La Ferrari si prepara a una serie di riunioni tecniche che dovranno analizzare a fondo quel che è accaduto a Montecarlo. Ci sono stati errori, alcuni evitabili, alcuni da imputare alla natura specifica della pista e della gara. Nel senso che tutti a Montecarlo sbagliano, dipende chi sbaglia di più e chi sbaglia di meno. Ma l’impressione, senza voler né sminuire né criticare il grande lavoro che si sta facendo a Maranello, è che in questo momento pesi anche la disabitudine a lottare per vincere, al netto delle splendide vittorie di inizio stagione.
La Red Bull, da questo punto di vista, ha il vantaggio di arrivare da un anno durissimo nel corso del quale il confronto tra Verstappen e Hamilton ha raggiunto livelli difficili anche solo da immaginare (basti ricordare Silverstone e Monza) e dove la contrapposizione con la Mercedes ha creato una tensione che è andata oltre la normale rivalità. Non tutto bello, quel che s’è visto nel 2021. Ma utile per crescere e sviluppare un sorta di istinto vincente.
La Ferrari arriva da una serie di stagioni poco brillanti, l’ultima delle quali decisamente deludente. Lo scorso anno si è scelto di puntare tutto sull’auto 2022 e, con il senno di poi, si può dire che sia stata la scelta giusta. Dal punto di vista tecnico è stato il coronamento di un processo di crescita. Ora però sembra che manchi ancora un passo, questa volta sotto il profilo gestionale in pista, per essere in grado di “spremere” tutto quel che l’auto e i piloti devono e possono dare. Ieri Mattia Binotto lo ha detto senza remore: «Dobbiamo imparare a sfruttare al meglio anche le situazioni meno favorevoli». Quel che a Barcellona e poi a Montecarlo è riuscito alla Red Bull. Passo dopo passo, la Ferrari ci arriverà. Magari già nella prossima gara a Baku.