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Coppa Italia, cinque spunti positivi e cinque negativi della tre giorni di San Martino di Lupari

Coppa Italia, cinque spunti positivi e cinque negativi della tre giorni di San Martino di Lupari

Ci siamo lasciati alle spalle la prima Final Eight dopo 15 edizioni di Final Four, e la scelta di modificare la formula si è dimostrata vincente, per quanto riguarda le emozioni regalate dal campo: sul parquet di S.Martino di Lupari abbiamo infatti assistito all’eliminazione in semifinale delle due squadre in vetta alla classifica e, ovviamente, alla cavalcata fino alla finale della formazione qualificata con l’ultimo posto disponibile. Per questo, non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di stilare una lista di 5 “Top” e 5 “Flop” di questa Coppa Italia:

TOP

Passalacqua Ragusa e coach Recupido, Allianz GEAS e coach Zanotti: le due formazioni uscite con successo da questa edizione sono senz’altro le due finaliste, ma non in quanto finaliste (sarebbe banale), bensì perchè sono state le due squadre che meglio hanno interpretato un torneo fatto di partite secche. Ragusa ha trovato protagoniste diverse ogni giorno, basti pensare a Kuster ed Hamby: fenomenale nel quarto di finale con 22 punti e 10 rimbalzi, dormiente nell’atto decisivo con soli 2 punti e 1/6 al tiro l’ala texana; viceversa per la lunga delle LV Aces, che in finale si è subito impadronita del palcoscenico realizzando 15 punti nel solo primo periodo, mentre nel match contro Vigarano aveva lasciato la scena proprio a Kuster. Il GEAS invece è stato una straordinaria dimostrazione dell’essere Squadra con la S maiuscola, rimontando sia nei quarti ai danni di Broni, che in semifinale nel confronto con la Reyer prima della classe. SOLO APPLAUSI

Giuditta Nicolodi: autentico “break out”, come direbbero negli USA, “esplosione”, per l’ala nativa di Rovereto, che nei momenti di digiuno offensivo del suo GEAS ha sempre risposto presente guadagnadosi numerosi rimbalzi offensivi (3 in semifinale) e tiri liberi (8, sempre in semifinale) e ispirando in questo senso la vera go-to-guy delle milanesi, cioè Brooque Williams, che nella seconda metà di gara contro la Reyer si è assunta le responsabilità offensive per cui è stata ingaggiata la scorsa estate. 10 punti medi col 61% da dentro l’arco, nelle tre partite di Coppa, sotto gli occhi del tecnico della Nazionale Marco Crespi… VINCENTE

Nicole Romeo: si sta rivelando essere la pedina perfetta per Ragusa, ma lo sarebbe in quasi ogni altra squadra di A1 e non solo, per via delle sue qualità di trattamento palla e della sua capacità di mettere palla a terra. Fin da subito ha fatto valere soprattutto le sue notevoli qualità di tiro da lontano (51% con 5.3 tentativi medi nelle sue 7 uscite di campionato), ma contro Schio in semifinale ha deciso la partita grazie alle sue scorribande in penetrazione, letali per la fragile retroguardia veneta, mettendo a referto 13 punti in 8′ con 4/5 dal campo e 4/4 dalla lunetta nel solo ultimo quarto e vincendo, almeno questa volta, il confronto tra acquisti del mercato invernale con Allie Quigley. NEL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO

Sophia Brunner: l’infortunio patito qualche mese fa è ormai superato e l’ala USA si dimostra eccellente, producendo 10.7 punti medi col 57% da 2 e 4/6 dall’arco giocando sempre all’interno del sistema di coach Zanotti e facendo valere tutto il repertorio offensivo che ha contraddistinto la grande annata vissuta lo scorso anno con la maglia della Fixi Torino. EFFICIENZA

Il duello a distanza Marshall-Sanders di venerdì tra Lupe e Venezia ha infuocato il pubblico del palasport: da una parte la grinta e la fame di vittoria della potente guardia nata a Washington hanno fatto sognare i tifosi di casa, dall’altra la maestosità e la tecnica della lunga ex Ekaterinburg hanno salvato le lagunari da una ancor più cocente delusione, rispetto a quella comunque patita il giorno successivo. La gran parte del pubblico, cioè i seguaci del basket NBA e che, bisogna dirlo, odia (questa è la parola giusta) lo stile di gioco europeo e soprattutto della palla a spicchi femminile, è attratta soprattutto dalle straordinarie individualità di giocatori come James Harden e Russell Westbrook, per cui ben vengano duelli di questo tipo anche a discapito, se dovesse servire ad aumentare l’interesse per il basket rosa, del gioco collettivo (che certamente resta la miglior soluzione per giocare bene a basket). Né Marshall, né Sanders sono tiratrici, ma è fondamentale, e da ampliare, il progetto “Ragazze in tiro” di coach Crespi, per incoraggiare le atlete a guardare di più il canestro e a non aver paura di concludere anche dalla distanza perchè, come ha ribadito più volte un grande esperto di basket femminile come Paul Nilsen, non è accettabile che nelle competizioni tra nazionali giovanili la maggior parte delle giocatrici tiri dall’arco con meno del 30% (86 nazionali su 107 comprendendo gli Europei U16, U18 e U20 del 2018). Saper tirare per essere più pericolose per le avversarie e più spettacolari per il pubblico. SPETTACOLO

 

 

 

 

Menzioni d’onore: la regia di Giulia Gatti e l’energia di Krystal Vaughn per la Gesam Gas Lucca.

FLOP

Reyer Venezia e coach Liberalotto, Famila Schio e coach Vincent: risulta facile individuare le due deluse della Final 8. Per le lagunari l’eliminazione in semifinale è ormai una tradizione e l’unico denominatore comune di tutti i fallimenti degli ultimi anni è coach Andrea Liberalotto: sotto la sua guida, la Reyer ha raccolto, in Italia, il nulla o poco più, nonostante nel corso degli anni abbia potuto contare su giocatrici di livello assoluto. Anche una a questo punto sempre più improbabile conquista dello Scudetto non potrebbe ripagare tutti gli obiettivi falliti nei 6 anni di Serie A1 sotto la guida del tecnico padovano, il quale si affida troppo alle individualità di Steinberga, non sfrutta abbastanza le doti di Anderson e decide di privarsi di Guelich, giocando così senza un vero centro; la squadra vicentina invece non è riuscita, con grossa sorpresa, a confermare il grande momento che stava vivendo dopo le lusinghiere vittorie su Polkowice (83 punti rifilati a una delle migliori difese d’Europa), Bourges, Praga e Orenburg. La difesa è stata una tremenda delusione, con ben 36 punti nel pitturato concessi a Ragusa, 14 nel solo ultimo periodo, dove la fisicità di Hamby e la velocità di Romeo l’hanno fatta da padrone, ma il Famila ha anche subìto le soluzioni tattiche di coach Recupido, che hanno annullato il principale punto di forza delle arancioni, ovvero il gioco in transizione: zero punti realizzati in contropiede per le ragazze di coach Vincent in semifinale, solo 2 per le siciliane, a conferma del fatto che, nonostante sia rimasta dietro nel punteggio per 31′, Ragusa abbia imposto il suo modo di giocare e tolto il ritmo all’attacco scledense. BOCCIATE

Jantel Lavender: dove sei, Jantel? Nell’unica partita disputata in questa Final 8 (quella contro Ragusa) ha confermato il trend negativo delle partite che hanno preceduto l’evento di San Martino di Lupari, trovando appena 8 punti e 6 rimbalzi che rispettano perfettamente le medie delle ultime 4 uscite di EuroLega, dove, nonostante la tripla decisiva realizzata a Bourges dopo una comunque deludente prestazione, si è più volte resa protagonista di banali errori sotto canestro che hanno fatto infuriare patron Cestaro. Poco brillante anche nella propria metà campo, spesso lenta o assente nelle rotazioni. LA “CUGINA SCARSA”

Adrienne Webb: le Lupe hanno sfiorato il successo contro la Reyer nonostante il suo 0/6 dal campo. E’ un peccato per le giallonere, perchè sarebbe bastato un minimo contributo dell’ala dell’Alabama per conquistare l’accesso alle semifinali, invece Webb è andata incontro a una delle non poche serate da polveri bagnate (già un 1/12, uno 0/11 e un 2/16 nel corso della sua stagione). Non è da nascondere, altresì, che altre volte i suoi canestri sono stati indispensabili: esempio eclatante la gara casalinga vinta contro Schio grazie anche al suo 5/9 dall’arco. Giocatrice che sposta gli equilibri, forse pure troppo… DISCONTINUA

Laura Macchi: non è ancora a suo agio con la maglia granata, fallisce la maggior parte delle conclusioni (3/14 nelle due partite disputate) e non riesce a realizzare le giocate di classe che hanno contraddistinto la sua carriera. Una delle poche iniziative di successo la trova strizzando l’occhio ad Anderson e innescando un gioco a 2 con la guardia americana, probabilmente frutto degli anni trascorsi assieme a Schio e non del sistema di coach Liberalotto. FUORIGIOCO

La manifestazione, e non per come è stata organizzata dalla società del Fila, che in Serie A1 è forse la migliore in assoluto per iniziative e coinvolgimento del pubblico, o per la qualità delle partite, ma per la scelta da parte della Lega di affidare un evento così importante a un paese di soli 13mila abitanti, andando in netta controtendenza rispetto all’Opening Day disputato in un PalaRuffini di Torino decisamente fuori portata per il basket femminile attuale. Risultato: molto meno di 1000 spettatori a partita in entrambe le kermesse e pubblicizzazione degli eventi nulla (soprattutto nel capoluogo piemontese avevamo riscontrato la totale mancanza di manifesti pubblicitari in giro per la città). A chiudere il cerchio, oltre che mandare in onda solo un match di Stagione Regolare di A1 ogni due settimane, la tv che detiene i diritti del nostro campionato ha giustamente preferito trasmettere la Final Eight di Serie A2 maschile, disputatosi durante lo stesso fine settimana. Il budget della LegaBasket Femminile sarà anche infimo, ma così il basket femminile italiano non farà passi avanti e non raggiungerà mai, per citare un paio di riferimenti, Spagna e Francia: nella penisola iberica, le Final Eight si sono disputate a Vitoria, 240mila abitanti e con la squadra maschile in EuroLega, davanti a 4mila spettatori nell’atto conclusivo, mentre oltralpe il Tango Bourges ha giocato la semifinale in casa con 4500 appassionati sugli spalti e biglietti a soli 5 euro; la finale sarà in maggio, in un evento che comprende anche quella maschile, all’AccorHotels Arena di Parigi-Bercy, struttura da oltre 20mila posti a sedere. INCERTEZZE

Menzione di disonore: Julie Wojta, che non è riuscita a mettere in campo la leadership che la contraddistingue.

 

 

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