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Open Court: Amburgo, rilancio del torneo grazie all’erba? (di Marco Mazzoni)

Conoscendo il rigore teutonico unito alla discreta autostima per le tante eccellenze di cui si possono vantare, non deve esser facile per gli organizzatori degli Open di tennis tedeschi ad Amburgo tornare ogni giorno in ufficio e ritrovarsi davanti l’albo d’oro recente del torneo.Quello che fino al 2008 era un Masters 1000 di grande tradizione, è oggi un torneo ATP 500 piuttosto traballante, con un’immagine più grigia del cielo medio della città, appesantito dall’evidente scadimento sia dei campioni che della partecipazione media. Salviamo l’edizione 2015, vinta da Rafa Nadal sul nostro Fognini, e per amor patrio mettiamoci pure l’anno 2013, quando fu Fabio a portarsi a casa la coppa. Ma il passaggio dai vari Nadal, Federer, Kuerten, Rios, Stich, Edberg, Lendl e via dicendo, senza arrivare ai successi datati dei grandi australiani del mitico barone Van Cramm, ai recenti Basilashvili, Mayer e Juan Monaco, beh, è un salto all’indietro mica da ridere…

Cambio di data = Kaput

La storia è nota. Amburgo fu la “vittima” della riorganizzazione voluta dall’ATP a fine anni 2000, per permettere ai dollari di Tiriac di elevare lo standard del suo torneo di Madrid alla massima categoria. Fu penalizzato proprio il torneo tedesco, che all’epoca poteva vantare in zero grandi campioni nazionali ed un trend di pubblico e struttura non proprio esaltante. Il confronto tra il vetusto catino di Amburgo e la modernissima Caja Magica di Madrid era quasi imbarazzante, incluso il programma sterminato di iniziative di marketing molto aggressive messe sul piatto dallo scaltro ex giocatore rumeno. Visto che l’ATP è molto sensibile a monetizzare il più possibile ed in tempi rapidi, infischiandosene alla grande di storia e tradizione, facile fu buttar giù dalla torre oltre un secolo di storia del torneo di Amburgo, premiando la novità iberico-rumena. I tedeschi provarono anche le vie legali per riprendersi data e status, con una causa a così tanti zeri che si dice avrebbe rischiato di far saltare addirittura l’intera ATP. Persero la disputa, dovendo accettare la vecchia data di Madrid, in piena estate dopo Wimbledon, quando i campioni sono in vacanza o già proiettati al cemento USA. Amburgo divenne un torneo 500, con una buona partecipazione di specialisti del rosso, e qualche top qua e là, attirato da un lauto ingaggio o da situazioni contingenti (Nadal 2015 in cerca di fiducia e punti sul rosso; Federer 2013 che voleva testare in tornei “medi” un cambio di racchetta). Un peccato, perché in tante edizioni “vere” dell’Open tedesco, erano andati in scena match bellissimi, grazie anche alla terra battuta molto veloce, che consentiva agli attaccanti di giocarsela alla pari con gli specialisti da fondo campo.

Tentativi di rilancio “modesti”

Ci provò l’ex campione tedesco Stich a rilanciare il torneo, ma non ci riuscì particolarmente, tanto che la federtennis tedesca si è ripresa l’onere dell’organizzazione, con non poche polemiche per la procedura che fu definita “non così limpida”. Dal 2017 il tutto è in mano alla società Matchmaker che organizza già i tornei femminili di Linz e Norimberga, e si è messo in moto un processo di riorganizzazione e di novità per far tornare l’evento ai fasti di un tempo. O almeno provarci. È stato approvato un piano di investimenti importanti, per metter mano soprattutto alla struttura, un tempo assai efficiente ma oggi un tantino datata. Il vecchio tetto a tendone che ripara il centrale dal tempo incerto del nord del paese fa sorridere rispetto alle tecnologie in uso a Wimbledon, Australian Open o quella che sarà operativa dall’anno prossimo a Roland Garros. “Non era bello, ma assai pratico e di facile manutenzione”, tagliavano corto i tedeschi, con il loro classico pragmatismo. Purtroppo dallo scorso anno più di un problema aveva dato quella vetusta struttura, che ripara sì dalla pioggia, poco dal freddo vento del nord. In pieno luglio, non era un grande spot per pubblico (e sponsor…) vedere sugli spalti il pubblico ripararsi anche con coperte ed ombrelli nelle ultime file…

Hanno poi cercato di distinguersi, lanciando per l’edizione 2019 una sorta di “campionato europeo”, tanto che il nome dell’evento è diventato “Hamburg European Open”. Attenzione: il torneo sarà ovviamente aperto a tutti, anche extra europei, quindi fregiarsi di un titolo di “campione europeo” di tennis fa un po’ strano, diventando in pratica solo un piccolo espediente per far parlare dell’evento piuttosto di una reale prospettiva di crescita o rilancio. Più interessante l’idea di far disputare il torneo in formula combined, con un torneo WTA dal 2020. Sarebbe il ritorno del tennis rosa ad Amburgo dopo quasi 20 anni. Si vocifera che la data venga presa dal torneo di Norimberga, in difficoltà con gli sponsor. Il Rothenbaum di Hamburg oltre che alle iniziative di rilancio concentra i suoi sforzi nel procacciarsi buoni giocatori, visto che alla fine sono soprattutto loro a smuovere l’interesse di pubblico, media e sponsor. Dominic Thiem, forte della sua qualità sul rosso, dovrebbe essere presente, come Zverev, che inizialmente aveva anticipato l’assenza ma è stato convinto, forse a suon di dollari, forse per cercare di rimettere in piedi un gioco traballante quanto il torneo di casa sul quel rosso che spesso gli è stato amico. Questo è lo stato dei fatti.

La mia opinione personale è che questa serie di lodevoli iniziative non sono sufficienti per far tornare alla ribalta il torneo, vinto in passato da Paolo Bertolucci (1977) e Nicola Pietrangeli (1960), quando era davvero un grandissimo evento.

Giocare il jolly: passaggio all’Erba

Cosa fare quindi, per un vero rilancio? Intanto cercare di strappare una data migliore. Non semplice, perché il calendario è ingessato dalla burocrazia politica insieme a mille interessi economici. Tuttavia tra poco ci sarà un cambio di governo in seno all’ATP, e chissà che non possa cambiare qualcosa. Tuttavia credo che la mossa più “semplice” potrebbe essere una piccola grande rivoluzione. Si chiama: Erba.

Perché? Semplice. In un tennis sempre più omologato, è tornata forte la voglia di tennis sui prati.Purtroppo Wimbledon sta proponendo un manto tristemente lento e troppo simile alle condizioni del resto dell’anno… ma alla fine sui prati si assiste quasi ogni anno ai match più belli. Vedi gli ultimi Championships per non andar molto lontani. Stoccarda, per restare in Germania, è stato un piccolo caso di successo. Sulla scia del decennale e fortunato evento di Halle, nella città della Mercedes si organizza un 250 che attira attenzione, ottimi giocatori e partite divertenti. Monza è in gara con Maiorca per avere un altro torneo su erba, prendendo la data di Antalya in Turchia. C’è voglia di tennis sui prati, e allora… perché non provarci? In fondo la data attuale di Amburgo è solo 8 giorni dopo la conclusione di Wimbledon. Sarà quasi impossibile portare in riva al Reno Roger e Nole immediatamente dopo i Championships, ma fare questa piccola grande rivoluzione potrebbe innescare una reazione a catena non da poco. Intanto l’evento tornerebbe sulle prime pagine, per l’effetto novità/curiosità. Allungare la stagione su erba sarebbe qualcosa di molto gradito agli appassionati, tanto che il “famoso” torneo di Monza potrebbe collocarsi benissimo nella settimana post-Wimbledon, in un ideale continuo erboso fino ad Amburgo. Inoltre la scuola tedesca, da sempre fondata sul rosso, è ormai in piena evoluzione, con giocatori più completi ed aggressivi, ripetendo che ormai anche sui prati si scambia eccome.

Un eventuale scommessa del genere, potrebbe anche portare la ATP a riconsiderare l’idea di riportare lo status di Amburgo a Masters1000, aggiungendo un altro grande evento, su erba in Europa, dopo Wimbledon. Sarebbe la miccia ideale a dare un po’ di pepe ad un tour che dopo i Championships già è proiettato sul cemento USA in agosto.Il clima nordico della città tra l’altro potrebbe favorire non poco un buon mantenimento dei prati, vista l’estate più fresca e spesso piovosa.

Chi segue il turismo internazionale, dice che sempre più turisti sono attirati da Amburgo come meta alternativa alle classiche capitali europee.Grazie alle compagnie low cost, arrivare qua è molto più conveniente che Berlino. La città recentemente si è rifatta il trucco, trasformando tutta l’area storicamente adibita a deposito portuale (Speicherstadt) in un dedalo di canali fashion, con belle strutture moderne, gallerie d’arte, mercati e costruzioni moderne, come è accaduto a Londra per la rinascita dei Docks. Migliaia di giovani sono attirati dal pittoresco quartiere St. Pauli, mentre l’offerta culturale nei mesi estivi è ricchissima, con eventi di musica classica, rock e tante esposizioni di arte moderna. Quella che era una “brutta città portuale” del nord è oggi una affascinante città tutta da scoprire. Ritrovare anche un grandissimo evento tennistico potrebbe essere un’ulteriore spinta a scoprirla, visto che fare i turisti a spesso per il world tour è l’attività preferita da chi ama il nostro sport.

Hamburg su erba oggi è una piccola follia, ma a volte le scommesse più ardite sono quelle che ti permettono di rinascere.

Marco Mazzoni

@marcomazz


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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