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    L’estate speciale di Matteo Piano: “La mia vita è una strada sterrata”

    Di Roberto Zucca Milano è speciale. È questo l’aggettivo che Matteo Piano ha deciso di dedicare alla città che ha scelto e alla squadra, l’Allianz Milano, alla quale si è legato per la quinta stagione di fila, confermandosi nel ruolo di capitano: “È una città che mi ha dato tanto, che scopro col passare del tempo, e nella quale vivo come in pochi altri posti. Powervolley è una casa, una famiglia alla quale mi sento particolarmente legato, che mi ha regalato delle stagioni importanti e con la quale ho scelto di essere qui anche in questa stagione“. “La mia vita è stata una strada sterrata”… “Una frase di Irene Grandi che ho riscritto quest’estate e che appartiene al mio percorso. Mi piacciono le strade sterrate, quelle dove non basta una bici da corsa o un paio di infradito per camminare. Ma che devi vivere intensamente, e in cui devi sudare ogni passo che fai“. Foto FIVB Due mesi fa tornava da Tokyo. Si riferiva a quello? “Tokyo me la sono goduta. Avevo già fatto un’Olimpiade e sapevo cosa sarei andato ad affrontare. Quindi ho cercato di vivere delle emozioni e di sentirmi a mio agio con i cinque cerchi e con tutto il contesto che mi stava attorno. Quando sono entrato in campo per la prima volta ho capito che si trattava di un regalo, ed è stato quello lo spirito che mi ha accompagnato per tutta l’avventura“. Quello spirito è figlio di un percorso fatto con Cecilia Morini, la sua terapista. È l’essere pronto a tutto, in tutte le situazioni della carriera. “(ride, n.d.r.) Non so se sono pronto a tutto. Sicuramente ho imparato a non scacciare ogni cosa che è capitata in senso negativo, ma a viverla e accettarla per quello che è o che è stata. Poi forse sono uno che, vivendo molto intensamente la vita, ha capito esattamente la misura che può avere ogni momento negativo“. Foto Instagram Matteo Piano Tornato dall’Olimpiade, ha deciso di partire da solo per un viaggio in Italia. “Solitamente sono un esterofilo. Dopo Tokyo però ho avuto bisogno di staccare e di partire per stare nel mio paese, in posti poco turistici e lontano dalla confusione. Ho visitato Abruzzo, Puglia, Molise. Ho visto posti bellissimi, conosciuto persone altrettanto belle e mi sono goduto ciò che mi hanno restituito settimane di mare e di terra“. E soprattutto ciò che le ha restituito la gente. “Mi sono ritornati indietro un affetto e una delicatezza che mi hanno molto colpito. Certi incontri umani ti arricchiscono, ti fortificano. Ma soprattutto nei confronti di certi incontri esprimo una profonda gratitudine. Credo sia una delle parti più belle del mio lavoro“. Foto Instagram Matteo Piano Anche il suo lavoro è stato una strada sterrata. Franco Baresi ha scritto che gli infortuni lo hanno reso un giocatore migliore… “Sono avvenimenti che ognuno vive in maniera intima. E che ti aiutano a dare un senso più ampio a tutto il resto della carriera. Anche a me credo che gli infortuni siano serviti per migliorare alcuni aspetti della tenuta mentale del mio lavoro. Non sono stati facili, penso all’infortunio che ho vissuto durante il lockdown, quando oltre alla forza di volontà per la guarigione, serviva una maturità superiore per capire il momento e per vivere bene il ritorno“. Per Baresi è stata importante la vicinanza della famiglia. “Fondamentale. Nel mio caso ne parlo anche nel libro. Io ho avuto la fortuna di ritrovarmi quella famiglia che spesso racconto, fotografo, condivido. Quest’estate ho avuto il bisogno di ritrovarmi in mezzo alle persone che davvero mi vogliono bene, per cercare di ritornare ad essere presente dopo questo ennesimo viaggio“. Foto Powervolley Milano Molti suoi colleghi alla fine del viaggio vengono cercati dalla televisione. Lei prenderebbe in considerazione l’idea di una trasmissione o di un reality? “Guardi, io non ho nemmeno il televisore. In più non potrei mai prendere parte a trasmissioni televisive come i reality, Ballando con le stelle o cose simili. Sono cose e contesti che non mi appartengono“. Ho pensato alla sua esperienza radiofonica. Nemmeno il veejay di MTV, un po’ anni 90? “(ride, n.d.r.) Ah sì, quello tutta la vita. Stare in radio mi diverte, è un altro contesto. Posso esprimere delle idee, parlare di me e della mia carriera in un certo modo o raccontare la musica che ascolto“. LEGGI TUTTO

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    Francesco Recine: “In azzurro è stato facile trovare la chimica giusta”

    Di Roberto Zucca Stanza 1016. Ovvero lo spazio in cui, nella notte del 20 settembre, Francesco Recine e Alessandro Michieletto si ritrovano, da campioni d’Europa a scattare una foto simbolo dei Campionati Europei che solo qualche ora prima l’Italia di Fefè De Giorgi si era aggiudicata. A spiegarci com’è nato quello scatto è proprio Recine: “È stata un’idea nata per caso. Era notte, avevamo festeggiato ed eravamo quasi in partenza, perché alle 4 del mattino abbiamo lasciato l’hotel per poter tornare in Italia. Eravamo carichi, elettrizzati del momento, e a me e Alessandro è venuto in mente di ripetere lo scatto di Bonucci e Chiellini agli Europei di calcio“. Dato che siete stati compagni di stanza, mi spiega le ragioni del successo di Michieletto? “Abbiamo condiviso la stanza sin dall’inizio e tra noi c’è una bella amicizia. Posso dire che è un ragazzo che ha un incredibile talento, mischiato a una dedizione e a una voglia di fare bene che ho visto in pochi atleti nella mia carriera“. Fonte Instagram Alessandro Michieletto Il giorno di quella foto, comunque, ne hanno parlato tutti. “Ci ho riso su perché mi sono ritrovato su alcuni siti e non me lo aspettavo. Però l’immagine è bella, racconta una notte in cui l’emozione mia e di tutti era al massimo“. Si aspettava di essere convocato per l’Europeo, Recine? “Non mi aspetto mai che le cose accadano. Le lascio succedere, e in quel caso non le nego che la gioia e la commozione per la chiamata di De Giorgi sono andate di pari passo. L’Italia nel mio reparto è davvero molto competitiva e quindi non è stato scontato il fatto di ricevere quella telefonata“. Si capiva però dalla VNL che in questa Italia lei è uno dei fiori che è sbocciato con rapidità. “La ringrazio. Ho lavorato molto e sin dai primi giorni della famosa bolla volevo far parte di qualcosa di più di una semplice parentesi estiva. Mi sono trovato in un gruppo con cui praticamente sono cresciuto ed è stato semplice trovare la chimica, l’entusiasmo e lo spirito giusto“. Foto FIVB Si capiva dai primi giorni che quello era un gruppo giusto? “Si respirava una bella atmosfera anche fuori dal campo. Lo capisci quando il tempo vola durante la preparazione e nelle settimane successive. Tanto che, a parte la nostalgia classica per le persone che non puoi vedere a causa della bolla, tutto il resto, cioè l’estate e il riposo ad esempio, passa in secondo piano. Sei lì, con i tuoi compagni e stai bene, perché è esattamente per stare lì che hai lavorato tutta la vita“. La prima telefonata dopo il trionfo di Katowice. “A papà. Che piangeva, emozionato. E io con lui“. Suo padre è una persona emozionale. Mamma? “Mamma è una persona che mi ha insegnato l’importanza dei gesti, più che delle parole“. Foto Lega Pallavolo Serie A Le piace esserci per gli altri. “Mi piace vivere le emozioni con il gruppo che si va a creare. A Ravenna ho trovato un bel gruppo di persone e amici e per me è e resterà sempre casa. Ora a Piacenza vorrei si ricreasse lo stesso ambiente. I primi giorni sono stati rivelatori del fatto che non farò fatica a trovarmi bene anche qui“. Cosa rappresenta Piacenza per lei? “Una stagione importante in cui proseguire un percorso iniziato in questi anni“. Quest’anno la sfida in famiglia con Perugia non avrà un esito scontato… “La squadra di papà è una bella macchina da guerra. Ma noi non siamo da meno. Saranno delle belle partite“. LEGGI TUTTO

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    Quante novità per Aimone Alletti. Dalla figlia Avila al ritorno in Superlega

    Di Roberto Zucca Aria, Avila e Aimone. Nel cuore di Leila, la moglie di Aimone Alletti, c’è una caratteristica che l’esperto centrale racconta, a margine della nascita della loro secondogenita, avvenuta il 14 settembre scorso: “Il nome di Avila lo abbiamo scelto assieme ma doveva rispettare una tradizione: quello di avere la doppia A. È ciò che accomuna tutti noi Alletti. Se fosse nato un maschietto, lo avremmo chiamato Alvaro, come mio papà” Qualche settimana dalla nascita di Avila. Continui lei. “Emozionante. Lei è bravissima, mangia e dorme. La vita non ci è stata assolutamente stravolta. Per assurdo è stato più impegnativo iniziare i lavori per la nostra casa di La Spezia” Giusto il tempo per rientrare a Taranto nella prima settimana di agosto? “Abbiamo iniziato presto, ma lo abbiamo fatto in un clima molto più disteso, ossia senza i dubbi della pandemia come lo scorso anno oppure come due anni prima quando il Covid ha interrotto bruscamente la stagione. Siamo in un periodo di amichevoli e inizieremo subito a misurarci contro Civitanova e Cisterna” Il ritorno in Superlega per lei come sarà? “Sarò onesto. Molte squadre iniziano ad allestire la rosa già da gennaio. Noi siamo sbarcati ufficialmente in Superlega a giugno. Quindi abbiamo avuto meno tempo per attrezzarci rispetto alle altre compagini. Ma è stato un bel mercato e arriveranno a Taranto degli ottimi atleti. Sono contento ad esempio dell’arrivo di Joao Rafael, perché è un atleta che può fare molto bene e portare anche un bell’equilibrio in attacco” Obiettivo salvezza? “Tutto quello che arriverà in più sarà ben accetto. Sicuramente le squadre con cui ce la dovremo giocare maggiormente saranno Padova, Cisterna, Ravenna. Lavoreremo comunque per toglierci le nostre soddisfazioni” Da esterno mi dia invece un giudizio sulla nazionale. “Ne parlavo proprio in spogliatoio qualche ora fa, dicendo che non pensavo si riuscisse così rapidamente a dimenticare Tokyo e superare con agilità la fase a gironi. Invece è stato un crescendo importante e sono davvero felice per loro. È un nuovo inizio ma ciò che si è visto è stato veramente molto bello” LEGGI TUTTO

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    Dragan Travica: “Non ho pensato a lasciare Perugia nemmeno per un secondo”

    Di Roberto Zucca Chi lo conosce avrà modo, in questa intervista, di ritrovare nelle parole di Dragan Travica molto della sua persona. Soprattutto nella generosità dei giudizi, nella sincerità delle affermazioni e nella personalità ben delineata, sintomo di un percorso di maturità compiuto nel tempo. Che lo porterà a disputare, se vogliamo un po’ a sorpresa rispetto alle previsioni, la sua seconda stagione consecutiva con la maglia della Sir Safety Conad Perugia. Leviamoci subito il dente, Travica. Perché ha scelto di rimanere a Perugia? “Perché avevo un contratto. Le sembrerà banale come risposta, ma il mio percorso qui aveva un inizio e una durata definita tempo addietro ed era per me corretto che tutte le parti chiamate in causa rispettassero tale accordo. Nel confronto avuto con la società non ho criticato le scelte, ma il modo in cui sono state operate. Preso atto di questo, sono qui, con la mia solita voglia di fare“. Perugia, con Travica, ha un valore aggiunto diverso. È d’accordo? “Ha sicuramente una persona che ha un ruolo, che è ben consapevole di quel ruolo e che vuole continuare a vincere. La squadra ha una serie di elementi validissimi, ed è molto forte. Io volevo fortemente continuare a far parte di questa storia. Perugia mi piace molto, e quest’anno volevo continuare ad esserci, tanto che quando si sono presentate altre soluzioni non ho voluto nemmeno sedermi ad un tavolo di trattativa“. Foto: Michele Benda Con Giannelli vi siete sentiti? “Assolutamente sì. Pochi giorni dopo la chiusura del suo accordo ci siamo fatti una bella chiacchierata. Abbiamo condiviso un pezzetto di percorso in nazionale e ci siamo raccontati un po’. È un palleggiatore molto forte, esperto nel suo ruolo e dotato di una maturità tecnica non indifferente. A Perugia può solo far bene“. Mi dica come si lavora mentalmente alla consapevolezza di essere diventato il secondo. “Non ci ho pensato nemmeno un secondo quando ho saputo di Simone, perché sapevo di volere Perugia. Ho semplicemente maturato l’idea che il mio sarà il medesimo ruolo e che sono a disposizione nel momento in cui la squadra avrà necessità del mio apporto in campo“. Lei ha lavorato molto anche per lo spogliatoio in questi ultimi anni. “Perché credo che sia importante farlo. Il campo non è solo l’unico ambiente in cui si vive tutti assieme. Con Simone abbiamo parlato delle dinamiche di Perugia e io gli ho offerto tutto il mio supporto per presentargli ciò che io ho appreso di questa magnifica squadra”. Foto: BENDA L’atleta che l’ha colpita di più? “Solé. È un giocatore che avevo sempre vissuto da avversario e che mi ha molto stupito in positivo“. Il suo impegno extrapallavolistico continua con Spazio 21, il centro sportivo a cui ha dato vita a Padova. Quando parla di questa sua seconda avventura professionale cosa prova? “Orgoglio, anche perché c’è stato tanto lavoro dietro. Abbiamo aperto anche a Spinea da poco la seconda struttura e con Grigolon e Garghella stiamo pensando sempre più in grande. Spazio 21 non è solo uno spazio sportivo ma è uno spazio di espressione. Ad agosto sono state con noi 300 ragazze appartenenti al mondo LGBTQ+ ed è stata una bellissima esperienza perché c’è stato un bellissimo scambio, visto che lo sport in tal senso lo interpretiamo come un veicolo di libertà“. Tra i suoi amici a Padova c’è anche Alberto Polo. So che ha trascorso alcuni giorni a Spazio 21. “Un caro amico, a cui voglio molto bene. Abbiamo parlato tanto, ma in primis ho voluto che venisse da noi per staccare un po’ la testa. Il confronto c’è stato successivamente. Trovo che la vicenda che lo ha riguardato sia stata ingiusta sotto molti punti di vista e mi sono molto arrabbiato quando ho letto dei due anni di squalifica. Lui sa che potrà sempre contare su di me e spero davvero di poterlo vedere in campo il prima possibile, perché è un ragazzo di grande talento“. Concludiamo col Beach. Se Lupo e Nicolai approdassero a Spazio 21 con chi li vedrebbe bene giocare, ora che stanno cercando il compagno per Parigi 2024? “Mi fa una bella domanda. Provo a dare risposta su Nicolai, che è un giocatore molto moderno e tecnicamente davvero forte. Lo farei giocare con Viscovich, che è un ragazzo giovane ma già molto bravo che si allena in zona Padova. Secondo me potrebbero fare bene se giocassero in coppia“. LEGGI TUTTO

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    Dick Kooy: “Tanta roba gli Europei! E l’azzurro è un capitolo aperto”

    Di Roberto Zucca Del gruppo azzurro che ha trionfato ai Campionati Europei, lui non faceva parte. Ma a Katowice, per la final four, Dick Kooy c’era per vedere trionfare la sua Italia. E lo schiacciatore di origini olandesi si dimostra sempre generoso nei confronti della nostra pallavolo: “Posso dire che è stato molto bello. O meglio, come si dice in Italia, è stata tanta roba! A parte aver visto la nazionale vincere contro la Slovenia e ottenere il primo posto in questa importante rassegna, è stato stupendo vivere la cornice allestita dalla Polonia per l’organizzazione del torneo“. Foto PGE Skra Belchatow Lei in Polonia resterà. È notizia ormai certa la sua firma allo Skra Belchatow. “Una proposta importante, che mi allontana dall’Italia ma mi proietta in un campionato molto interessante come quello polacco. Con Trento siamo arrivati ad un accordo e ho deciso di venire qui perché il progetto mi è piaciuto da subito“. Con lei c’è anche Atanasijevic. “Abbiamo Lomacz, Taylor Sander. Il progetto è ambizioso. Questa squadra vuole fare un bel campionato e io spero di poter contribuire alla buona riuscita del campionato. Dopo le prime settimane di preparazione, personalmente sono molto soddisfatto“. Foto Trabalza Lasciare l’Italia le è pesato? “Mi è dispiaciuto perché con mia moglie Giovanna sarà più complicato vedersi. Ma ormai siamo abituati alla distanza! Lei è una business woman, quindi dovremo incastrare gli impegni di entrambi. Questa è la nostra vita da tanti anni. Io poi sono stato già qui in Polonia e mi sono trovato bene. Lo ammetto, un pochino mi mancherà il cibo italiano (ride, n.d.r.)!“. Mi dica onestamente: andare via dall’Italia significa uscire da certi radar? “C’è questa convinzione, ma credo altrettanto onestamente che ci siano campionati e campionati. Posso dire di aver giocato anni in Russia, Polonia, Turchia, disputando campionati di un livello che non aveva niente da invidiare a quello italiano. Anche quest’anno le squadre con cui giocheremo contro qui in Polonia sono veramente ottime compagini. Le basta guardare i roster di Zaksa, Resovia o delle altre per capire che il livello è veramente alto“. Foto Ufficio Stampa Trentino Volley Se le dico la parola nazionale, per lei è un capitolo… continui lei la frase. “Ancora aperto. Ogni anno si riparte con un nuovo campionato e nuove scelte tecniche. Questo nuovo assetto mi piace, sono ragazzi giovani ed entusiasti e mi piacerebbe far parte di questo gruppo. Se ne parlerà più avanti. Io continuerò a lavorare per fare sì di indossare ancora quella maglia azzurra“. LEGGI TUTTO

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    Il ritorno di Matteo Paris: “Un anno sperimentale, ma sarà un bel test”

    Di Roberto Zucca Il suo ritorno in Italia, in Serie A3 con la Omi-Fer Palmi, è stato salutato come un piacevole avvenimento. Anche perché Matteo Paris è rientrato, dopo alcuni anni all’estero, sostanzialmente per vincere: “Non potevo rifiutare la bella proposta che Palmi mi ha fatto per la prossima stagione. È stato un pochino duro lasciare la Grecia perché la mia compagna e mia figlia non potranno stare con me tutto l’anno per via delle attività che abbiamo sull’isola. Mi mancheranno molto, ma avevamo messo in conto che questi anni questo genere di sacrifici sarebbero potuti essere all’ordine del giorno“. Però è tornato in Italia. Immagino una scelta felice. “È il mio campionato, quello in cui sono cresciuto professionalmente e, nonostante mi sia trovato molto bene negli Emirati, sono molto felice di essere tornato. È un anno sperimentale, perché l’A3 è un campionato che non conosco, ma sarà un bel test perché mi hanno detto che è un torneo interessante sotto molti punti di vista“. Foto Instagram Matteo Paris Palmi è una squadra ambiziosa. Lei e Gitto i nomi di punta? “Non solo. La pallavolo non si fa con i nomi, ma costruendo delle squadre che in campo funzionino. Questa, dai primi giorni trascorsi assieme, mi è sembrata una squadra che può fare bene“. Le sfide più attese? “Aspetto di giocare con tutte le squadre campane perché sono delle belle compagini e perché conosco alcuni amici che giocano in alcune di queste. Mi ricorderanno i tempi della serie B, quando quelle zone le vivevo quasi tutte le domeniche e mi divertivo parecchio a giocare in certi palazzetti“. Foto Instagram Matteo Paris Lei sottolinea sempre l’importanza della gavetta. È cambiato qualcosa rispetto al passato? “Ci sono dei giovani interessanti, che sicuramente in palestra si fanno il mazzo per emergere. Forse nei miei periodi era più difficile ottenere qualcosa. Penso alla serie B, che era un campionato con gente veramente di livello con tanti giocatori di grande esperienza. Io credo di aver lavorato parecchio perché dal CSI, al misto, alle serie minori, ho giocato ovunque. E negli occhi di quei ragazzi e nei loro sogni mi ci ritrovo parecchio“. E quindi si merita di stare in serie A. Mi dica però se la Grecia potrebbe rientrare nei suoi radar. “Ci provo ogni anno, perché mi consentirebbe di stare vicino a casa. È un campionato che cerca di riprendersi ogni anno e di tornare ai livelli del passato. Spero ci siano più imprenditori onesti e coraggiosi che abbiano voglia nei prossimi anni di investire in questo sport in Grecia. Ora però la testa è qui a Palmi. Dobbiamo fare un bel campionato“. LEGGI TUTTO

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    Manuel Alfieri tra Beach e indoor: “A Modica non sento la nostalgia della spiaggia!”

    Di Roberto Zucca Il gradino più alto del podio nella tappa di Palinuro: il ricordo più bello di un’estate bellissima, forse la sua migliore nel Beach Volley. Manuel Alfieri è quel bel nuovo che avanza nell’estate del Campionato Italiano Assoluto. Anche se l’estate non è l’unica stagione della sua vita di giocatore: “È stata un’annata magica. Giocata con Mauro (Sacripanti, n.d.r.) in maniera molto intensa, preparata alle 4 Vele a Pescara con mio padre Luigi come coach e conclusasi con un bronzo al Campionato Italiano Assoluto. Non era scontato, non avevamo messo in conto che potesse andare così bene e ne siamo stati davvero felici“. Mi ha colpito la foto delle lacrime di Sacripanti a Palinuro dopo l’oro. Mi racconti la sua, di emozione. “Un’emozione molto forte, mi creda. Diversa da quella di Mauro, semplicemente per il fatto che io avevo già pianto in semifinale, dopo la sfida vinta al terzo contro Andreatta-Abbiati. Poi non so spiegarle, ma è come se la finale l’abbia vissuta quasi da anestetizzato. Me l’ero disegnata in testa. E sono sceso in campo con la consapevolezza che la vittoria sarebbe potuta arrivare anche contro Carlo Bonifazi e Fabrizio Manni. È stata una partita bellissima, giocata contro due giocatori che stimiamo“. Foto Instagram Manuel Alfieri La sua amicizia e il suo rapporto con Mauro sono l’essenza della coppia? “Mauro è il compagno ideale per creare quell’alchimia tra due giocatori necessaria per fare bene in questo sport. È una persona con cui non ho bisogno di dire molto, perché ci capiamo anche senza parlare. Siamo capaci di pensare la stessa cosa in molte situazioni e di leggere ciò che farebbe l’altro in determinate circostanze. Poi c’è un’amicizia alla base. E la consapevolezza che ci sia ancora molto da scrivere come coppia in questo sport“. Quanta fatica si fa, ogni anno, a togliersi la canotta e ad infilare la maglia da giocatore? “Nel mio caso poca. Il Beach è uno sport che gioco con tutta la passione del mondo per tutta l’estate. Poi però quando è ora di iniziare la preparazione con la pallavolo non ho molte esitazioni a svestire i panni del beacher, anche perché mi piace molto ritrovarmi in un contesto di squadra più allargata“. Foto Facebook Normanna Aversa Academy Quest’anno però ha scelto l’aria del mare. Ha scelto l’Avimecc Modica. “E non posso essere più felice della scelta fatta. Non siamo troppo distanti dalla spiaggia, quindi in caso di nostalgia posso sempre rifugiarmi in mezzo alla sabbia! Scherzi a parte, sono molto contento e questi primi giorni mi hanno dato l’idea che ci sarà da faticare, ma anche da divertirsi parecchio“. La Sicilia della pallavolo negli ultimi anni ha iniziato a reinvestire in questo sport? “A Modica si respira un’aria molto piacevole. La gente ti ferma per strada perché segue la pallavolo e credo che avremo un bel seguito di tifosi che seguirà la squadra. Questo fa piacere. È un campionato fatto da ottime compagini, e da qualche sfida piuttosto interessante anche in terra siciliana“. La più attesa? “Sicuramente sarà bello giocare contro Palmi, perché ha allestito una squadra molto competitiva con molti ex della Superlega. Anche alle squadre campane sono curioso di trovarmi davanti. Poi ritroverò Mauro, nella gara contro Aversa. Insomma, ci aspetta un bell’anno“. LEGGI TUTTO

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    Alberto Elia riparte da Ortona: “Ho riscoperto la voglia di giocare”

    Di Roberto Zucca Il suo nome è sempre collegato a qualche sorpresa, a qualche “mission”. Lo scorso anno, quando scelse di andare in A3 a Galatina, si pensava che la scelta fosse l’inizio di una discesa verso una seconda vita, più tranquilla, più quieta. Niente di più sbagliato: Alberto Elia ora risale in A2, in quella Moaconcept Impavida Ortona che in alcune annate è stata anche la regina del campionato. “Ortona è davvero una bella piazza. Ci sono arrivato perché noi pallavolisti sondiamo sempre il terreno prima di fare una scelta. Di Ortona mi hanno parlato come di una società un po’ vecchio stile, a conduzione familiare; una società onesta, fatta da chi davvero ama la pallavolo e fa stare bene i propri atleti“. L’anno scorso la scelta di scendere in A3 fu un po’ spiazzante. “Per me è stato un insieme di sensazioni. Avevo bisogno di ritrovare il piacere di giocare, che avevo un po’ perduto. Volevo una situazione che me lo permettesse e la società mi ha offerto tutto ciò di cui avevi bisogno. È stato un anno in cui ho riscoperto la voglia di giocare e nel quale ho avuto modo di arrivare ancora più convinto a riprendere un viaggio che poi, quest’anno, mi ha condotto ad Ortona“. Foto Lega Pallavolo Serie A Diciassette stagioni dopo, la voglia è sempre la stessa? “Anche di più. Quest’anno sarò per la prima volta il più anziano della squadra, ed è strano perché non avrò più la possibilità di nascondermi dietro i più senior! Scherzi a parte, le responsabilità che mi sono preso nell’aiutare anche i più giovani sono un grande stimolo per cercare di portare a compimento un buon ritorno in Serie A2“. A quali anni resta più legato? “Ce ne sono tanti, mi fa un domandone. Sicuramente gli anni di Monza, nei quali ho trascorso un bellissimo periodo sia in squadra che fuori dallo spogliatoio, mi rimangono davvero impressi. Sono uno che, e non lo dico per modestia, si è sempre portato a casa qualcosa da ciascuna stagione. Le amicizie costruite sul campo in primis“. Pochi sanno che lei giocò a Catania con Hugo e Facundo Conte, quest’ultimo tra le star delle ultime Olimpiadi di Tokyo. “Che ricordi! A Catania non fu subito amore con Hugo Conte. Ci siamo scontrati all’inizio, ed è servito ad entrambi per conoscersi. Al disaccordo è seguito un grande rispetto e una stima che, negli anni successivi, hanno fatto sì che, ovunque ci incontrassimo, Hugo non dimenticasse il buon rapporto che si era creato. Facundo era veramente giovane. Ma ricordo avesse già un grande talento“. È vero che la sera del bronzo ha ricevuto una telefonata dagli spogliatoi? “Sì, da Palacios. Con Ezequiel siamo diventati molto amici a Latina, e la sera in cui l’Argentina ha ottenuto il terzo posto mi ha subito chiamato e abbiamo festeggiato assieme. Ecco, quando le parlo della bellezza delle amicizie costruite sul campo mi riferisco ad episodi come questi“. Quello che si dice da sempre di lei è che fa bene allo spogliatoio. “Chi lo dice mi fa un’ottima pubblicità e mi fa piacere saperlo. Credo che tutto quello che si crea dentro il campo e soprattutto nello spogliatoio sia prezioso per un giocatore. Io ho sempre cercato di essere professionale, ma dentro lo spogliatoio capita di essere decisamente più sciolto e gioviale. Sono una persona estroversa. Il gruppo per me è giusto che si crei e che si coltivi nel corso della stagione. Una cena in più con i compagni di squadra è un’occasione per conoscersi e questo nel corso della vita professionale ti ritorna indietro positivamente“. LEGGI TUTTO