Di Redazione
È ancora forte l’emozione ripensando all’addio a Sara Anzanello, scomparsa lo scorso 25 ottobre dopo una lunga battaglia che l’ha portata dalla gloria dei successi con i club e la Nazionale a durissime terapie e a un trapianto di fegato, purtroppo inutile. Sara, esplosa con l’AGIL Trecate che l’aveva vista promossa giovanissima in A1 per diventare una stella di quello che sarebbe poi diventato il progetto Asystel era nata a San Donà di Piave, in provincia di Venezia ma aveva mosso i suoi primi passi da giocatrice vera a Salgareda, in provincia di Treviso e poi a Latisana, in Friuli, dove a soli sedici anni aveva fatto il suo esordio in A2. Centrale, opposto, poi di nuovo centrale quando arrivò a Trecate e fu plasmata da Luciano Pedullà: un oro al Mondiale, due coppe del mondo, un argento europeo. E ancora tre Coppe nazionali, due Supercoppe, mai uno scudetto spesso sfiorato a Novara.
Sara era una ragazza di una generosità dirompente e di una semplicità a tratti disarmante: tante sono le compagne e le amiche che la volevano ricordare con un’iniziativa che perpetuasse il suo nome. E così il comitato territoriale Tre.Uno ha istituito un riconoscimento annuale che verrà assegnato al termine di ogni stagione e che le sarà dedicato. I genitori di Sara hanno subito dato il loro consenso: il premio andrà a una giocatrice del territorio (Treviso-Belluno) capace di fare la differenza per stile, atteggiamento, forza di volontà, determinazione e leadership. La data della prima assegnazione è già stata fissata, 31 maggio: a consegnare il Riconoscimento a Memoria di Sara Anzanello ci saranno i genitori di Sara e Walter, il compagno della giocatrice – simpaticamente soprannominata dalle compagne di Novara ‘Grande Puffo’ – che in chiesa aveva letto il messaggio scritto da Sara poco prima di lasciarci. Parole che rimbombano ancora nelle orecchie: “Sono qui per lottare, mai mollare… Sorridete per vivere”.