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    Lutto nel volley italiano: ci ha lasciato Piero Molducci

    Di Redazione Ancora un grave lutto per il mondo della pallavolo italiana: è morto all’età di 65 anni Piero Molducci, per anni allenatore prima nella Serie A italiana e poi con grande successo in Spagna. Molducci era gravemente malato e per questo motivo, lo scorso anno, era stato costretto a lasciare la panchina dell’Ushuaia Ibiza, che gli aveva dedicato la successiva partita insieme a un’altra sua ex squadra, l’Unicaja Almeria. Molducci aveva iniziato la sua carriera in A2 nel 1981 con la Sestese, per poi guidare Rimini, Forlì, Vicenza e Montecchio; del 1996 l’esordio in A2 con Roma, seguito dalle stagioni a Ravenna, Parma e Latina. Nel 2004 il trasferimento in Spagna, dove ha vinto quattro scudetti all’Almeria; successivamente ha avuto altre esperienze in Italia con Perugia e ancora Forlì, che aveva portato dalla Serie B fino alla A1 tra il 2006 e il 2011. Per ben 4 volte ha ricevuto il premio di Lega per il miglior allenatore: in A1 nel 1997 (Roma) e nel 2000 (Parma), in A2 nel 1996 (Montecchio) e nel 2008 (Forlì). La redazione di Volley NEWS si unisce al dolore di familiari e amici. (fonte: Il Resto del Carlino) LEGGI TUTTO

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    Buona Pasqua ai lettori di Volley NEWS!

    Di Redazione A tutti i nostri lettori un caro augurio di buona Pasqua dalla redazione e dai collaboratori di Volley NEWS. Vi auguriamo di trascorrere questo giorno di festa in serenità, se possibile in compagnia dei vostri cari… e dello spettacolo della pallavolo, che come sempre seguiremo per voi! LEGGI TUTTO

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    Dalla Serie A ai campionati locali: torna SoloVolley su Radio BustoLive

    Di Redazione Torna l’appuntamento più atteso dagli appassionati di pallavolo di Busto Arsizio e non solo: questa sera, venerdì 2 aprile, a partire dalle 20.30 andrà in onda la nuova puntata di SoloVolley, il magazine radiofonico di Radio BustoLive che tratta ogni settimana i principali temi del volley varesino, italiano e internazionale. Ospiti al telefono i due collaboratori fissi della trasmissione, la nutrizionista e giocatrice Diana Caroli e il fotografo Gianluigi Rossi, con il suo “occhio” speciale sui campionati di Serie B, C e D. Il programma sarà condotto come sempre da Samuele Ferretti, Marco Colombo e Annalisa Gibin; nel corso della puntata andrà in onda anche il contributo registrato dal caporedattore di Volley NEWS, Eugenio Peralta. SoloVolley può essere seguita in diretta streaming sul sito www.bustolive.it, sulla pagina Facebook, sul canale YouTube della radio, sulla skill di Alexa dedicata o sulla App gratuita per iOS e Android. Per interagire con la diretta è possibile inviare un messaggio Whatsapp al numero 347-3862105 LEGGI TUTTO

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    Mencarelli relatore ai corsi di aggiornamento: “La velocità del gioco è cresciuta molto”

    Di Redazione “Principi dell’organizzazione tattica e dell’allenamento del muro” e “Principi dell’organizzazione tattica e dell’allenamento della difesa”. Sono i due argomenti che Marco Mencarelli, neo Direttore Tecnico dell’attività giovanile femminile nazionale, tratterà nei due corsi di aggiornamento, per gli allenatori di secondo e terzo grado della Lombardia, di cui è relatore. «Come ogni argomento anche questi sono vastissimi – è la presentazione di Mencarelli – quindi insisterò su alcuni aspetti specifici che ritengo molto importanti soprattutto nel settore femminile». Diamo qualche anticipazione. Partiamo dal corso nel quale si parlerà del muro.«Mi focalizzerò molto sui meccanismi motori che permettono di individuare i migliori prospetti che possono eccellere a muro. Cercherò di illustrare al meglio il percorso per arrivare a qualificarli al meglio. Poi parlerò di tattica a muro con uno sguardo particolare a come contrastare un attacco moderno tenendo presente che la velocità del gioco è cresciuta molto e continuerà a farlo». Per quanto invece riguarda il corso sulla difesa…«La pallavolo è uno sport di situazione e proprio la difesa è la massima espressione dell’adattamento situazionale. In quest’ultimo sono importanti per non dire fondamentali l’intuito e la velocità di reazione del difensore che deve sapersi appunto adattare e reagire in base alla traiettoria, all’eventuale tocco del muro, al colpo forte o piazzato…insomma a tutta una serie di situazioni che possono esulare dagli schemi preparati “a tavolino”». Sia nel caso del muro che in quello della difesa c’è qualche aspetto che, negli ultimi tempi, è stato “trascurato” nell’evoluzione della metodologia di allenamento? Partiamo dal muro.«Trascurato assolutamente no. Sottolineerei invece come nella pallavolo femminile, proprio perché, come ho detto prima, la velocità del gioco è cresciuta molto e continua tuttora, i progressi a muro siano fondamentali per il futuro. Soprattutto nell’alto livello c’è molto interesse per sviluppare questi progressi». Passiamo alla difesa…«Anche in questo caso di trascurato non c’è nulla. Nel settore femminile nel difensore c’è una certa tendenza a “fermarsi” leggermente troppo tardi. Uno degli aspetti sui quali porrò l’attenzione è proprio la necessità di bloccarsi un po’ prima del colpo d’attacco. Questo si basa su quanto ho detto prima cioè la capacità del difensore di “intuire” e quindi intervenire con un’azione di difesa che permetta poi di costruire un contrattacco il più efficace possibile». Direi che abbiamo anticipazioni più che sufficienti.«Credo che gli argomenti trattati siano non solo interessanti ma anche coinvolgenti. L’evoluzione del gioco nella pallavolo femminile è molto veloce e il livello si alza sempre di più. Essere quindi aggiornati credo sia un aspetto fondamentale per tutti noi allenatori, dal vertice alla base». (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Giorgio De Togni ricorre al CONI contro le decisioni della Corte d’Appello Fipav

    Di Redazione Lo scontro istituzionale tra AIP – Associazione Italiana Pallavolisti e Federazione Italiana Pallavolo riprende dopo la breve tregua post-elettorale: il presidente dell’associazione di categoria dei giocatori, Giorgio De Togni, ha presentato due ricorsi al Collegio di Garanzia del CONI contro le decisioni assunte dalla Corte Federale d’Appello della Fipav. Il primo ricorso riguarda la sospensione di un mese inflitta a De Togni dal Tribunale Federale, e confermata in appello, per aver pubblicato sulla pagina Facebook di AIP un post lesivo della Polisportiva Frascolla Taranto e del suo presidente. Il secondo ricorso verte invece sulla candidatura alle elezioni federali di Massimo Dalfovo, poi eletto come rappresentante degli atleti: De Togni e AIP ne avevano chiesto l’annullamento per la mancanza dei requisiti specifici (l’ex presidente del CR Trentino non ha svolto attività agonistica negli ultimi 10 anni), ma il ricorso era stato rigettato dal Tribunale Federale e poi dalla stessa Corte d’Appello, che pure aveva auspicato un intervento del legislatore per rendere più chiare le norme. Ora l’associazione chiede di annullare l’accettazione della candidatura e dunque la nomina di Dalfovo. (fonte: Coni.it) LEGGI TUTTO

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    Pallavolo Supervolley: copertina di aprile dedicata ad Alessandro Michieletto

    Di Redazione Pallavolo Supervolley è in edicola con il numero di aprile e la storia in copertina è quella di Alessandro Michieletto. Il giovane schiacciatore di Trento è nato come libero e il buon bagher fa parte dell’eredità di papà. Mentre il cambio di ruolo glielo hanno regalato i centimetri. Il resto se lo sta guadagnando giorno per giorno in una Itas Trentino che non ha mai avuto paura di dare fiducia ai giovani. Una crescita repentina, al punto da far entrare il suo nome tra i candidati per una convocazione olimpica. “Io però non sono mai stato in nazionale seniores, mi accontenterei di partecipare ai collegiali. Ma andare a Tokyo con Osmany sarebbe un sogno!”. Da una speranza olimpica all’altra. Quella di Caterina Bosetti, che si è ripresa la scena con numeri da top player ed è tra le osservate speciali di Davide Mazzanti per un posto sul volo per Tokyo. “Sogno di vincere uno scudetto e sono rimasta a Novara per questo motivo. Lavoro ogni giorno per arrivare in nazionale, ma cerco di non parlarne troppo. Preferisco lo faccia il campo”.Uno sguardo al prossimo futuro del volley è la direzione in cui va l’intervista a Giuseppe Manfredi, decimo presidente della storia della Federazione Italiana Pallavolo, che guarda al futuro e applaude l’intesa tra Fivb ed Rcs che vede premiare l’Italia con l’organizzazione della “bolla” di VNL tra Rimini e Bologna. Imperdibili poi le rubriche. Due firme d’eccezione come Simone Giannelli e Miriam Sylla raccontano le vicende di questo 2021 con i loro occhi e le loro parole. E non mancano gli appuntamenti storiche. Se l’intervista doppia metterà uno di fronte all’altro due ex campioni del mondo che si sono allontanati dal mondo della pallavolo, Simona Rinieri e Luca Cantagalli, “Una certa idea di mondo” ci porta a viaggiare nelle passioni dello schiacciatore di Monza Filippo Lanza. Ad aprire le danze però è sempre l’inviata speciale Rachele Sangiuliano e questa volta tocca alla campionessa paralimpica a Rio, Monica Contrafatto, rispondere alle sue domande. (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    La questione meridionale nel volley: perché manca il Sud ad alti livelli?

    Di Agnese Valenti La pallavolo è senza dubbio uno degli sport di squadra più popolari in Italia, insieme al calcio e alla pallacanestro. Come tanti altri settori nel nostro paese, anche il volley deve però fare i conti con un notevole “gap” geografico: giocatrici e giocatori, infatti, non sono equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale. I dati dei campionati di alto livello parlano di un’enorme disparità tra Nord, Centro e Sud. In Superlega, su 165 giocatori in totale, 95 sono italiani, e di questi solo 15, appena il 15,7% del totale, sono giocatori del Sud. Una sola squadra meridionale, la Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia, partecipa al campionato. In Serie A1 femminile il bilancio è notevolmente peggiore: non c’è nessuna squadra proveniente dal Mezzogiorno e solo 10 giocatrici su un totale di 173 sono originarie del Sud, nonostante il numero di italiane sia piuttosto alto, ben 109, il 63% del totale. Analizzando questi numeri ci siamo posti una semplice domanda (la cui risposta non è però altrettanto semplice): possiamo parlare di una “questione meridionale” nella pallavolo italiana ad alti livelli? E a cosa è dovuta questa disparità? Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato il professor Daniele Serapiglia, docente a Bologna, Lisbona e Madrid, esperto di Storia dello Sport e membro della SISS (Società Italiana di Storia dello Sport). La pallavolo nasce nel 1895 negli USA: come si è sviluppata in Italia? A livello territoriale quali sono state le differenze tra Nord, Centro, Sud? “La pallavolo è arrivata in Italia con gli americani durante la Prima Guerra Mondiale. Di fatto, faceva parte dei programmi di svago delle truppe statunitensi al fronte e quando queste sono arrivate di sostegno in Italia, l’esercito italiano ha cominciato ad interagire con loro, peraltro in luoghi strategici come ad esempio Parma e Ravenna, che diventeranno importanti per la pallavolo italiana. Nelle retrovie, si è cominciato a praticare la pallavolo grazie alla YMCA (Young Men Christian’s Association) che era stata chiamata dal governo USA per organizzare il gioco, lo svago e lo sport delle truppe. Come si è sviluppata la pallavolo nella penisola? Di fatto fino ad anni molto recenti, ma tutto sommato anche adesso, troviamo un nucleo fondamentale nelle regioni del Centro-Nord (Toscana, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia) e molti meno tesserati nel Sud e nelle isole, nonostante ci sia una certa tradizione in Sicilia (soprattutto a Catania), a Matera e a Bari. Inizialmente era uno sport locale che, subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, si giocava soprattutto tra le file dell’esercito, nonostante che fosse uno sport non ancora agonistico e riconosciuto dal CONI (riconoscimento che avverrà solo nel secondo dopoguerra): era semplicemente uno sport di preparazione fisica, anche perché non esistevano ancora né il bagher e né il muro e poteva quindi essere considerato alquanto noioso. La pallavolo arrivò al pubblico di massa nel contesto del “dopolavoro” durante il Fascismo: ogni azienda (soprattutto del Centro-Nord) aveva un proprio dopolavoro, in cui si faceva sport e si praticava un po’ la pallavolo. Sostanzialmente il volley delle origini era concentrato principalmente nelle regioni dove poi nascerà la grande pallavolo nostrana, quindi al Centro-Nord“. Vini Doc Bari 1987-88 / Foto Wikipedia Si può parlare di “questione meridionale” nel volley italiano di alto livello? “Assolutamente. È importante notare che la pallavolo femminile del Sud ha vinto di più della pallavolo maschile della stessa zona. La maschile ha solo uno scudetto, quello di Carmelo Pittera del 1977-1978, a Catania; nel volley femminile abbiamo invece i quattro scudetti di Matera, lo scudetto di Bari e subito dopo quello di Catania. Questo perché quando la pallavolo si è sviluppata realmente in Italia, cioè nel secondo dopoguerra, lo ha fatto soprattutto al Centro-Nord in quanto il volley nel contesto della scuola e grazie a enti di propaganda sportiva, come il CSI (Centro Sportivo Italiano) e la UISP (Unione Italiana Sport Popolare) che facevano parte di una sorta di “battaglia politica” sul campo sportivo. Il CSI era più vicino alla Democrazia Cristiana, mentre la UISP era, all’opposto, più vicina al Partito Comunista e al Partito Socialista. Paradossalmente, lo sport femminile si è sviluppato di più dove c’era un contrasto tra squadre vicine al PCI (facenti parte della UISP) e squadre più vicine alla DC; dove era molto forte la DC, invece, non c’è stato un grande sviluppo dello sport femminile, perché i cattolici dell’epoca non vedevano di buon occhio la partica dello sport tra le donne. Era presente l’idea di far giocare i giovani nell’oratorio, per poi portarli a messa e, magari, farli votare Democrazia Cristiana. Ma non era così semplice. Lo sport non è facilmente manipolabile”. Quali sono le differenze tra Nord e Sud a livello di infrastrutture, palazzetti e palestre? “Per rispondere parto dalla pallavolo femminile, che ha cominciato a espandersi negli anni ’80, quando in Italia c’era un programma di sviluppo di strutture pubbliche, all’interno delle scuole ma anche fuori. La maggior parte di queste strutture si trova però al Centro-Nord. Nelle regioni del Sud non soltanto c’è una carenza di infrastrutture sportive, ma c’è anche un minor investimento pubblico. Una differenza rispetto al Nord esiste anche per quanto riguarda le infrastrutture stradali: nel Sud all’epoca dello sviluppo del volley c’erano molti paesi più piccoli (non in grado di creare entità sportive capaci di generare squadre e campionati) e c’era una forte emigrazione. Esistevano inoltre molti pregiudizi culturali sulla crescita dello sport femminile. Infine mancavano le infrastrutture all’interno della scuola, molto importanti per lo sviluppo dello sport. Si può vedere questo fenomeno rapportato anche ad un’importante regione del Centro-Nord, l’Emilia Romagna: ad esempio, il palazzetto di Modena venne costruito negli anni ’80, mentre prima si giocava in un capannone. La pallavolo era una sconosciuta, mentre oggi è uno degli sport più importanti nel nostro Paese, dopo calcio e basket. Fino all’inizio degli anni ’80, tutto questo non esisteva e molto è cambiato in quella particolare decade. Questo è successo in virtù di una propulsione che veniva principalmente dalle squadre del Centro-Nord: Modena, Parma, Ravenna, Milano, in un periodo in cui ci fu un flusso di denaro enorme nel volley. Lo stesso Zorzi, quando venne chiamato a far parte della Mediolanum Milano, racconta di un assegno con cifre che fino a quel momento un pallavolista non aveva mai visto“. Foto Ufficio Stampa Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia Possiamo anche parlare di una questione culturale? È possibile che lo sport in alcune regioni sia visto come passatempo/hobby più che come “professione”, quindi con minore investimento di tempo, impegno e denaro? “Secondo me è sicuramente una questione culturale, che però dipende anche dal tipo di lavoro, di impegno e di investimenti. Oggi in Italia, lo sport è molto vincolato al privato, quindi alle singole società sportive. Le persone devono avere denaro per far praticare lo sport ai figli oppure per praticarlo loro stessi. Certo è che negli anni ’80, quando ci fu la diffusione dello sport femminile (in particolare l’aerobica), vennero aperte molte palestre, soprattutto al Nord. Esiste anche un ritardo culturale del Sud rispetto al Nord riguardante la pratica sportiva. Bisogna dire che la pratica sportiva si sviluppa attraverso le strutture, ma la passione sportiva esiste dappertutto e viene veicolata attraverso i media. A livello culturale c’è una diversa propensione allo sport laddove ci sono le strutture rispetto a dove non ci sono, nei luoghi in cui è stato fatto un ragionamento politico, un investimento sulle strutture sportive, e in quelli in cui non è stato fatto un ragionamento del genere. Poi, per quanto riguarda le donne, c’è anche un fortissimo maschilismo che non aiuta l’espansione dello sport femminile al Sud. Nella pallavolo le donne sono molte di più degli uomini, e c’è stato addirittura un periodo in cui la pallavolo è stata considerata come uno sport propriamente femminile; ma, se andiamo a vedere la situazione dei vari organi federali e degli allenatori, anche nella pallavolo femminile la maggior parte di chi si trova in posizioni importanti è uomo. E bisogna far fronte anche a situazioni allucinanti, come ad esempio l’ultima vicenda della pallavolista Lara Lugli, che fortunatamente ha avuto grande rilevanza mediatica e ha avuto una grande risposta su campi maschili e femminili. C’è anche una grande difficoltà per le madri nel lasciare i bambini in istituti (nursery, asili) per andare a praticare lo sport, e questo limita fortemente l’età delle giocatrici”. Quanto sono importanti la scuola e l’istruzione come veicoli per lo sviluppo dello sport, e della pallavolo in particolare? “Si comincia a giocare a pallavolo proprio a scuola. Molte volte gli stessi istruttori scolastici ricoprono poi il ruolo di allenatori nelle società. Il problema è sempre lo stesso: legato alle strutture ma, soprattutto, legato alle persone. Dove attecchisce maggiormente lo sport? Dove c’è una maggiore istruzione. Dove ci sono un abbandono scolastico più alto e un’immissione nel mondo del lavoro precoce c’è anche una minore propensione allo sport. Cosa significativa degli anni ’80 è che lo sport si è andato a radicare dove più forti erano i movimenti femministi. Ad esempio, Catania vide un’espansione del movimento pallavolistico maschile e femminile: a Catania erano presenti movimenti femministi molto forti, come in tutta la Sicilia in generale. Questo fenomeno si vede in tutta Italia: se guardiamo una mappa, lo sport (soprattutto a livello femminile) ha una maggiore partecipazione dove ci sono più cultura e più strutture“. Torre Tabita Catania 1978-79 / Foto Wikipedia C’è una differenza tra Nord e Sud a livello di investimenti nei settori giovanili (Trento e Padova nel settore maschile, Novara nel femminile)? “Sicuramente. C’è anche una differenza di investimento nel tempo: tutti gli esempi che abbiamo fatto (Bari, Catania, Matera) hanno avuto un arco temporale molto limitato. Abbiamo avuto Bari che è stata ad alti livelli per 2-3 anni; Catania, appena dopo l’abbandono dello sponsor, pochi anni dopo la vittoria dello scudetto, ha perso appeal. Mentre Matera, con il crack della Parmalat, ha perso tutte le sue risorse economiche senza alcun intervento pubblico, né da parte del Comune di Matera né da parte della Regione Basilicata. È l’investimento privato che fa crescere la pallavolo, insieme all’investimento scolastico. La pallavolo nasce nella scuola ma, ad alto livello, si crea negli istituti privati: c’è l’investimento privato, non solo quello pubblico. A Ravenna, dove c’è una grande tradizione pallavolistica, nonostante la fine del Messaggero e della Teodora, ci sono stati molti investimenti privati che hanno favorito il mantenimento di un movimento giovanile. A Matera il fenomeno è stato più discontinuo, nonostante i dieci anni passati ad alto livello avessero creato un bel progetto: la mancanza di investimenti privati ha causato la fine della società“. Il progetto del Club Italia e in generale l’attività delle nazionali possono aver agevolato la crescita di nuovi talenti provenienti da regioni pallavolisticamente “povere”? “Io credo di sì. Mentre seguivo la Roma Volley durante il suo periodo in A1, ho guardato con molto interesse lo sviluppo del Club Italia, che effettivamente riesce a creare uno spazio per i giocatori e le giocatrici di regioni più pallavolisticamente svantaggiate. Ma se non ci sono le strutture in loco, se non c’è lo sviluppo dei giocatori e dei movimenti pallavolistici direttamente sul posto, sia per la nazionale che per il Club Italia diventa difficile trovare giocatori provenienti dal Sud”. LEGGI TUTTO

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    AIP aderisce a EU Athletes e punta a tavoli di lavoro permanenti

    Di Redazione Nelle giornate di lunedì 29 e martedì 30 marzo 2021 il Consiglio Direttivo e le cariche di AIP – Associazione Italiana Pallavolisti si sono riuniti per fare il punto della situazione e analizzare i temi all’ordine del giorno. Tutte le componenti AIP hanno ribadito unitamente quanto sia importante procedere nel percorso di dialogo, proazione e condivisione, con una doverosa attenzione alla trasparenza e alla correttezza di tutto il sistema sportivo. I tre rappresentanti degli atleti nel Consiglio Federale della Fipav sono considerati dall’associazione “un importante trait d’union tra la base associativa e il vertice“. AIP ha ratificato inoltre l’adesione a EU Athletes, un’associazione europea che vede riunite le varie rappresentanze di atleti e atlete di tutta Europa e che permetterà di creare importanti sinergie, collaborazioni e adesioni a progetti di carattere europeo, dal match-fixing alla dual e post career. Il Consiglio Direttivo ha infine confermato la volontà di proseguire su quanto impostato in tutti gli ambiti, di continuare il percorso di collaborazione con le Leghe (da comprendere lo stato delle cose con la Lega Pallavolo Serie A Femminile), di incontrare e confrontarsi nelle prossime settimane con tutte le persone che possano alimentare questo percorso di educazione, conoscenza e consapevolezza; è stata anche espressa la volontà di costituire tavoli di lavoro permanenti di discussione e confronto su alcune tematiche importanti che riguardano l’immediato futuro dell’Associazione e degli atleti e atlete, come i contratti, le iscrizioni ad AIP, la maternità e la Riforma dello Sport. (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO