L’isola di Favignana, insieme a Levanzo e Marettimo, è una delle tre perle appartenenti all’arcipelago delle Egadi. Favignana è la principale e più grande di queste isole e si è meritata dal pittore Salvatore Fiume il riconoscimento di “grande farfalla sul mare”. A suggestionarlo, l’inconfondibile forma che si distende nelle acque turchesi antistanti Trapani, da cui l’isola dista appena 9 miglia. Siamo sul versante occidentale della Sicilia, terra di tramonti, bellezza e profumi, unici al mondo. Ed è proprio dal capoluogo Trapani, che ci si imbarca alla scoperta di questo pittoresco lembo di terra, perfetto per un’esplorazione in bici (eventualmente noleggiabile in loco, all’arrivo, senza problemi).
Un diametro di circa 35 km, un fitto reticolo di strade secondarie e una superficie quasi interamente pianeggiante, infatti, rendono il pedalare, da una caletta all’altra, da uno scorcio sul mare a un giardino ipogeo, da una granita a un piatto di spaghetti con i ricci, un inesauribile gioco al rilancio: quando si è convinti di aver visto il meglio, spunta sempre qualcosa da dietro a un angolo, uno scoglio, o un cespuglio, che ti lascia nuovamente a bocca aperta. E così, in rapida successione, Punta San Nicola, la fiabesca Cala Rossa, la spiaggia del Bue Marino, i Calamoni, Cala Azzurra. Per non parlare dei tramonti infuocati nella zona dei faraglioni e a Punta Sottile. Per chi cerca un pizzico di tranquillità, invece, una pedalata lungo il versante sud dell’isola permetterà di andare alla scoperta di calette appartate e suggestive grotte.
Prima di lasciare Favignana, però, il consiglio è di ritagliarsi qualche ora e di andare a visitare l’ex stabilimento Florio, nelle vicinanze del porto, in cui scoprire la secolare tradizione della mattanza e della lavorazione del tonno, che hanno scandito la vita sull’isola fino agli anni ‘70, quando la tonnara venne definitivamente chiusa. Oppure, di spingersi alla scoperta della celebre Grotta del Pozzo, che i fenici, antichi abitanti di tutta l’area costiera del trapanese, utilizzavano millenni fa, a scopo rituale. Una veloce scalata ai 310 metri del monte Santa Caterina, infine, sarà ripagata da una vista panoramica mozzafiato destinata a finire dritta nell’album dei ricordi.