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    Stefano Gozzo: “Avevo bisogno di un ambiente come Brugherio”

    Di Roberto Zucca Un fil rouge lega la storia pallavolistica padovana di Stefano Gozzo e quella più recente alla Gamma Chimica Brugherio. Questo fil rouge è il grande investimento che queste società hanno fatto sui giovani. E Brugherio inizia a raccoglierne i frutti, da protagonista della regular season di Serie A3 ed ora semifinalista dei Play Off Promozione: “Siamo riusciti a centrare un obiettivo davvero importante con Brugherio. Abbiamo iniziato questi play off con molta più sicurezza e consapevolezza dei nostri punti di forza. Ed ora ce la giocheremo fino in fondo contro Porto Viro“. Porto Viro è ambiziosa. Lo sono anche i Diavoli Rosa? “Porto Viro è una squadra costruita per la A2, che già lo scorso anno, se non fosse stato per il Covid, avrebbe potuto ottenere la promozione. Annovera elementi di grande esperienza e ha fatto un ottimo campionato. Noi però abbiamo dalla nostra molta determinazione. Abbiamo Nielsen che sta performando molto bene, e in generale la squadra ha fatto delle ottime gare ultimamente. Ce la possiamo ancora fare“. Foto Lega Pallavolo Serie A Non la fa sorridere il fatto che si gioca contro una squadra veneta l’accesso alla A2? “Porto Viro gioca contro di noi, ma non dimentichiamo che nell’altra semifinale c’è anche Motta. Sono squadre che conosciamo molto bene. Personalmente molti atleti li conosco dalle giovanili di Padova. È bello ritrovarsi assieme in questa fase della stagione“. Lei ha fatto una gavetta importante a Padova. “Sono partito da lì, e sono stati anni molto importanti. È una società capace di investire sui giovani. Io ho fatto i miei anni di gavetta, poi ho sentito l’esigenza di staccarmi, avendo la possibilità di trovare una mia continuità in campo“. Foto: Kioene Padova Coach Durand su di lei ha fatto un bell’investimento… “È un tecnico molto in gamba. Io avevo bisogno di allenarmi seriamente e di trovare un ambiente come questo. L’ho proprio chiesto al mio procuratore prima di firmare. E le aspettative non sono state tradite“. Dalle sue parole sembra che Brugherio sia una tappa importante del suo percorso. “Assolutamente. È stata una stagione particolare, caratterizzata dal Covid. Personalmente sto riuscendo a trovare una continuità in questa seconda parte. Il sogno è quello di vincere questa semifinale e portare i Diavoli in A2…“. LEGGI TUTTO

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    Jacopo Larizza, uno scudetto per papà: “Era lui a darmi sostegno e fiducia”

    Di Roberto Zucca Una delle immagini più belle dello scudetto conquistato dalla Cucine Lube Civitanova non è parte di ciò che è avvenuto in campo, bensì di ciò che è stato trasmesso una volta che l’ultima palla aveva toccato il taraflex di gioco. Maurizio Colantoni, inviato di RaiSport, si avvicina ad un ragazzo, che di nome fa Jacopo e di cognome Larizza, in lacrime, con la maglia della Lube ancora indosso. Jacopo ci parla di quel titolo conquistato in un momento molto toccante: “Ho realizzato in quel momento che non avrei potuto festeggiare e condividere quelle emozioni con mio padre. Da qui le lacrime, con Maurizio Colantoni che mi ha chiesto il permesso di dire qualche parola e io ho acconsentito volentieri“. Suo padre era il suo primo tifoso. “Sin da piccolo. Era lui ad accompagnarmi agli allenamenti, e naturalmente il fatto che fossi arrivato a vestire una maglia come quella della Lube è stato per lui un enorme motivo di orgoglio. Non era uno di quei genitori con la smania di vedere il proprio figlio chissà dove, ma era un padre sempre presente laddove ci fosse un po’ di sostegno e fiducia da darmi“. Di lei si dice che possa fare grandi cose. Blengini le ha dato qualche consiglio? “Niente che non abbia condiviso con tutti gli altri. Ha saputo utilizzare le parole giuste quando papà è mancato. Ha saputo farmi sentire la vicinanza in un momento così assieme a tutta la società e a tutta la squadra“. Come si riesce ad uscire da questi momenti e rientrare nella pressione di una finale scudetto? “Non si esce da nessun momento. Sicuramente si cerca di andare avanti, pensando magari a ciò che avrebbe fatto piacere a papà. Io sono certo che lui avrebbe voluto così, che andassi avanti e che tornassi al mio lavoro con spirito di sacrificio e determinazione“. Foto Ufficio Stampa Cucine Lube Civitanova In quella finale e nei giorni successivi ha condiviso la vittoria con un amico. Parlo di Kamil Rychlicki. “Un amico importante, di cui vado molto fiero per lo spazio che ha saputo conquistarsi. Questa Lube è una squadra bellissima, con Kamil siamo stati compagni di stanza in trasferta, quindi si è creato un buon rapporto anche al di fuori del campo. Quando è finita la gara scudetto, è stato il primo a venire da me per condividere quel momento di gioia“. Come si immagina il futuro di Jacopo ora? “Oddio, è molto presto per parlarne. Mi piacerebbe poter giocare, sicuramente. Diciamo che mi prendo ancora del tempo per decidere“. LEGGI TUTTO

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    L’anno delle occasioni per Nicolò Casaro: “Padova è come una famiglia”

    Di Roberto Zucca L’anno delle grandi occasioni. Che forse, o quasi certamente, finora era mancate nella sua carriera. Ma nella stagione appena trascorsa Nicolò Casaro non si è fatto trovare impreparato e ha sfruttato fino all’ultimo pallone la possibilità di giocare con più costanza in Superlega, vestendo una maglia, quella della Kioene Padova, con cui ha raccolto un bilancio più che positivo: “Padova era una squadra costruita per la salvezza. Il fatto che poi siano state eliminate le retrocessioni ci ha fatto vivere la stagione sicuramente con consapevolezza e con la libertà di costruire qualcosa, senza la paura di fare dei passi indietro. E il bilancio è naturalmente positivo“. La partita che ricorda di più? “Quella contro Piacenza. Dovevo prendere il posto di Stern, che si era infortunato, e me la sono giocata fino alla fine. Di fronte una squadra tosta, che si è portata a casa la vittoria, ma personalmente ho dato tutto quello che avevo“. Foto Lega Pallavolo Serie A Anni di gavetta, Casaro. Quanto sono serviti? “Tanto. Non mi sono risparmiato nessuna serie, a parte la A3 in cui non ho ancora giocato, ma gli anni di A2 e di B sono stati una bella palestra. La pallavolo è sempre stata totalizzante nella mia vita, quindi ogni anno è stato vissuto con sacrificio e all’insegna dell’importanza per ogni pezzetto di campo che mi stavo conquistando“. Pistola alla tempia. Ne elimini uno. “Non potrei. Davvero è stato importante tutto, anche quell’anno o quegli anni che sono andati meno bene di altri. Mi hanno aiutato ad essere quello che sono, ovvero un atleta che guarda al futuro con la consapevolezza di dove può arrivare e di cosa può fare“. A Padova un giovane può crescere, può cadere e anche rialzarsi. Non capita ovunque. “Credo sia il bello di Padova. Qui dopo tanti anni mi sento sempre a casa. Anche quando sono tornato dopo gli anni di A2 o di B ho ritrovato quell’atmosfera che ha permesso a me come a tanti giovani di crescere. Padova è una storia pallavolistica in cui sia chi inizia dalle giovanili come me, sia chi arriva magari dall’estero, lascia sempre difficilmente perché è e rimane comunque una famiglia“. Scriva su un foglio bianco come si immagina la prossima stagione. “Voglio giocare. Voglio continuare a fare il mio, ma lo voglio fare ogni domenica. Voglio dimostrare il percorso fatto in questi anni. Dopo questa stagione, che è stata fondamentale, ho compreso che l’emozione che ti dà il campo è difficile da mettere da parte. Ecco, lo scriverei così“. LEGGI TUTTO

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    Simone Parodi: “Sono tornato per portare Taranto in Superlega”

    Di Roberto Zucca Chi lo conosce bene è al corrente del fatto che Simone Parodi è proprio un atleta vecchia scuola. Di quelli che quando la stagione finisce, quasi non lo accettano, perché il campo è la vita e perché giocare è più importante di rilassarsi e pensare a nuove sfide. Così Simone è tornato alla Prisma Taranto, nel luogo in cui aveva promesso che avrebbe lottato fino all’ultimo per la conquista della Superlega, ambizioso obiettivo della società: “E sono qui proprio per questo. Quando il presidente Bongiovanni mi ha contattato per sapere se fossi disponibile alla fine della stagione polacca per tornare a Taranto ho risposto subito affermativamente”. Cosa le è piaciuto dell’idea di non prendersi una pausa? “Ho lasciato dei bellissimi rapporti umani qui. Ricorda il post dei miei compagni, la domenica successiva al mio trasferimento in Polonia? Ecco, lo spogliatoio è esattamente quello. Un ambiente che umanamente fa la differenza. Ci tenevo a ritornare e finire la stagione assieme a loro”. Foto Ufficio stampa Prisma Taranto Arrivare in finale dei play off non sarà facile. “Prima di pensare ad una ipotetica finale, bisogna pensare alla semifinale contro una Cuneo che si è dimostrata molto forte. Quello è il primo ostacolo per noi. È una serie che andrà giocata al massimo, perché loro hanno dimostrato di poter lottare e vincere con tutte le compagini”. Lei proviene da un campionato competitivo come quello polacco. Un’arma in più. “Spero di poterlo essere. Mi sono allenato molto a Resovia e sono carico per affrontare questa seconda parte di campionato”. Foto Facebook Simone Parodi Le chiedo un bilancio dell’esperienza all’Asseco. “Sono stato molto bene. È una società davvero professionale, ambiziosa e con Alberto (Giuliani n.d.r.) c’è un rapporto ormai consolidato da moltissimi anni. Quando hanno saputo che sarei rientrato a Taranto mi hanno rivolto un in bocca al lupo. Per il prossimo anno stanno già lavorando per allestire una squadra molto competitiva. Della mia esperienza polacca di questi anni non posso che parlarne bene“. Le lancio una provocazione: il prossimo anno in Superlega o ancora in Polonia? “Le dico che adesso sono a Taranto per i play off e spero di poter portare questa città in Superlega. Poi sul resto capiremo strada facendo!” LEGGI TUTTO

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    Stephen Maar sfida l’Italia: “Alle Olimpiadi può succedere di tutto”

    Di Roberto Zucca Ogni tanto ci si dimentica che Stephen Maar abbia 26 anni. Un po’ perché era poco più che ventenne quando arrivò per la sua prima stagione in Italia, e un po’ perché il suo gioco ha acquisito una maturità scenica non al pari della sua giovane età. In questa stagione Stephen, rientrato nel nostro paese dopo un anno importante trascorso all’estero, è una delle colonne portanti dell’Allianz Milano: “Qui a Milano è stata una stagione molto buona, che è culminata con la conquista della Challenge Cup in finale contro Ankara. Era un obiettivo importante per noi e siamo riusciti a portarlo al compimento. In campionato stiamo ancora giocando per la conquista del quinto posto e in un torneo così competitivo il bilancio è più che positivo“. Foto Lega Pallavolo Serie A Una stagione che arriva dopo uno stacco di un anno alla Dinamo Mosca. “Volevo avere l’opportunità di giocare in un campionato come quello russo. Per la mia crescita professionale è stato importante perché il modello russo ricorda molto quello di Cuba, squadra contro cui noi canadesi abbiamo ottenuto la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo. E poi il richiamo dell’Italia è stato più forte e sono tornato qui“. Olimpiadi di Tokyo. Una soddisfazione esserci per la nazionale canadese. “È bellissimo. Abbiamo lottato per esserci, e vorremo riuscire a fare meglio rispetto alle Olimpiadi di Rio. È una competizione nella quale può accadere di tutto. Penso al fatto che nella prima gara abbiamo battuto gli Stati Uniti, una squadra che poi è arrivata a conquistare il bronzo dopo aver perso proprio contro l’Italia la semifinale“. Sarete ancora nel girone con l’Italia. Come sarà? “Sarà come ritrovare molti amici con cui ho giocato e con cui gioco, ma in partita giocheremo da avversari. E in campo io combatto senza guardare in faccia l’avversario”. Foto Powervolley Milano Chi sono i suoi amici italiani? “Nicola Pesaresi e Matteo Piano sono i primi nomi che mi vengono in mente. Nicola lo conosco dagli anni di Verona, con Matteo è nata una bella amicizia. Ma in generale Powervolley è un bellissimo gruppo, e andiamo molto d’accordo tutti. C’è una bellissima atmosfera e in spogliatoio c’è una grande armonia“. Parliamo della sua vita privata. Lo scorso anno a 25 anni si è sposato con sua moglie Khira. È vero che vi siete conosciuti all’università? “Sì! Ci conosciamo dai tempi del college. Lei è venuta in Italia stabilmente quando mi sono trasferito a Verona e adesso a Milano è bellissimo, perché lei lavora alla scuola internazionale canadese come insegnante. Milano è incredibile per questo, per le opportunità che ti offre“. Mi dica come sta Koda (il suo “cagnolino”, se così si può definirlo)… “(ride, n.d.r.) Benone. Si chiama Koda Bear. Non saprei renderlo perfettamente in italiano, ma basta vederlo in foto per capire il significato del suo nome!“. Foto Instagram Stephen Maar LEGGI TUTTO

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    Roberto Russo: “La Lube sarà carichissima, dobbiamo saperla limitare”

    Di Roberto Zucca Il bello di Roberto Russo è il fatto che non ha bisogno di mettere in mostra le sue doti, ma quando è chiamato alle armi è un’assoluta certezza. A 22 anni il centrale siciliano si appresta a giocare la prima Finale Scudetto della sua carriera, ma l’ennesima finale della Sir Safety Conad Perugia, a conclusione di stagione condotta dalla squadra umbra in un turbinio di emozioni, sicuramente forti. Quelle situazioni nelle quali Roberto è capace di far battere il cuore di moltissimi appassionati di volley. Domani inizierà la finale scudetto con Civitanova. Si aspettava la formazione marchigiana oppure Trento come avversaria? “Mi aspettavo da parte di queste due squadre una grande battaglia sul campo da gioco, e così è stato. Entrambe hanno grandissimi campioni in campo e il livello di gioco è stato altissimo nei loro match. Incontreremo la Lube, non sarà facile perché loro sono forti e in forma, ma abbiamo fiducia nei nostri mezzi e ce la metteremo tutta per fare bene e vincere“. Che aria si respira in vista della finale? Come si sente, Russo? “C’è molta energia in palestra e molta voglia di fare bene. La settimana senza gare l’abbiamo sfruttata per lavorare sulle cose in cui dobbiamo migliorare e per alzare ancora il nostro livello di gioco. Io sto bene e cerco ogni giorno di dare il massimo con il mio contributo alla squadra“. Foto: BENDA Civitanova arriva da cambi di panchina e da una semifinale difficile. Che sensazioni ha? “Loro sono in un buon periodo di forma e si vede dal gioco che riescono a esprimere. Hanno giocatori che nei finali di stagione riescono a fare la differenza ma noi dobbiamo essere bravi a limitarli. Saranno carichi dopo aver sconfitto in semifinale una squadra forte come Trento“. Tra qualche settimana sarà il momento delle convocazioni in nazionale. Ci sta pensando? “La nazionale e l’eventuale convocazione penso siano motivo di orgoglio e un ulteriore stimolo per continuare a lavorare bene. Ma questo viene dopo le partite decisive. È importante rimanere concentrati per centrare gli obiettivi del club“. Foto: Fivb Sembra che lei abbia creato un bel legame con Biglino. Cosa vi lega? “Con Omar ho un bellissimo rapporto. Lo conosco dai tempi del Club Italia, in questi due anni a Perugia ho imparato a conoscerlo ulteriormente ed è davvero un ragazzo d’oro. A Natale, per esempio, sono stato invitato a casa sua per festeggiare la festività insieme ai suoi familiari. Persone splendide“. LEGGI TUTTO

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    Abbiati-Andreatta di nuovo in rampa di lancio: “Siamo proiettati sull’estero”

    Di Roberto Zucca Il percorso internazionale di Andrea Abbiati e Tiziano Andreatta non sembra aver subito battute di arresto nonostante la pandemia in corso. I due beacher italiani che, più di tanti altri, negli ultimi anni hanno optato per un importante investimento su di sé e sulla possibilità di andare al di là dei confini nazionali sono reduci da una prima tappa a 4 stelle del World Tour, tenutasi a Doha qualche settimana fa. Abbiati riassume così l’esperienza: “Ci siamo trovati davanti numerosi atleti che sono riusciti a fare un percorso di allenamenti all’aperto ben più importante del nostro. Noi siamo praticamente scesi in campo all’aperto per la prima volta a Doha, perché a causa della pandemia non siamo riusciti a spostarci dall’Italia e abbiamo trascorso l’inverno ad allenarci al Quanta Village in una struttura al chiuso. L’impatto con le temperature e la dimensione all’aperto sembra banale ma non lo è affatto“. Nonostante questo il bilancio di Doha è in attivo? “Assolutamente sì. Abbiamo disputato un quattro stelle in gara con alcune delle coppie più forti del circuito. Esserci era già un obiettivo. Non abbiamo centrato il main draw per un soffio e siamo stati sconfitti da una coppia, quella francese, che ha poi vinto contro Dalhausser-Lucena, quindi un sodalizio interessante e importante“. Foto FIVB A fine torneo lei ha scoperto di essere positivo al Covid. “Abbiamo fatto tutti i tamponi del mondo, in partenza e in arrivo. Ho pensato all’inizio che fosse una insolazione, perché a Doha abbiamo giocato incontri ad una temperatura di 30 gradi, nonostante fossimo mentalmente preparati a giocare in quelle condizioni. Non ho capito che non era solo una questione di escursione termica, ma di sintomi simili a quelli influenzali. Fortunatamente sono stato seguito dal nostro medico Rodolfo Malberti e dal nostro mental coach Luca Zago a distanza, e ne sono uscito senza troppe conseguenze“. Ora sta meglio? “Sto benone. Adesso devo solo capire l’impatto con il campo, perché dopo settimane di stop e con i tornei da preparare sarà importante valutare quali saranno le conseguenze fisiche nell’immediato. So, da alcuni atleti che hanno avuto il Covid, che la sensazione di spossatezza dura qualche giorno, ma poi si riprende“. Prossime tappe? “Con il nostro coach Luca Larosa stiamo preparando i prossimi appuntamenti internazionali. Vaglieremo l’opportunità del 4 Stelle a Cancun, ma dipenderà un po’ dalle condizioni generali e dall’organizzazione che una trasferta del genere, in questo momento storico, può comportare. Siamo molto proiettati sull’internazionale quest’anno. Abbiamo voglia di vincere qualche altro stellato, come la scorsa estate“. Foto FIVB Difficile fare un World Tour in questo momento? “Ci sono misure di sicurezza eccezionali, e questo invoglia. Ma il contesto che ruota attorno non è sempre facile per chi si sposta. La voglia di ritornare ad una qualche normalità, però, è tanta“. In Italia quali sono i piani? “Siamo anche noi in attesa di avere news. Non è stato deciso ancora nulla, almeno a quanto abbiamo appreso. Stiamo sicuramente costruendo qualcosa che ci permetta di prendere a parte a tutte le manifestazioni, locali e internazionali“. LEGGI TUTTO

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    Michele Fedrizzi: “Non ho esitato un minuto a dire di sì a Bergamo”

    Di Roberto Zucca Il ritorno di Michele Fedrizzi era solo una questione di tempo. E infatti il bomber trentino è l’ultimo acquisto dell’Agnelli Tipiesse Bergamo, la squadra di coach Graziosi che quest’anno ha disputato una regular season a parte rispetto alle altre concorrenti per la promozione in Superlega: “Bergamo ha fatto davvero un bellissimo campionato. Giocando il sabato, avevo spesso la possibilità di seguirli in rete e ho visto una squadra davvero forte in ogni reparto. Quando Ciccio Graziosi mi ha contattato per entrarne a far parte, non ho esitato un minuto a dire di sì”. Cosa le ha chiesto Bergamo? “Di supportare una squadra ambiziosa e riuscire ad arrivare assieme ad un risultato importante come vincere i play off della A2. Penso che proseguire il corso naturale di una stagione sia assolutamente un’occasione da cogliere. Vogliamo arrivare fino in fondo”. Foto Peimar Volley Arriva da un anno in Francia, a Nantes. Vogliamo fare un bilancio? “Voglio essere onesto, dicendole che i risultati sperati non sono arrivati. Mi aspettavo di più e la società si aspettava di più da questa stagione. Mi sono però trovato in un campionato che ho apprezzato molto perché è cresciuto nel tempo e ora non ha nulla da invidiare agli altri tornei stranieri”. Forse le è pesata anche la lontananza dalla sua famiglia. “Sicuramente quello è stato duro. Ma è stata un’esperienza che mi ha fortificato caratterialmente e mi ha dato anche la possibilità di giocare ai massimi livelli. Ho avuto anche modo di apprezzare da lontano tante cose che negli anni davo parecchio per scontate. Noi in Italia, ad esempio, organizzativamente siamo su un altro livello”. Foto: Lega Volley Maschile Voglio provocarla: Bergamo va in Superlega. Firmerebbe subito? “Per ora ho firmato solo per questa stagione e per disputare i play off. Logicamente prorogare il contratto con una squadra così ambiziosa non mi dispiacerebbe. Soprattutto perché significherebbe tornare anche nella massima serie nel mio paese, che è un po’ un risultato che inseguo ormai da alcuni anni. Vorrei riscrivere una stagione diversa rispetto a quella di Siena, facendo sì che un’esperienza in Superlega possa concludersi al meglio”. LEGGI TUTTO