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    Evans critica l’ATP sulla possibile sospensione delle licenze per i tornei britannici: “Non dovrebbe lanciare pietre mentre vivono in case di vetro”

    Daniel Evans

    Dan Evans critica duramente i governi dei tour Pro a seguito delle minacce dell’ATP e della WTA di privare la Lawn Tennis Association (LTA) dei diritti ad organizzare tornei in Gran Bretagna come il Queen’s ed Eastbourne. La controversia è iniziata nel 2022 quando la LTA e l’All England Club (AELTC) hanno vietato ai giocatori russi e bielorussi di competere agli eventi britannici – tra cui Wimbledon, Queen’s Club, Birmingham ed Eastbourne – in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. La federazione britannica seguì la linea dettata dal governo nazionale, anche per atleti individuali e non team impegnati in competizioni a squadre. L’ATP e il WTA reagirono duramente a questa scelta politica non distribuendo a Wimbledon punti per i ranking, oltre multare la LTA con la cifra record di 1,4 milioni di sterline, oltre alla minaccia di ulteriori ritorsioni in caso la situazione si fosse ripetuta nel 2023.
    Nonostante le minacce, da Londra tutto tace. Sembra confermata anche per il 2023 la stessa posizione di divieto per gli sportivi individuali (e quindi anche i tennisti) dei due paesi che hanno invaso l’Ucraina nel competere in UK. Da qui le critiche del n.2 britannico Evans, che al Times ha affermato: “Lo stato delle cose è davvero triste, sarebbe grave se il Queen’s non venisse disputato. Non mi piacciono le minacce. L’ATP non dovrebbe lanciare sassi quando vive in case di vetro… Il Queen’s è uno dei tornei migliori e più prestigiosi del tour, ha fatto molto per l’ATP Tour a suo tempo”. Un’affermazione sibillina quella di Evans, che sembra passare quasi al contrattacco.
    “Sono un grande sostenitore dell’ATP in generale”, continua Evans, “fanno grandi cose ma dobbiamo avere delle conversazioni sensate sull’argomento. Non credo che minacciare l’LTA di togliere la licenza per questi eventi sia il modo in cui il problema potrebbe essere risolto. Una soluzione del genere è pessima. Colpisce tutti i tennisti inglesi, non avrebbero occasioni o opportunità di wild card. Penso che dovrebbe prevalere il buon senso. Anche le mani dell’LTA sono un po’ legate. Questo argomento va davvero oltre il puro potere delle federazioni di tennis e degli organi di governo”. LEGGI TUTTO

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    Gaudenzi sostiene i tennisti russi: “Non crediamo in una colpa collettiva, non hanno fatto niente di male e devono giocare”

    Andrea Gaudenzi

    Il Presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi sostiene fermamente la libertà dei tennisti russi e bielorussi di giocare in ogni evento Pro come singoli individui. L’ha ripetuto in un’intervista concessa al media brasiliano Globo, a latere dell’ATP 500 in corso a Rio de Janeiro. La posizione della massima autorità del tennis professionistico viene ribadita in periodo delicato sul piano politico sportivo: sono in corso infatti discussioni con le autorità britanniche, ancora ferme – per volontà del governo di Londra – sulla decisione di non consentire l’accesso nel paese agli sportivi russi e bielorussi anche come individui, e quindi rendendo di fatto impossibile per loro competere a Wimbledon e nei tornei ATP e WTA in preparazione al più storico dei tornei di tennis. Nei giorni scorsi è trapelata anche l’ipotesi più dura, ossia quella di una rottura totale tra ATP (e WTA) e Gran Bretagna, con la perdita dei diritti per i tornei organizzati nel paese, spostati in altre sedi per consentire a tutti i giocatori di partecipare.
    “Voglio ribadire che condanniamo sempre e condanneremo la guerra”, afferma Gaudenzi, “So che è ovvio dirlo, ma è importante ripetere e mandare questo messaggio in modo molto chiaro. Penso che noi (ATP) siamo in linea con la guida del CIO. I nostri giocatori non possono giocare sotto le loro bandiere nelle competizioni a squadre come in qualsiasi altro sport”.
    “Ci sono sport che vietano la partecipazione anche ai singoli giocatori. In generale, non crediamo nella colpa collettiva” continua Gaudenzi, “Questi ragazzi non hanno fatto niente di male. Hanno giocato a tennis per tutta la vita. Riteniamo che, in tutta onestà, abbiano bisogno di avere opportunità, come tutti gli altri. Riteniamo inoltre che debbano essere in grado di competere e avere una voce, dire quello che pensano. Abbiamo visto Rublev scrivere ‘Pace, non guerra’ davanti alla telecamera. Penso che questo sia un messaggio importante. Vogliamo che questi giocatori giochino, che possano esprimere i loro sentimenti, anche perché questo raggiunga la loro gente, il loro paese. Siamo per la giustizia e la libertà, e ovviamente contro la guerra, e continueremo a lottare per questi principi” conclude il Presidente ATP. LEGGI TUTTO

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    Queen’s e Eastbourne a rischio se non ci sarà apertura ai tennisti russi

    Il torneo del Queen’s a Londra

    Anche se mancano diversi mesi alla stagione su erba, trapela un’indiscrezione piuttosto importante che riguarda l’ATP 500 del Queen’s e il 250 di Eastbourne. Secondo quanto riposta il collega Mick Dickson sul Daily Mail, l’ATP sta parlando con i due tornei britannici in merito alla questione della partecipazione dei tennisti russi e bielorussi. Lo scorso anno per decisione del governo di Londra e ratificata dalla LTA, nessun sportivo appartenente ai due paesi invasori dell’Ucraina ha potuto partecipare ad eventi nel Regno Unito, quindi niente Wimbledon e tornei ATP e WTA. Una posizione duramente contestata dalle due associazioni che organizzano il tour Pro, tanto che ai Championships di Wimbledon, vista l’assenza dei giocatori dei due paesi, non furono assegnati punti per il ranking e la LTA fu pesantemente sanzionata a livello economico.
    Al momento non c’è stato alcun passo indietro ufficiale da parte di Londra su questa posizione, con la guerra in Ucraina tutt’altro che cessata. L’ATP quindi sta facendo forte pressione affinché venga permesso ai giocatori di Russia e Bielorussia di partecipare come atleti singoli ai tornei in Gran Bretagna. In caso contrario, l’ATP starebbe valutando addirittura di togliere le licenze ai due tornei del Queen’s e di Eastbourne, consentendo ad altri paesi e località di organizzare due tornei su erba pre-Wimbledon. Molto probabile che la WTA seguirebbe la stessa strada. Ovviamente, l’ATP non ha alcun potere su Wimbledon.
    “La situazione è estremamente grave e non credo che molte persone abbiano apprezzato a pieno l’impatto”, ha affermato una fonte di alto livello coinvolta nella questione, come riporta il quotidiano britannico.
    Inoltre da tempo si sta parlando seriamente sul lancio di un Masters 1000 su erba prima di Wimbledon. Almeno due consorzi britannici sarebbero fortemente interessati ad acquistarne i diritti, con la possibilità di costruire una nuova sede a sud di Londra in tempi brevi. Lo status quo bellico e i contrasti con l’ATP rendono la questione delicata, poiché altri soggetti potrebbero facilmente inserirsi in questa faccenda, presentando un piano e una location interessante, con il grave rischio della perdita definitiva della data per lo storico torneo del Queen’s.
    Ricordiamo che il classico evento in preparazione ai Championships di Wimbledon si svolge dal lontano 1890, e che il vincitore delle ultime due edizioni è Matteo Berrettini. LEGGI TUTTO

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    Oltre 30 tennisti russi hanno chiesto il passaporto kazako negli ultimi mesi

    Aleksandr Bublik, uno dei più noti russi diventato kazako nel 2016

    Lo sport russo non sta attraversando un momento facile, investito dalla tempesta voluta dal presidente Putin con l’invasione all’Ucraina. I tennisti del grande paese sono stati esclusi da Wimbledon e le selezioni nazionali – praticamente in tutte le discipline – cancellate dalle rassegne internazionali, come ritorsione alla sciagurata decisione politica del leader russo. Si è venuta a creare una situazione tutt’altro che facile che ha spinto moltissimi tennisti russi a richiedere un passaporto del Kazakistan, seguendo le orme di Bublik e Rybakina, nati e cresciuti in Russia ma poi divenuti cittadini kazaki. Lo afferma il vicepresidente della Kazakistan Tennis Federation, Yuriy Polskiy, secondo il quale oltre trenta giocatori russi, di diverse età e categorie, hanno fatto richiesta formale per un passaporto kazako.
    “Finora le richieste sono state moltissime ma questo numero aumenta ogni giorno” afferma Polskiy. “La maggior parte di loro sono giovani di età pari o superiore a 12 anni, ma ci sono anche giocatori professionisti che vorrebbero cambiare il passaporto e giocare con la nostra bandiera, sono già oltre trenta le richieste”, afferma a Eurosport.
    Il kazako conferma la totale neutralità del proprio paese all’operazione bellica in corso in Ucraina dalle forze armate russe e la cooperazione con le federazioni tennistiche dei due paesi: “Siamo colleghi, c’è rispetto e cooperazione in molti modi tra noi e la federazione russa. Quando è esploso il conflitto tra Ucraina e Russia, abbiamo offerto la possibilità sia ai russi che agli ucraini di allenarsi in Kazakistan, sulla nostra terra, in varie città. Sono venuti, hanno organizzato campi di allenamento, hanno partecipato a tornei. Il Kazakistan è sempre stato neutrale, noi siamo per l’amicizia, per la pace tra i Paesi”.
    Una dichiarazione non del tutto sorprendente ma piuttosto clamorosa quella di Polskiy, anche se non si è spinto oltre facendo i nomi dei giocatori e giocatrici professionisti che hanno mosso i primi passi per ricevere un passaporto kazako. Non ha nemmeno precisato i tempi burocratici per l’operazione, anche se è noto che gli sportivi nati in Russia abbiano una certa facilità dell’ottenere un passaporto dagli uffici governativi di Astana. LEGGI TUTTO

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    Bach (CIO) punta il dito contro Londra: “Nessuno può essere punito per il suo passaporto”

    Wimbledon, niente russi in gara quest’anno

    Non si placa la polemica nel mondo del tennis per la clamorosa decisione di Londra di escludere dalle competizioni i giocatori russi e bielorussi, per colpa dell’aggressione all’Ucraina. In un discorso tenuto a Parigi, il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha puntato il dito senza mezzi termini contro Wimbledon, la LTA e il governo britannico, ammonendo sul ruolo della politica e quello dello sport, che deve restare un veicolo trasversale di unità tra i popoli. Ecco un estratto del pensiero del massimo dirigente sportivo internazionale.
    “Come possiamo garantire una competizione internazionale corretta se i Governi decidono in base ai propri interessi politici chi può e chi non può partecipare? Abbiamo bisogno che i Governi ci rispettino per il nostro ruolo. Guardate cosa sta succedendo nel tennis. Al Roland Garros, i giocatori hanno partecipato come atleti neutrali. Ma a Wimbledon il Governo ha detto di no, non c’è spazio per loro. Se permettiamo tutto questo, allora siamo perduti. Se oggi lo permettiamo contro la Russia e la Bielorussia, domani succederà contro la vostra nazione, perché nessun Paese al mondo è amato da tutti gli altri Governi. Se lasciamo queste scelte ai Governi, allora diventiamo anche noi uno strumento politico e questo va contro tutti i nostri principi. Se lasciamo che succeda, non potremo più garantire una corretta competizione sportiva. È importante per tutto il mondo avere un ponte, qualcosa su cui tutti possono trovarsi d’accordo. L’elemento più naturale per far questo è lo sport, visto che può essere apprezzato da tutti e praticato senza interessi politici, senza alcun tipo di discriminazione. Dure misure sono necessarie contro chi è responsabile della palese violazione della Tregua Olimpica. Chiunque supporta la guerra, deve essere sanzionato. Ma i diritti di chi non lo fa devono essere rispettati, nessuno può essere punito per il suo passaporto”.
    Torna in mente la aspra polemica scoppiata poco prima dell’avvio degli Internazionali a Roma, con il Presidente del CONI Malagò deciso sostenitore dell’esclusione dei tennisti russi e bielorussi, mentre il Presidente FIT Binaghi difese a spada tratta la libertà dello sport e del torneo. LEGGI TUTTO

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    Roma come Wimbledon? Il governo ci sta pensando. Djokovic: “Quando la politica entra nello sport non finisce mai bene”

    Roma vietata ai giocatori russi e bielorussi?

    La clamorosa decisione di Wimbledon di escludere i tennisti russi e bielorussi dall’edizione 2022 dei Championships potrebbe essere replicata anche ai prossimi Internazionali BNL d’Italia. Secondo diversi organi di stampa (tra cui il GR1 e Corriere della Sera), il governo italiano ed in primis il premier Mario Draghi starebbero valutando seriamente di adottare la linea più dura e intransigente contro la Russia di Putin. Per il governo la situazione chiara: c’è un paese aggressore che ne ha invaso un altro, perpetrando crimini di guerra, rifiutando una trattativa per il cessate il fuoco e la pace. Per questo ogni azione contro la dittatura di Putin e la guerra in atto deve essere adottata, inclusa l’esclusione dei singoli atleti russi e bielorussi da ogni competizione in Italia, anche come singoli individui. In pratica la posizione del governo britannico e della LTA.
    Nonostante le critiche pesanti ricevute dal governo britannico per la decisione di bandire anche i singoli atleti russi e bielorussi dalle competizioni nel paese, sembra che per il governo italiano quella sia la linea corretta da seguire. Una cosiddetta “moral suasion”, ossia l’invito a correggere o rivedere la scelta di continuare l’invasione in Ucraina senza accettare alcuna soluzione di pace, e per questo adottare come ritorsione le misure più severe possibili.
    Sarebbe un’azione clamorosa, contraria alle dichiarazioni di ATP e WTA e di gran parte del mondo sportivo, anche extra tennistico.
    Ieri Djokovic ha dichiarato fermamente che “Quando la politica interferisce nello sport, non finisce mai bene”. Continua il n.1 serbo, che conosce molto bene la guerra, avendo vissuto da piccolo quella sanguinosa dei Balcani: “Sarò sempre il primo a condannare la guerra. Conosco bene il trauma emotivo che lascia un conflitto. Io sono un figlio della guerra… so cosa significa. Noi in Serbia, sappiamo cos’è successo nel 1999. Finisce per soffrire sempre la gente comune. Abbiamo avuto molte guerre nel Balcani. Chiarito questo, però, non posso essere favorevole alla decisione presa da Wimbledon. Non è colpa degli atleti quello che sta accadendo”.
    Arriva anche una breve dichiarazione di Andrey Rublev: “Ciò che sta accadendo è completamente discriminatorio nei nostri confronti. Le ragioni che ci sono state fornite da Wimbledon sono illogiche. Non hanno nessun senso. Escluderci da Wimbledon non serve a niente, sarebbe meglio che potessimo partecipare e così donare alle vittime il Prize money ottenuto”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Wimbledon 2022 vietato a tennisti russi e bielorussi

    BBC Sport annuncia che i Championships di Wimbledon non apriranno le proprie porte a tennisti russi e bielorussi per l’invasione all’Ucraina. Attendiamo la conferma ufficiale da parte dell’AELTC, che dovrebbe arrivare in giornata.
    Il n.2 del mondo Daniil Medvedev, Andrey Rublev, Karen Khachanov nel maschile (tra gli altri), e Aryna Sabalenka e Anastasia Pavlyuchenkova (tra le altre) nel tabellone femminile saranno così escluse del più prestigioso torneo al mondo, per la dura e secca presa di posizione del governo britannico contro la guerra portata avanti dai due stati contro l’Ucraina.
    Seguono aggiornamenti LEGGI TUTTO

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    Rublev a caccia della prima semifinale Slam, col servizio migliorato. Basterà a sconfiggere Medvedev? (di Marco Mazzoni)

    Il match clou nella notte australiana sarà il derby russo tra Daniil Medvedev ed Andrey Rublev. I due moscoviti, compagni di torneo fin dagli esordi giovanili, si giocheranno un posto in semifinale, a sfidare il vincente di Nadal vs. Tsitsipas. Se sulla presenza di Medvedev tra i migliori quattro in questo Slam scommettevano in molti […] LEGGI TUTTO