La notizia è arrivata nella notte, clamorosa. FCA ha ritirato la proposta di fusione con Renault. Causa scatenante la richiesta dell’azionista Stato: serve più tempo per decidere. Negativa, netta, la risposta di Fiat Chrisyler Automobiles. E i mercati hanno così reagito in maniera diversa alla riapertura.
L’ANDAMENTO DEI TITOLI
Renault cede il 6,55% dopo le 14:00, in recupero dopo il crollo dell’apertura a 51,90 euro, dagli scambi a 56,32 euro a chiusura della Borsa parigina il 5 giugno, quando il CdA ancora non si era riunito.
L’andamento del titolo FCA non risente sostanzialmente della decisione di interrompere la trattativa, con una risposta del mercato che vede il calo dal valore di 11,67 euro di mercoledì all’apertura a 11,27 euro. Un recupero rapido, fino a registrare una crescita dello 0,68% dopo le 14:00, a 11,76 euro.
Sono le prime reazioni tecniche, alle quali sommare le parole e le analisi emerse in Francia e in Italia.
LA QUESTIONE NISSAN
E le attenzioni finiscono Oltralpe, dove il ministro dell’Economia e delle Finanze, Bruno Le Maire, ha diffuso una nota a seguito della reazione di FCA a procedere con il ritiro della proposta di fusione.
“Non appena questa offerta è stata presentata, lo Stato azionista di Renault al 15.01% l’ha accolta favorevolmente e ha lavorato in modo costruttivo con tutte le parti interessate.
Lo Stato stabiliva quattro condizioni per il suo accordo finale: il completamento di questa operazione nel contesto dell’Alleanza tra Renault e Nissan; la tutela dei posti di lavoro industriali e dei siti industriali in Francia; una governance rispettosa degli equilibri di Renault e FCA; la partecipazione di questo futuro gruppo industriale all’iniziativa delle batterie elettriche con la Germania.
Un accordo era stato raggiunto su tre di queste condizioni. Restava da ottenere il supporto esplicito di Nissan. Lo Stato desiderava che il Consiglio di amministrazione avesse altri 5 giorni per garantire il sostegno di tutte le parti interessate.
Renault, all’interno dell’Alleanza, ha tutte le risorse per affrontare le sfide del settore automobilistico, in particolare nel settore dei veicoli elettrici e della riduzione delle emissioni”.
Ministero dell’Economia che, in modo più esplicito, ha poi approfondito concentrando il nodo della vicenda sulla partecipazione di Nissan all’accordo, per non mettere a rischio l’Alleanza.
“La partecipazione dello Stato francese non ha nulla a che vedere con il fallimento del progetto di fusione tra Renault e Fca. Se il progetto non è andato in porto, è solo e unicamente per il nodo legato allo scetticismo di Nissan. Tutte le altre condizioni, incluso quelle sulla tutela degli stabilimenti e dei posti di lavoro, erano state raggiunte“.
“RICHIESTA GARANZIE, LO STATO HA FATTO BENE”
Francia dove il clima a contorno delle discussioni nei giorni precedenti il due CdA Renault registrava le preoccupazioni di una fusione celata da acquisizione. Da qui la necessità di mostrare una tutela degli interessi “nazionali” e avanzare le condizioni su garanzie degli impianti e posti di lavoro, mantenimento della sede di Boulogne Billancourt e un posto dello Stato nel CdA futuro.
Il ministro dei Conti pubblici, Gerald Darmanin, ha difeso la posizione fatta valere in seno al CdA: “Lo Stato francese ha chiesto delle garanzie e ha fatto bene. Chiedere tempo per un matrimonio è normale. Un po’ di riflessione permette senza dubbio di capire meglio la sposa.
Oggi, dobbiamo proteggere l’occupazione francese nel settore automobilistico”, spiega a Franceinfo. Darmanin che, al tempo stesso, ha lasciato la porta aperta a nuove trattative, dovesse arrivare una nuova proposta di FCA.
RENAULT, MESSAGGIO A FCA
Renault, con una nota, ha commentato la reazione FCA, con toni relativamente morbidi. “Il Gruppo Renault esprime la propria delusione per non avere l’opportunità di portare avanti la proposta di FCA.
Siamo grati dell’approccio costruttivo di Nissan e vogliamo ringraziare FCA per i propri sforzi e il CdA di Renault per la costante fiducia. Vediamo l’opportunità come tempestiva, dotata di convincenti logiche industriali e grande valore finanziario, che avrebbe portato a una potenza automobilistica con base europea. In aggiunta crediamo che sottolinei l’appetibilità di Renault e dell’Alleanza”.
INTERVIENE DI MAIO
Tra le voci della politica italiana, il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, intervenuto ai microfoni di Radio Anch’io, ha commentato: “L’esito dei negoziati dimostra che quando la politica cerca di intervenire in procedure economiche non sempre fa bene. Se FCA ha ritirato la proposta è perché non ha visto convenienza o per altro che noi non sappiamo”.
SI CERCANO DEGLI ACCORDI INTERNAZIONALI
Reazioni che, in Italia, sono state anche delle rappresentanze sindacali. Con la CGIL a commentare, con Maurizio Landini: “La mossa di FCA rende esplicito un punto: che cioè il settore auto nel nostro Paese non ce la fa, ha bisogno di fare alleanze, di fare accordi. E stiamo parlando anche di tutto il settore della componentistica, di centinaia di migliaia di lavoratori e di tante imprese.
Non so se siamo già alle fasi finali, se è una partita chiusa, ma se questa ipotesi salta è chiaro che, essendo il settore dell’auto in piena riorganizzazione, se non si fanno accordi internazionali rischiamo di perdere tanto.
Vorrei ricordare che tutti gli stabilimenti di FCA sono in cassa integrazione, per cui c’è bisogno di fare scelte e investimenti, di innovare i prodotti. E su questo noi siamo in grave ritardo”.