% della valutazione “italiana” in casa Sidigas è tutta farina del sacco del cestista di Cordoba. Ciò significa che il resto della pattuglia se la gioca alla pari con quella di Cantù, ultima della classe. In termini di plus minus, Filloy è l’unico italiano positivo, +30. Nonostante il contributo positivo dell’azzurro, l’apporto del pacchetto italiano in termini di plus minus, secondo il criterio sopra esposto, è uno dei peggiori della serie A: solo Milano, Varese e Sassari fanno peggio.

Fonte: http://feeds.pianetabasket.com/rss/


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