Novak Djokovic ha parlato delle regole stringenti che i giocatori dovrebbero rispettare in caso di svolgimento degli US Open il prossimo fine agosto: “Dovremmo dormire in alberghi vicini all’aereporto ed essere testati 2-3 volte a settimana. I protocolli sono estremi e impossibili, vedremo che succederà”
Dopo Rafa Nadal, anche Novak Djokovic esprime la sua inquietudine circa la possibile ripresa del tennis agli US Open, in programma a fine agosto a New York. Il circuito ATP è fermo da inizio marzo a causa della pandemia coronavirus, con la possibilità di riprendere dopo il 31 luglio, ultimo giorno di sospensione. Nei prossimi giorni è attesa la comunicazione da parte dei vertici del tennis mondiale sulla ripresa. A Flushing Meadows stanno tentando di tutto pur di salvare quello che normalmente è l’ultimo Slam dell’anno, che in questo 2020 scalerebbe a secondo dopo l’annullamento di Wimbledon e il rinvio a fine settembre del Roland Garros. Djokovic, numero 1 del mondo e prossimo al ritorno in campo in un torneo di esibizione a Belgrado, è pessimista: “Il protocollo da rispettare per giocare a New York è estremo e impossibile – ha spiegato Djokovic, presidente del Consiglio dei giocatori, alla tv serba ‘Prva’ -. Dovremmo subire due o tre test a settimana e dormire in hotel vicini all’aeroporto, non avendo l’accesso a Manhattan. Inoltre avremmo diritto ad una sola persona del nostro staff senza prendere in considerazione allenatori, preparatori e fisioterapisti. Vedremo cosa succederà, capisco che ci sono motivi finanziari e contrattuali che spingono a far giocare il torneo ma mi sembra tutto molto complicato“. Nei giorni scorsi, anche Rafa Nadal aveva espresso perplessità sulla possibile ripresa della stagione a New York: “Se il torneo si giocasse oggi non ci andrei, ma tra due mesi potrebbe cambiare tutto”, aveva spiegato il numero 2 del mondo.