ROMA – La Dakar cambia scenario nell’edizione 2020: si annuncia una controversa “nuova sfida” in Arabia Saudita, nel mezzo di paesaggi che dovrebbero ricordare le edizioni africane, ma con sullo sfondo la questione del mancato rispetto dei diritti umani. È passato poco più di un anno da quando le donne hanno avuto il diritto di poter guidare e ora il regno sunnita ospiterà il più famoso rally-raid dal 5 al 17 gennaio 2020. Tra i protagonisti spicca la presenza del pilota spagnolo Fernando Alonso, che correrà con il Toyota Gazoo Racing. Al momento sono circa 350 gli equipaggi già iscritti. “Abbiamo avuto ampie garanzie, sappiamo che c’è un desiderio di essere più aperti. La Dakar non è la prima competizione ad andare in Arabia Saudita“, ha spiegato David Castera, il nuovo responsabile della gara. Dopo un primo capitolo tra Europa e Africa, poi un secondo in Sud America, la Dakar inizia una nuova pagina della sua storia sbarcando in Medio Oriente dove intende rimanere almeno cinque anni. “Siamo in un nuovo paese, in particolare c’è un cambiamento di continente. È una nuova sfida per tutti“, ha aggiunto Castera che subentra a Etienne Lavigne. Dalle rive del Mar Rosso alle rocce di Al-Ula, i partecipanti si sfideranno per dodici giorni nelle vaste distese del deserto arabo, in un percorso presentato ieri a Parigi.
Il DNA nel deserto
“Abbiamo trovato tutto il DNA della manifestazione attraverso questo grande deserto che rappresenta l’Arabia Saudita. Abbiamo molti contrasti e troviamo tutti i tipi di deserti“, ha spiegato ancora Castera. Per quest’anno la gara attraverserà solo un paese, ma l’Arabia Saudita dovrà essere una porta d’accesso ad altri stati della regione negli anni successivi. “La Dakar ha sempre attraversato molti paesi e l’idea è in seguito di andare anche in quelli vicini“, ha confermato Castera, citando Oman, Giordania o Emirati Arabi Uniti.
Per questa prima edizione in Medio Oriente, la gara partirà da Jeddah sulle rive del Mar Rosso e terminerà a Qiddiah, sulla base di un futuro gigantesco parco di divertimenti che aprirà nel 2023 vicino alla capitale Ryad. Il programma prevede 7800 km di cui 5000 prove speciali, con cinque tappe che superano i 450 km. Castera ha promesso che sarà “una vera battaglia”. Il vincitore dello scorso anno, Nasser al-Attiyah del Qatar difenderà il suo titolo in un contesto geopolitico teso, visto che il suo paese di origine viene boicottato da una coalizione guidata proprio dall’Arabia Saudita. Con la sua Toyota, dovrà resistere alle Mini di Carlos Sainz e Stéphane Peterhansel, che avrà come co-pilota quest’anno la moglie Andrea, grande conoscitrice della Dakar.
Occhi su Nando
Ma l’attrazione della manifestazione sarà un “novellino” di nome Fernando Alonso. Il due volte campione del mondo di F1 (2005, 2006), è sempre alla ricerca di esperienze nuove nelle più grandi gare automobilistiche, e avrà come copilota Marc Coma, cinque volte vincitore con le moto ed ex direttore di gara. I due hanno moltiplicato le sessioni di prova con la loro Toyota da agosto e in ottobre hanno presto parte al Rally del Marocco, considerato una sorta di prova generale della Dakar.