Hanno fatto rumore, e nemmeno poco, le parole pronunciate non da un signore qualsiasi ma da Akio Toyoda, ovvero mister Toyota, sulle auto elettriche, definite sinteticamente (poi approfondiremo) “Inquinanti, troppo care e foriere di sacrifici sociali molto pesanti”. Se ci dovessi fermare ad un’analisi superficiale, l’analisi, non sarebbe esattamente leggera.
OPINIONI CONDIVISE
Mr. Toyoda, intanto, è un signore che di auto ne capisce molto più di tanti ingegneri, al punto di “testare” da solo le macchine alle quali poi da’ il via libera alla produzione. Insomma, la sua competenza va oltre i teorici interessi con cui i maliziosi hanno spiegato le sue parole. E vi spieghiamo perchè. Quello che è stato definito un attacco, può anche essere anche letto così da chi si ferma alle parole. In realtà, è l’espressione di pensieri, opinioni che condividono in molti ma che pochi hanno il coraggio di manifestare in prima persona, visto il dogma imperante. Ma che comunque vanno contestualizzate, specificando bene le parole utilizzate e la realtà che c’è dietro.
ENTUSIASMO ECCESSIVO
PARLARE DI CIFRE
Insomma, l’attacco, se di attacco proprio vogliamo parlare, era riferito alla classe politica giapponese, colpevole, secondo lui, di prendere decisioni senza sapere di cosa parlano. E a supporto della sua tesi Toyoda ha portato numeri precisi e una considerazione non confutabile. Spiegava infatti Mr. Toyota… “nel caso in cui tutto il parco macchine giapponese attuale fosse stato elettrico, la scorsa estate, quando i consumi sono arrivati al top, avrebbe portato il Paese al collasso, cioè al rischio, molto concreto di rimanere senza energia. In una parola, oscurato”.
E ha aggiunto che… “…per realizzare le infrastrutture necessarie a rispondere alla teorica domanda di energia bisognerebbe investire una somma tra i 165 e i 438 miliardi di euro, con inevitabili costi sociali…”.
FATTI INCONTESTABILI
In sostanza, Toyoda sembra convinto del fatto che forzare la transizione in tempi troppo rapidi, senza programmarne e realizzarne i passaggi intermedi, cioè realizzare le indispensabili infrastrutture di ricarica e quelle per la produzione da fonti rinnovabili, sarebbe controproducente. Che poi anche le elettriche inquinino – e nessuno lo considera – e che (senza incentivi) costino troppo, questi sono fatti altrettanto incontestabili.
REALTà EUROPEA
Indubbiamente, trasferire, trasportare, applicare questo discorso alla realtà europea è facile e forse automatico. Al netto, però di considerare l’aggravante di un’estensione territoriale ancora più ampia, con le note differenze infrastrutturali da Paese a Paese. Oltre ai limiti alle emissioni posti dall’Unione Europea.
Nei primi giorni di marzo di questo sciagurato anno, in una tavola rotonda realizzata proprio nelle date in cui era previsto il Salone di Ginevra, invece annullato causa Covid, Tavares si espresse così….“Le auto elettriche sono acquistate solo dai “green addicted”, cioè dai fanatici delle auto elettriche, “a queste macchine manca l’attrattiva per raggiungere un pubblico più popolare e trasversale. E lo dimostra il fatto che se un Governo interrompe gli incentivi, la domanda di auto elettriche crolla”.
TRANSIZIONE INTELLIGENTE
Considerazioni, anche queste, legittime. E nessun attacco, a punto che poi aggiunse che “la vera sfida sarà riuscire a produrre veicoli a zero emissioni accessibili da oggi al 2025…”. Percorso che PSA sta portando avanti in maniera autonoma, alla stregua di FCA e degli altri costruttori, e lo far? ancora di più dopo la nascita di Stellantis. E, sempre Tavares, in passato (era il 2018) aveva già manifesto qualche perplessità cautelativa sulle vetture elettriche… “le autorità ci ordinano di andare in una direzione tecnologica, la grande svolta dei veicoli elettrici. Non vorrei che poi tra 30 anni si scoprisse qualcosa di meno bello di come ce lo immaginiamo, sul fine vita delle batterie, sull’uso dei materiali rari del pianeta, sulle emissioni elettromagnetiche della batteria in situazione di ricarica…”.
Insomma, il dibattito è aperto, e da molto tempo, mentre il progresso, spinto anche dalla politica va avanti e il mercato è forzatamente obbligato a seguirlo. Così, ci sono costruttori che mentre continuano a investire sulle nuove tecnologie si pongono il problema delle proporzioni giuste delle loro risorse da mettere su una soluzione piuttosto che su un’altra e quello che comportano in termini di tecnologia e costi sociali. Hanno dei dubbi, perchè conoscono questo settore meglio di chiunque altro. Per farla breve, non dicono non facciamo l’elettrico, piuttosto facciamolo gradualmente, garantendo una transizione intelligente, a differenza di chi o decide in maniera integralista o si scandalizza senza motivo per opinioni più che ragionevoli, oltre che leggittime, rigorosamente senza saper nulla.