Nasce “La Bolla”: Valeria Papa racconta online la sua stagione
Di Redazione
Valeria Papa, oltre che eccellente giocatrice di pallavolo, è anche un’appassionata di scrittura, laureanda in Lettere. Per questo da oggi la neo-giocatrice della Roma Volley Club Femminile ha deciso di cimentarsi in una nuova rubrica, intitolata “La Bolla di Valeria Papa” in omaggio al suo cognome e alla città capitolina: ogni settimana la schiacciatrice racconterà sulla pagina Facebook ufficiale della società ciò che l’ha colpita, con simpatia e creatività. Qui sotto potete leggere la prima puntata.
PREPARAZIONE
Anche questa stagione ha preso il via, tra nuove disposizioni e attenzioni è arrivato anche per noi atleti il ritorno alla nostra vita, quella in cui tutto nella giornata è calcolato e ragionato per arrivare al meglio alle ore dell’allenamento, dall’alimentazione al “sacro pisolino” pomeridiano, fino alla scelta delle ore migliori da dedicare allo studio o alla spesa. È il momento in cui tiri fuori nuovamente il borsone e ti ritrovi a guardarlo per un secondo: scarpe, ginocchiere, calzini, cambio … mi sembra di aver preso tutto.
“Fai il borsone… disfa il borsone…“. Il centro della tua attività giornaliera torna a essere racchiuso tutto tra quelle due mansioni. È la stessa cosa che ripeti, sempre uguale, una o due volte al giorno, per tutta la stagione, ma quando ti ritrovi a prepararlo per la prima volta ti dà sensazioni uniche. Nuova città da scoprire, compagne da conoscere, allenatore e staff da incontrare, aspettative da soddisfare, tutte queste cose sono racchiuse in quella borsa e rendono il periodo della stagione, che immancabilmente si ripete ogni anno, sempre emozionante e diverso dal precedente. Ogni giorno prendi le misure con la nuova squadra, cerchi di capire quale sarà il tuo posto all’interno del gruppo e quale vuoi che sia quel posto, ma è anche una via per ritrovare se stessi.
I primi giorni sono il periodo in cui si vive una fase di riscoperta, che passa da una sorta di frammentazione interna, tra un ricordo performante di te stesso e le circostanze attuali, caratterizzate dal risveglio, più o meno rapido, delle facoltà motorie. Contrasto che si acutizza, in particolare, con il contatto col pallone: lo prendi dal carrello, la forma sembra la stessa, famigliare, anche se lo osservi con un pizzico di estraneità… col rimbalzo ci siamo… nulla sembra essere cambiato dall’ultima volta. Ti guardi le mani, simuli un palleggio, immaginando la palla che entra ed esce perfettamente, anche loro non sembrano cambiate, allora perché il pallone prende una strana rotazione? … ok dai, mi manca forse un pochino di sensibilità nel tocco, la prossima andrà meglio … niente, in questa palestra dev’esserci una strana corrente d’aria, è sicuramente quello il problema!
Col susseguirsi delle ripetizioni e degli esercizi la situazione inizia a migliorare, divise a coppie, ognuna nella propria posizione difensiva si comincia a gestire il pallone: difesa e alzata della compagna e giro. È in quel momento che l’allenatore, pieno di speranza prova a dare una nuova indicazione: “Bene ragazze, una difende, l’altra alza e iniziamo ad appoggiare, piano piano, la palla nell’altro campo con un gesto d’attacco piedi a terra“. Oh finalmente entriamo un pochino di più nel vivo… prima coppia… attacco sotto rete, seconda coppia… attacco sottorete, dubbio… forse non ho capito l’esercizio, domanda: “Raga ma la palla deve andare di là passando sopra o sotto la rete?“. Sopra, sopra! Perfetto tocca a me… Palla a mezza rete e giro… largo alle prossime!
È il momento in cui ti presenti a persone che fino a quel momento non avevano niente a che vedere con la tua vita, ma che da quell’istante diventano la parte più viva e familiare di essa. “Ciao piacere… piacere… ” e dopo due secondi di solito iniziano gli “Oh ma come si chiama più lo scoutman?” “Marzio … No no, Anco Marzio, ma non ne sono sicura”.
È il periodo in cui ti alzi al mattino e scopri muscoli doloranti del tuo corpo che non pensavi nemmeno di avere. Dopo un allenamento di palleggio hai male anche ai palmi delle mani e con le tue compagne parte il confronto per il fastidio più assurdo, per capire se anche loro hanno la tua stessa composizione fisica oppure se la notte ti ha trasformata in una bizzarra forma mutante.
È strano come abitudini, movimenti che solitamente vanno in automatico, diventino per qualche giorno una nuova piccola scoperta continua. La preparazione è il periodo della stagione, per alcuni aspetti, più difficile, ma allo stesso tempo il più bello. Passi alcune fasi dell’allenamento a domandarti il perché, in pieno luglio, sei a Roma, in una tensostruttura con più di trenta gradi, ma percepiti attorno ai cinquanta, a farti mangiare dalle zanzare: la risposta in realtà non ti serve perché già la sai, lo fai perché è la cosa che più ti fa sentire viva, che a nervi scoperti ti fa essere felice e soddisfatta, come insicura e depressa, ma che, quando arriva la fine dell’allenamento e ti ritrovi mezza agonizzante nel tuo sudore, ti fa sorridere e lo fai perché sai di trovarti al posto giusto e che non vorresti essere da nessun altra parte se non lì.
(fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO