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Fontang: “Felix è un ragazzo educato e con la testa sulle spalle”

Con la stagione ATP terminata, i tennisti non impegnati nella Davis tirano il fiato, rimettono a posto testa e fisico pensando già alla trasferta australiana che come sempre darà il via al nuovo anno. Il coach di Felix Auger-Aliassime, Frederic Fontang ha rilasciato una interessante intervista al portale TennisActu, dove racconta il 2021 del suo assistito (che segue dal 2016) e le prospettive per il nuovo anno. Chiaro l’obiettivo: mettere una coppa, finalmente, in bacheca. Quella del vincitore dopo 8 finali perse.

“È bello essere in vacanza. Dopo il torneo di Stoccolma, abbiamo concluso la stagione. Felix avrebbe dovuto giocare in Coppa Davis ma considerando quanto ha giocato nell’anno e il fatto che aveva un’infiammazione al ginocchio, aveva bisogno di riposo. Quando il giocatore che alleni ha fatto una buona stagione, vai in vacanza di buon umore”.

Per Fontang, l’aver mancato le Finals per poco, non è una grande delusione: “Lo sapevamo che non ce l’avremmo fatta, anchg se per poco. Tsitsipas era in difficoltà dopo il suo ritiro a Bercy, quindi avevamo in mente la possibilità di prendere il posto Sinner. Devo ammettere che Jannik Sinner merita di essere entrato, in casa poi. Felix è riuscito a entrare nella Top 10 ed è stato un grande passo avanti per noi”.

“Dopo aver aggiunto Toni Nadal alla nostra squadra all’inizio della stagione, sapevano che avrebbe fatto un salto in avanti. All’inizio non è stato facile me l’idea era quella di dotarlo di una consistenza maggiore. La grande soddisfazione è la costanza avuta nei tornei del Grande Slam, con una vera crescita: ottavi in Australia, quarti a Wimbledon e semifinale agli US Open”.

Lavorare con Toni Nadal è stato un momento di crescita anche per il coach: “Toni aveva già avuto risultati eccezionali con il nipote. Abbiamo assorbito il più possibile dall’esperienza. I risultati non c’erano all’inizio ma non si possono fare collegamenti diretti. Ci ha dato indicazioni per lo sviluppo, ha confermato la mia metodologia e aggiunto novità grazie al metodo Nadal. La delusione in stagione viene dai risultati nei Masters 1000, troppe sconfitte nei primi turni. L’obiettivo ovviamente resta conquistare un primo torneo dopo diverse finali giocate”.

Ecco il tasto dolente… perché non è ancora riuscito a vincere un torneo?

“Il tennis c’è. Lo aveva già anche a Rio durante la prima finale contro Djere. E’ stata la prima per entrambi e la partita si è giocata in tre set. Dopo di che ha perso contro i Top 10 o tennisti forti. L’aspetto mentale ed emotivo ora è più pesante. Ha comunque fatto 8 finali. Dobbiamo creare le condizioni perché ciò accada e lui ha delle cose da imparare nella gestione mentale delle sue finali. Sta sviluppando strumenti che gli permetteranno di farlo. All’inizio dell’anno, contro Dan Evans, non ha fatto una buona finale dal punto di vista tattico. È importante capire che quando ci sono difficoltà da affrontare, devi metterti ad imparare”.

Chiedono se ha l’impressione che Felix sia diverso domenica mattina prima di una finale…

“Realmente no… Prima di ogni partita ci sono piccole fluttuazioni. Rispetto alle sue finali non abbiamo avvertito alcun nervosismo particolare. Essendo un giocatore giovane e molto aggressivo, le sue opzioni sono un po’ più lente da sviluppare rispetto a chi ha un tennis più definito, il suo è ancora in evoluzione. Ci vuole un po’ più di maturità ed esperienza ed è lì che ha fatto davvero molta strada, sono fiducioso per il prossimo anno, l’obiettivo è continuare a fare bene negli Slam, vincere il primo torneo e possibilmente cercare di arrivare alle Finals nel 2022”.

Il coach è molto contento di Felix come persona: “L’aspetto più importante di Felix è la sua educazione. Ho conosciuto i suoi genitori e posso vedere la forza della sua educazione. I fondamenti ci sono perché l’istruzione è stata molto ben fatta. Ha la testa sulle spalle, è una persona posata. Cos’è il talento? Ci sono molte definizioni. La miglior qualità di Felix è quella di essere calmo e lavorare ogni giorno. Per un allenatore della mia età è bello poter interagire con un ragazzo così, discutere di filosofia, politica, geopolitica. È fantastico! È una persona interessante che ha interessi oltre al tennis. Discussioni? È molto raro. La serenità è nel nostro carattere. Momenti di tensione ce ne sono sicuramente, normale quando si lavora insieme, ma si risolve col confronto senza diventare uno scontro. L’allenatore è lì per tenere la rotta. Il giocatore vuole vincere e noi allenatori lavoriamo per far arrivare i risultati”.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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