La confessione choc dell’ex ciclista britannico: “Episodio che non ho mai completamente accettato e che ha avuto un forte impatto su di me anche da adulto”. Poi il racconto dei rapporti difficili con il patrigno e con il successo: “Ho vinto Tour e Olimpiadi: il periodo più brutto della mia vita”
“Sì, sono stato molestato da un allenatore quando ero più giovane”. La confessione choc arriva da un grandissimo del ciclismo moderno, insieme al racconto di un’infanzia resa ancora più difficile dall’abbandono da parte del padre naturale e dai rapporti complicati con il patrigno.
Bradley Wiggins, vincitore del Tour de France 2012, 5 ori olimpici e 6 titoli mondiali tra strada e pista, prima del ritiro nel 2016, ne ha parlato in una bella intervista a Men’s Health UK in cui spazia dall’importanza della salute mentale al suo rapporto di amore/odio con il ciclismo. Con quel passaggio sulle molestie sessuali subite quando aveva 13 anni che rivela parte del lato oscuro di un grande sportivo.
Le molestie e il patrigno violento
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Wiggins a spasso con la maglia di Gascoigne. FOTO
“Sono stato molestato da un allenatore quando avevo 13 anni ed è un episodio che non ho mai completamente accettato e che ha avuto un forte impatto su di me anche da adulto. Ho cercato di seppellire tutto”, racconta il campione britannico. Spiegando anche come i rapporti complicati in famiglia rendessero difficile confidarsi con qualcuno. “Il mio patrigno era piuttosto violento con me, era solito chiamarmi ‘frocio’ per aver indossato Lycra e cose del genere, quindi non pensavo di poterglielo dire. Così mi sono chiuso in me stesso. Ero un tale solitario. Sono stato un adolescente piuttosto strano per molti versi e penso che la bicicletta sia stata una risposta a tutte queste avversità”.
L’abbandono del padre
Lo sport, il ciclismo, come via di fuga da una realtà che quando era bambino l’aveva già messo duramente alla prova con l’abbandono da parte del padre naturale, Gary Wiggins, anche lui ciclista. “Era il mio eroe. Volevo mettermi alla prova con lui. Era un buon ciclista, avrebbe potuto essere davvero bravo, ma era un talento sprecato. Era un alcolizzato, un maniaco depressivo, piuttosto violento e all’epoca prendeva molte anfetamine e droghe. Non ho mai ricevuto risposte quando è stato assassinato nel 2008. Ci ha lasciato quando ero piccolo, quindi l’ho incontrato per la prima volta quando avevo 18 anni. Abbiamo riallacciato i rapporti per poi allontanarci di nuovo: non abbiamo più avuto rapporti nei due anni precedenti alla sua morte”.
Tour e Olimpiadi, il periodo più infelice
Tutti eventi che hanno contribuito alla difficoltà di trovare un equilibrio interiore. “Nel 2012, dopo aver vinto il Tour de France e le Olimpiadi, la mia vita non è stata più la stessa: con il successo sono arrivati fama e adulazione. Io sono una persona introversa e riservata, non sapevo più chi fossi realmente “io”, quindi ho adottato una specie di velo, “da rock star”. È stato probabilmente il periodo più infelice della mia vita”