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Binotto sulla Ferrari negli esports: “importante per la Scuderia”!

Nel 2019 il Cavallino Rampante con il suo Ferrari Driver Academy Hublot Esports Team è riuscito a conquistare il titolo piloti con l’italiano David Tonzilla Tonizza giungendo secondo nella classifica costruttori dove ha invece trionfato la RedBull

Ora che il 2020 è alle porte, il Team Principal della Scuderia Stefano Binotto ha voluto nuovamente parlare dell’impegno della Ferrari all’interno del mondo esportivo, spiegando sul sito ufficiale del campionato mondiale F1 Esports quanto questa competizione virtuale sia importante per tutta la squadra, affermando anche che gli eSports sono ormai parte integrante del programma del Ferrari Driver Academy, in cui troviamo l’Hublot Esports Team. 

Per l’anno che si appresta ad iniziare, il team non vorrà solamente vincere il secondo titolo piloti, ma che proverà anche a far suo il primo titolo ufficiale costruttori. 

Un obiettivo ambizioso ed assolutamente alla portata della squadra più blasonata di tutto il circus, su cui ha recentemente parlato anche il Team Manager della Ferrari Driver Academy Hublot Esports Team Alessio Cicolari che oltre alle considerazioni generali del campionato, ha anche parlato degli aspetti che differenziano il campionato corso su strada da quello virtuale.

In una recente intervista pubblicata su Powned.it, il manager ha infatti spiegato che tra “reale” e “virtuale”: “Le differenze sostanziali sono senz’altro l’accelerazione e la paura. Mentre la prima componente in alcuni simulatori Pro (quelli per esempio usati dai team di F1) si può in qualche modo replicare, la seconda è difficilmente simulabile. Sicuramente la guida al simulatore porta a conoscere molte bene la pista, la traiettoria, i punti di staccata e il comportamento dell’auto (infatti ormai quasi tutti i piloti reali si allenano tantissimo al simulatore) creando la cosiddetta “memoria muscolare”. Da li ad arrivare a staccare in curva a 300km/h con accelerazioni laterali incredibili, ci vuole tanto allenamento e sicuramente una predisposizione al rischio. Sono comunque abbastanza convinto che un ottimo sim racer, con i giusti test, possa diventare un ottimo pilota, è stato dimostrato ampiamente negli ultimi anni”.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/formula-1


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