Resistere, resistere, resistere. Questo il (nuovo) motto del Cio, condiviso in pieno dagli organizzatori giapponesi. Si sta facendo di tutto per salvare i Giochi di Tokyo, in programma dal 24 luglio al 9 agosto. C’è ancora un margine di tempo, rispetto ad altre manifestazioni (vedi ad esempio gli Europei di calcio) che sono già state cancellate o rinviate a tempi migliori (si spera). Ma il margine di tempo si assottiglia sempre di più. Giovanni Malagò, che non è solo presidente del Coni ma anche membro Cio, ha spiegato che una data ragionevole per prendere una decisione definitiva potrebbe essere quella dell’ultima settimana di maggio, massimo la prima di giugno. Parole di buon senso, condivise dalla famiglia olimpica. Ma forse la deadline andrà anticipata: si deciderà in base all’andamento del virus. Il Giappone si sta blindando (in Cina nessun nuovo caso, il triste primato ora tocca all’Italia): è slittata la visita nel Regno Unito dell’imperatore del Giappone Naruhito e dell’imperatrice Masako. Dopo le anticipazioni dei giorni scorsi, il governo di Tokyo e Buckingham Palace hanno confermato il rinvio della visita a causa dell’emergenza coronavirus. La visita, la prima all’estero di Naruhito, era stata annunciata per la primavera, tra aprile e giugno, e non è stata per ora definita una nuova data. Sia Naruhito, salito al trono lo scorso anno, che Masako hanno studiato a Oxford.
Scattano inoltre da oggi le misure di contenimento decise dal Giappone, incluso il divieto di ingresso ai cittadini di 38 Paesi, compresi gli italiani. In Giappone i contagiati sono solo 923, i decessi 32. In Italia (dati di ieri) 28.000 contagiati ufficiali, quasi 3.000 morti. Il ministro dell’economia giapponese Taro Aso, che ha fama di noto gaffeur, ha ricordato come ogni 40 anni i Giochi Olimpici vengano rovinati da qualche evento mondiale. Nel 1940 dovevano tenersi sempre in Giappone ma furono cancellati a causa della Seconda Guerra Mondiale; nel 1980 fu la volta di quelle di Mosca boicottate da decine di Paesi, guidati dagli Usa, come protesta contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan. “E’ un problema che avviene ogni 40 anni, sono le Olimpiadi maledette e questo è un fatto”, ha commentato Aso. Ma il premier giapponese, Shinzo Abe, la pensa diversamente: lui è ancora convinto che i Giochi si faranno nelle date stabilite. E il Cio è con lui. Anche se fra gli atleti (vedi Spy Calcio del 18 marzo) e fra alcune Federazioni internazionali cresce il timore, o addirittura la convinzione, che le Olimpiadi dovranno essere rinviate.
Malagò con i suoi fedelissimi (Carlo Mornati e Danilo Di Tommaso) è al lavoro ogni giorno nel fortino del Coni: si tengono a debita distanza, ma continuano l’attività, compresi i contatti col Cio e con governo italiano (il 26 Giunta Coni straordinaria). Malagò ben conosce i problemi che hanno moltissime discipline olimpiche con le qualificazioni: il nuoto, l’atletica, il taekwondo, il sollevamento pesi, la boxe, il basket (maschile), lo skate, lo stesso surf sono in attesa di capire quando e come si terranno le qualificazioni, alcune sono slittate a giugno. Ci sono ancora decine e decine di azzurri che sperano di coltivare il sogno di una vita. La delegazione italiana potrebbe (dovrebbe) contare oltre 300 atleti. Nei collegamenti dei giorni scorsi, ci sono state alcune critiche al Cio da parte di atleti di spicco, e lo stesso presidente del Comitato olimpico spagnolo, Blanco, ha chiesto a Bach se esiste un piano B. La risposta del n.1 dello sport mondiale è stata dura. Poi anche la Spagna si è allineata alla decisione degli altri National olimpic committees che hanno condiviso l’attuale linea del Cio. Ufficialmente non esiste un piano B, anche se una delle possibilità potrebbe essere quella di aprire i Giochi, questa estate, solo ai tifosi giapponesi, vietando l’ingresso agli altri, provenienti da tutto il mondo. Una soluzione estrema ma non è pensabile che la cerimonia inaugurale, e le gare olimpiche, si possano tenere a porte chiuse. Inoltre il Cio e gli organizzatori giapponesi stanno cercando di capire, in grande segreto, cosa si potrebbe fare coi contratti tv, con gli sponsor, con i milioni di biglietti già venduti se i Giochi fossero spostati, sempre a Tokyo ovviamente, nel 2021 o 2022. Ci sarebbero grossi problemi economici e anche organizzativi, non c’è dubbio: nel 2021, anno dispari, ci sono i Mondiali, già fissati, e le Federazioni internazionali ci tengono molto.
Forse potrebbe essere più semplice, si fa per dire, spostare tutto all’estate del 2022 (in inverno, poi ci sono i Mondiali di calcio in Qatar). Gli atleti si interrogano, con ansia: con i Giochi nel 2022 dovrebbero essere rifatte tutte le qualificazioni? Per i giovani sportivi, in crescita, può essere un vantaggio ma per campioni come Federica Pellegrini, che fa 32 anni il prossimo 5 agosto e che punta alla sua quinta Olimpiade, potrebbe essere un problema. La Divina aveva in programma di chiudere a Tokyo, quest’anno. Molte Federazioni italiane, nel limite del possibile, cercano di venire incontro ai loro atleti di alto livello, anche se tanti impianti sono chiusi. La Fin, Federnuoto, ad esempio mantiene a Verona, Milano e Ostia tre piscine, aperte e riscaldate, per una decina di atleti ciascuna. Encomiabili anche altre Federazioni, ma quanto potranno resistere? Non per niente, Malagò nella Giunta del 26 ha invitato anche il ministro Spadafora e il nuovo n.1 di Sport e Salute Spa, Vito Cozzoli: il governo è già intervenuto per aiutare il mondo dello sport ma dovrà fare di più.
“Dicono che la deadline per decidere sull’Olimpiade sia fine maggio-inizio giugno: ma come si fa a pensare oggi, con questa pandemia (già la parola mette paura e crea psicosi), che si sta espandendo in tutto il mondo, a pensare che in quel momento Tokyo sarà immune da ogni problema?”. Il presidente della federbasket Gianni Petrucci, per 14 anni numero 1 del Coni, espone tutti i suoi dubbi sul fatto che i Giochi di Tokyo si possano svolgere nelle date previste dal calendario. “Ma come si fa a crederlo? – insiste Petrucci -. Lo dicano i virologi, e gli studiosi della medicina. Tutti vorremo farle, ma bisogna essere realisti, qui muore la gente ogni giorno: in molti perdono la vita e noi siamo certi che ci saranno le Olimpiadi? Non ci credo e quindi mi chiedo perché il Cio non dica la verità: ‘vogliamo farle, ma sarà molto ma molto difficile riuscirci'”.
Lui, l’ex presidente del comitato olimpico italiano, appartiene al partito degli scettici e sottolinea che “di Giochi ho una certa esperienza, ne ho fatti dodici. Un’Olimpiade significa far convergere gli atleti di tutto il mondo in un unico luogo, farli mangiare in un unico posto. E se poi nelle palazzine del Villaggio ci fosse anche un solo caso che succederebbe? Ci si rende conto della delicatezza del tema? E, anche volendo rimanere nell’ambito della certezza del diritto dello sport, stanno saltando tornei di qualificazione olimpica a ripetizione, stando alle indiscrezioni altri ne salteranno. Non mi pare proprio si possa parlare di certezza del diritto degli atleti”. Ma si è sempre detto che un’Olimpiade travalica tutto. “E’ vero travalica tutto, ma non le vite umane – conclude Petrucci -. Certamente i Giochi si fondano sul concetto sacro del risveglio del mondo, ma non c’è mai stata una situazione del genere”.