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    Simone Starace, da Pastena alla Serie A: “La pallavolo vince sul resto”

    Di Roberto Zucca

    Sono passati molti anni da quando Simone Starace giocava come portiere in una squadra di calcio della sua città a Salerno. E soprattutto da quando papà Vincenzo e mamma Leuca, una volta lasciato il calcio per la pallavolo, lasciavano la pizzeria di famiglia, “Capriccio di gola”, per andare a tifare Simone, che già a 17 anni esordiva in serie B prima in Basilicata e poi nelle Marche. Oggi Simone di anni ne ha 22, gioca in Serie A3 nella Wow Green House Aversa, e i genitori non hanno smesso di accompagnare la sua avventura:

    “Adesso hanno il tablet acceso in pizzeria per seguire la partita da lì. Per me la famiglia è un punto cardine della mia vita. Tra qualche settimana mio fratello Daniele tornerà a Salerno per dare una mano in pizzeria e sicuramente papà, mamma e anche mia sorella Giulia avranno più occasione per seguirmi qualche domenica“.

    Le è pesato non avere quei genitori sempre presenti nel suo percorso?

    “Loro sono sempre stati presenti. E anche quando il lavoro che ha permesso a me e ai miei fratelli di poter fare le nostre scelte in totale libertà, non li permetteva di esserci, c’erano col cuore. Le confesso di essermi sentito molto fortunato ad avere la famiglia che mi sono ritrovato“.

    Tutto nasce a Pastena.

    “È il mio quartiere. Ed è lì che ho iniziato a giocare. Sono stato portiere di calcio, poi mi sono legato ad altri amici e ho lasciato il pallone per la pallavolo. Ho avuto la fortuna di iniziare con Ratiba El Gamal, la pallavolista italo-egiziana che è stata la mia prima allenatrice. Una volta terminati i campionati di under mi ha mandato a Potenza perché ha creduto in me e affinché potessi continuare a salire di categoria e mi sono ritrovato a 17 anni a giocare la serie B. Molto impegnativo, a tratto anche incosciente, ma molto bello“.

    Ora a 22 anni si ritrova in A3 ad Aversa, non lontano dal primato in classifica. Quanta strada ha fatto?

    “Be’, sono contento della strada fatta finora. Siamo una squadra molto giovane ma già ambiziosa. Siamo partiti lasciando qualcosa sul campo e ci siamo riequilibrati giornata dopo giornata su un buon livello di gioco. Diventare campioni di inverno del nostro girone sarebbe bello. Saranno decisive le prossime settimane“.

    foto Instagram Simone Starace

    Un bilancio personale.

    “Personalmente sono soddisfatto. Volevo tornare a giocare vicino a casa perché ci tenevo a stare vicino agli affetti e alla mia famiglia. Ma l’ho fatto in primis perché il progetto che mi ha presentato Aversa mi è piaciuto sin da subito“.

    Ad Aversa ha ritrovato la famiglia.

    “E anche l’università. Studio economia e sono al terzo anno presso l’Università di Napoli. Laurearmi è una cosa a cui tengo molto. Giocando in A3 riesco a studiare qualche ora al giorno e ciò, incrociando le dita, mi permetterà di laurearmi in questo anno accademico“.

    Con sincerità: pallavolo o carriera al di fuori di essa?

    “Per ora vince la pallavolo. Anche perché sono molto curioso di capire dove poter arrivare. Poi non escludo di trovare una squadra in un’altra città e continuare con l’università, e magari diventare un buon consulente finanziario“.

    Perché proprio questa scelta?

    “(ride, n.d.r.) Perché viviamo in un paese in cui tante persone tengono i soldi sotto al materasso. E a me piacerebbe acquisire una clientela che impari ad investire con responsabilità e maturità finanziaria“.

    Per ora però l’obiettivo è la A2?

    “È l’obiettivo della società, di tutti noi, e anche a me riempirebbe il cuore di orgoglio poter ottenere questo traguardo soprattutto nella mia terra“.

    (Fonte: Instagram Simone Starace)

    Fidanzatissimo con Letizia, anche lei pallavolista.

    “Sì, Letizia gioca in B2 a Salerno. Sono contento di essere anche vicino a lei quest’anno“.

    Attualmente il più forte dei due è Starace?

    “Sì, però Letizia è molto più brava di me nello studio! Ed è anche un’ottima pallavolista“. LEGGI TUTTO

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    Nicolò Casaro: “La A2 è un sogno, ma il campionato ha molte facce…”

    Di Roberto Zucca

    Lecce è un sapore nuovo. Il sapore di una nuova terra, di un Sud che gli ha regalato nuova linfa. È un Nicolò Casaro sicuramente felice quello che, avvicinandosi alla fine del girone di andata, commenta il suo primo anno di Serie A3 all’Aurispa Libellula:

    “Sono davvero contento, perché volevo giocarmi al meglio questa occasione. Non so se quando si concluderà il girone di andata saremo ancora primi in classifica, ma per adesso stiamo viaggiando nelle zone alte ed è una soddisfazione per me e per tutto il gruppo“.

    Casaro e il suo spirito battagliero viaggiano sullo stesso binario?

    “Voglio essere questo, perché sono questo. Sono una persona che aveva necessità di ricavarsi i suoi spazi, di giocare, di fare una nuova esperienza. In campo e in spogliatoio non sono quello che gioca a fare la parte del simpatico a tutti i costi, ma quello che cerca di spingere tutti più avanti“.

    Ricordo lo scorso anno, quando mi ha parlato di un bisogno di responsabilità.

    “Qui l’ho trovato. Siamo una squadra giovane ma ambiziosa. Giochiamo ogni settimana per ottenere il massimo possibile e quando non accade ritorniamo in palestra convinti di poter tornare a vincere la domenica successiva. In campo voglio dare tutto quello che ho. Sono fatto così“.

    Primo posto in classifica. Se lo aspettava?

    “Sicuramente siamo partiti con molte aspettative. Abbiamo trascorso le prime settimane alla ricerca di un equilibrio: ricordando le sconfitte, mi torna in mente il fatto che bastava fare bene qualcosina in più e non sarebbero arrivate“.

    Foto Lega Pallavolo Serie A

    La A3 a Casaro non fa paura?

    “No. Non abbiamo paura di nessuna squadra. Adesso ci saranno i piazzamenti per la Coppa Italia e sarà importante giocarsi il fattore casalingo perché conta molto. Il calore del pubblico, di questo pubblico in particolare è un valore aggiunto. E quindi giocare in casa ci piace molto“.

    Lecce, col mare e il sole. Sembra lontano il suo amato Veneto.

    “Adesso rientrerò per le vacanze natalizie e mi godrò casa. A parte gli affetti, non sono uno che vive con la nostalgia delle cose anche perché so che fa parte del mio lavoro. Sono qui con Eleonora, la mia compagna, con cui convivo e che ha la fortuna di poter portare avanti l’università a distanza. Quindi sto doppiamente bene, perché oltre il posto che è molto bello c’è anche lei“.

    La A2 cosa è?

    “Un sogno. Però stiamo ragionando partita dopo partita, perché è un anno lungo in cui rientrano diversi fattori. È un campionato che ha molte facce. Non dobbiamo perdere nessuna occasione per fare punti“.

    Mi colpiscono i suoi post Instagram senza testo. Una strategia?

    “Lascio parlare le immagini. Non sono uno che ama mettere frasi ad effetto. E in generale non sono una fanatico della comunicazione e dei social“. LEGGI TUTTO

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    Enrico Lazzaretto ci riprova a Macerata: “Le responsabilità mi stimolano a fare di più”

    Di Redazione

    Dopo una stagione memorabile, non si sentiva ancora stanco delle sfide. Così Enrico Lazzaretto, dalla mitica spedizione di Porto Viro con la quale ha ottenuto una storica promozione in A2, è partito alla volta delle Marche, destinazione Med Store Tunit Macerata, con la stessa caparbietà e la tenacia di chi desidera chiaramente ripetere l’impresa:

    “È ancora presto per parlarne, ma posso dire che personalmente sono contento di questo inizio di stagione. Nelle ultime partite ho avuto modo di attaccare più palloni e di esprimermi di più e questo oltre a responsabilizzarmi maggiormente, mi fa naturalmente piacere“.

    Nelle ultime gare avete dovuto fare a meno di Angel Dennis.

    “Sì. Personalmente sono rimasto male per come è finita la sua avventura qui a Macerata. Ovviamente dispiace quando un compagno sceglie di lasciare la squadra, ma gli auguro davvero il meglio“.

    Si parla di un contratto estero, di divergenze con la società, di motivi personali. Cosa c’è di vero?

    “Francamente nessuno di noi è voluto entrare all’interno della vicenda, perché sono cose che riguardano il rapporto di Dennis con la società. So per certo che la dirigenza si sta attivando per trovare un rinforzo che possa garantire lo stesso livello di Angel, che era veramente un ottimo livello“.

    Si fanno nomi italiani e stranieri.

    “Al di là dei nomi, spero arriverà una persona che abbia voglia di lottare assieme a noi per ottenere un buon risultato a fine stagione. Ci sono squadre come Pineto o Grottazzolina che risultano ostiche e con cui servirà giocare la nostra migliore pallavolo“.

    Adesso la squadra farà molto affidamento su di lei. Ma questo sembra renderla ancora più determinato.

    “Non sono uno che si è mai tirato indietro di fronte alle responsabilità. Anzi, mi stimola a dare e fare di più. Credo che sia la natura stessa del mio ruolo a richiederlo“.

    Cosa le manca di più della Superlega?

    “L’aria frizzante che si respira sotto rete“.

    Me la spieghi.

    “Io sono uno che in campo vive molto la partita. Fa parte del nostro sport provocare, avere carattere e fare paura all’avversario, sempre con un grande rispetto per chi ti trovi davanti. Quando trovo persone che al primo momento di tensione perdono la brocca, faccio fatica a comprenderli. In generale io mi diverto molto (ride, n.d.r.)”.

    Macerata sale in A2. Ad occhi chiusi, lei rimarrebbe?

    “Dipendesse da me direi sì. Però la stessa domanda la dovrebbe porre a Padova e a Macerata (ride, n.d.r.)!”.

    A che punto è la sua carriera da foodblogger?

    “È ancora un hobby. Mi piace mangiare bene e cucinare un buon pasto tutti i giorni. Miglioro col tempo. Ma è solo una normale passione per la cucina, che spero di continuare anche qui a Macerata, dato che sto cercando un corso di cucina da frequentare. La aggiornerò più avanti“. LEGGI TUTTO

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    Piervito Disabato: “Ho tanto da imparare, e a Pineto posso farlo”

    Di Roberto Zucca Nella Abba Pineto da primato aleggia il vento della novità, della scommessa. E Piervito Disabato pare essere una scommessa vinta in partenza. Poco più che ventenne, e con l’aria spavalda di chi dalla carriera pretende e pretenderà sempre tanto, lo schiacciatore pugliese ha inanellato una serie di ottime prestazioni che sin dalle prime giornate lo hanno collocato tra le piacevoli sorprese della serie A3: “Ho scelto Pineto perché mi è piaciuto da subito l’entusiasmo e la voglia di fare della società. Mi sono ritrovato in una squadra decisamente ambiziosa, in cui ho tanto da imparare da figure come ad esempio Matteo Bertoli e Lorenzo Calonico che stanno giocando un bellissimo campionato“. Sembra non stia facendo fatica questa Pineto ad affrontare la A3. “Direi che è una visione parziale, perché le squadre che ci troviamo sono delle belle corazzate. Conoscevo un pochino meglio l’altro girone perché lo scorso anno ho giocato a Lecce, e anche nel girone del Sud vedo che ci sono società come Palmi, Tuscania, Aversa, la stessa Lecce che hanno una bella marcia. È un campionato che si migliora ogni anno con gli innesti dalla A2 e dalla Superlega. È bello esserci“. Foto Lega Pallavolo Serie A Non nascondiamoci. Pineto punta a salire? “(ride, n.d.r.) Pineto punta a fare bene e a resistere in questo lungo percorso che è il campionato. Avremo anche la possibilità di giocarci la Coppa Italia e sarà un’occasione importante oltre al torneo canonico“. Vent’anni ma una gavetta importante, soprattutto al Sud. Quanto le manca casa? “A parte la mia esperienza a Civitanova, ho praticamente sempre giocato vicino a casa o giù di lì. Ma non è tanto la Puglia a mancarmi, quanto la mia famiglia. Mi piacerebbe averli più vicino e sicuramente a loro farebbe piacere avermi più vicino“. Papà vi lasciò cinque anni fa. La pallavolo in quel caso ha rappresentato uno sfogo o una salvezza? “Una salvezza. È stato un momento nel quale avevo bisogno di aggrapparmi a qualcosa che mi distogliesse dal dolore. E ho scelto il lavoro, la carriera, anche perché papà ha sempre tifato per noi. Anche mio fratello Nunzio adesso gioca in B in Puglia, è più giovane di me ma si sta affacciando con successo nella pallavolo pugliese“. Nella sua vita, oltre la famiglia, c’è anche Chiara. “Che mi vorrebbe pure lei vicino! Lei è di Aversa e ogni anno tenta di convincermi ad andare a giocare in quelle zone. Ora studia a Roma e in linea d’aria riusciamo a vederci con maggiore continuità anche perché non siamo distantissimi. Comunque sì, c’è anche Chiara, ed è importante che ci sia“. La nazionale invece le manca? “La nazionale manca sempre. Ma senza di essa ho potuto recuperare un pochino di tempo libero in estate, stando un po’ con la mia famiglia e con la mia ragazza. Ho parlato con Frigoni e con onestà mi ha detto di aver optato per altre scelte, che fossero più consone sul tema dell’altezza. Non sono rimasto male, perché capisco le scelte di un allenatore. Credo però di aver dato tanto alla nazionale e soprattutto spero che per me non sia un capitolo chiuso“. LEGGI TUTTO

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    Andrea Schiro, il prossimo gioiello di Padova: “La pallavolo era il mio destino”

    Di Roberto Zucca Nella Kioene Padova del talento, delle scommesse, dei giovani aitanti e dal futuro glorioso, Andrea Schiro è sicuramente un punto fermo. Vent’anni appena, un titolo mondiale cucito addosso con la nazionale Under 21, l’esordio in Superlega vissuto senza troppi fronzoli ma con molta decisione. Insomma, le premesse per percorrere il cursus honorum della pallavolo ci sono tutte: “Per adesso ciò che mi rende più sereno è di poter fare questo percorso a Padova, che è una società che sui giovani ha costruito il suo valore aggiunto e che permette a noi giovani di crescere senza ansie da prestazione e in un clima di grande fiducia“. I buoni risultati della stagione poi aiutano. “Be’, fa un certo effetto a tutti quanti un inizio così. Sorridiamo e siamo felici quando vediamo che la nostra posizione in classifica è al di sopra di alcune squadre più corazzate di Padova. Soprattutto è un qualcosa che ci dà forza e fiducia per il proseguimento. È il risultato di un lavoro di un gruppo in cui si è creata una bellissima alchimia. Siamo persone che stanno bene assieme, sia in campo che fuori“. Foto Pallavolo Padova La sua storia pallavolistica parte non lontano da Padova. Ovvero da Schio. “Sì, è lì che ho esordito. Con Padova ho firmato nel 2019, iniziando dalla serie minore per farmi le ossa. E quest’anno ho avuto la fortuna di essere promosso in prima squadra. Una bella soddisfazione“. Curiosità: non è il primo della famiglia ad aver scelto la pallavolo. “No, prima di me c’è stato Davide, mio fratello, che ha 5 anni più di me e con cui ho condiviso una bellissima stagione in Serie C. È stato bellissimo giocare assieme perché per me mio fratello è un idolo. Ammiro molto alcune sue caratteristiche“. Però in Superlega è arrivato lei, Andrea. “Sì, ma questo è relativo. Io ad esempio penso sempre che questa sia una strada che deve essere affrontata con la consapevolezza che nella vita non c’è niente di certo, di sicuro. Può cambiare tutto dall’oggi al domani. Parlerei piuttosto di un qualcosa che ho imparato da lui, ossia la passione per questo sport. Mio fratello è uno di quei giocatori che ogni sera, dopo il lavoro, si fa un’ora di macchina per andare ad allenarsi. Ha una costanza incredibile, ed è davvero ammirevole“. Foto Lega Pallavolo Serie A Che prezzo ha avuto la pallavolo per lei? “Direi nessuno. O almeno, se è rinunciare a qualche serata con gli amici o a qualche sabato di festa, direi che è un prezzo che è valso la pena pagare. Anche perché è ciò che hanno fatto i coetanei che con me condividono questa vita e il campo da pallavolo“. Cosa avrebbe fatto senza la pallavolo? “Le racconto un aneddoto per farle capire che forse era destino scegliessi la pallavolo. Io ho studiato in un istituto tecnico, con papà che mi ha trasmesso la passione per le macchine e le moto. Durante lo stage scolastico, sono andato in officina per provare ad approcciarmi col mestiere. Ecco, lei deve capire che è lì che ho capito che sarebbe stata una strada decisamente in salita. Infatti non esisteva un carroponte alla mia altezza e avrei dovuto lavorare costantemente piegato. Non dico sia solo quello, ma di certo a quel punto ho capito che la pallavolo sarebbe stata la mia strada principale“. Sono trascorsi due mesi dalla conquista del Mondiale con la nazionale. A 20 anni si rimane frastornati da un traguardo simile? “È un traguardo, ma in una prospettiva più ampia è un punto di partenza. È stato bellissimo e ovviamente ogni tanto capito all’interno della galleria di foto del cellulare che raccontano quei momenti a Cagliari. Avevamo capito sin dall’estate che avremmo potuto fare un bel percorso perché ci siamo tutti ritrovati all’interno di un gruppo di amici, con cui condividere un momento personale e professionale stupendo”. Foto Instagram Andrea Schiro Cosa rimane di tutto questo? “Ritrovarsi sui campi durante l’anno e capire che siamo ancora lì magari con un ricordo e un pensiero. Rimane anche l’amicizia, il fatto che quei momenti manchino. E che adesso la strada è per tutti molto chiara, nel senso che vogliamo tutti crescere per poter fare un bel percorso in Superlega“. Quando si esordisce in Superlega il taglio dei capelli suo e di Crosato è un obbligo? “(ride, n.d.r.) Mi fa ripensare alle inquadrature che ho visto sui social dopo la partita. È una tradizione più che un obbligo, e fa parte della cultura dello spogliatoio padovano. Ed è bello così“. LEGGI TUTTO

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    Andrea Argenta: “Riparto da Lagonegro e dal piacere di stare in campo”

    Di Roberto Zucca Per arrivare fino a Lagonegro, la strada che parte da Verona e attraversa la carriera di Andrea Argenta è lunga e ricca di qualsiasi elemento possa essere classificato come imprevisto, probabilità, opportunità. Un lungo Monopoli costellato di momenti in cui Andrea ha man mano maturato molte consapevolezze, e nel quale oggi si ritrova a giocare una partita nuova e, credo, decisiva per la sua vita professionale: “Riparto da Lagonegro. Dal piacere di giocare, di essere in campo e giocarmi la partita con le mie responsabilità, le mie ambizioni, la mia voglia di vincere. Dalla voglia di dare sempre tutto me stesso in allenamento e dal poter essere un elemento sicuramente importante per questa squadra“. Lo scorso anno in Superlega non è stato altrettanto? “Sicuramente non ho avuto l’opportunità di far vedere in campo ciò che avevo voglia di dare. Le occasioni non sono mancate ma in Superlega certe volte si fa fatica a ricavarsi delle parentesi. Infatti quest’anno ho scelto di fare un passo indietro dal punto di vista della serie, ma di andare in una squadra in cui potessi stare in campo la domenica“. Foto Lega Pallavolo Serie A Argenta è sempre stato un uomo partita. Dico male? “(ride, n.d.r.) Diciamo che mi è sempre piaciuto portare il mio contributo per la vittoria finale. E se lei intende che essere uomo partita significa prendersi le proprie responsabilità e giocare anche i palloni tignosi che magari chiudono i set e le partite, allora sì. Io sono uno a cui quei palloni lì piacciono. E anche tanto“. Lagonegro è una squadra incastonata in una A2 in cui non esiste la squadra ammazzacampionato. “Diciamo di sì. Non c’è una squadra ammazzacampionato, ma ci sono ottime squadre con tanta esperienza al proprio interno. I nomi li conosce meglio di me. Noi ad esempio abbiamo fatto risultato in una piazza come Bergamo, che è ambiziosa e ha molta pressione per la buona riuscita del campionato“. E come le affronta Argenta le squadre così? “Come tutto il collettivo. Preparandosi per affrontare una partita molto difficile, in cui sbagliare poco e in cui cercare di mettere in difficoltà gli uomini più forti dall’altra parte. E Bergamo su questo è molto attrezzata. Quindi è doppiamente soddisfacente ottenere tre punti contro squadre come loro“. Foto Lega Pallavolo Serie A Lagonegro è la sua prima volta al Sud? “Più che altro la mia prima volta così lontano da casa. Voglio essere preciso e dirle che siamo a Villa d’Agri, un paese molto carino di cinquemila abitanti. In cui la pallavolo è lo sport più seguito e in cui siamo stati accolti calorosamente“. Quando pensa alla sua famiglia ha nostalgia? “Fa parte della carriera di tutti noi. Certo, il fatto di non avere l’opportunità di tornare ogni tanto a casa per pranzo o per cena manca. Io poi faccio parte di un contesto familiare molto unito. Ho un bellissimo rapporto con mio fratello, i miei cugini, e fare parte di tutto questo certe sere può far venire nostalgia. Quello che però mi mancano sono le ritualità: tipo le cose viste insieme alla tv, dopo cena, tra chiacchiere e sorrisi“. E sempre circondati dai gatti. “Gli animali per me sono una grande passione. Anche qui esco sempre con qualche crocchetta per qualche randagio e quando li trovo mi piace prendermene cura“. C’è molta umanità nella sua pallavolo e nella sua vita, Argenta. “Lei crede? Sono un ragazzo che vive ormai in maniera molto serena il suo rapporto con lo sport e con la vita, con la felicità di ciò che mi ritrovo a fare ed essere“. LEGGI TUTTO

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    Michele Fedrizzi: “Oggi la Superlega me la godrei molto di più”

    Di Roberto Zucca Lo avevamo lasciato con un’insolita chioma bionda alla fine dello scorso campionato francese disputato con il Nantes Rezé e lo ritroviamo, dopo una breve parentesi nei playoff della scorsa stagione in quel di Bergamo, nell’agguerrita Kemas Lamipel Santa Croce, con la quale veleggia ormai da settimane ai primi posti della classifica di serie A2. “La capigliatura bionda – ci racconta Michele Fedrizzi – la devo alla salvezza giunta nell’ultima giornata proprio con Nantes. Durante un time out in quella partita dissi ai compagni che se avessimo ottenuto la salvezza mi sarei fatto i capelli biondo platino. E alla gioia per quella salvezza conquistata seguì quindi il cambio di colore“. Foto Agnelli Tipiesse Bergamo Quest’anno si riparte dall’Italia. “Ho ritenuto importante diversificare la mia carriera e trascorrere una stagione all’estero. È stata davvero un’esperienza positiva, soprattutto perché nasceva da un desiderio personale e non dal fatto di non trovare una collocazione in Italia. Me la sono goduta, ma ho fatto di tutto per poter tornare in Italia questa stagione“. Santa Croce, piazza storica. “Abbiamo trovato una comunione di intenti. Io volevo riavvicinarmi a Perugia, dove risiede tuttora la famiglia, e loro avevano bisogno di un giocatore con le mie caratteristiche. Mi ritrovo in una piazza storica per la serie A2 e in una società seria nella quale mi sono ambientato sin dal primo giorno. Non conoscevo molti compagni di squadra ma è nato un buon feeling da subito“. Foto Lega Pallavolo Serie A Sentite la pressione dopo i primi risultati positivi? “In realtà sentiamo la sensazione positiva che dona la vittoria. E quindi più vinci e più hai voglia di vincere. Le vittorie fanno morale, attirano i tifosi, generano entusiasmo in città. Il circolo virtuoso è questo. Bisogna proseguire su questa strada e non sarà per niente facile“. Il campionato sembra tosto. Cosa le è piaciuto in queste prime settimane? “Be’ ci sono delle ottime squadre, a partire da Bergamo e Siena, che adesso si è rinforzata sul mercato e penso darà del filo da torcere a tutti.Non bisogna però ragionare sulle ‘corazzate’, ma conoscere squadra per squadra col passare delle giornate“. Intende dire che non ci sono le corazzate ammazzacampionato di una volta? “Quest’anno è la prima volta in cui non ho studiato ogni roster e in cui non ho fatto pronostici fin dall’inizio. Ci sono due campionati: uno finisce con la regular season e l’altro inizia nei play off. In tante stagioni ci sono squadre che sulla carta, ma solo sulla carta, sembrano più forti. In realtà c’è davvero molto equilibrio“. Foto Lupi Santa Croce Quindicesima stagione in serie A. Mi dice cosa si aspetta ancora dalla sua carriera? “Mi piacerebbe tornare in Superlega e giocarmi un’altra stagione al livello più alto. Quando parlo di livello alto, non parlo di squadre in particolare, ma proprio di Superlega nel complesso. Mi piacerebbe farlo perché penso di essere maturato come atleta e soprattutto perché l’affronterei con un atteggiamento diverso rispetto a qualche anno fa“. Più ambizioso? “No, non è una questione di ambizione. Intanto me la godrei decisamente di più. Ci sono stagioni come quelle di Trento in cui pensavo che, visto che giocavo a qualche chilometro da casa in un posto in cui sono cresciuto dalle giovanili, fosse tutto normale. Non dovuto, ma normale sì. E poi cercherei di spingere maggiormente in campo, di metterci davvero tutto me stesso. Ecco, è così che mi immagino una futura stagione in A1“. LEGGI TUTTO

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    Simone Parodi e il richiamo della A2: “Siena non è una seconda scelta”

    Di Roberto Zucca Una nuova avvincente sfida. Di quelle a cui lui non si sottrae. Così come lo scorso anno, in un emozionante finale di stagione, è riuscito a portare Taranto in Superlega, in questa stagione Simone Parodi prova a concedersi il suo personalissimo bis, tentando la scalata alla classifica con la Emma Villas Aubay Siena: “Sono qui a Siena perché è una società che ho sempre apprezzato e conosciuto per la professionalità. Ci sono diverse cose che mi hanno convinto a firmare: la squadra, nella quale ho visto delle ottime potenzialità, Montagnani e il progetto“. Prima esperienza con Montagnani? “Sì, ma è un allenatore che apprezzo molto. Molto preparato, molto tecnico e rigoroso. Per certi versi mi ha ricordato Alberto Giuliani, che è stato un allenatore con il quale ho condiviso tantissime stagioni della mia carriera. Sono certo che con lui potrò fare un buon lavoro. Le premesse ci sono tutte“. foto Emma Villas Siena Siena ha avuto un avvio travagliato. Parodi rappresenta la cura? “Non credo di essere in grado, da solo, di costituire una terapia per i risultati. Sicuramente sono un innesto che è arrivato qui per poter fare bene e supportare la squadra nel raggiungere i risultati che si è posta come obiettivi. Dobbiamo lavorare tutti assieme per fare sì che domenica dopo domenica si possa raggiungerli. Ma l’affiatamento giusto si sta creando e in palestra lavoriamo tanto per fare sì che tutto sia perfetto in campo“. Perché ha aspettato il mese di novembre per firmare un contratto? “Perché è arrivato il momento di non buttarsi a capofitto in qualsiasi cosa mi propongano, ma di scegliere il progetto anno per anno con cura. Negli ultimi anni ho imparato ad aspettare le giuste occasioni e soprattutto da pretendere dalla mia carriera ciò che realmente mi soddisfaceva. Ho cercato una soluzione che si cucisse addosso a me come un vestito“. Foto Emma Villas Aubay Siena Ad un certo punto sembrava fatta a Cisterna. “Sono andato ad allenarmi qualche settimana. Mi sono trovato molto bene, ma poi sono tornato a casa per proseguire il lavoro e mi ha chiamato Siena. Non è una seconda scelta. Così come lo scorso anno optare per Taranto non è stato un declassamento dalla Superlega. La gioia e la soddisfazione di ottenere la promozione sul campo è stata bellissima“. A Siena per replicare l’impresa? “Ancora troppo presto per parlare di queste cose. È appena iniziato tutto. È una fase in cui adesso bisogna trovare i giusti equilibri. In primis devo rientrare nel pieno della condizione e giocare al 100%. Ne riparliamo tra qualche mese, promesso!“. LEGGI TUTTO