Mia è la parola con cui si insegna a chiamare la palla quando si gioca a pallavolo, Mia è un aggettivo possessivo femminile, Mia è il nome scelto da Ashling per il titolo del libro biografico di Ivan Zaytsev scritto con Marco Pastonesi e voluto da Rizzoli, Mia è il nome della serata organizzata per l’evento Parole di Sport.
Il secondo appuntamento voluto dall’associazione culturale Sport Inzago, in un teatro completamente sold out, ha visto come protagonista il capitano dell’Azimut Modena e della nazionale italiana di pallavolo Ivan Zaytsev conosciuto da tutti come “lo Zar”. La serata è iniziata con un’introduzione di Marco Pastonesi, moderatore della serata “Io sono un giornalista sportivo e mi considero un privilegiato perché seguo le vicende di chi fa sport, gente forte e debole, vincenti e perdenti. Da giornalista sono abituato a fare cronache, a giudicare, a commentare e raramente conosco. Perché per conoscere ci vuole tempo, conoscere un’atleta è difficile….gli atleti hanno i loro tempi tecnici tra allenamenti, famiglia, partite e trasferte, tempi dettati dai propri addetti stampa, tempi dati dalla solitudine e dalla pressione.” ha poi continuato così “Un atleta però l’ho conosciuto bene e spero che stasera anche voi abbiate la possibilità di conoscerlo da vicino… Ivan Zaytsev”.
Tra gli applausi del pubblico è apparso dal sipario questo ragazzo di due metri con lineamenti duri ma in realtà dolci, quasi “impacciato” in abiti normali che non prevedano una divisa, delle ginocchiere e delle scarpe da pallavolo, un ragazzo che nonostante la sua notorietà fin da subito si è emozionato nel vedere così tanta gente che è in teatro solo per lui.
Aiutati dall’attrice Patrizia Hartman e dal musicista Alessandro D’Alessandro la serata si è svolta tra la lettura emozionante di alcuni capitoli del libro di Ivan e le varie domande da parte di Pastonesi, un botta e risposta che ha divertito il pubblico e ha fatto scoprire lati sconosciuti della vita di questo giocatore.
La prima cosa che si nota di Ivan Zaytsev, naturalmente oltre alla sua altezza e al suo taglio di capelli, è l’accento romano: si questo accento che lo differenzia da altri e mostra tutta la sua naturalezza e semplicità. Quello che mi ha colpito è proprio questo la sua trasparenza, la sua timidezza, la voglia di raccontarsi e mostrare almeno in parte il vero Ivan Zaytsev attraverso 280 pagine di racconti.
L’infanzia, i viaggi e il rapporto con il padre
Viene messo fin da subito in evidenza il rapporto con il padre, un “certo” Vjaceslav Zaytsev considerato il palleggiatore più forte dell’unione sovietica e primo russo ad approdare nel campionato italiano verso la fine degli anni Ottanta. L’infanzia dello Zar non è stata affatto semplice: nato a Spoleto nel 1988, si è spostato a Città di Castello, Agrigento, Lugano, Bratislava, San Pietroburgo per seguire il suo papà, dove andava lui si spostava anche la famiglia e questo ha trasformato tutte le case in luoghi di passaggio, senza troppi ricordi. Ciò che colpisce sicuramente il pubblico è un pezzo tratto dal libro dove Ivan descrive questi momenti analizzando le diverse foto trovate nell’album dei ricordi “ciò che mi stupisce è la mia immagine che rimbalza in tutte le foto… dentro o davanti ai numerosi monumenti, da solo o abbracciato ad un gatto e sempre con la solita espressione, quasi senza un vero e proprio sorriso.. mi sento sempre solo perché non si ha tempo di fare amicizia che bisogna subito cambiare città“. La scelta di giocare a pallavolo? Da piccolo voleva diventare un portiere di Hockey sul ghiaccio, ma naturalmente la scelta è ricaduta sulla pallavolo, alla fine le decisioni le prendeva il papà, quindi non ha avuto altra scelta che entrare in palestra ed iniziare a giocare con quella palla. La pallavolo lo ha portato di nuovo in Italia a Foligno, inizia qui la sua carriera, precisamente a Perugia dove è conosciuto prima di tutto con il ruolo di “figlio di Slava” e per secondo come palleggiatore. In questo libro ha raccontato gli anni che lo hanno portato a trasformarsi da figlio prodigio a protagonista indiscusso del nostro campionato e della Nazionale italiana.
Modena, la Nazionale e il significato di Pallavolo
Ragazzine, adulti e bambine ridono alle battute e alle risposte dello Zar ascoltando in silenzio, con attenzione, gli aneddoti e i momenti chiave della sua vita. Modena è arrivata dopo un anno incredibile con la Sir Safety Perugia, dove ha vinto Supercoppa Italiana, Scudetto e Coppa Italia ( il triplete), è mancata solo la vittoria in Champions League ma hanno comunque conquistato un argento importante. Modena è una città particolare, vive di pallavolo, e come ha spiegato Ivan è la società con più titoli vinti nella storia della pallavolo Mondiale; le mura del “Tempio” (così è chiamato il PalaPanini) trasudano di storia, qui hanno giocato atleti di qualsiasi talento che hanno dato l’anima per ottenere numerose vittorie e anche qualche sconfitta che ha sicuramente insegnato qualcosa. La partita successiva per Zaytsev inizia non appena cade l’ultimo pallone della partita precedente, bisogna essere bravi o almeno capaci di cancellare e mettere un punto su ciò che è successo in precedenza, per ripartire e dare il massimo “Non lascio mai il Tempio senza aver dato il 100%. Essere soddisfatti alla fine di una giornata sportiva o lavorativa è uno dei passi per fare grandi progressi”.
Da Modena si è passati a parlare di Nazionale, giocare per l’Italia è motivo di orgoglio per Zaytsev:”L’inno è brivido, guardare il tricolore e cantare l’inno a squarciagola, meglio se in un palazzetto nemico ti fa sentire un gladiatore, un guerriero che scende in battaglia. L’inno prima di una partita ti fa sentire importante perché in quel momento difendi i colori della tua nazione e tantissime persone pongono in te delle speranze e ti affidano quella maglia con il tricolore cucito sul petto”. Ha raccontato anche di quella semifinale alle Olimpiadi di Rio de Janeiro contro gli Stati Uniti, una partita folle per com’è andata dal punto di vista psicologico. La pallavolo ad alto livello è anche un gioco molto mentale, in quella semifinale ci sono stati continui cambi d’umore ed è per questo che Zaytsev la definisce folle: “Gli Stati Uniti sono riusciti ad annullarci mentalmente e farci uscire dalla partita, dominandoci e schiacciandoci proprio dal punto di vista mentale. L’errore dell’opposto americano sul 22 pari nel quarto set ci aveva riportati in parità ed ironia della sorte sono ritornato io al servizio; nella pallavolo in realtà chi pareggia sul finale di set è come se avesse quasi vinto, quello che viene recuperato subisce tantissimo il colpo mentale e dico la verità è stato proprio il primo ace che mi ha fatto entrare in quella bolla, uno stato di grazia, perché ho provato delle emozioni che non proverò credo mai ed è li che ti rendi conto che cambia l’andamento di qualcosa, della tua vita e della tua carriera.” ha poi continuato ” Il grande rammarico è non essere riusciti a giocare una bella finale, ma la grande vittoria è stata quella di aver trasmesso delle emozioni a tutte le persone che ci hanno seguito da casa”.
La serata si è poi conclusa tra gli applausi, le domande del pubblico e le foto di rito con il giocatore che si è dimostrato disponibile a firmare autografi ai numerosi spettatori presenti in sala. L’organizzatore Alessio Fumagalli ha ricordato inoltre, che i soldi del biglietto saranno devoluti all’associazione World Food Programme, di cui è ambasciatore il campione di Modena.
Chi ha ascoltato o chi ha letto questo libro sa che Ivan Zaytsev vive la sua vita a 134 km/h, MIA per Ivan significa la vita, la famiglia,la palla, Mia è la possibilità e Mia significa la pallavolo. Mia è la parola che è incisa dentro di lui e può significare tutto o niente, MIA è la storia di Ivan Zaystev.