Alba rossa per diventare davvero il pianeta rosso delle due ruote. Prendendosi tutto. E meno di una settimana dal trionfo di Pecco Bagnaia, che ha riportato dopo 15 anni il Mondiale della MotoGP e una nuova Tripla Corona (titoli costruttori e per team dominati), la Ducati è pronta a riconquistare anche l’amata (soprattutto dai più tradizionalisti) Superbike, il terreno della passione per il popolo rosso, dove pure non vince da 11 anni (Carlos Checa nel 2011). Alvaro Bautista, un altro spagnolo, vecchia conoscenza della MotoGP e pure della Ducati (Pramac) sabato si gioca il primo match point e domenica ne avrà a disposizione altri due a Mandalinka, in Indonesia, dove ieri sono volati anche Gigi Dall’Igna e Paolo Ciabatti, che l’hanno rivoluto in Rosso dopo il “voglio ma non posso” del 2019 (11 vittorie nelle prime 11 gare, poi il crollo e la fuga in Honda). E comunque una settimana dopo ci sarà l’Australia per chiudere i conti.
Bautista, 14 vittorie e 27 podi nelle 30 gare disputate, parte dal +82 sul campione del mondo Toprak Razgatlioglu, funambolico turco della Yamaha, e da +98 su Jonathan Rea, il fresco lord di Carlo III che prima ha monopolizzato le “derivate” con 6 titoli di fila. Gli servono altri 17 punti in più sabato e comunque ne può perdere 7 in 6 gare. Ma non si fida. L’ha raccontato nel blitz di sabato a Valencia, per tifare Pecco Bagnaia.
Alvaro, pronto per l’ultimo assalto?
«Sarà la gara più difficile della stagione. Non ho mai guidato a Mandalika con la Ducati, l’asfalto è nuovo e il meteo incerto. Tante incognite. Dobbiamo essere preparati per affrontare qualsiasi condizione, lavorare al meglio e fare il massimo, senza pensare a tutto il resto. Non devo fare neppure troppi calcoli, devo puntare al massimo e basta. Che sia lottare per la vittoria o un quinto posto non conta. Io sono già felice».
Perché?
«A quasi 38 anni (li compirà il 21, ndr) ho vissuto la mia migliore stagione. Mi sto divertendo, sto capendo la moto, raccolgo il massimo e sbaglio poco. Sì, sono il Bautista più completo di sempre».
La svolta vincente anche di Bagnaia.
«Pecco ha sfruttato al massimo il pacchetto che aveva, sicuramente migliore di quello di Fabio (Quartararo, ndr), ma si merita il Mondiale per la crescita che ha fatto. Lui e pure la moto, insieme».
Adesso tocca a lei e alla Panigale…
«È bello essere davanti. C’è tensione, onestamente, ma anche positività. Come ha detto Pecco, è bello vivere questa condizione, da privilegiati. Certo che sto pensando al fatto che fra pochi giorni potrei essere io al posto di Pecco».
Sarebbe una storica doppietta rossa, non realizzata neppure nel 2007.
«La Ducati è riuscita a rendere la sua MotoGP una moto facile per tutti e sta facendo la stessa cosa in Superbike. Nel 2019 ci andavo forte solo io, adesso si stanno avvicinando anche gli altri. Tutti i ducatisti sono veloci con la Panigale. Abbiamo trovato un equilibrio in una moto molto competitiva. Penso sia il risultato di un grande lavoro e sono orgoglioso di quello che stiamo facendo. Sarebbe fantastico vincere entrambi i Mondiali, anche perché vincere con la Ducati ha un valore diverso. Qui c’è passione vera».
E per tutti le Rosse sono le moto migliori.
«Il bello è che è così anche per chi le compra. Le MotoGP sono prototipi. Si spinge al massimo sullo sviluppo e si possono cambiare tante cose, dal motore al telaio all’aerodinamica. è un altro mondo. In Superbike no. La moto deriva da quella stradale, quindi se vuoi essere competitivo devi prima fare una stradale competitiva. La Ducati l’ha fatto. Chi compra una Panigale V4 sa che acquista il top».
Come ha trovato la MotoGP quattro anni dopo il suo addio?
«Adesso c’è una tecnologia incredibile. Ma devo dice che quand’è così il pilota ha meno possibilità di fare la differenza. Il limite adesso è la moto, non il pilota. Capisco che le Case vogliano fare le moto migliori possibili, ma questo lascia meno spazio al fattore umano».
Vero però che ha già chiesto di provare la GP22 di Pecco?
«Eccome. Se vinco il titolo penso di meritarmelo come premio».
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