ROMA – Una pillola elettronica potrebbe diventare la migliore alleata degli atleti contro i colpi di calore e rischi derivanti dall’esposizione prolungata del corpo alle alte temperature. Sarà sperimentata durante i prossimi Mondiali di atletica, a Doha, tra il 28 settembre e il 6 ottobre prossimi, quando le temperature in Qatar raggiungeranno e superano i 40°. Sarà solo un primo passo verso un più largo utilizzo previsto per le Olimpiadi di Tokyo dell’estate 2020. Le gare a cinque cerchi, concentrate tra il 24 luglio e il 9 agosto, si svolgeranno in condizioni ambientali al limite per il forte caldo e l’umidità, cui si sommerà l’inquinamento della metropoli giapponese.
La capsula, che monitora la temperatura dell’organismo durante lo sforzo fisico, è stata “inventata” per affrontare i rischi derivanti dal caldo estremo. A Doha gli atleti avranno la facoltà di assumerla poche ore prima della propria gara. Ogni capsula pesa 1.7 grammi, come una normale pillola di utilizzo medico, ed è progettata per attraversare il tratto gastrointestinale prima di essere espulsa dal corpo in un arco di tempo tra le 12 e le 48 ore. La sua tecnologia sensoriale trasmetterà a un cervellone elettronico alcune fondamentali informazioni riguardanti i parametri biologici degli atleti durante la competizione. La Federatletica mondiale sta spingendo affinché questo nuovo sistema di monitoraggio venga ulteriormente perfezionato in vista delle caldissime temperature attese a Tokyo. In base a i parametri fotografati in tempo reale dal chip contenuto all’interno della capsula elettronica, gli atleti a rischio ipertermia potrebbero essere potenzialmente esclusi o fermati durante lo svolgimento di una gara. Particolarmente osservate saranno le corse di mezzofondo e di lunga distanza.
La tecnologia è stata sviluppata da Yannis Pitsiladis, professore di scienze dello sport all’Università di Brighton, che lavora a stretto contatto con la IAAF e il Cio. Il team di Pitsiladis monitorerà anche le informazioni provenienti dalle stazioni meteorologiche e dai satelliti durante i Mondiali di Doha. “Ci aiuterà a proteggere gli atleti non solo nei Giochi ma anche dopo i Giochi”, afferma Pitsiladis. Doha fu teatro nel 2016 di una delle più grottesche edizioni dei Mondiali di ciclismo. Per combattere temperature che a ottobre si impennavano regolarmente oltre i 40°, i corridori furono costretti a mettere sotto la maglia cubetti di ghiaccio contenuti in calze di nylon da donna. La squadra azzurra prese il via con speciali giubbini estratti dai freezer e innervati di rivoli di ghiaccio.
Gli scienziati dell’Arizona State University sono già stati incaricati di mappare i microclimi lungo il corso della maratona di Tokyo per identificare i punti caldi in cui gli spettatori possono affrontare disagi o malattie. “Sono molto entusiasta di implementare questa innovazione durante le Olimpiadi”, ha commentato Pitsiladis. La maggior parte delle federazioni sportive internazionali attualmente utilizza solo un indice ambientale per determinare il rischio per la salute degli atleti. Vogliamo essere in grado di utilizzare la risposta termoregolatrice per proteggere la salute degli atleti, dei funzionari e persino degli spettatori”.