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    Alberto Elia ricomincia da Galatina: “È un investimento su me stesso”

    Di Roberto Zucca
    Il comunicato che annuncia il suo approdo nel Sud Italia è di quelli afferenti ad una grande occasione. Dopo quindici stagioni tra serie A1 (tanta) e A2, Alberto Elia approda alla SBV Galatina, ambiziosa squadra del girone blu della Serie A3, che ha acquisito i diritti per disputare la serie e lo ha ingaggiato per disputare un campionato in grande stile:
    “Arrivo in Puglia con l’entusiasmo che mi contraddistingue. E con la curiosità di disputare un campionato di cui non so tanto. È un campionato giovane, fresco, fatto anche da tante squadre che puntano sui giovanissimi. Galatina ha scelto qualche anno in più per i suoi giocatori e rafforzato la rosa con tanti giocatori di esperienza”.
    Per volare in A2?
    “Sarebbe sbagliato dire che la A2 non sia un obiettivo. Siamo in una terra caldissima, che conosco molto bene e che raduna attorno a sé tanti appassionati di volley. Quest’anno la regione è rappresentata da ottime realtà e Galatina in tal senso non deve invidiare nessuno”.
    Lei la punta di diamante. Giannotti il candidato bomber. Basta questo per sognare la promozione?
    “Ricordo i nostri scontri ai tempi del dualismo Monza-Padova. Ci siamo incontrati da avversari e ci ha dato molto filo da torcere. Ora ritrovarci dalla stessa parte è sicuramente un vantaggio, perché un giocatore con la sua esperienza potrebbe essere l’arma in più. Per il resto, la squadra non ruota solo attorno a due atleti. È un roster che ha in sé delle belle cartucce da sparare in ogni reparto”.
    Il suo annuncio di scendere in A3 ha destato parecchia meraviglia.
    “Ho 35 anni e le spalle abbastanza larghe per poter fare delle scelte. Sarei un bugiardo se le negassi che mi aspettavo molto di più dalle serie superiori. Ma tante società hanno smesso di investire, quindi ho deciso di arrivare al giro di boa della sedicesima stagione facendo in primis un investimento su me stesso”.
    Mi spieghi meglio.
    “Ci sarà ancora tanto volley nella mia vita così come c’è stato negli ultimi anni. Ma ci sarà anche altro, a partire dal fatto che voglio completare gli studi e pensare perché no ad un futuro che devo ancora iniziare a disegnare”.
    La sua compagna è pugliese, magari un futuro proprio nel tacco dello Stivale?
    “Potrebbe essere. È una regione che ha dei bei numeri sotto molti punti di vista. È un luogo in crescita e sviluppo continuo e nel quale, mi lasci dire, la vita non è proprio quella stressante di una grande città. Ho tanti amici qui e altrettanti che me l’hanno sempre descritta come una terra magica. Roma è sempre nel mio cuore, è la mia città, ma chissà, è solo un pensiero. Chi può dirlo se più avanti qualcosa si concretizzerà”. LEGGI TUTTO

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    Cristian Casoli cerca casa: “A 45 anni non sono ancora da rottamare”

    Di Roberto Zucca
    Il grande escluso. A leggere i roster della Serie A, ci si aspettava da parte sua un annuncio che non è arrivato. Perché Cristian Casoli, l’eterno ragazzone con il laccetto ai capelli e il salto poderoso che ha infiammato i cuori di Cuneo negli anni d’oro, non ha alcuna intenzione di lasciare il volley:
    “E ci tengo a ribadirlo. Chi ha pensato di potermi rottamare rimarrà deluso, anche perché a 45 anni penso ancora di poter essere una buona alternativa ai tanti schiacciatori che ci sono in circolazione”.
    Le posso chiedere perché un presidente dovrebbe ingaggiare oggi Cristian Casoli?
    “Perché me lo merito. E perché ho dimostrato lo scorso anno che in A3 riuscivo ancora a dire la mia. Mi creda, non è presunzione ma la consapevolezza che l’età anagrafica non significa tanto rispetto alle energie e alle caratteristiche fisiche e mentali di un giocatore”.
    Cosa la spingerebbe ad accettare?
    “Una bella proposta. Di un presidente e di una società che hanno in sé la motivazione per costruire qualcosa. Non sono un mercenario che gioca per il denaro. Alla mia età si gioca per passione, non certo per l’ingaggio in questione. Sappiamo bene tutti che la pallavolo in questi anni post-Covid vivrà un periodo di ristrettezze. Ci terrei piuttosto a giocare e a sposare un bel progetto, non per forza al Nord Italia”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Proprio Cuneo ha deciso di non rinnovare. Posso chiederle come mai?
    “Ha scelto di non proseguire. Sono scelte di una società che vanno semplicemente rispettate”.
    Molti suoi colleghi, penso ad Alessandro Fei, stanno smettendo i panni del giocatore ed entrano in società. La valuterebbe come opzione?
    “Decisamente. C’è stato qualche contatto non andato a buon fine con alcune società. Sono allenatore di secondo grado e non mi dispiacerebbe intraprendere una carriera da tecnico o da dirigente sportivo. Penso di poter mettere a disposizione l’esperienza di tanti anni e di svariate serie e sono sicuro che riuscirei a divertirmi”.
    E al futuro senza volley ci pensa? O è una scelta che spaventa?
    “No, credo che nella vita le cose che spaventano siano ben altre. Vorrei darmi ancora qualche chance nel mondo del volley perché è la mia vita e la mia storia. Si ha sempre del tempo per virare e fare altre scelte. Sicuramente più avanti”. LEGGI TUTTO

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    Felipe Banderò e il richiamo della Corea: “Dovevo cogliere questa opportunità”

    Di Roberto Zucca
    Sembrava quasi fatta, e il suo ritorno in Italia, in Serie A2 alla Bcc Castellana Grotte, era attesissimo sia in Puglia che nelle altre piazze del campionato. Dagli anni di Civita Castellana la strada di Felipe Banderò non ha più incrociato il nostro paese, ma anni di grande maturazione in Corea ne hanno caratterizzato la crescita. E ora, la Corea lo ha richiamato – con la maglia dell’OK SavingsBank Rush & Cash – e Felipe decide per la prima volta di parlare di questo rientro in Asia:
    “Ci tengo a spiegare la situazione che mi ha portato in Corea, perché sui giornali si sono spesso inseguite voci non veritiere. Più di un mese fa, dopo che avevo trovato un accordo per rientrare a Castellana Grotte, su un sito di volley è uscita la notizia secondo cui sarei dovuto rientrare in Corea. Io stesso sono caduto dalle nuvole, perché gli addetti ai lavori mi scrivevano e mi chiedevano se fosse vera la voce”.
    Erano voci infondate?
    “In quel momento sì, per me il capitolo della Corea si era chiuso definitivamente con la mancata riconferma. Avevo chiesto a Natalia, mia moglie dove volesse passare i prossimi anni e lei mi ha detto subito ‘perché non torniamo in Italia’? Ero molto felice, perché il ricordo che entrambi abbiamo del paese è meraviglioso e tornarci anche con mio figlio sarebbe stato bellissimo. L’Italia è uno di quei paesi che a noi stranieri rimane sempre nel cuore”.
    Arriva l’accordo con Castellana, dove tra l’altro viene annunciato come il colpo del mercato di A2.
    “Be’, mi ha lusingato e avevo sposato il progetto di Gulinelli con molto entusiasmo. Ci tenevo a tornare anche perché la società e la Puglia ci avrebbero accolto nel migliore dei modi e mi sarebbe piaciuto potermi giocare magari la Superlega anche perché la squadra allestita era di primo livello”.
    E poi come si arriva al ritorno in Corea?
    “Il mio agente brasiliano mi ha fatto sapere che la Ok SavingsBank è interessata ad avermi per la prossima stagione. A quel punto ho chiesto che si trovasse la strada migliore per me e la trattativa è andata avanti tra il mio agente, il referente della società coreana e Castellana, perché per me entrambe le proposte erano valide. Si è trovato un accordo con Castellana per il mio svincolo e ho deciso di proseguire in Corea. Questa è la verità”.
    La V-League coreana, non nascondiamoci, è un’occasione per uno straniero.
    “Ho un’età in cui devo cogliere le opportunità per me stesso e la mia famiglia, e un anno in più in Corea è un anno in più in cui riesco a far star meglio la mia famiglia dal punto di vista economico. In un momento del genere non è semplice. Credo che un tifoso o un dirigente sportivo riescano a capire il mio discorso, che non è fatto per puro interesse economico ma per una questione di onestà intellettuale”.
    Lei tra l’altro detiene il record di permanenza in Corea.
    “Sì, sarà la mia quarta volta. È un grande onore, anche perché difficilmente tengono uno straniero per così tanti anni. Quest’anno sarò a Yongin con la mia famiglia. Sarà sicuramente un anno particolare, soprattutto per la ripresa del post-Covid. Spero di poter fare la stagione completa!”.
    Con l’Italia è solo un arrivederci?
    “Spero di sì. Mi spiacerebbe se questa cosa accaduta con Castellana potesse in qualche modo chiudermi delle opportunità per il futuro. Alla fine anche loro hanno trovato una soluzione con Van Dijk e sono davvero felice per loro, a cui auguro il meglio. E all’Italia, oltre a mandare un saluto, do volentieri un arrivederci a presto!”. LEGGI TUTTO

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    Edgardo Ceccoli, beacher a tempo pieno: “Inseguo un sogno chiamato Olimpiadi”

    Di Roberto Zucca
    La decisione era nell’aria, ma forse lo stop forzato del volley e il desiderio di togliere le scarpe e vivere solo di sole, mare e sabbia hanno fatto il resto. Edgardo Ceccoli lascia la pallavolo. E lo fa con la consapevolezza di voler inseguire qualcosa di grande:
    “Lascio perché sogno una carriera nel Beach Volley a tempo pieno. Ho un sogno, e si chiama Olimpiadi. L’orologio e la data lo sposto al 2028, ma inizierò a pensare di poter puntare ai cinque cerchi nel 2024. Intanto ho preso la decisione di trasferirmi a Milano e di partire da una città in cui allenare e dedicarmi all’allenamento sette giorni su sette”.
    Ha già trovato una collocazione?
    “Si, aderirò al progetto di Andrea Raffaelli e allenerò con la sua Gran Team Academy a Milano. Ci siamo confrontati nelle scorse settimane e mi ha proposto di entrare nel suo team. Io ho accettato con entusiasmo. A Milano avrò la possibilità di allenarmi e giocare in inverno con alcuni degli atleti migliori del momento, e questo sarà uno stimolo”.
    Poi l’estate. Chi sarà il suo compagno?
    “Ho giocato una bellissima stagione con Francesco Cottarelli e impegni suoi pallavolistici e non, spero di poter ricreare il sodalizio. Vorrei continuare ciò che avremmo dovuto riproporre quest’anno, ovvero giocare con continuità e serietà il campionato italiano. Capiremo strada facendo”.
    Lei è uno degli atleti più interessanti del nuovo panorama del Beach Volley italiano. Chi o cosa l’ha dirottata sulla sabbia?
    “La passione. La sabbia intesa come Beach Volley l’ho toccata per la prima volta a 5 anni. Arrivo da una famiglia di pallavolisti, mamma ha giocato in serie B e mio zio Luigi Di Silvestre in A. È stato un collegamento naturale trascorrere la stagione invernale, dopo qualche anno in cui ho fatto qualsiasi cosa, giocando a pallavolo. E Ortona è stata la squadra in cui ho esordito in serie A2 molto presto”.
    Alcune stagioni in A2, poi in A3. Le è mancato il mercato quest’anno?
    “Assolutamente no. Ho rinunciato ad un’ottima proposta per la A3, sia economica, sia professionale, perché mi avevano proposto il posto 4 fisso. Ci ho ragionato e non ho avuto tutti dalla mia parte, ma mi creda, non sono mai stato così consapevole della decisione che ho maturato”.
    Si è chiesto quali siano le cose a cui sta rinunciando?
    “Ho avuto molti anni per capire dove potessi arrivare con la pallavolo. Le dico in totale onestà che avrei potuto puntare ad una buona A2. Ho giocato schiacciatore e la fisicità tipica del posto 4 per puntare più in alto richiede qualcosina di più. Nel beach penso di poter dire maggiormente la mia. E posso pretendere di più. Ecco, ho rinunciato al volley per poter puntare a qualcosa nella quale ho l’obiettivo di arrivare più in alto”.
    Il beach è la sua vita?
    “Sì. Lo è stata, lo è, e voglio che lo sia per molto tempo. È la mia seconda pelle. O meglio, sarà sempre la prima pelle”. LEGGI TUTTO

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    Michael Menicali a forza 4 con Ortona: “Più che una società, una famiglia”

    Di Roberto Zucca
    Forza quattro. E Michael Menicali c’è! Un annuncio in pompa magna per una riconferma che sa di certezza. Sostanzialmente è stato questo il messaggio che ha salutato la permanenza del centrale nella Sieco Service Ortona:
    “Ho avuto fino all’ultimo dei dubbi se accettare la riconferma, non tanto per la squadra, quanto per le scelte personali. Ortona è un posto nel quale sono stato e sto benissimo. Avevo dei progetti, ma sono contento di averli stoppati per proseguire la mia strada qui in questa bellissima società“.
    Posso chiedere che tipo di progetti?
    “Volevo tornare in Sardegna, a Cagliari, dove vive Federica, la mia ragazza, in pianta stabile. Avrei dovuto fare delle scelte diverse, a cominciare dalla pallavolo, in cui non avrei potuto continuare con la serie A. O cercarmi un’occupazione a tempo pieno e lasciare la pallavolo professionistica. Ma è un momento molto complicato e voglio prima vedere come andrà la ripartenza”.
    Intanto Ortona, con lei, pensa ancora in grande?
    “È una società ambiziosa, anzi più che una società è una famiglia. Una famiglia che sogna e fa sognare i tifosi da anni. Non sono pentito di aver messo in stand by i miei progetti di vita, proprio perché qui non mi manca niente e non mi fanno mai mancare niente. Con gli anni si sono creati dei gruppi bellissimi e quest’anno spero si continui in tal senso”.
    Quando dicono che Ortona non voglia diventare grande, lei cosa pensa?
    “Io credo che questa società sia sempre ambiziosa, tanto che negli anni ha sempre puntato in alto e ha sempre vinto tanto. Non so se, e lo dico sognando, vincendo il campionato, punterebbe a giocare la Superlega. Però sognare non costa niente”.
    Rinuncerebbe ai suoi progetti per un anno di Superlega a Ortona?
    “(ride ndr) Mi prende in contropiede ma le dico assolutamente sì. Dovrebbero prima propormelo ma sicuramente accetterei. Sarebbe un bel sogno anche per tutti gli appassionati che ci seguono. È una società fatta di storie bellissime. Penso a Dario Carelli e a quello che ha fatto nei momenti in cui è stato chiamato dalla B a dare il suo contributo. Ortona è un cuore grande che merita di stare in alto”.
    Lei cosa merita? Si dice che abbia iniziato anni fa a fare un percorso molto rapido ma che in qualche modo sia stato rallentato.
    “Forse nell’anno di Siena, che doveva essere quello della svolta, qualcosa non è andato come me l’ero immaginato. È stato un anno dal quale avrei potuto pretendere di più. Ho ricominciato poi da Ortona e poi ho risalito la china. Ora sono qua. Con gli stimoli giusti per continuare a dire la mia”.
    D’estate la sua seconda pelle è il beach volley in Sardegna. Perché non ha avuto il coraggio di trasformarlo in un lavoro a tempo pieno?
    “Mi è stato detto ma non penso ancora di essere così preparato così come lo sono nella mia prima vita, la pallavolo. È una scelta coraggiosa e con il mio compagno, Yuri Balsamo, si è parlato di provare a fare qualcosa in più in questa estate. Il Covid ha frenato l’ambizione, diciamo. Però il prossimo anno vorremmo fare qualche tappa in più dell’italiano. La curiosità di capire dove potrebbe arrivare la coppia Menicali-Balsamo ce l’ho anche io”.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Andrea Argenta è tornato: “Sono pronto per giocarmi le mie chance”

    Di Roberto Zucca
    Ricominciare. Esattamente da là, in Superlega, da dove qualche anno fa aveva iniziato a spiccare tra una folta lista di concorrenti per il ruolo. Se Modena ha costituito il trampolino di lancio di Andrea Argenta, l’Itas Trentino potrebbe essere la conferma che aspettava da tempo:
    “È una bella occasione per tornare in Superlega. Ho ricevuto qualche proposta per salire di categoria dopo Calci, ma ho scelto Trento perché è una piazza importante che rispondeva a quelli che erano i miei desideri, ovvero ritornare in una squadra ambiziosa e farmi trovare pronto per giocarmi le mie occasioni”.
    Non sarà semplice, visto che sarà il secondo di Abdel-Aziz, che è stato il colpo di mercato di Trento.
    “È un giocatore molto forte, che ha fatto un bel percorso a Milano ed è a Trento con la voglia di continuare a far bene. Non vivo la competizione con Nimir, anzi, sarà uno stimolo per fare ancora meglio durante tutta la settimana in palestra”.
    Lorenzetti negli anni ha fatto crescere molti giovani talenti. Punterà anche su di lei?
    “Lo spero. Ancora non abbiamo avuto modo di entrare in campo e di conoscerci meglio, perché in questi primi giorni ci siamo allenati in palestra e in piccoli gruppi. Ma è un allenatore che ha coltivato tanti atleti. Penso anche al percorso fatto da Giannelli con lui ma anche a ciò che ha fatto negli anni di Modena. Ho delle sensazioni molto positive”.
    Come sarà la Trento di quest’anno?
    “Ambiziosa, come tutti gli anni. Non si è tirata indietro durante la campagna acquisti e ha scelto degli elementi importanti per sostituire delle pedine altrettanto importanti delle passate stagioni. Sarà un anno nel quale potrà dire la sua e puntare a traguardi importanti. Ci sono squadre molto ben attrezzate, ma Trento lo è altrettanto. Siamo un bel gruppo”.
    Un bilancio dell’esperienza passata a Calci?
    “Avevamo costituito una bella amalgama tra di noi ed è stato molto triste non poter portare il progetto a compimento a causa dello stop. È stata una bella esperienza. Non tutti gli anni li ricordo bene come questo appena trascorso. Calci era un bel progetto”.
    Sarebbe rimasto in A2 volentieri se tutto questo non fosse successo?
    “Visto come sono andate le cose, cioè con la fine del progetto di Calci, era naturale ripartire altrove. Magari avremmo potuto centrare la Superlega e chissà cosa sarebbe successo in quel caso. Comunque, tenevo molto a ricominciare l’anno in una formazione come Trento”.
    Cosa sarà per lei? L’anno della svolta?
    “L’anno della ripartenza. Poi il destino è beffardo, alle volte. Quindi per ora dico che cercherò di fare il mio. Tutto ciò che arriverà è ancora troppo presto per dirlo”. LEGGI TUTTO

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    Aimone Alletti lancia Taranto: “Voglio riportare la Puglia dove merita di stare”

    Di Roberto Zucca
    La sua discesa in Serie A2 è stata accompagnata da un tripudio di saluti, soprattutto perché il suo approdo alla Prisma Taranto, terra pugliese e squadra corazzata quanto basta per presentarsi in lizza per la Superlega del 2021, è sinonimo di ambizione. Aimone Alletti sin dalle prime battute si è mostrato molto entusiasta della scelta fatta:
    “Sono stato accolto sin dalle prime ore con molto entusiasmo dal presidente Bongiovanni e da Elisabetta Zelatore che hanno obiettivi ambiziosi con la Prisma. Mi ritrovo assieme a un grande amico come Simone Parodi, con il quale faremo questo salto in A2, senza rammarico rispetto al fatto di non essere in Superlega”.
    Possiamo però dire che vorrebbe ritornarci velocemente?
    “(ride, n.d.r.) Certo! Non solo per un obiettivo personale ma per regalare ad una regione come la Puglia una piazza che si merita. Non sarà assolutamente semplice centrare l’obiettivo. Dopo la nostra presentazione, anche Castellana, nostra outsider e vicina di casa ha cominciato ad annunciare dei grandi nomi. Idem Siena, Bergamo e Cuneo, che si sono attrezzate per essere competitive anche quest’anno”.
    Non sarà facile però opporsi contro una Taranto che ha Alletti e Parodi come punte di diamante.
    “Be’, sicuramente chi si ritroverà davanti Taranto darà il 200% e saranno delle grandi battaglie contro molte compagini. Il livello della A2 negli ultimi anni è cresciuto molto, non solo perché sono diminuite le squadre di Superlega ma perché ci sono nuove squadre e graditi ritorni che scrivono dei bei progetti. Taranto è uno di questi”.
    Lo scorso anno lo ha vissuto in maniera molto particolare.
    “Sì. E posso dire che è un ricordo sempre più lontano. È arrivato tutto improvvisamente e trovarsi dalla sera alla mattina ad avere il 50% delle possibilità di dover interrompere la carriera è un qualcosa che all’apparenza può destabilizzare”.
    Mi dica la verità: ha davvero pensato che la carriera potesse finire da un momento all’altro?
    “Era una questione delicata. Nel senso che ho fatto accertamenti su accertamenti per scongiurare il pericolo. È stato un momento molto particolare. Mi ritrovavo a bordo campo a non potermi allenare di punto in bianco, e a casa a ripensare che avrei dovuto lasciare la pallavolo. È un periodo che a mente fredda mi è servito per rimettere in discussione le priorità della vita”.
    Cosa si porta dietro?
    “Intanto tutto il periodo, perché poco dopo il mio ritorno la pallavolo si è bloccata per l’emergenza Covid. In quel frangente è aumentata la mia consapevolezza che le cose importanti sono la mia famiglia, la salute di mia figlia. Poi il resto viene in secondo piano”.
    Perché è entrato nel board dell’Associazione Pallavolisti?
    “Perché credo ci fosse bisogno di un organismo a tutela di noi giocatori. E perché penso debba esistere un organo rappresentativo del nostro lavoro e della nostra professionalità. È un’associazione che nasce per accompagnare l’atleta in tutte le fasi, dall’inizio alla fine della carriera”.
    Lei, alla fine della carriera, ci pensa già?
    “Talvolta. Ma per ora non ho una strada ben definita. Mi piacerebbe rimanere nell’ambiente e seguire il dietro le quinte di questo sport in una società. Se così non fosse, mi piacerebbe lavorare in famiglia, magari in Liguria dove vive la famiglia di mia moglie. Se ne è parlato e i presupposti ci sono. Ora però mi prendo un po’ di tempo per scegliere. Ma nel frattempo torno in campo!”. LEGGI TUTTO