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    Lutto nella pallavolo laziale per la scomparsa di Federico Fabbio

    Di Redazione La pallavolo laziale e italiana piange la scomparsa di Federico Fabbio, giocatore dell’Ecosantagata Civita Castellana di Serie B maschile, scomparso ieri a soli 30 anni. Fabbio era stato colpito da un neuroblastoma, un tumore neuroendocrino, nel novembre 2020, ma aveva continuato a lottare contro la malattia, laureandosi in Scienze Motorie e riprendendo a giocare nella squadra della provincia di Viterbo all’inizio di questo stagione. Poi l’aggravamento delle condizioni che lo aveva costretto a interrompere l’attività. “Era il mio terzo figlio, quello di mezzo, e questa sera sarà pesante andare in palestra e vedere che lui non c’è” è il commosso pensiero del presidente della JVC Francesco Santini, raccolto da Viterbo News 24. E il responsabile della comunicazione Edoardo Santini aggiunge: “Aveva una voglia di vivere invidiabile, si è allenato fino all’ultimo. Era una guida per gli altri, non ha mai fatto pesare la sua malattia ma ha lottato fino all’ultimo. Ci mancherà, tanto“. Sentito anche il ricordo della Fipav Lazio: “La sua forza di volontà è stata una fonte d’ispirazione. Non ti dimenticheremo mai“. I funerali del giocatore si svolgeranno sabato 5 marzo alle 15 alla cattedrale di San Lorenzo, il duomo di Viterbo. A familiari, amici e alla società vanno le condoglianze della redazione di Volley NEWS. (fonte: Tusciaweb, Viterbo News 24) LEGGI TUTTO

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    Il campione Andrea Lucchetta dà il nome a un velivolo della Ita Airways

    Di Redazione Martedì 1° marzo Ita Airways, la nuova compagnia di bandiera italiana, ha celebrato presso l’aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino i campioni e le campionesse dello sport azzurro. La nuova compagnia di bandiera italiana, ha deciso di “ribattezzare” tutti i velivoli che entreranno progressivamente in servizio con la nuova livrea azzurro con il nome di uno sportivo italiano che si è particolarmente distinto nel corso degli ultimi decenni. Tra gli atleti azzurri che vedranno il loro nome sulla fusoliera di uno degli aerei ITA Airways c’è anche il campione del mondo e icona del volley mondiale Andrea Lucchetta, oggi testimonial del progetto Volley S3 e commentatore per la Rai. Nelle scorse settimane attraverso la pagina Facebook della compagnia sono stati raccolti i suggerimenti degli utenti sui possibili candidati tra i campioni e le campionesse azzurre non in attività per intitolare gli aerei con la nuova livrea. Dalle numerose candidature arrivate dai follower, ITA Airways ha annunciato i nomi, che si aggiungono a Fausto Coppi, Gino Bartali, Pietro Mennea e Paolo Rossi che già erano stati ufficializzati nelle settimane scorse, durante la cerimonia che si è tenuta a Fiumicino il 1° marzo: Giuseppe e Carmine Abbagnale, Giacomo Agostini, Roberto Baggio, Enzo Bearzot, Novella Calligaris, Deborah Compagnoni, Alessandro Del Piero, Marcello Lippi, Andrea Lucchetta, Dino Meneghin, Tazio Nuvolari, Adriano Panatta, Federica Pellegrini, Flavia Pennetta, Gigi Riva, Valentino Rossi, Francesca Schiavone, Sara Simeoni, Marco Simoncelli, Gustav Thoeni, Alberto Tomba, Francesco Totti.  (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Passione Volley – I Sirmaniaci: “Per noi tifosi non è stato fatto nulla”

    Di Agnese Valenti Senza di loro il nostro movimento pallavolistico non potrebbe esistere: sono loro a generare l’entusiasmo che ruota intorno al volley, sono loro a sostenere (economicamente e moralmente) le principali realtà nazionali, e tutto sommato è per loro che scriviamo. I tifosi di pallavolo, quelli che riempiono le tribune dei palazzetti, sono da sempre elogiati come uno dei valori aggiunti della nostra disciplina, per il loro particolare rapporto con il fair play e i valori dello sport. Eppure negli ultimi tempi, a causa delle restrizioni legate alla pandemia ma non solo, questa componente fondamentale del volley tende a passare sotto silenzio, e sembra essere sempre meno tenuta in considerazione anche da istituzioni e società. Per questo abbiamo deciso di iniziare un viaggio tra le tifoserie (organizzate e non) di tutta Italia, alla scoperta delle emozioni e dei sentimenti che muovono i supporter, delle loro storie e – a volte – delle loro legittime lamentele. Nella speranza che il tifo, quello sano e corretto, continui a essere un ingrediente fondamentale delle nostre giornate sui campi. Foto Lega Pallavolo Serie A Cominciamo da un gruppo tra i più noti (e più “caldi”) a livello nazionale: i Sirmaniaci, i sostenitori che da anni portano in tutti i palazzetti i colori bianconeri della Sir Safety Conad Perugia. Nella nostra intervista, Debora Bertola, grande tifosa dei “Block Devils” e responsabile dei canali social del gruppo, ci racconta innanzitutto com’è nata questa grande passione. “Siamo nati come gruppo nel 2014 – racconta Debora –: il presidente Gino Sirci chiamò l’allora tifoseria organizzata del San Giustino (Altotevere volley, n.d.r.), composta da poche persone, chiedendo se fossero disponibili a supportare come tifoseria ufficiale la Sir. Ci disse che aveva preso un ragazzotto serbo che secondo lui era piuttosto promettente e sarebbe diventato forte: era Bata (Atanasijevic)! Siamo nati come tifoseria ufficiale l’anno dopo che Bata arrivò in Italia. Da allora siamo man mano cresciuti come numero e come importanza: insomma, siamo cresciuti insieme alla società e alla squadra. Il boom come tifoseria c’è stato l’anno prima del triplete: dopo Rio, l’arrivo di Zaytsev portò tanta gente. Poi chiaramente le vittorie del 2018 hanno aiutato tanto a fare grandi numeri. Siamo partiti che eravamo una ventina nel 2014, prima della pandemia siamo arrivati a essere 700. Purtroppo negli ultimi due anni c’è stata qualche defezione. Era stata fatta una stima, pre-Covid, ai tempi dell’ultima Coppa Italia giocata con il pubblico, secondo cui probabilmente come tifoseria organizzata, nonostante esistiamo da meno tempo di altre, siamo quelli più numerosi, insieme a Modena e alla Lube“. Sir Safety Perugia Volley Club Qual è stato il momento più bello da Sirmaniaca? “Ti posso raccontare la mia esperienza nella tifoseria: io vivo a Catania e sono abbonata alla Sir. Tutto è nato perché il mio giocatore preferito è sempre stato Luciano De Cecco, quello di mia sorella era Zaytsev. Nel 2017, dato che erano entrambi a Perugia e non avevamo mai visitato la città, ci siamo dette ‘meglio di così non si può, andiamo a fare un giro a Perugia e andiamo a vedere una partita’: da allora ci siamo innamorate della tifoseria e siamo ancora lì. Probabilmente a livello di tifoseria posso dirti che l’esperienza più bella, anche se poi non abbiamo vinto, è stata sicuramente Roma (Final Four di Champions League, titolo vinto poi dallo Zenit Kazan). Anche il primo trofeo vinto a Bari, la Coppa Italia 2018, è stata una grande emozione, e anche lì eravamo un migliaio. Ma la due giorni di Champions a Roma è stata veramente impegnativa: c’era chi suonava i tamburi, bisognava ricordarsi di cambiare le pile ai megafoni, lavorare sulla coreografia. Lo facciamo per passione ma non siamo professionisti, bisogna metterci anche un certo impegno, non soltanto economico ma anche di tempo e di energie: è una bella sfida. Siamo la tifoseria che rappresenta uno dei club più importanti d’Europa e dobbiamo esserne all’altezza: è chiaro che non si può fare sempre la coreografia impegnativa, ma spesso ci perdiamo anche delle settimane! Non ci siamo inventati noi tutti i cori, molti provengono dal calcio: alcuni sono presi dal San Lorenzo in Argentina. Abbiamo anche un certo impegno sui social: ci pregiamo di essere la tifoseria più seguita, almeno su Instagram“. Foto Sirmaniaci Come si vive il tifo nella pallavolo e quali sono le differenze con gli altri sport? “Secondo me siamo simili ai tifosi del rugby: nonostante che noi Sirmaniaci non siamo gemellati con nessuna tifoseria, crediamo che ci possa ovviamente essere rispetto, ma non un gemellaggio. Per carità, le mele marce ci sono anche nella pallavolo, non sempre volano parole ‘auliche’ in curva, ma devo dire che c’è più rispetto in confronto ad altri sport. Per dirti, contro Ngapeth abbiamo vinto solamente una volta (ride, n.d.r.): ma lui ha sempre rispettato noi, e noi abbiamo fatto altrettanto. Episodi brutti ci sono anche nel volley, ma sono più limitati. Non ho quasi mai sentito di forze dell’ordine che sono dovute intervenire in un palazzetto. Credo ci sia anche un ambiente più a misura di famiglia: nei palazzetti i bambini girano tranquillamente, ci sono tantissimi gruppi familiari“. Come avete vissuto questo periodo di pandemia e la lontananza dai palazzetti e dalle competizioni? “Ovviamente male: può sembrare una stupidaggine, ma il tifoso sa che, dopo aver lavorato tutta la settimana, la domenica può andare al palazzetto a vedere la Sir. Ci siamo trovati a non avere più niente di tutto questo: non è stato facile. Attraverso i social, dato che fisicamente non era possibile, si provava a far sentire il proprio sostegno alla società e alla squadra. Purtroppo qualche defezione c’è stata, è stata dura, soprattutto quando si giocava a porte chiuse. Ma anche con il 35% di capienza i palazzetti sono ‘tristi’, mezzi vuoti: non è stato facile. Ora speriamo si arrivi al 100% quanto prima, perché non c’è posto più sicuro del palazzetto. Solo poco ci hanno fatto riportare megafoni e tamburi, a causa della pandemia, ma confidiamo di tornare presto ai livelli pre-pandemia“. Foto Sirmaniaci Quali sono i principali problemi per i tifosi in questo momento e in chiave futura, pandemia a parte? “Il problema serio è inserire delle partite infrasettimanali alle 20.30 o addirittura alle 18.30: nel nostro caso ci è capitato di fare delle trasferte importanti, in giorni feriali, alle 20.30. Si toglie a quasi tutta la tifoseria ospite la possibilità di andarci: ad esempio, Modena è a quattro ore di viaggio da Perugia all’andata, e quattro al ritorno. Diciamo che una partita che inizia alle 20.30 prima delle 22.30 non finisce, e diventa davvero difficile. Per quanto riguarda il costo dei biglietti, non si possono fare i conti in tasca alle società: è chiaro che da qualche parte i soldi devono rinetrare. Spesso c’è da dire che le tifoserie organizzate hanno l’abbonamento con un costo ridotto, tranne per alcune società che vendono già i biglietti e gli abbonamenti a prezzo irrisorio. Da noi si possono raggiungere anche prezzi sui 30 euro per una singola partita: ovviamente se vado a vedere una partita una volta ogni tanto ci può anche stare, ma già una famiglia di tre persone sono quasi 100 euro, e inizia a diventare un problema. Poi ci sono i trasporti, anche se al PalaBarton si trova facilmente parcheggio: è facilmente raggiungibile anche con i mezzi, ad esempio il minimetro. È capitato comunque che la partita durasse di più e un mezzo per tornare: i mezzi ci sono, ma relativamente. Non è un problema solo di Perugia, ma si presenta anche in altre città“. Foto Lega Pallavolo Serie A Secondo te si rischia una disaffezione dei tifosi dalla pallavolo? “Purtroppo sì, anche se ovviamente non posso parlare a nome di tutte le tifoserie, ma mi baso su quello che ho visto e sentito. Partiamo dal presupposto che probabilmente la nostra società è stata l’unica che, quando nel 2020 il campionato si è fermato, non ci ha rimborsato solo le partite che dovevamo giocare, ma quasi mezzo abbonamento: fino a fine playoff avevamo un abbonamento tutto compreso, e siamo stati rimborsati come se fossimo arrivati a gara 5 della finale. L’anno scorso non sono stati fatti abbonamenti e, per le poche partite che sono state giocate a porte aperte, si prendeva il singolo biglietto. Quest’anno l’abbonamento, con un rialzo del prezzo, non tutti se lo sono potuti permettere: c’è anche da dire che tante società hanno sbagliato, noi per primi. Non sono stati coinvolti i tifosi: non c’è stata una singola iniziativa per renderli partecipi. Parlo di tutti i tifosi, non solo delle tifoserie organizzate. Non è stato fatto nulla per noi, neanche banalmente dedicarci un post sui social. Noi senza squadra non avremmo da fare, ma lo stesso si può dire per le società senza i tifosi. Non siamo stati presi in considerazione, e questo ha sicuramente influito sull’allontanamento“. (1° puntata – Continua) LEGGI TUTTO

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    Lega Pallavolo Serie A Femminile partner di “Just the Woman I Am 2022”

    Di Redazione La Lega Pallavolo Serie A Femminile è partner della nona edizione di “Just The Woman I Am”, la manifestazione organizzata dal Centro Universitario Sportivo torinese in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e il Politecnico di Torino che promuove la parità di genere, lo sport, la cultura del benessere, dell’inclusione, della prevenzione e sostiene la ricerca universitaria.   Il movimento di vertice del volley rosa parteciperà attivamente anche all’edizione 2022, che si svolgerà in modalità Virtual: chi vorrà aderire, potrà scegliere il proprio percorso di 5 km, correndo una maratona tra le ore 7.00 alle ore 20.00 di domenica 6 marzo. Ai partecipanti, visto il tragico momento internazionale, è stato chiesto di inviare un messaggio tangibile di vicinanza al popolo ucraino, scrivendo sulla maglia della corsa la scritta “NO WAR”. Nello stesso fine settimana, le campionesse della Serie A avranno il compito di promuovere sui canali social l’iniziativa e scenderanno in campo con una maglia celebrativa in occasione delle gare dei Campionati di vivo Serie A1 e vivo Serie A2. “La Lega Pallavolo Serie A Femminile supporta da anni, con passione ed entusiasmo, le iniziative che aspirano a promuovere la parità di genere, nello sport e non solo – spiega Mauro Fabris, presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile -. Per questo siamo felici di affiancarci per il secondo anno consecutivo a ‘Just The Woman I Am’, così da ribadire ancora una volta la nostra più convinta opposizione ad ogni forma di discriminazione e di violenza, contro le donne e contro qualsiasi essere umano. Ringrazio il Centro Universitario Sportivo, l’Università degli Studi e il Politecnico di Torino per averci nuovamente coinvolto in questa splendida manifestazione”. (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    L’Arena Ursynow del Projekt Warszawa di coach Anastasi accoglie i profughi ucraini

    Di Redazione L’Arena Ursynow di Varsavia, casa della squadra polacca Projekt Warszawa del coach italiano Andrea Anastasi, è stata allestita per ospitare profughi ucraini. La Polonia scende in campo per aiutare il vicino popolo ucraino, sotto attacco russo da quasi una settimana, e lo fa anche grazie al contributo della pallavolo. Fino a ieri, campo da gioco e palestra della squadra maschile della capitale polacca, oggi l’Arena Ursynow ospita il necessario per garantire un tetto e un posto caldo ai profughi ucraini che scappano dalla guerra. A condividere la notizia con il mondo intero, proprio l’italiano Andrea Anastasi che, sul suo profilo Instagram insieme al giocatore Andrzej Wrona, scrive: “Questo è il posto dove passiamo tutte le nostre giornate, cercando di allenarci e migliorarci. Ora, è il posto dove la Polonia mostra come aiutare gli altri”. (Foto: Instagram Andrea Anastasi) (Fonte: Instagram Andrea Anastasi) LEGGI TUTTO

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    Tecnoteam Albese in campo per il popolo ucraino: devoluto parte dell’incasso del match

    Di Redazione La Tecnoteam Albese Volley Como ha disputato la scorsa domenica l’ultima partita interna della Regular Season. Ospite la Lpm Bam Mondovì di coach Solforati. Se il risultato non ha premiato la squadra di casa, fermata con un secco 3-0 dalle piemontesi, a farlo è stata sicuramente l’iniziativa di solidarietà verso il popolo ucraino, promossa dalla società. Alla vigilia della gara, infatti, il presidente della Tecnoteam Albese, Graziano Crimella, aveva comunicato: “Domani giochiamo alle 17 al Palafrancescucci di Casnate l’ultima partita in casa della Regular Season contro Mondovì, attualmente terza forza del Campionato. Avrei veramente piacere di vedere un pubblico numeroso, che possa rendere omaggio a queste ragazze che hanno tenuto alto il nome della Tecnoteam Albese volley Como, al primo anno della nostra partecipazione al Campionato dì Serie A2. Ho ritenuto di destinare metà dell’incasso della partita a sostegno della popolazione ucraina così duramente colpita dagli eventi di questa incomprensibile guerra”. Dall’inizio dello scoppio del conflitto, iniziato dalla Russia il 24 febbraio scorso, il corridoio umanitario si è immediatamente attivato: raccolta di alimenti, medicinali e abiti, donazioni e sostegno sui social network. Anche il mondo della pallavolo ha fatto sentire la sua voce, tramite numerosi messaggi di supporto all’Ucraina di atleti e società e, grazie alle Tecnoteam Albese Volley Como, anche con un sostegno economico. In data odierna, infatti, la società comunica di aver tenuto fede alla promessa e di aver inviato alla Caritas Ambrosiana Onlus – Conflitto in Ucraina un ricavato pari a 540 euro, raccolto tramite la vendita dei biglietti per il match e le donazioni volontarie dei tifosi. (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Luca Vettori: “Ammirazione e gratitudine per chi racconta la guerra in Ucraina”

    Di Redazione Anche Luca Vettori, come tanti protagonisti della pallavolo italiana e internazionale, ha scelto i social network per esprimere il suo pensiero sulla guerra in Ucraina. Lo ha fatto, come di consueto per l’opposto azzurro, in una chiave particolare, dedicando un omaggio a giornalisti e fotografi che stanno rischiando la propria vita per portare in tutto il mondo le informazioni sul conflitto. “Parecchi anni fa, durante un servizio per Sport Week – racconta Vettori – ho incontrato un fotografo che allora aveva circa la mia età. Trent’anni. Si chiamava Andrea Rocchelli. Andy. In quegli anni stava formando un collettivo di fotografi e di artisti dell’immagine, Cesura, che ho poi seguito tra i loro prodotti editoriali, fanzine autostampate prima e poi reportage premiati, un po’ sognando un giorno di infilarmi in quell’ambiente dallo sguardo nitido, interrogativo, dalla visione acuta della storia e dell’umano. Quel ragazzo, Andy, con cui ho passato una mattina tra la biblioteca e il palazzaetto di Piacenza (sono sue le foto allegate) non posso certo dire di averlo conosciuto. Ma ricordo che ne avevo ammirato la postura e la semplicità con cui si era rapportato con me. Fotografo o atleta: che importa? In fondo due ragazzi, due coetanei. In un’altra vita, con una storia completamente diversa, quel ragazzo potevo essere io. Perché forse da piccolo ho sognato più intensamente di diventare un fotografo che un pallavolista. Quel ragazzo, durante un reportage di guerra è rimasto ucciso da un colpo di mortaio in Donbass nel 2014. È a lui, oltre al popolo ucraino, che penso in questi giorni, e a tutti coloro che stanno provando a raccontare questa e altre disgraziate guerre, mettendo a rischio concreto la propria vita pur di mostrare la realtà di ciò che indelebilmente accade nelle immagini, nelle parole, nei volti nelle strade, alle persone che si trovano in Ucraina. Non voglio dare per scontato ciò che leggo e ciò che trovo on line, risvegliandomi assetato di notizie con l’apprensione che qualcosa di mai vissuto stia accadendo. Qualcuno, facendo il proprio lavoro, smette di essere il ragazzo che sarei potuto essere per diventare qualcosa di molto altro, qualcosa che oltrepassa lo sport la quotidianità le notizie e la singola storia. Qualcuno in questi giorni (e in molti moltissimi altri) sceglie il racconto della giustizia, dell’ingiustizia e dell’umanità e lo fa per me, per la storia, e per il popolo ucraino. È in questo dovere morale che qualcuno trova il proprio scopo. E ammirazione e gratitudine, oggi, sono per gli Andy che si trovano in quei dannati e impensabili laggiù, a testimoniare per noi“. (fonte: Facebook Luca Vettori) LEGGI TUTTO

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    Consorzio Vero Volley e Global Thinking Foundation: progetti formativi per giovani atleti

    Di Redazione Il Consorzio Vero Volley e Global Thinking Foundation sono lieti di annunciare l’inizio di una partnership che vedrà le due realtà lavorare fianco a fianco per proporre progetti formativi ai giovani atleti della struttura di Monza. Il Consorzio è una realtà di riferimento nella pallavolo nazionale ed europea, con più di mille tesserati di cui la maggior parte appartenente al settore giovanile, e Global Thinking è una Fondazione no profit di respiro internazionale, nata nel 2016 con l’obiettivo di diffondere l’alfabetizzazione finanziaria per prevenire la violenza di genere, rivolta principalmente alle fasce più vulnerabili della società. Educazione e sport, infatti, rappresentano un connubio perfetto per acquisire un insieme di valori importanti per la propria crescita personale e collettiva, e per porre le basi di una società consapevole basata sull’assioma che la lotta alle discriminazioni ed alla violenza è una priorità di tutti e non soltanto delle donne. Anche per questo, attraverso la formazione dei giovani in ambito sportivo, si possono promuovere i valori dell’uguaglianza, del rispetto reciproco e della non violenza nelle relazioni interpersonali, che faranno la differenza nelle generazioni di domani. In questo contesto si colloca l’attività di Global Thinking Foundation per Vero Volley: l’educazione finanziaria, digitale e civile come chiave per essere liberi e indipendenti. Queste tematiche, strettamente correlate al diritto, all’autodeterminazione, alla sicurezza personale e ad una sensibilizzazione sulla violenza fondata sul genere, saranno al centro della proposta formativa rivolta, inizialmente, alle ragazze e ai ragazzi delle categorie Under 16 e Under 18 delle squadre del settore giovanile di Vero Volley di Monza, con la prospettiva di ampliare l’offerta ad altri territori in cui il Consorzio è attivo. Verranno organizzati 4 incontri, ognuno della durata di un’ora, per ciascuna categoria, che toccheranno le tematiche dei “Pagamenti digitali ed il rapporto delle giovani generazioni con il denaro”, la “Cybersecurity & Social”, “Agenda 2030 e Cenni di Finanza Sostenibile” e, infine, “Libere di… Vivere”, un appuntamento su donne, diritti e ripresa per una piena inclusione sociale. “Gli incontri si inseriscono in pieno nella filosofia del Consorzio di rappresentare un valore aggiunto per i propri tesserati – sottolinea Valentina Centenero, direttore sportivo del settore giovanile di Vero Volley –. L’idea di proporre degli appuntamenti di formazione con specialisti di eccellenza come Global Thinking Foundation ci permette di arricchire le competenze e la preparazione dei nostri ragazzi anche in settori apparentemente non collegati direttamente alla performance e all’esperienza sportiva, con la consapevolezza, però, che puntare sullo sviluppo dei giovani nel loro complesso e come indicato anche nelle linee guida dalla Comunità Europea permette di far crescere persone migliori, oltre che atleti più forti”. Anche Claudia Segre, Presidente e Fondatrice di Global Thinking Foundation evidenzia l’importanza di questa tipologia di appuntamenti e la centralità dello sport come un’autentica “scuola di vita” per formare le abilità dei giovani, ed aggiunge: “Uno degli aspetti più importanti della prevenzione alla violenza di genere sta nella formazione e, quindi, nella proposizione di modelli fondamentali che vedano oltre gli stereotipi legati ai ruoli di genere. Confrontarsi fin da subito con le nuove generazioni su questi temi ci permetterà di fare di questi sportivi dei cittadini rispettosi e democratici”. Il primo appuntamento si terrà nel pomeriggio di venerdì 25 febbraio presso la sala Stampa dell’Arena di Monza. (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO