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    USC regina del campionato NCAA per il secondo anno consecutivo

    Di Redazione La testa di serie numero uno del campionato NCAA di Beach Volley femminile, la USC (University of Southern California), si è assicurata domenica 8 maggio il secondo titolo nazionale consecutivo, il quinto titolo nella storia del programma universitario. Contro le californiane, che hanno chiuso la stagione con uno straordinario record di 37 vittorie e una sola sconfitta, nulla ha potuto la numero 4 del ranking Florida State (33-11), che ha ceduto in finale per 3-1. Protagonista indiscussa delle finali nazionali la lettone Tina Graudina, quarta alle olimpiadi di Tokyo. Foto USC Beach Per la seconda stagione consecutiva, la Loyola Marimount University di Reka Orsi-Toth ha concluso la sua stagione come una delle migliori squadre del campionato statunitense. Le Lions hanno aperto le danze sabato scorso con una importante vittoria su Georgia State, arrendendosi solamente di fronte alla finalista Florida State. LMU ha quindi concluso la stagione tra le top 4, risultato storico e ampiamente soddisfacente. Reka rientrerà presto in Italia per disputare numerose comeptizioni internazionali al fianco della sorella Viktoria. Stagione decisamente positiva anche per le italiane Pratesi, Bianchi e Mancinelli, che si sono affermate come capisaldi di Long Beach State e Florida International University. Una lunga estate sulla sabbia è in programma per Alice Pratesi, ormai veterana del campionato italiano e vincitrice di diverse tappe IBVC. Il Beach Pro Tour internazionale è invece pronto ad accogliere la coppia di punta spagnola formata da Alvarez-Moreno, duo che rappresenta la colonna portante della Texas Christian University, a sua volta presente alle NCAA Finals. LEGGI TUTTO

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    NCAA maschile: Hawaii domina su Long Beach e si conferma sul trono

    Di Redazione

    Secondo titolo consecutivo per la University of Hawaii nel campionato NCAA maschile di Division I: la squadra isolana si conferma sul trono dominando la finale di Los Angeles contro Long Beach con un secco 3-0 (25-22, 25-21, 25-20). Curiosamente, è il quinto “back to back” consecutivo nel massimo campionato universitario USA: dal 2012 a oggi, ben 5 squadre si sono imposte per due anni di fila (l’ultima era stata proprio Long Beach nel 2018 e 2019).

    Per Hawaii una conferma tutt’altro che scontata, considerando che la squadra era profondamente mutata rispetto a quella dello scorso anno: gli eroi della nuova vittoria sono due greci, lo schiacciatore classe 2002 Spyros Chakas (16 punti in finale) e l’opposto del 2001 Dimitrios Mouchlias, insieme ad alcuni reduci dell’anno passato come il palleggiatore norvegese Jakob Thelle. A Long Beach, che ricopriva il ruolo di testa di serie numero 1 e aveva vinto due dei tre precedenti stagionali (le due squadre arrivano dalla stessa Conference), non sono bastati i 21 punti del bulgaro Aleksandar Nikolov, premiato come MVP del campionato.

    (fonte: Ncaa.com) LEGGI TUTTO

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    Beach Volley NCAA: Orsi Toth e Bianchi nel team All-American

    Di Redazione Al termine della fase di conference del campionato NCAA di Beach Volley femminile, ben due giocatrici italiane sono entrate nel team All-American, la squadra ideale del torneo. Dopo Federica Frasca e Margherita Bianchin, le prime italiane del beach a vincere questo riconoscimento, arriva anche il turno di Reka Orsi Toth (Loyola Marymount University) e Giada Bianchi (Florida International University). “Quest’anno ho fatto un grande passo avanti per quanto riguarda la mia crescita personale – ci spiega Reka, inserita nel first team All-American – credo che l’essermi prefissata degli obiettivi, collettivi e individuali, durante la preseason mi abbia tenuta ‘sul pezzo’ durante tutta la stagione“. Quest’ anno il primo round delle NCAA Finals sarà ad eliminazione diretta e per questo la LMU, fresca vincitrice della West Coast Conference, basa la filosofia del team su un approccio molto pragmatico: “Sarà molto importante essere presenti nel momento giusto, nonostante le distrazioni e le pressioni che normalmente si creano in eventi importanti come questo“. Grande soddisfazione anche per l’altra italiana Giada Bianchi, che entra a far parte del second team All-American. Nonostante FIU sia la grande assente di queste NCAA finals, Bianchi e Mancinelli hanno disputato la conference USA in modo sorprendente, cedendo solamente in finale contro Georgia State, e Giada è stata eletta tra le MVP del torneo. Sconfitta con onore per la Long Beach State University, dove milita Alice Pratesi. “The Beach” si arrende nella semifinale della Big West Conference disputatasi contro la favorita Hawai’i, università che ha poi vinto la finale e affronterà proprio la LMU di Orsi Toth nel primo round delle finali nazionali. Stagione da incorniciare per Pratesi, divenuta negli anni giocatrice di punta della LBSU. Grande vittoria per Carolina Ferraris, l’italo-brasiliana arruolata da Stetson e protagonista di diverse tappe del Campionato Italiano e vari eventi con la canotta dell’Italia. Ferraris e compagne hanno vinto la ASUN Conference e affronteranno UCLA (University of California, Los Angeles) nel primo round delle NCAA finals. LEGGI TUTTO

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    NCAA maschile: quanti premi agli italiani, da Gardini a Iannelli

    Di Redazione Nonostante sia stata una stagione impegnativa da gestire nel campionato NCAA maschile, per Davide Gardini sono arrivati grandi riconoscimenti individuali. Lo schiacciatore italiano, che concluderà la sua carriera universitaria a fine anno, è stato eletto per la quarta volta consecutiva All-MPSF First Team (Mountain Pacific Sports Federation), un premio che lo vede tra i migliori giocatori della sua Conference. Ma il valore dell’azzurro non era di certo a noi sconosciuto, dal momento che Gardini è sempre presente nelle stats individuali della NCAA (ottavo nella classifica degli attacchi vincenti per set, undicesimo nei punti per set, 24esimo nella percentuale d’attacco). Il miglior realizzatore della Brigham Young University (record 8-17) ha celebrato la sua Senior Night, a conclusione di un percorso da assoluto protagonista. Purtroppo la BYU non prenderà parte alle finali della Conference, in quanto è stata superata da Pepperdine per 2-3 in un match ad altissima tensione (22-25, 20-25, 25-23, 25-21, 14-16) nei quarti di finale. Foto BYU Men’s Volleyball Non finiscono qui le prestazioni ad alto livello dei giocatori italiani. Il libero fanese Nicola Iannelli del St.Francis College Brooklyn si è aggiudicato il riconoscimento All-Conference Second Team dopo aver dominato la classifica delle difese totali (217) e delle difese per set (2.68), terminando in quarta posizione nella classifica nazionale di NCAA Division I dal punto di vista delle difese per set. Purtroppo, la St.Francis (10-15) non è riuscita a portare a casa l’ultima partita stagionale, giocatasi contro il New Jersey Institute of Technology (17-11) e persa per 3-0. Proprio nella NJIT milita Alessandro Negri, autore di 13 punti dei quali 11 attacchi e 2 ace. Sabato scorso, Alessandro ha disputato la finale della EIVA Conference dopo aver battuto in semifinale l’Harvard University di Alessio Pignatelli. Sfortunatamente, la NJIT non è riuscita a ripetersi e si è dovuta arrendere per 3-1 a Princeton University (15-12) in finale. Infine, Matteo Miselli e Belmont Abbey chiudono la stagione ai quarti di finale della Conference Carolinas, battuti da Mount Olive per 2-3: non basta l’ennesima ottima prestazione di Matteo (autore di 26 punti) a proseguire la corsa alle finali. LEGGI TUTTO

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    NAIA maschile: Leonardo Annichini si conferma sul trono con Grand View

    Di Redazione Dopo essersi aggiudicata la vittoria nella Heart of America Athletic Conference, la squadra di pallavolo maschile di Grand View University completa l’impresa e trionfa anche alle Finali Nazionali NAIA a Des Moines, Iowa, bissando così il successo dello scorso anno. Finali nazionali che hanno parlato anche un po’ italiano: oltre ad Annichini, che si regala il secondo titolo nazionale consecutivo grazie al 3-0 in finale su Benedictine Mesa, vi hanno partecipato anche Luciano Bucci con Park University e Filippo Meoni, figlio del grande Marco, con Vanguard University. Mentre Vanguard non è riuscita a ripetere la splendida prestazione dello scorso anno, in cui la squadra era arrivata alle semifinali nazionali, Park University non ha deluso le aspettative, e Luciano Bucci ha concluso il suo fantastico percorso da atleta a Park arrivando nuovamente tra le prime 4 della nazione. Abbiamo raccolto le parole e la soddisfazione di Leonardo Annichini, schiacciatore di Bussolengo (Verona), al suo secondo anno da student-athlete. Foto Grand View University Hai vinto il titolo nazionale NAIA per la seconda volta consecutiva, quali sono le sensazioni oggi? “Le sensazioni sono grandiose. Abbiamo fatto qualcosa che nessuno è riuscito a fare, ci siamo impegnati e non abbiamo mollato neanche un secondo. Dopo la prima sconfitta ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo lavorato duramente per riuscire a capire quale fosse il problema. Ci siamo riusciti! Abbiamo perso 2 partite in tutta la stagione e devo dire che mi posso sentire molto più che soddisfatto di quello che ho fatto a livello personale. Sono orgoglioso di me stesso e spero di riuscire a cavalcare l’onda del successo anche l’anno prossimo“. Foto Grand View University Quali sono le differenze tra le due vittorie? Raccontaci il tuo punto di vista. “Sono due vittorie sono molto differenti. Il primo anno ho avuto diversi problemi con la mia eligibility e non ho avuto la possibilità di giocare neanche un punto. Mi sono stupito di me stesso, perché ho continuato ad allenarmi al 100% ogni singolo giorno per crescere, migliorare e mettermi a disposizione della squadra. Avevo capito quale fosse il mio ruolo. Mi sono impegnato fino alla fine e siamo riusciti a vincere il titolo nazionale senza aver perso una partita“. Foto Grand View University Pallavolo, studio e vita. Cosa ti sta dando questa esperienza? “Questa esperienza mi sta regalando moltissimo a livello personale. Non mi sono mai sentito così vivo in tutti questi anni. Sento di avere un ruolo, sento di avere un obiettivo e questo mi sta facendo capire quanto sia importante impegnarsi in tutte le cose che fai. Lo studio deve andare di pari passo con lo sport e non hai la possibilità di fallire a livello accademico. Questo aspetto è fondamentale per tenerti impegnato e concentrato in tutto quello che fai. Questa esperienza mi sta insegnando a vivere“. Per concludere, qual è stato il supporto di Sportlinx360 per realizzare il tuo sogno di volare negli States? “Il supporto di Sportlinx360 è stato fondamentale per riuscire ad arrivare qui. Jesica e Elitza sono sempre state molto disponibili e sempre pronte a rispondere a tutte le domande che avevo. Ci sono tantissimi passaggi per riuscire ad entrare in un college americano e l’aiuto di persone competenti come loro è molto importante: le ringrazio per avermi sostenuto e seguito in tutto il percorso“. LEGGI TUTTO

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    Airi Miyabe: da Osaka a Minneapolis… e ritorno, nel segno del volley

    Di Alessandro Garotta Tra Osaka, da dove proviene Airi Miyabe, e Minneapolis, sede della University of Minnesota, ci sono circa 9.900 chilometri di distanza in linea d’aria e, se esistesse un volo diretto a collegarle, il viaggio durerebbe più di 12 ore. Soprattutto, a separare la città giapponese da quella statunitense c’è un oceano enorme, il più grande al mondo. La giovane schiacciatrice, che recentemente ha terminato la sua esperienza in NCAA, lo sa, così come sa che l’oceano fra le due sponde del Pacifico non è solo geografico.  Infatti, non è facile adattarsi a un nuovo paese, a una cultura diversa. Cambiano tante cose. A volte, tutto. I suoni delle parole, gli odori della cucina, i piccoli gesti quotidiani, il modo in cui il sole avvolge le giornate o, magari, sembra scomparire del tutto. E poi ci sono le cose pratiche (a partire dalla lingua) e quelle legate alla pallavolo. Eppure Miyabe è riuscita a superare tutti gli ostacoli che le si sono presentati dinanzi e ora è finalmente pronta a tornare in Giappone per intraprendere il suo percorso da professionista – come ha raccontato in un’intervista esclusiva a Volley NEWS. Foto University of Minnesota Per iniziare, parlaci un po’ di te – le tue origini, la tua storia, i tuoi interessi. “Il mio nome è Airi Miyabe. Sono nata in Giappone da mamma nipponica e papà nigeriano; ho anche una sorella, che come me gioca a pallavolo. Da piccola amavo leggere e disegnare, mentre non mi piaceva giocare all’aria aperta. La mia famiglia non è il prototipo di ‘famiglia sportiva’, visto che i miei genitori lavorano nella moda, un settore che ha sempre attratto il mio interesse. Ora si capisce meglio perché da bambina preferivo stare in casa piuttosto che uscire a giocare. A livello scolastico ho seguito un percorso classico, in parallelo alla mia carriera sportiva. Tuttavia, dopo il diploma alla scuola superiore, ho coronato il sogno di andare a studiare e giocare negli Stati Uniti: prima ho frequentato un junior college in una piccola città dell’Idaho e poi mi sono trasferita alla University of Minnesota, dove mi laureerò tra poche settimane!“. Come è nata la tua passione per la pallavolo? “Ho iniziato a giocare quando avevo otto anni. Un’amica mi chiese di dare una mano alla sua squadra perché non c’era un numero di giocatrici sufficiente per la partita in programma quattro giorni dopo. Onestamente non volevo giocare a pallavolo, ma non potevo dirle di no. Così, accettai pensando di prendere parte giusto a un allenamento e a una partita. In realtà, poi per non mettere in difficoltà la squadra andai avanti a giocare… E ora eccomi qua: sto per intraprendere la mia carriera da professionista!“. Foto Instagram Airi Miyabe “Should I stay or should I go?“. Davanti al grande dilemma della tua carriera sportiva hai scelto di andare a giocare negli USA. Come mai? “Ho affrontato questo dilemma due volte. Nella prima occasione ero al penultimo anno di liceo e parlai con i miei allenatori dell’intenzione di andare negli Stati Uniti a giocare e diplomarmi. Nessuno era d’accordo, tranne i miei genitori. Anzi, mi risposero di non illudermi e che potevo aspirare a qualcosa di meglio. Così, piansi lacrime amare: non c’era altro che potessi fare… Affrontai di nuovo quel dilemma un paio di mesi dopo essermi diplomata ed andò diversamente, nonostante che ancora una volta l’allenatore e altre persone avessero cercato di convincermi a non andare via. Infatti, piansi di nuovo, ma a differenza della volta precedente decisi di lasciare il Giappone. Non ero del tutto felice, perché non avevo la garanzia che il mio percorso all’estero sarebbe stato un successo. Però, perché non provarci? Sarei andata in un posto dove nessuno mi conosceva o aveva aspettative smisurate su di me… Potevo essere semplicemente Airi. E soprattutto, volevo tornare a divertirmi quando giocavo a pallavolo“. In quali aspetti sei maggiormente migliorata nel tuo percorso al college? “Onestamente, sono migliorata più nella comunicazione che nel gioco: da straniera che non parlava la stessa lingua del resto della squadra, all’inizio era complicato comunicare in modo chiaro con le mie compagne, soprattutto in partita. Inoltre, ho imparato a gestire le mie emozioni al di fuori della mia comfort zone. Perciò, posso dire che, specialmente ad Idaho, sono cresciuta come persona e dal punto di vista mentale“. Foto Instagram Airi Miyabe Quanto sono state importanti per te le esperienze al Southern Idaho College e alla University of Minnesota? “Il Southern Idaho College è stato il luogo che mi ha ricordato quanto la pallavolo fosse divertente. E il primo posto degli Stati Uniti che ho potuto chiamare ‘casa’. Inoltre, l’incontro con Heidi e Jim mi ha davvero svoltato la carriera. Heidi era l’allenatrice nella mia prima stagione; purtroppo, poi è venuta a mancare ed è stata sostituita da Jim, suo marito e precedentemente vice-allenatore. Sono stati loro ad insegnarmi ad amare gli altri e a battersi per la propria gente. Per quanto riguarda la University of Minnesota, non posso che sottolineare quanto abbia apprezzato questa esperienza, che mi ha aiutato a diventare una persona e una giocatrice migliore. Devo ammettere che sono stati anni molto belli, ma anche difficili. Infatti, non mi era mai capitato di piangere in allenamento perché insoddisfatta: tutte le giocatrici qui sono davvero forti e talentuose, e qualche volta è capitato che l’autostima non fosse al massimo. Però, è stata proprio questa dinamica a farmi crescere e a rendermi migliore. E ovviamente sono stati importanti anche gli allenatori, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Perciò, nel complesso, darei un voto molto positivo ai miei cinque anni negli Stati Uniti: venire qui è stata la miglior decisione che abbia mai preso!“. Quali sono stati gli ostacoli più grandi che hai dovuto affrontare negli USA? “Come accennato prima, direi che la barriera linguistica è stata senza dubbio l’ostacolo più grande. Per superarla ho dovuto accettare di sbagliare ed essere ‘vulnerabile’. È stato davvero l’unico modo per poterne uscire. Un’altra difficoltà ha riguardato come comunicare agli altri il mio stato d’animo o le mie opinioni. Infatti, i giapponesi spesso sono troppo cordiali e tendono a non dire quello che pensano realmente perché non vogliono ferire i sentimenti altrui; ecco, negli Stati Uniti non funziona così. Perciò, ho lavorato molto su questo aspetto e ancora oggi sto cercando di migliorarlo“. Foto Instagram Airi Miyabe Nella stagione 2022-2023 inizierà un nuovo capitolo della tua carriera: quello da professionista. Quali sono le tue aspettative? “Onestamente, non so bene cosa aspettarmi. Sono eccitata per la nuova avventura ma allo stesso tempo nervosa: è una sensazione mista. Ho giocato negli Stati Uniti, dove la cultura sportiva è diversa, quindi sono un po’ spaventata per come sarò vista dalla gente. Inoltre, ho notato che negli ultimi cinque anni ci sono stati molti cambiamenti nel modo in cui interagisco e comunico in campo. Questo perché cinque anni è un intervallo di tempo lungo. Dunque, c’è un po’ di preoccupazione per lo shock culturale che affronterò tornando in Giappone… È anche vero, però, che sarò vicino alla mia famiglia e finalmente i miei cari avranno l’opportunità di vedermi giocare dal vivo: questo mi rende molto felice“. Come ti descriveresti come giocatrice? Hai un modello di riferimento in particolare? “Sono una giocatrice che porta energia positiva al proprio team. Magari, non sarò la più forte o quella di cui si parla di più, ma farei qualsiasi cosa per portare a casa il punto successivo o la partita. Posso giocare da opposto, da posto 4, come ricettrice, o essere una buona compagna di squadra. So bene che a volte non è facile gestire la competizione interna, ma darei qualsiasi cosa per trasmettere energia positiva e fare il massimo per la squadra, e non solo per me stessa. Non c’è una giocatrice che ammiro o considero come un modello soprattutto perché non mi interessa essere la copia di qualcuno, dentro o fuori dal campo“. Quali sono i tuoi sogni e obiettivi come giocatrice? “Non ho ancora individuato un obiettivo specifico, ma di sicuro mi piacerebbe andare a giocare all’estero! Al momento sono concentrata sulla mia tesi di laurea; poi, quest’estate, farò parte del roster della nazionale giapponese“. Una giovanissima Miyabe in campo contro l’Italia nel 2015 – Foto FIVB Il termine “hafu” – in italiano “metà” – si riferisce alle persone che hanno solo un genitore giapponese e in generale si usa per indicare la comunità multietnica in Giappone. Perché è così difficile essere “hafu”? Ti sono mai capitati episodi di discriminazione? “Ho parlato proprio di questo argomento nella mia prima tesi di laurea! Non è assolutamente facile essere ‘hafu’ e il termine stesso rivela che esiste una questione sociale. Quando viene usato ‘hafu’ in riferimento a noi della comunità birazziale, abbiamo la sensazione che vogliano ricordarci che non siamo completamente giapponesi, e quindi siamo gli ‘esclusi’. Qualcuno potrebbe ribattere dicendo che il significato reale del termine non è esattamente quello o quando è stato coniato non ci hanno pensato troppo, ma il problema del nostro paese è proprio questo! Le persone sono davvero poco consapevoli delle questioni etniche e religiose, e preferiscono non informarsi rifugiandosi nella formula ‘non sapevo che’. Personalmente, sono sempre stata presa in giro per il colore della mia pelle, i capelli e l’altezza. E sono certa che purtroppo questo tipo di razzismo, discriminazione e maltrattamento mi capiterà di nuovo quando tornerò in Giappone“. Eppure ci sono tante star dello sport nella comunità birazziale giapponese: dalla tennista Naomi Osaka al cestista dei Washington Wizards Rui Hachimura, dal pitcher dei Chicago Cubs Yu Darvish all’oro olimpico nel lancio del martello Koji Murofushi. Dunque, cosa può fare lo sport per superare le disuguaglianze sociali? “Prendere posizione, condividere la propria esperienza e cercare di sensibilizzare il Giappone alla tematica del razzismo: questo deve essere il primo passo. So cosa vuol dire sentirsi esclusi e avere difficoltà a sentirsi amati. Quindi, continuerò ad approfondire lo studio di questa tematica per averne una migliore comprensione, e un giorno spero di diventare un modello da ammirare per tutti gli atleti birazziali. Mi piacerebbe aiutarli a trovare un modo per amare se stessi perché è molto più difficile di quello che si possa pensare… Insomma, vorrei trasmettere loro una maggiore consapevolezza di quanto ognuno di noi è speciale!“. LEGGI TUTTO

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    NCAA maschile: Matteo Miselli da record con Belmont Abbey

    Di Redazione Entra nel vivo la stagione della NCAA maschile, con diversi giocatori italiani impegnati. Davide Gardini si conferma leader indiscusso della sua Brigham Young University, ma è una stagione decisamente al di sotto delle aspettative per la BYU, in cui milita anche Alessandro Gianotti, che attualmente ha un record di 8 vittorie e 14 sconfitte. Nonostante i 27 punti di un superlativo Gardini, la numero 12 del ranking nazionale Stanford ha avuto la meglio sui Cougars per 3-2 (25-19, 27-25, 23-25, 20-25, 24-22). Il quinto set, terminato 24-22, è uno dei più lunghi mai giocati in casa BYU. Michele Bascapè e i compagni di squadra dell’American International College (record 2-17) hanno commesso un passo falso nel finale di stagione contro la Long Island University (10-14) di Gioele Iacono, che si aggiudica quindi il derby italiano. Record stagionale per Matteo Miselli, che ha totalizzato 26 punti nell’ultimo match della regular season: purtroppo, la sua prestazione non è bastata alla Belmont Abbey, che ha ceduto a Erskine un match decisamente combattuto, finito 3-2 (25-19, 21-25, 17-25, 25-11, 15-13).  Sconfitta con onore per il New Jersey Institute of Technology (13-10). Gli 11 attacchi vincenti di Alessandro Negri permettono al NJIT di giocarsela quasi alla pari con un team ai vertici del ranking nazionale, Penn State (22-3). Alessandro e compagni perdono 3-0, ma il risultato inganna: la partita è molto combattuta, come dimostrano anche i parziali (25-23, 25-19 e 25-21). Anche il St.Francis College Brooklyn di Andrea Lancianese si arrende a Penn State (ranking nazionale #3), università che punta alla vittoria finale del campionato. LEGGI TUTTO

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    NAIA maschile: Grand View University vince la Heart Conference

    Di Redazione Grande successo per la Grand View University nel campionato NAIA maschile, uno dei principali tornei universitari degli USA: la squadra del veronese Leonardo Annichini, partita con il numero uno del ranking, si è aggiudicata nello scorso weekend la Heart Conference. I vichinghi hanno spazzato via la testa di serie numero 2, la William Penn University, con punteggi di 25-22, 25-18 e 25-23. A mettere in discussione il primato di Grand View è stata solamente la Missouri Baptist (#13) di Francesco Michelini e Daniel Borsi. La semifinale si è protratta per cinque set e la squadra di Annichini l’ha chiusa con punteggi di 25-19, 21-25, 20-25, 25-20 e 15-12. A Leonardo e compagni, oltre che festeggiare meritatamente, non resta che prepararsi per le finali nazionali NAIA, che si svolgeranno a West Des Moines, Iowa, dal 12 al 16 aprile. Non è bastata l’ottima performance di Luciano Bucci (34 assist e 7 digs): la sua Park University è caduta proprio per mano della William Penn University, squadra che ha disputato poi la finale. La serie di 4 vittorie consecutive è stata quindi interrotta, ma il bilancio stagionale resta molto positivo. Park ha un record generale di 20 vittorie e 6 sconfitte (15-5 nella conference) e grazie al suo ranking a livello nazionale potrà accedere a sua volta alle Finali Nazionali. La Warner University (record 13-7) di Tomas Di Costanzo è arrivata fino alle semifinali della Mid-South Conference. I Royals hanno ceduto per 3-2 a Georgetown University (record 26-5). Questi i parziali: 16-25, 34-32, 25-20, 20-25, 9-15.  Niente da fare per Filippo Meoni e la sua Vanguard University. La Master University, testa di serie numero 4, riesce a spuntarla in cinque set nelle semifinali del torneo della Golden State Athletic Conference (24-26, 25-23, 17-25, 25-16, 15-9). I Lions però avranno una possibilità di rivalsa in quanto anche loro hanno ottenuto la wild card e saranno tra le 12 squadre in azione nelle finali del campionato NAIA.  LEGGI TUTTO