I numeri, di base, già li conoscevamo: 8 squadre, 7 partite, 3 giorni di pallacanestro, una sola vincitrice. Ma quella era la premessa di una Final Eight, quella di San Martino di Lupari, che ha offerto tanto altro, partendo da dati e cifre sino ad arrivare all’essenza vera di questo gioco.
Cominciamo dalle annotazioni storiche: per la Passalacqua Ragusa il secondo successo nella storia, che la porta a eguagliare Faenza e Taranto al quinto posto nell’Albo d’Oro. Per la Sicilia è la terza Coppa: nella “classifica delle regioni” domina il Veneto (12 volte con Schio e Venezia), la Lombardia segue coi 5 successi della Comense, poi l’Emilia Romagna (4 con Faenza e Parma).
Una Coppa Italia equilibrata con 5 gare su 7 decise nei 5’ finali: lo scarto medio per partita è di solo 7.7 punti a gara. Maggior scarto nella finale, +16 per Ragusa sul Geas, e nei quarti, +15 per Ragusa su Vigarano. Si è segnato anche molto e sempre considerando il format a otto Ragusa, con 76.7 punti di media, è la formazione vincente che ha fatto più punti (Taranto nel 2003 57 a gara, nel 2004 Schio si fermò a 67). Segno di un gioco in costante evoluzione.
Evoluzione per Ragusa anche nel tiro da tre: le iblee, con Vigarano (che però ha giocato solo una partita) sono l’unica squadra che in questa Coppa ha sensibilmente aumentato il numero di tentativi dalla lunga distanza in partita rispetto a quanto fatto in campionato. 15.9 in stagione, 18.3 a San Martino: con migliori percentuali, 35% contro il 32% del campionato! Naturalmente “campione” di partite molto ridotto, ma indicativo della nuova direzione di gioco presa dalle siciliane, specie dopo l’arrivo di Nicole Romeo (che non a caso è la giocatrice delle “Aquile” che ha tirato di più dalla lunga, 6.3 tentativi a gara con un ottimo 37%).
A dimostrazione del grande impatto delle americane sul nostro campionato, Dearica Hamby è la quarta MVP a stelle e strisce dal 2007 a oggi: le altre Lavender, Anderson e Brunson, quest’ultima proprio con la maglia di Ragusa e in quella vittoria del 2016 contro Schio autrice di 22 punti e 9 rimbalzi. Hamby ha fatto “meglio”, chiudendo con 26 e 14 rimbalzi la finalissima. Nell’Albo d’Oro della MVP la “classifica per nazioni” dice che in altre quattro occasioni hanno vinto il riconoscimento le italiane (Macchi, Ballardini, bis di Sottana), due volte il premio è andato in Francia (Godin e Yacobou), una in Montenegro, Slovenia e Israele.
Chiusa la parentesi storica, partiamo con le prestazioni personali: e qui l’impatto della MVP è notevole. Dearica Hamby è la leader della Coppa per punti realizzati (49), rimbalzi presi (33), assist (10) e falli subiti (16). Su singola partita per lei anche l’high di punti (26), quello dei rimbalzi (14) e ovviamente quello della valutazione (40) nella Coppa Italia 2019. Chi la segue? Per quanto riguarda i punti a 23 c’è Milic (Broni contro Geas), 22 per Romeo (Ragusa-Schio) e Steinberga (Venezia-Geas). Nei rimbalzi da segnalare i 13 di Gruda contro Ragusa e i 12 di Milic contro il Geas. Per la valutazione complessiva da segnalare i 32 di Sanders (Venezia, contro San Martino di Lupari).
La miglior prestazione a livello di assist i 6 di Jolene Anderson contro San Martino di Lupari. Guardando alle statistiche di tiro invece Caterina Gilli è l’unica giocatrice a non aver sbagliato un tiro da due (3/3 contro Ragusa), mentre Michaela Rakova ha la miglior percentuale tra chi ha sbagliato qualche tiro (75%, come Anderson che però ha tirato quattro volte in meno). Da tre Nikolina Milic guida col 2/2 ottenuto contro il Geas, seguita proprio da tre “lombarde” eccellenti nel corso della manifestazione (Brunner 66%, Arturi 62%, Verona 60%). Nella vittoria di Ragusa da sottolineare la continuità di Harmon, unica giocatrice delle iblee ad andare in doppia cifra in ogni partita della competizione (17 il venerdì, 15 il sabato, 10 la domenica).
Poi c’è qualcosa che sfugge ai numeri. Ci sono le due rimonte del Geas, da -12 contro Broni fino alla vittoria di due, e da -10 contro Venezia fino alla vittoria di quattro. C’è la magia di una numero otto che fa saltare per due volte il banco. C’è la prestazione di Giuditta Nicolodi di cui vi ha già parlato coach Crespi in #sentoilcuoreamille. Una “March Madness” in salsa italiana: avrete notato come il nome del Geas ricorra poco, in statistiche individuali e high della Coppa. Perché i cosiddetti “intangibles”, ciò che non finisce sullo scout, possono esser un fattore, anzi lo sono spesso quando ci si gioca un trofeo su gara secca. Ci sono i numeri, poi c’è quello che sfugge a ogni considerazione matematica: fa parte dell’imprevedibilità del gioco, della scienza non esatta che è il meraviglioso mondo della palla a spicchi, che continua a regalarci emozioni e sorprese e lo farà di certo anche in questa seconda metà, decisiva, della stagione.
Alla prossima!