A Flushing Meadows è il giorno della finale femminile tra Coco Gauff e Aryna Sabalenka. La statunitense cerca in casa il primo Slam della carriera, mentre la bielorussa vuole il bis dopo gli Australian Open. L’incontro è in programma alle 22 italiane, in diretta su SuperTennis (canale 212 del telecomando Sky)
Zero, uno, due: i tre numeri intorno ai quali ruota la finale femminile agli US Open 2023. La prima opzione è che, a fine partita, Coco Gauff si unisca al club di chi ha vinto almeno uno Slam, dopo la finale persa al Roland Garros 2022 contro una Swiatek che coronava così la striscia di 37 vittorie di fila e 6 titoli WTA che si sarebbe poi interrotta al terzo turno di Wimbledon contro Alize Cornet. La seconda possibilità è che Aryna Sabalenka festeggi nel miglior modo possibile il nuovo status di numero 1 WTA vincendo il secondo Major in carriera, sempre sul cemento, diventando così la prima a completare la doppietta Melbourne-New York da Angelique Kerber nel 2016. Nel primo caso, per entrambe il bilancio all’ultimo atto di un Major sarebbe 1-1, mentre nel secondo scenario, Coco scivolerebbe a 0-2, mentre Aryna manterrebbe intatto il proprio ruolino di 2-0.
Il cammino di Gauff
La finale tra Gauff e Sabalenka è la migliore possibile, per quanto il ranking WTA dica il contrario. La Swiatek vista agli US Open è sembrata un po’ in affanno ed esausta per la perenne necessità di dover “difendere” punti e titoli, tanto da sbottare dopo la sconfitta agli ottavi di finale contro Jelena Ostapenko. “Io non devo difendere, io devo imparare e conquistare”, ha scritto su Instagram. Giusto e legittimo, se non fosse che per conquistare il quinto Slam in carriera, magari in un posto diverso da Parigi o New York, dovrà aspettare gennaio 2024. Quanto alla testa di serie numero 4, Elena Rybakina, la kazaka arrivava all’appuntamento con lo Slam che storicamente digerisce di meno – mai oltre il terzo turno a Flushing Meadows – con i postumi di un’infezione virale contratta al Roland Garros e rimasta ancora, dopo tre mesi, nelle gambe e con un latente infortunio alla spalla accusato soprattutto a Toronto, torneo nel quale è stata impegnata in maratone notturne contro Brady e Kasatkina che non hanno aiutato a restituirle energie. Troppo ridotte, le energie, per poter pensare di arrivare fino in fondo – anche se, forse, uscire al terzo turno contro Sorana Cirstea è effettivamente una delusione.
Gauff, al contrario, si presentava agli US Open già forte di un bilancio di 11 vittorie e un’unica sconfitta durante la tournée sul cemento nord-americano. Titolo a Washington, rifilando un netto 6-2, 6-3 a Maria Sakkari in finale, quarti di finale a Toronto, piegata soltanto dalla futura campionessa (e compagna di doppio), Jessica Pegula, titolo a Cincinnati, sconfiggendo all’ultimo atto la finalista al Roland Garros 2023, Karolina Muchova: questa è l’estate di Coco. A Flushing Meadows il filotto di vittorie è salito a 17, con vista sul successo numero 18 che varrebbe la gloria, per la più giovane statunitense ad arrivare in finale a New York dai tempi di Serena Williams nel 1999, anno in cui “the Queen” vinse il primo Major di 23 superando in finale Martina Hingis. In caso di titolo, inoltre, Gauff ritoccherebbe il proprio best ranking, salendo fino alla posizione numero 3 nel ranking WTA, dietro soltanto a Sabalenka e Swiatek e tornando a essere la numero 1 d’America, scavalcando Pegula (e Rybakina). Mal che vada, Coco si è già comunque garantita di tornare in top five. Tutto questo, ad appena 19 anni. Perché è facile dimenticarsi di una carta d’identità ancora molto “green” di fronte a chi, a 15 anni, al debutto in un Major sul campo Centrale di Wimbledon, si permetteva di ledere la maestà di una cinque volte regina ai Championships come Venus Williams.
Il cammino di Sabalenka
Dal canto proprio, Sabalenka arriva in finale agli US Open forte di una virtù che forse non aveva mai pensato di poter possedere fino in fondo: la freddezza nei momenti critici di una partita. La bielorussa, che è soprannominata “la tigre di Minsk”, non ha mai avuto problemi nel rimanere in partita di lotta, ma, soprattutto nei game in cui la tensione aumenta, ha difettato a mantenere la lucidità, che è qualcosa di apparentemente simile al dimostrare di avere “fighting spirit”, ma al tempo stesso è qualcosa di completamente diverso. La Sabalenka di due mesi fa, sotto 0-6, 3-5, 0-15 contro la Keys avrebbe perso partita e nervi. D’altronde, questo era proprio quanto accaduto alla bielorussa prima in semifinale al Roland Garros contro Muchova, con un match point sprecato, poi sempre al penultimo atto a Wimbledon contro Jabeur, con il rimpianto di aver dilapidato un set e un break di vantaggio. Così come il perenne clima di inseguimento nel ranking ha finito per stremare Swiatek, inevitabilmente la pressione di essere così vicina, ma così distante dal proprio sogno ha avuto effetti più o meno funesti su Sabalenka. Almeno fino al momento in cui Ostapenko ha deciso per entrambe, liberandola di un fardello diventato a tratti insopportabile. Non è un caso che questa Aryna 2.0, più zen, si sia vista proprio nel torneo in cui meno era “obbligata” a esercitare pressione su Iga in classica: tanto comunque la polacca avrebbe perso a stretto giro i 480 punti conquistati nel 2022 con la vittoria nel WTA 500 di San Diego contro Donna Vekic. Escludendo proprio la semifinale contro Keys, partita strana per match up e per i reciproci balbetii da semifinale Slam di entrambe, Sabalenka non ha mai perso più di cinque game a partita nell’ordine contro Zanevska (6-3, 6-2), Burrage (6-3, 6-2), Burel (6-1, 6-1), Kasatkina (6-1, 6-3) e Zheng (6-1, 6-4): che sia l’alba di un nuovo regno di terrore in vetta al ranking WTA?
I precedenti tra Gauff e Sabalenka
I precedenti tra Gauff e Sabalenka dicono 3-2 per la statunitense, ma i numeri vanno interpretati. Sul cemento il gap si annulla, con le due che si sono divise equamente la posta a partite alterne: Coco ha vinto il primo incontro al secondo turno di Lexington, a luglio 2020, in piena emergenza Covid-19, Aryna ha risposto con il successo al secondo turno di Ostrava, sempre nel 2020, rimontando nel terzo set da 0-3 con doppio break di svantaggio e poi da 2-5 sempre con il fardello di un doppio break. Più recentemente, nel 2022, a Toronto a imporsi è stata Gauff, in tre set, mentre a Indian Wells, sei mesi fa, Sabalenka si è vendicata con un netto 6-4, 6-0, unica vittoria maturata in due set tra le due sul cemento. Banale dirlo, ma in una finale che si annuncia estremamente equilibrata, più che sfruttare i propri punti di forza, sarà decisivo saper gestire le proprie debolezze. Gauff dovrà sperare che la terapia Brad Gilbert, iniziata subito dopo la sconfitta al primo turno di Wimbledon contro Sofia Kenin, abbia definitivamente curato un dritto in presa “Western” fin troppo ballerino nelle partite importanti, mentre Sabalenka dovrà evitare di pensare troppo alla propria seconda di servizio, accettando, con maturità, che inevitabilmente ci saranno momenti in cui braccio e spalle saranno più rigidi. Dopotutto, ci si gioca “soltanto” uno Slam.