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La grandezza di Nadal non è nei numeri (di Marco Mazzoni)

Nadal. Ventuno. GOAT. Questi gli # che stanno imperversando su tutti i media e social da domenica pomeriggio. Il mondo del tennis (e non solo) si è stretto intorno a Rafael Nadal, che con la vittoria agli Australian Open torna a vincere il primo Slam dell’anno e soprattutto stacca i grandi rivali nella corsa al più vincente negli Slam. Un successo epocale per mille motivi, che abbiamo già ben analizzato e sviscerato. Una vittoria che consacra (…se mai ce ne fosse stato bisogno) un tennista ed atleta straordinario, uno dei migliori che lo sport – all sport – abbia mai prodotto. Era impensabile poche settimane fa pensarlo capace di giocare di nuovo un tennis di altissimo livello ed intensità. Ha alzato il suo livello strada facendo, imponendo la sua classe, testa e potenza su rivali più giovani, ricchi di talento ma ancora acerbi, con limiti tecnico tattici, non così irriducibili di fronte alla lotta e alle difficoltà. Mancava Djokovic, è giusto sottolinearlo, ma il successo di Nadal è chiaro, forte, meritato. È cresciuto nel torneo, ha ritrovato quella infinita voglia di vincere, ha annusato che la chance c’era. È andato a prendersela, “a la Nadal”, di forza, con tanta “garra”, con quella testa micidiale che non lo fa mollare mai. Anche se tutti i bookies lo davano piuttosto sfavorito contro Medvedev, e il campo nei primi due set e mezzo davano loro ragione, avevo lanciato un pronostico a lui favorevole perché i numeri non possono misurare la grandezza del cuore di un Campione.

Quindi è Nadal il famoso “più grande di sempre”? Personalmente sono convinto che l’annosa questione del GOAT sia come il sesso degli angeli. Non esiste. Il tennis ha attraversato tante epoche diverse, troppi i cambiamenti. C’è un gruppo ristretto di grandissimi campioni che hanno vinto tanto, dominato, apportato qualcosa di nuovo e spettacolare alla disciplina. Questo è il Club del GOAT, i migliori. Rafa ne è uno dei principali protagonisti, spicca e si distingue anche tra di loro.

Questo è quel che mi preme sottolineare. Per comodità e tendenza a razionalizzare tutto, creiamo categorie grazie alla comodità dei numeri. I numeri sono importanti. Ci sono aspetti sui quali i numeri non mentono. Anche pro-Nadal, come il mitico “21” alla casella Slam, record epocale, enorme. Ma la grandezza di Nadal a mio avviso è superiore a qualsiasi categoria e/o numero, si fonda in altri aspetti meno tangibili ma ancor più significativi.

L’impatto di Rafael Nadal Parera sul mondo della racchetta è stato rivoluzionario. Prima di lui non c’era mai stato un tennista così potente, efficace, atleticamente superiore. Una macchina da gioco micidiale, che ha imposto un nuovo ed unico modello di gioco. Poche volte un tennista ha avuto il suo istinto killer, quello che gli ha permesso di scappare via verso il successo in tantissime fasi critiche. Nessuno come lui eccelle nella lotta, sul punto-a-punto, quando la testa conta più di qualsiasi colpo. Nessuno come lui riesce a crederci sino alla fine, ribaltare situazioni che paiono disperate. Vedi la finale di domenica, ma quante ne ha vinte soffrendo, lottando, sprintando, correndo, tirando colpi assurdi sotto totale pressione e fatica. Nessuno come lui riesce a cavarsi da situazioni difficili, a trovare uno spiraglio anche quando la porta sembra chiusa. Unico. Ci riesce grazie a sue qualità innate, e per come Zio Toni l’ha costruito da piccolo. Facendolo giocare in condizioni orribili, con palle sgonfie, con campi pieni di buche, con sessioni folli per fatica e durata. “Devi imparare a cavartela da solo”. Il ragazzo ha imparato come nessuno.

E c’è molto, molto di più che lo rende superiore a tutti gli altri della sua epoca. Se qualcuno ha voglia di andarsi a rivedere un match del Nadal 2005-2008, quando atleticamente era davvero diverse spanne superiore a tutti, troverà un tennista completamente diverso da quello attuale. Era il più formidabile contrattaccante dell’era moderna, con quel “dirittaccio” così arrotato che diventava ingestibile, con due piedi capaci di rimettere tutto, con una risposta aggressiva e una fame famelica di vittoria su ogni singolo punto. La grandezza di Nadal sta anche nel non essersi fermato mai. Ha continuamente cesellato il suo gioco, con un’evoluzione che ha del sorprendente. Ha capito che doveva muoversi in avanti, che quel gioco lo stava massacrando sul piano fisico e che doveva diventare sempre più costruttore di gioco prima, più attaccante poi. Il Nadal che ha vinto gli Australian Open 2022 non è più il più grande difensore al mondo, quello semmai è Medvedev oggi. Rafa attacca, ha tempi di gioco molto più rapidi. Ha migliorato moltissimo il servizio e la risposta. È prontissimo ad aggredire la palla e pure venire a rete. È diventato un tennista assai più offensivo, con colpi più rapidi e schemi anche assai più gradevoli dal punto di vista meramente spettacolare. Nadal va prendersi il punto, domina, ti stritola non a furia di rincorse ma di pallate giocate con potenza e qualità tattica. Ha rivoltato il suo tennis e ne ha fatto un capolavoro. La sua intelligenza e duttilità è quindi superiore.

Non è finita qua. La grandezza di Nadal è soprattutto nella sua qualità mentale e morale. La dignità con la quale ha saputo accettare tante sconfitte, traendone forza per ripartire e cambiare, con umiltà e coraggio. La voglia di ripartire dopo tanti problemi fisici – misterioso come dopo tutta questa usura, sia ancora lì, contro gente di 15 anni più giovane! – è un esempio per tutti. Soprattutto per questa nuova generazione di tennisti, dotati di grande talento tecnico ma assai lontana a Nadal per abnegazione e voglia di andare oltre ai propri limiti, oltre alla fatica, oltre al dolore. Rafa non è mai domo. Ci crede sempre. Lavora con un’intensità e qualità straordinarie, con una disciplina e dedizione inarrivabili. È l’esempio vivente di come massimizzare le proprie qualità e talento per diventare una leggenda. 

Rafael Nadal è diventato il tennista con più titoli dello Slam vinti in singolare, 21. Ma non esiste un numero che possa misurarne la grandezza come persona ed atleta. 

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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