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    Gas Sales, il ruolo di Zlatanov e Fei e la gestione del caso Gardini

    Di Paolo Cozzi
    Ultimo turno degli ottavi di Coppa Italia, e se nel girone A è già tutto deciso, con Milano e Monza che ne approfittano per far girare tutto il sestetto, nel girone B sono Ravenna e Padova ad imporsi e a centrare una qualificazione che due settimane fa sembrava tutto tranne che scontata.
    Che espugnare la Kioene Arena di Padova sia da sempre complicato è un fatto acclarato, ma da Cisterna ci si aspettava sicuramente di più, soprattutto dopo il primo match con Piacenza. Se in casa patavina brillano Stern (con una prestazione monstre in attacco) e il polacco Wlodarczyk, autentica sentenza a muro, i laziali faticano in tutti i fondamentali, trovando risposte concrete in fase realizzativa solo da Onwuelo e Szwarc.
    Ma gli occhi di tutti sono puntati su Ravenna, dove i padroni di casa ospitano Piacenza, la squadra considerata fra le regine del mercato che dopo sole due partite ha cambiato già allenatore – ieri l’ufficializzazione di Bernardi – e si trova in una fase di involuzione del gioco molto pericolosa. Partiamo dall’esonero prematuro di Gardini, conseguenza di un 2019-2020 che già aveva lasciato dubbi e perplessità all’interno di parte della dirigenza.
    Piacenza è una squadra che è stata costruita per fare subito bene, con giocatori di esperienza e un allenatore che arrivava da importanti vittorie nel difficile campionato polacco. Qualcuno può storcere il naso su Hierrezuelo, alla prima vera grande occasione nel campionato italiano, ma in realtà il mix di atleti messo a disposizione di Gardini è davvero di altissima fattura, anche se radiomercato parla di cifre da capogiro offerte ad alcuni atleti (vedasi Clevenot…) e questo può aver messo maggior pressione sulla squadra in un inizio difficile.
    La rosa, rispetto all’anno scorso, è stata completamente rinnovata, quindi escluderei a priori che siano i giocatori ad aver spinto per l’esonero dell’allenatore: troppo poco tempo per poter metteree su una “congiura di palazzo” ai danni di Gardini. Probabilmente i nuovi si sono fatti intrappolare dall’alone di insoddisfazione che vagava nel PalaBanca dall’anno scorso.
    La dirigenza, che quest’estate ha speso molto, moltissimo, in un periodo di grosse incertezze economiche, può sicuramente essere rimasta delusa da un avvio davvero catastrofico, ma non credo che l’idea del licenziamento possa partire da dirigenti che non hanno nessuna esperienza nel mondo della pallavolo. A guardar bene, la sostituzione di Gardini con Bernardi ricade sulle spalle di altri due grandi nomi del volley italiano: il direttore generale Hristo Zlatanov e il team manager Alessandro Fei.
    Di Zlatanov ho apprezzato la capacità di agire tempestivamente, di prendere una decisione secca subito e non lasciare spazio a chiacchiere, dubbi e incertezze che avrebbero solo lacerato maggiormente la squadra e l’ambiente. E conoscendo anche il gran rapporto di amicizia che lo lega a Gardini, un rapporto che va al di la del mero contratto lavorativo, reputo ancora più importante e decisiva la scelta di dare una svolta, anche se pesante. A dimostrazione che, smessi i panni del giocatore, Zlaty si è calato alla perfezione nel nuovo compito e promette di essere un degno successore di quel Recine che per tanti anni è stato suo mentore.
    Sul ruolo di Fei nella vicenda ho qualche perplessità in più. L’anno scorso Fox è stato allenato da Gardini nella sua ultima stagione giocata: senza fare congetture sul rapporto tra i due, l’idea che dietro il cambio di allenatore ci sia una sua presa di posizione non è peregrina. Parliamo, d’altronde, di uno dei più forti giocatori al mondo, un uomo con un’esperienza infinita di situazioni di spogliatoio, che potrebbe aver notato o vissuto qualche situazione che non lo ha pienamente convinto.
    Ovviamente siamo nel campo delle ipotesi: la decisione dell’avvicendamento è stata legittima, per quanto drastica, e presa sicuramente nel bene e nell’interesse della squadra, visto che l’obiettivo dichiarato è vincere. Che un intervento dei due grandi ex ci sia stato, però, è giusto supporlo ed è anche auspicabile, anche perché se la proprietà avesse deciso in contrasto con la loro opinione sarebbe una bella grana per la stagione di Piacenza… LEGGI TUTTO

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    Weekend di grandi sfide: Trento alza l’asticella, a Piacenza serve tranquillità

    Di Paolo Cozzi
    Settimana di duro lavoro per le squadre di Superlega, per prepararsi al meglio a questo secondo week end di gare, con le Big Four impegnate nelle semifinali di ritorno di Del Monte Supercoppa, e le altre compagini nel secondo turno di ottavi di finale di Del Monte Coppa Italia. Ma non solo allenamenti: la risoluzione della querelle Lanza in quel di Perugia, fa si che l’approdo del forte schiacciatore veneto in terra lombarda, alla Vero Volley Monza, sia uno di quegli acquisti in grado di spostare o comunque mutare gli equilibri, con la formazione di coach Soli che ora diventa una seria candidata a scalzare Modena dalle Big Four.
    Ma veniamo alle partite del weekend, partendo dal match fra Civitanova e Trento che all’andata è stato molto equilibrato e rimane aperto a qualsiasi pronostico. La Lube in gara 1 ha murato e attaccato meglio, con un De Cecco che si dimostra già ottimamente inserito nei meccanismi di coach De Giorgi, riuscendo a sfruttare a seconda delle fasi del gioco tutte le sue bocche da fuoco. Rispetto a Perugia, dove poteva contare su bomber Atanasijevic, si appoggia di più sul duo caraibico in banda, e cerca con costanza il gioco al centro, dove è davvero il numero uno al mondo. C’è da sistemare e molto la ricezione, 12 ace subiti sono una enormità e mi aspetto una maggior coesione della seconda linea.
    L’Itas ha dimostrato in gara 1 che quest’anno ha alzato l’asticella a livello di prima della classe, acquisti mirati e panchina giovane ma di comprovato talento. Tanta scelta per coach Lorenzetti, che in una gara da dentro e fuori potrebbe puntare sulla linea dell’esperienza con Lucarelli e Lisinac – out domenica scorsa – che se a posto fisicamente garantiscono punti e tenuta mentale. Abdel-Aziz è garanzia di punti e quantità; sorprendono, ma solo chi non li seguiva, Michieletto e Cortesia, due giovani dal futuro assicurato che dovranno dimostrare subito di poter dire la loro anche fuori dalle mura amiche.
    Sembra più chiuso il pronostico di Modena–Perugia,con gli umbri apparsi già in palla e che trarranno sicuramente beneficio dalla conclusione dell’affare Lanza, che stava complicando la gestione dello spogliatoio fermamente dalla parte dell’ormai ex compagno. Radio-spogliatoio parla anche di qualche naso storto per gli infortuni di Bata e Russo, e di un Heynen che ha messo sotto torchio la coppia Ter Horst–Plotnytskyi spronandola a fare meglio e mettendola sotto pressione con continui cambi anche durante il match. Comunque la gestione di Travica, per ora molto “scolastica”, è l’antidoto migliore per questa squadra che ha bisogno solo di tranquillità per lavorare e crescere in pace.
    Sembra impossibile la missione della rinnovata Leo Shoes, che senza Zaytsev e Anderson punta sulla voglia di emergere di Lavia e sull’esperienza di Stankovic e Petric. Ma se il primo fa già mulinellare il suo braccione al centro con la zona 4-5 come colpo preferito, gli altri due sembrano ancora pagare i carichi di lavoro iniziali. Bene Christenson, anche se dà sempre la sensazione nei momenti chiave di perdere il bandolo della matassa. Di sicuro coach Giani può essere contento dell’atteggiamento e dello spirito dei suoi nel match di Perugia, ottimo segnale per una squadra che dovrà lottare per restare ai vertici di Superlega.
    Venendo ai gironi di Coppa Italia, Milano vola a Vibo per portarsi già a casa il passaggio del turno, e lo fa dopo una ottima prestazione contro Verona dove ha messo in mostra uno Sbertoli lucido e concentrato, un Piano finalmente guarito e tornato protagonista in campo e un Patry che lascia intravedere le sue potenzialità. Squadra molto rinnovata, soprattutto per la ricezione, perciò mi aspetto un affiatamento in crescita costante partita dopo partita.
    Per la Tonno Callipo, penalizzata in questo inizio per non aver potuto fare amichevoli, una partita in salita, anche se l’obiettivo non è sicuramente ora centrare il passaggio del turno, ma lavorare per crescere in stagione ed evitare la zona retrocessione. Continua a non piacere Aboubacar, opposto troppo altalenante nel rendimento, mentre la coppia di centrali dovrà essere usata maggiormente sia per scaricare i laterali, sia per bloccare in mezzo alla rete i due centrali lungagnoni di Milano.
    Nello stesso girone prova d’appello per una Verona che a Milano ha solo timbrato il cartellino e che ora nelle mura amiche si gioca il tutto per tutto contro Monza. Nella sfida con i milanesi è mancato soprattutto l’attacco, con una ricezione che non ha brillato ma non ha smobilitato del tutto. Dalle mani di Spirito passa la fortuna (o la sfortuna) di questa squadra… se riuscisse a essere un po’ meno prevedibile potrebbe aiutare i suoi compagni nella crescita collettiva.
    Monza arriva in terra veneta gasata dalla prima vittoria e dall’arrivo di Lanza, e ancora una volta si giocherà con Verona il ruolo di coprotagonista di Superlega, ma questa volta ha tutte le carte in regola per fare sette e mezzo! Holt porta esperienza e punti importanti al centro, Lagumdzija, anche se appannato in gara uno, potrebbe essere quel bomber di peso che è mancato a Monza negli ultimi anni, Orduna resta un lusso con il suo gioco veloce, vario e spumeggiante.
    Sembra facile l’impegno casalingo di Cisterna contro Ravenna, anche in virtù dell’ottima performance dei pontini a Piacenza con una formazione rimaneggiata. Mi piace tantissimo la coppia di centrali Szwarc–Krick, potente in attacco, lucida a muro e perfettamente imbeccata dal sempreverde Sottile. Per un Onwuelo in difficoltà c’è un Cavuto che scalpita, con la coppia di banda Randazzo–Tillie ben assortita nelle caratteristiche e già protagonista.
    Per Ravenna le note positive sono arrivate dal duo Recine–Pinali, notizia ottima anche in chiave giovani finalmente protagonisti, ma un po’ troppo poco al momento per sperare di impensierire Cisterna. Funziona bene il sistema muro, serve crescere e tanto in attacco e ricezione sperando che Redwitz trovi in fretta i giusti spartiti per esaltare i suoi.
    Ultima partita del week end quella fra Padova e Piacenza, con gli emiliani che dopo il brutto tonfo interno sono chiamati a una reazione d’orgoglio e di carattere, anche perché i rumors parlano già di tensioni in una società giovane ma che ha investito molto sul mercato e forse vuole subito risultati. Un po troppo presto però fasciarsi la testa, la cosa migliore è lasciare lavorare Gardini e fargli trovare la giusta quadra in un sestetto completamente rinnovato, e sono sicuro che un dg come Zlatanov saprà toccare i tasti giusti per riportare la barca sulla giusta rotta.
    Per Padova la possibilità di giocarsi ottime chance di passare il turno e di dare continuità al risultato di domenica a Ravenna.  L’americano Shoji può essere l’ago della bilancia per una squadra giovane e con poca esperienza in Superlega, ma che con un regista veloce e amante del gioco spinto può trovare una sua strada per dire la sua nel corso della stagione. LEGGI TUTTO

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    Il Pagellone di Paolo Cozzi – Solé è già protagonista, Christenson poco lucido

    Di Paolo Cozzi
    Una Sir Safety Conad Perugia incerottata, ma comunque “obbligata” a vincere vista la lunga panchina a disposizione, sfida una Leo Shoes Modena rivoluzionata, che dopo anni di grandi investimenti si presenta ai blocchi di partenza in una versione molto meno extraterrestre, ma con la sensazione che nelle sapienti mani di Giani potrà comunque dare del filo da torcere a tutti.
    Un po’ di ruggine c’è nelle gambe e nelle articolazioni degli atleti, manca qualche automatismo e si nota qualche errorino di troppo, ma la notizia è che si è tornati a giocare,ed è una gran bella notizia per tutto il movimento. Perugia si affida sin da subito al suo trio laterale, con Dragan Travica che dimostra di aver già preso le misure del suo bomber Leon, Modena cerca di più le vie al centro del campo, ma solo l’highlander Stankovic risponde presente.
    Degna di nota la partita di Moritz Karlitzek (voto 8) che schierato fuori ruolo, al posto di Vettori, sfodera una prova importante, fatta di tecnica e potenza, ma soprattutto mettendo in pratica quelle che sono le richieste del proprio allenatore per colmare il gap con le prime della classe, ovvero giocare con il cuore e con l’atteggiamento giusto. Se Modena arriva a giocarsi punto a punto tutti i finali di set, lo deve soprattutto a questo ragazzo e alla sua voglia di sorprendere.
    Si fa trovare già in grande forma nonostante l’età Dragan Stankovic (voto 8) sempre ficcante in primo tempo e palla spostata, e velenoso al servizio. Un innesto di esperienza e classe davvero importante per questa Modena!
    Micah Christenson resta uno dei palleggiatori più talentuosi della Superlega, con un palleggio veloce e preciso. Ma resta anche la sensazione che dopo il 20 perda un po’ di lucidità, soprattutto nel gioco al centro della rete: dimostrazione è il contrattacco giocato sul 24-24 del primo set a Stankovic, che non esce da rete e capovolge le sorti del match. Per questo,nonostante alcune giocate di notevole fattura e il pregio di sfruttare al meglio Karlitzek, il voto per lui non può andare oltre il 6.
    E’ un Campione con la C maiuscola, ma la sensazione è che Nemanja Petric (voto 5) sia ancora parecchio lontano dalla condizione ottimale. Peccato perché con la sua classe avrebbe potuto indirizzare il primo set verso la Ghirlandina.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Con Travica al posto di De Cecco e la coppia Plotnytskyi-Ter Horst al posto di Lanza, il muro di Perugia offre meno punti deboli e favorisce il posizionamento a muro dei centrali, che ne approfittano per allungare i loro lunghi tentacoli; soprattutto Sebastian Solé (voto 8,5) dà la sensazione di leggere in anticipo il gioco gialloblu e si diverte a piazzare muroni. Bene anche in attacco dove dimostra un buon affiatamento con Dragan Travica. Per il palleggiatore perugino (voto 8) un bell’esordio in una stagione che potrebbe rilanciarlo anche in chiave azzurra.
    Piace molto anche la prova di Max Colaci (voto 8), giocatore che come sempre non si spaventa a dover coprire uno spazio più grande del campo per dare una mano agli altri due ricevitori. Non convince invece l’alternanza fra l’ucraino e l’olandese, sembra grande il divario fra i due giocatori, con Thijs Ter Horst (voto 5,5) impacciato in attacco e molto falloso soprattutto nel primo set.
    E’ invece molto bello sentire il pubblico di Perugia (voto 10) intonare cori per Filippo Lanza, canti apprezzati anche da Atanasijevic e compagni. La situazione sembra in dirittura d’arrivo, e andrà presto nel dimenticatoio, ma restano l’amaro in bocca e la sensazione che si sia creato qualche scricchiolio all’interno dello spogliatoio, che potrebbe rispuntare fuori in momenti più topici della stagione. LEGGI TUTTO

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    Coppa Italia, a Milano e Piacenza c’è subito aria di big match

    Di Paolo Cozzi
    Finalmente si torna a parlare di volley maschile e di partite ufficiali, addirittura con la possibilità per alcune squadre di avere una parte dei propri supporter in tribuna, situazione che fino a pochi giorni fa sembrava impossibile. E così la Del Monte Coppa Italia, che si presenta con una veste rinnovata e innovativa, è ufficialmente il primo atto (insieme alle semifinali di Supercoppa Italiana) di quella ripresa della Serie A di cui tutto il movimento aveva bisogno, una ripartenza a testa alta che darà sicuramente slancio e fiducia a quelle migliaia di piccole società che proprio in questi giorni stanno lottando per riportare i ragazzi in palestra, fra impianti scolastici ancora chiusi e mille problemi burocratici.
    Due gironi da quattro e tante squadre rinnovate, con molte pretendenti pronte a gettare impegno e sudore sul taraflex per passare il turno. I match del weekend propongono già sfide interessanti, in una fase in cui sicuramente i valori in campo possono risentire della lunga inattività, e gli equilibri interni delle squadre sono ancora tutti da costruire.
    Match clou di giornata sono secondo me Milano-Verona e Piacenza-Cisterna. I milanesi arrivano a questa partita con una squadra molto rinnovata, cambiare i tre laterali in un colpo solo non è cosa da poco, ma coach Piazza ha dimostrato già l’anno scorso di saper plasmare al meglio lo spirito dei suoi ragazzi. Dalle giovani ma già esperte mani di Sbertoli, che si giocherà quest’anno un posto per Tokyo 2020, passeranno palloni importanti che il palleggiatore dovrà affidare a un nuovo leader da trovare in fretta.
    Gli scaligeri, da parte loro si presenteranno al Centro Pavesi con un Kaziyski in più nel motore, e non è cosa da poco, ma lo immagino ancora in rodaggio in questa fase della preparazione. Mi aspetto invece un Boyer già in palla e una coppia di centrali che a muro potrebbe essere davvero fastidiosa. Conoscendo Stoytchev, vedremo una squadra che ha già lavorato tanto, come dimostrato anche dalla vittoria di giovedi in amichevole con Padova.
    Altro bello scontro si prospetta quello di Piacenza, dove la squadra di casa si presenta ai blocchi di partenza con il titolo di regina del mercato. In queste prime amichevoli si sono intraviste già le linee guida di coach Gardini, per un gruppo che mai come quest’anno può insidiare il trono delle Big Four. Osservati speciali bomber Grozer e Hierrezuelo, ma tutta la squadra è pronta per lottare alla pari con chiunque
    Anche Cisterna, dopo qualche stagione in sordina a lottare nelle zone meno nobili della classifica, ha fatto una campagna acquisti importante, rinforzando la rosa con giocatori dalla tecnica sopraffina come Tillie e Cavuto e altri dal braccio pesante come Sabbi e Randazzo. La scommessa è forse il palleggiatore Seganov, da verificare ad alto livello, ma l’esperienza del veterano ex azzurro Sottile tornerà sicuramente utile
    Sembra un match a pronostico chiuso la sfida fra Monza e Vibo Valentia, non fosse altro che i monzesi  hanno avuto più possibilità di verificare la loro condizione con amichevoli di livello. Orduna sembra già in grande forma, pronto a imbeccare tutti i suoi attaccanti, che siano laterali o centrali; manca forse un uomo chiave di esperienza in banda. Radiomercato parla di Lanza… se così fosse sarebbe un colpo da 90. Molta varietà di scelta anche al centro, con Holt sicuro del posto e il duo Galassi–Beretta pronto a lottare per l’altra maglia da titolare.
    La Tonno Callipo si presenta a questo avvio di coppa con una coppia di centrali dal potenziale offensivo importante, ma con un palleggiatore che nelle sue caratteristiche di gioco preferisce il gioco spinto. I palloni importanti passeranno quindi dalle mani di Aboubacar, opposto un po’ troppo discontinuo l’anno scorso che al secondo anno in Italia è chiamato ad una crescita importante.
    L’ultima sfida del week end vede di fronte Ravenna e Padova, due squadre che nel recente passato erano riuscite a costruire sestetti interessanti, mentre quest’anno danno la sensazione di essere rimaste un po’ ferme al palo. Ravenna punta su un mix di giovani italiani e stranieri affidate alle sapienti mani di Bonitta, una garanzia nel riuscire a spremere il 120% dai suoi ragazzi. Per non correre rischi si affida ad un palleggiatore di esperienza infinita, il quarantenne brasiliano Redwitz, che a suon di samba dovrà far trovare ai suoi attaccanti continuità. Occasione d’oro per il “modenese” Pinali, che dopo le buone prove in maglia azzurra in VNL e in campionato alle spalle di Zaytsev è chiamato a dimostrare tutto il suo potenziale.
    Per Padova tanti, troppi addii a cui far fronte, a partire dall’allenatore Baldovin che in questi anni ha fatto crescere molto il valore tecnico del gruppo, passando per Dragan Travica, non solo capitano ma anche anima e trascinatore dei patavini. I punti fermi sono il libero Danani, autentico fenomeno in seconda linea e il centrale Volpato, ma su tutti gli altri fronti le scommesse fatte sono davvero molte a partire da Milan titolare, alla sua prima esperienza in serie A.
    Quello che conta veramente però è che la pallavolo riparte, riparte con voglia, grinta e passione, pronta a far esultare i milioni di appassionati. E, dopo quanto successo, non è una cosa poi così banale e scontata! LEGGI TUTTO

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    Emanuele Birarelli, una carriera da “rompiscatole”: “Spero di essere stato un esempio”

    Di Paolo Cozzi
    Per il grande pubblico è stato per molti anni il capitano della nazionale, per i tifosi di Trento uno dei gladiatori che hanno a lungo dominato in Italia, Europa e nel mondo, per i più appassionati è l’atleta che con una serie di battute float incredibili ha regalato all’Italia la qualificazione a Pechino 2008 in un match ormai perso contro il Giappone. Ma per tutti Emanuele Birarelli è semplicemente il Bira, centrale moderno, anticipatissimo in attacco e con un “fiuto” infallibile a muro.
    All’alba dei 39 anni, dopo due stagioni a Verona in cui è riuscito ancora una volta a regalare giocate importanti, ha deciso di appendere le scarpe al chiodo e allontanarsi da quel taraflex dove ha versato tanto sudore per arrivare al vertice del volley mondiale. Ma per fortuna ha deciso di rimanere nel nostro Mondo, entrando nella scuderia del noto procuratore sportivo Luca Novi, non più come atleta, ma come agente. Con lui abbiamo fatto una bella chiacchierata, ricca di spunti interessanti, partendo da ciò che ha rappresentato Emanuele Birarelli nel mondo del volley.
    È stato capitano sia in Nazionale che in club, un grande onore immagino! Cosa vuol dire veramente ottenere questo riconoscimento?
    “Innanzitutto, tra tante cose che mi sono capitate in carriera, essere capitano è quella che mi ha reso più orgoglioso. Al di là dei trofei, delle vittorie, delle coppe sollevate, essere riconosciuto come una persona che poteva rappresentare un gruppo di giocatori molto forti è stato qualcosa di molto grande. Soprattutto per me, che mi sono sempre sempre sentito uno che veniva dal basso: complice anche un infortunio, sono arrivato tardi nel volley di serie A e ho dovuto sudare per arrivare al vertice.
    Sicuramente ‘orgoglio’ è la parola più calzante, dopodiché mi viene in mente anche il termine ‘responsabilità’, che l’essere capitano si porta dietro. In tutta la mia carriera ho sempre provato a trascinare i compagni con l’esempio, ma non sempre è sufficiente, perché ogni tanto servono anche le parole! Ho giocato con tanti atleti, diversi fra loro sia caratterialmente che come modo di intendere la vita: mi auguro che abbiano visto in me un modello positivo, che abbiano portato a casa qualcosa di quello che cercavo di trasmettere loro“.
    Di solito il capitano può essere scelto dalla società perché ben rappresenta i suoi valori,oppure dall’allenatore che ne individua le potenzialità come leader. Altre volte è la squadra stessa che “elegge” un giocatore a guida morale dello spogliatoio. La sensazione è che lei racchiudesse un po’ tutti questi aspetti in un’unica figura.
    “Non avevo mai riflettuto su questi tre aspetti, ma mi ci ritrovo molto! Sicuramente in nazionale, come è ovvio che sia, un pochino l’anzianità conta, a maggior ragione rispetto a un club, dove si guarda magari più alla storia di un giocatore all’interno della società, e rispetto alla scelta di un allenatore che ad inizio anno deve scegliere una guida per il gruppo.
    In nazionale sono entrato nel 2008 e sono passate 5-6 stagioni prima di arrivare ad avere l’esperienza per fare il capitano. È stata un’enorme soddisfazione, ma anche una grande responsabilità. Se penso alla squadra di Rio 2016, quella che forse è entrata di più nell’immaginario collettivo, era una formazione zeppa di campioni e io mi sentivo il punto di unione fra la vecchia e la nuova generazione. Soprattutto, tanti dei nuovi li avevo visti crescere e per loro ero come un fratello maggiore, un punto fermo cui appoggiarsi in caso di bisogno“.
    Visto da fuori, da avversario, ha sempre dato la sensazione di essere un leader silenzioso, una figura capace di farsi capire senza dover imporsi a forza, anche se immagino che siano capitate situazioni in cui ha dovuto “alzare la voce”.
    “Sì, io sono stato sempre molto esigente verso me stesso, e questo mi portava a esserlo anche nelle situazioni di squadra in allenamento. Visto in maniera superficiale potevo sembrare un rompiscatole, però credo fortemente che in mezzo al gruppo ci sia bisogno di qualcuno che faccia capire quali sono le situazioni tecniche e tattiche accettabili e quelle non accettabili, perché altrimenti il livello scende troppo. Non è mai facile trovare il bilanciamento giusto fra i due aspetti, inoltre c’è già un allenatore che si occupa di questo; però se si vuole lavorare ad alto livello bisogna essere molto esigenti con se stessi, e il fatto che io lo fossi nei miei confronti, che non tollerassi di commettere errori banali, mi aiutava nell’essere da esempio per gli altri“.
    Questa frase secondo me racchiude tutto lo spessore di Birarelli atleta, e andrebbe appesa in tutti gli spogliatoi d’Italia. Se si vuole puntare in alto bisogna pretendere da se stessi e dare l’esempio ai compagni! Lei si è chiamato rompiscatole, altri usano il termine “cane da allenamento”, cioè quella figura capace di imporsi sui compagni quando la squadra abbassa la concentrazione in allenamento… è un po’ una figura che si sta purtroppo perdendo oggigiorno?
    “È così, purtroppo, ed è il motivo per cui non è cosi facile costruire una squadra vincente. C’è la necessità di avere un mix di esperienza e giovani, ma serve soprattutto una figura che riesca a capire quando il gruppo non sta dando il massimo e lo riporti sulla via dell’attenzione. Forse questa figura si è un po’ persa perché qualche ragazzo della nuova generazione, anche se non mi piace generalizzare, è un po’ permaloso e accetta meno certi confronti, ma quando si fanno queste cose non si va mai sul personale, si pensa sempre al bene della squadra.
    Credo che il punto vero sia costruire un rapporto di fiducia alla base, investire del tempo per creare una conoscenza reciproca, e dentro questo rapporto imparare a tirare la corda e lasciarla in base alle esigenze. Solo cosi si potrà rendersi utili e non essere visti come una figura esterna che ti rompe le scatole e basta. Per questo ho sempre cercato di essere in connessione con i miei compagni, per essere sicuro che capissero la parte positiva e propositiva dei miei interventi. Io poi ho sempre provato ad usare due ‘file’ diversi in allenamento e in partita, perché devo dire che in partita è meglio lasciar correre sulle cose e non destabilizzare, mentre in allenamento si hanno molti più margini per confrontarsi“.
    Foto CEV
    Lei è stato un centrale molto completo, maledettamente fastidioso con la battuta float, costante, solido e preciso a muro, anticipatissimo in attacco. Ma per il mondo del volley è soprattutto l’uomo del miracolo in battuta al torneo di qualificazione olimpica di Tokyo 2008…
    “Questa nomea sulla battuta, grazie anche all’episodio di Tokyo, mi ha sempre accompagnato, ne ho sempre fatto un punto di forza e ho cercato sempre di farmi valere. Quasi tutti i centrali top del panorama mondiale hanno una battuta al salto molto aggressiva, quindi ho dovuto sudare e lavorare parecchio per rendere il mio servizio estremamente competitivo. Per molti sono stato considerato un muratore piuttosto che un attaccante, ma in realtà grazie al mio anticipo ho sempre viaggiato su percentuali alte in attacco (spesso e volentieri ben oltre il 60%, n.d.r.), anche se poi forse mi è mancato attaccare palloni staccati e la tesa, ma erano giocate che si addicevano poco alle mie caratteristiche. A muro ho sempre lavorato tanto per la lettura del gioco, e non essendo un gran saltatore ho sempre dovuto conquistare i muri con la tecnica e la tattica, con la testa.
    Tornando a quella serie di battute, sono molto legato a quel match, che era uno dei miei primi in nazionale, perché feci molto bene anche in attacco e muro, per cui lo ricordo sempre con un sorriso. Se posso, aggiungo che quella serie fu molto importante, però ho un’altra serie sempre al servizio di cui sono molto fiero, che ricordo come un momento importante anche se poi le luci dei riflettori si sono posati su altri gesti tecnici (gli ace di Zaytsev e il muro finale di Buti), ed è la semifinale contro gli USA a Rio 2016. Abbiamo perso due set in maniera secca, ma il primo dei set vinti l’abbiamo portato a casa ai vantaggi grazie a due miei ace consecutivi, che reputo ancora più chiave di quelli contro il Giappone“.
    È stata una sua caratteristica innata quella di osare con la float anche dopo il 20 o ha avuto degli allenatori che l’hanno spinta ad essere sempre molto aggressivo? Di solito, nei finali di set, i battitori float tendono ad essere un po’ più conservativi rispetto a chi batte al salto.
    “In realtà ho avuto tanti allenatori che nei momenti caldi mi chiedevano di limitare il numero di errori ed il rischio. Diciamo che ho sempre pensato a migliorare tecnicamente, perché secondo me tanto passa da lì. Non è solo una questione di testa saper gestire la battuta dopo il 20, ma ci vuole anche una solida certezza tecnica alle spalle. Se hai la coscienza della tecnica che ti supporta, allora puoi provare a superare scogli difficili, come una battuta sul 24 pari in una semifinale olimpica! Mi sono cercato spesso degli spazi in allenamento per provare a fare uno step in più,passando per un periodo fatto anche da tanti errori, ma per approdare ad una consapevolezza e ad una crescita tecnica importante“.
    Foto FIVB
    A sentirla parlare cosi mi viene da pensare che ha tutte le carte in regola per fare l’allenatore, invece ha scelto un percorso diverso. Ce lo vuole raccontare?
    “Credo che sia normale per atleti di alto livello avere un approccio preciso e meticoloso al lavoro in palestra, però in questa fase della mia vita, dopo tante esperienze lavorative in giro, cercavo una situazione più stabile rispetto alla vita dell’allenatore, che comporta anche tanti compromessi con la vita familiare. Così è nata l’idea di appoggiarmi alla scuderia di Luca Novi e dargli una mano nella veste di procuratore“.
    Come ha vissuto da atleta il rapporto con il suo procuratore, e quali aspetti saranno i cardini in questa sua nuova esperienza?
    “È un mestiere molto complesso, fatto da tante sfaccettature. Ovviamente non ho l’idea del procuratore come una figura che ti vende ad una società, ti fa fare un contratto e poi sparisce, ma lo interpreto come una persona con cui ci si può confrontare, come una persona di fiducia, che ti può supportare nelle decisioni, nella crescita e che ti affianca non solo negli aspetti economici e contrattuali. È una figura che secondo me è parte integrante del percorso di ogni atleta, per questo penso che la scelta del procuratore e il rapporto con l’atleta sia fondamentale.
    La scelta è e deve essere sempre fatta dal giocatore, ma il procuratore deve offrire valutazioni diverse in base al tipo di giocatore che gestisce. A volte si privilegiano aspetti economici, altre scelte tecniche, altre ancora soluzioni che potrebbero valorizzare un atleta: il procuratore deve essere bravo a capire cosa vuole il suo assistito e dargli una mano ad inseguire le sue ambizioni. L’aspetto economico è sicuramente in primissimo piano, ma soprattutto con i più giovani spero che ci sarà la voglia di confrontarsi e prendere decisioni anche in base ad altri aspetti più utili per la loro crescita individuale“.
    Da ormai ex centrale, per un giovane è meglio far panchina in serie A o giocare a una categoria inferiore?
    “Penso che per un atleta, soprattutto un giovane, sia molto importante scegliere l’allenatore giusto, anche se magari l’offerta economica di quella società è un pelo al di sotto di altre. Anche la scelta della società è determinante nel percorso di crescita di un atleta. Personalmente da centrale sono convinto che andare ad assaggiare un livello alto e vedere la velocità della palla, le altezze che si toccano, la velocità di gioco possa essere molto formativo, perché ti aiuta a capire dove è posizionata l’asticella che si vuole raggiungere. Ovviamente si parla di fare un anno, al massimo due in panchina, perché poi l’esperienza sul campo diventa fondamentale per dimostrare quello che si sa fare“.
    Ultima domanda: come prima esperienza, meglio fare il procuratore di un top player, con tutte le “problematiche” che si possono incontrare, o scoprire un giovane talento e accompagnarlo verso l’Olimpo del volley?
    “Credo che siano due situazioni veramente agli antipodi: il lavoro è lo stesso ma cambia totalmente il modo di approcciare. Essendo agli inizi di questa nuova esperienza, mi piace pensare di dover fare un po’ di gavetta e quindi mi piacerebbe in questa fase collaborare con qualche giovane che sta venendo fuori e accompagnarlo nel suo percorso: ho la fortuna di collaborare con una agenzia importante e quindi spero di arrivare presto ad interagire anche con i big, ma questo lo vedremo strada facendo!“.
    E la sensazione è che anche in questa avventura il Bira nazionale porterà la sua grande professionalità e la sua voglia di lavorare day by day per crescere insieme ai suoi assistiti!
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Il Pagellone di Paolo Cozzi: Piacenza punta in alto, Milano ricomincia (quasi) da capo

    Di Paolo Cozzi
    A mercato ormai chiuso, ecco la seconda parte del nostro viaggio tra le squadre della Superlega 2020-2021: questa settimana ci divertiamo a dare i voti ad Allianz Milano, Pallavolo Padova, Gas Sales Bluenergy Piacenza e Consar Ravenna!
    PRIMA PARTE – Civitanova, Perugia, Modena, Trento
    ALLIANZ MILANO 3,5 stelle. In un solo colpo perde tre pezzi da novanta e si trova a dover ricostruire un progetto da capo, senza il bomber delle ultime stagioni. Patry ha le carte in regola per non far rimpiangere Abdel-Aziz, ma manca ancora di continuità. Un passo indietro sulle bande, con Ishikawa che sembra più una mossa di marketing. Un augurio a Piano di tornare presto ai suoi livelli dopo l’ennesimo e lungo infortunio. Insomma, tanto lavoro da fare per coach Piazza per tenere Milano nelle zone nobili della classifica!
    PALLAVOLO PADOVA 2,5 stelle. Dopo alcune stagioni ad ottimi livelli Padova sembra fare un passo indietro nelle ambizioni, e punta su tanti giovani. Allenatore nuovo e soprattutto palleggiatore nuovo sono le prime incognite di un gruppo che si dovrà aggrappare al trio straniero formato da Shoji, Stern e Wlodarczyk per cercare in fretta punti chiave per la salvezza. Prova del 9 per Milan, alla prima grossa occasione della sua carriera.
    GAS SALES BLUENERGY PIACENZA 4 stelle. Mercato importante quello del ds Zlatanov, che inserisce la sua Piacenza fra le dirette candidate al titolo. Sestetto completamente nuovo, e tanto lavoro da fare per Gardini per assemblare il prima possibile la sua creatura. Piace molto la diagonale Hierrezuelo–Grozer (passatemi il termine… ignorante al punto giusto!) e ancor di più quella Clevenot–Russell, una delle più forti del campionato. Anche la panchina è ricca di talento e qualità, mentre al centro troviamo due italiani di equilibrio, con Polo chiamato a confermare i progressi fatti a Padova nelle ultime stagioni.
    CONSAR RAVENNA 2 stelle. Forte ridimensionamento per i romagnoli, che a fronte di un budget ridotto all’osso riescono comunque a fare un colpaccio prendendo (in prestito) Pinali. Come sempre Bonitta vara la linea giovane che tante volte ha stupito, ma quest’anno la salvezza sembra davvero difficile da conquistare. In regia vedremo se il navigato Redwitz basterà a supportare Batak, in banda invece manca un elemento esperto che possa subentrare quando i vari Recine, Zonca e Loeppky pagheranno dazio alla giovane età.
    (2° parte – continua) LEGGI TUTTO

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    Il Pagellone di Paolo Cozzi: Civitanova e Trento a 5 stelle

    Di Paolo Cozzi
    Finalmente, dopo mesi di attesa, le squadre dei nostri beniamini sono tornate a radunarsi e a scaldare i motori, in una lenta ripartenza che nel corso di due mesi porterà gli atleti ai massimi livelli di forma. Nel frattempo però le società non sono state con le mani in mano, e seppur fra tagli e conti economici, hanno tutte provato a migliorare i roster a disposizione. Vediamo quindi la composizione delle squadre e divertiamoci a dare i voti al loro mercato, ben sapendo che non bastano le “figurine” per vincere a fine anno!
    CUCINE LUBE CIVITANOVA 5 stelle. Perde Bruno, è vero, ma in regia trova De Cecco che rappresenta l’unica alternativa di pari valore al brasiliano. Cambierà un po’ il tipo di gioco della squadra, penso a un po’ più d palloni per Rychlicki, e anche Anzani ne trarrà giovamento. Aver confermato il sestetto già collaudato è tanta roba, la voglia di continuare a vincere dopo la striscia di successi passata è sicuramente molta. Bene anche la panchina, con Kovar e Diamantini di sicuro affidamento.
    SIR SAFETY CONAD PERUGIA 4,5 stelle. Perdere De Cecco è un azzardo, vero che la piazza non lo amava alla follia, ma resta una bella incognita. Certo, Dragan Travica arriva da due ottime stagioni a Padova, e ha l’autorità per gestire campioni come Leon e Atanasijevic. Inoltre al centro trova due giocatori che potrebbero facilitargli il gioco veloce, in quella che per anni è stata forse la sua palla meno amata. La panchina potrebbe giocare tranquillamente titolare in tante squadre di Superlega, da sistemare in fretta la vicenda Lanza prima che possa creare imbarazzi e tensioni in spogliatoio.
    ITAS TRENTINO 5 stelle. Rivoluzione in casa trentina, dove coach Lorenzetti si trova ad allenare una vera super corazzata. Per Abdel-Aziz è la prova del 9, quella della consacrazione a bomber di razza con la pressione addosso di dover vincere. Ben assortita e inedita la coppia di bande Lucarelli e Kooy, con il solo dubbio del rendimento del brasiliano alla prima esperienza in Italia. Perdere Grebennikov è costato caro, ma la coppia serba Lisinac e Podrascanin garantisce solidità a muro e concretezza in attacco, e poi Rossini come libero non è certo l’ultimo arrivato! Se a questo mix esplosivo aggiungete Giannelli in regia…ecco che abbiamo un super team, nella speranza di vedere spesso in campo il giovane Michieletto!
    MODENA VOLLEY 3,5 stelle. Basterà la guida di Giani per tenere fra le big 4 una Modena uscita malconcia da un mercato fatto con più di un occhio al portafoglio? La squadra è un mix interessante di esperienza e giovani, con Petric e Stankovic di sicuro valore, ma anche ormai “datati”. Si punta molto sull’esplosione di Lavia, e su un Vettori che a Modena negli anni passati ha ben figurato. La panchina però risente della crisi economica ed è una bella scommessa. Ma se il gruppo troverà l’alchimia e lo spirito giusti sarà una mina vagante, anche se almeno all’inizio sarà un peccato vedere il PalaPanini vuoto.
    (1° Parte – Continua) LEGGI TUTTO