Il film s’intitola “L’isola degli uomini pesce“, anno 1978, con scenografie ispirate ai racconti di Jules Verne. E per ricreare le perfette suggestioni di un mondo sottomarino, non desta scalpore il fatto che il regista Sergio Martino abbia scelto come set cinematografico le Grotte di Nettuno, affascinante opera d’arte “scolpita” dalla natura nei pressi della bellissima città di Alghero, in provincia di Sassari. Più esattamente, all’interno della vicina area marina protetta di Capo Caccia-isola Piana, che fa parte del Parco di Porto Conte.
Prima di descrivere le straordinarie meraviglie custodite al loro interno, ripercorriamone brevemente la storia. Come spesso accade, la loro scoperta fu del tutto casuale, ad opera di un pescatore della zona alla fine del Settecento. Il clamore suscitato dalla loro bellezza fu tale, che ben presto divennero meta di viaggio per nobili e celebri visitatori da tutta Europa: Carlo Alberto di Savoia, ad esempio (il cui passaggio è ricordato da due lapidi in marmo incise a ricordo delle sue prime due visite); ma anche il Duca di Buckingham, il Barone di Maltzan, e il Capitano inglese William Henry Smith (che fu il primo a realizzare una piantina della grotta), e tanti altri. A quel tempo, l’accesso alle sale avveniva solo via mare (lo si può fare ancora oggi); solo nel 1959, infatti, fu costruita l’Escala del Cabirol, che con i suoi ripidi 654 scalini scavati nella roccia consente di raggiungere l’ingresso della grotta, posto a pochi metri dalla superficie del mare, anche via terra.
Ma questa è solo la storia più recente delle Grotte di Nettuno. La loro formazione, infatti, risale a circa due milioni di anni fa, e molto probabilmente era già utilizzata nel Neolitico dai primitivi abitanti del luogo; oltre ad essere stata abitata per anni, in tempi più recenti, dalla foca monaca del Mediterraneo, prima di sparire e di divenire uno dei 6 mammiferi a maggiore pericolo di estinzione al mondo.
Il percorso all’interno delle grotte, nella parte aperta al pubblico, è di circa un chilometro. Ma ciò che realmente colpisce, tra una moltitudine di stalattiti e stalagmiti alte fino a 18 metri, e bizzarre formazioni rocciose, è la varietà di ambienti che si incontrano, la loro maestosità e le incredibili suggestioni che sono in grado di generare. Le prime arrivano forti dal lago La Marmora, che con la sua lunghezza di 100 metri e la profondità di 9, viene considerato uno dei più grandi laghi salati d’Europa. Attraverso le sue acque trasparenti è facile scorgere il cosiddetto “Albero di Natale”, una colonna di roccia dall’inconfondibile forma. E poco più avanti, ecco spuntare la spiaggetta sabbiosa al centro della quale si trova la celebre acquasantiera, una gigantesca formazione stalagmitica, che sulla cima ospita delle piccole vasche di pietra, in cui si abbeverano gli uccelli che frequentano la grotta. Proseguendo lungo il sentiero, si incontrano la Sala delle Rovine e, subito dopo, quella che forse, più di tutte, lascia sbalorditi col naso all’insù: la Sala della Reggia con le sue altissime arcate di roccia. A seguire, si incontrano la Sala dell’Organo (che ospita una colonna alta circa 49 metri, con delle colate che somigliano alle canne di un organo), e la Sala delle Trine e dei Merletti, con le tipiche colonnine. E come ogni spettacolo che si rispetti, ecco il gran finale: a chiudere l’itinerario è la suggestiva Tribuna della Musica, una sorta di affaccio panoramico sulla grotta, da cui si scorge anche il mare.
Questa appena descritta, come accennato, è la parte fruibile dagli oltre 150.000 visitatori che ogni anno raggiungono Capo Caccia per visitare l’antro. Di fatto, però, sono tante le meraviglie di queste cavità riservate ai soli speleologi. In particolare, due laghi sotterranei, il lago dei Funghi e il lago Semilunare (profondo più di 50 metri), collegati dalla cosiddetta galleria Metrò. Ma è tutta la zona ad essere considerata di rilevante interesse speleologico, come dimostrano le numerose caverne, alcune anche subacquee e di grande bellezza, come la Grotta di Nereo (la più grande cavità sommersa d’Europa), meta privilegiata dei diving locali.