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    Lo sport alle prese con il Covid-19: nella pallavolo una “bolla” è possibile?

    Di Alessandro Garotta
    L’ultimo episodio in ordine di tempo è il rinvio delle partite Novara-Cuneo e Brescia-Busto Arsizio, valide per il quinto turno di Serie A1 femminile, per casi di positività al coronavirus nella squadra bustocca e nello staff cuneese. È la prima volta, ma solo in Italia: all’estero i casi di Covid nello sport sono ormai all’ordine del giorno, e le squadre devono fare quotidianamente la conta per capire quanti giocatori hanno a disposizione. E con il costante aumento dei contagi, c’è il rischio che anche nel nostro paese i rinvii diventino qualcosa in più di un’eccezione.
    Questo scenario, difficile da accettare per gli appassionati, apre a una riflessione: con l’eventualità che altre situazioni del genere possano ripresentarsi nelle prossime settimane, cosa fare? Avrebbe senso disputare la stagione all’interno di una “bolla” come fatto dalla NBA alla ripresa delle operazioni ad agosto dopo il lungo stop per la pandemia? Un ecosistema che si è rivelato perfetto, praticamente senza sbavature, dove tutti, giocatori, allenatori, membri degli staff e anche i giornalisti, hanno vissuto senza rischi per oltre tre mesi: il rischio di contagio sarebbe sostanzialmente azzerato e si potrebbe portare a termine un lavoro, frutto di investimenti più o meno importanti delle società, in sicurezza.
    La bolla NBA è chiaramente l’esempio più alto e anche più difficilmente replicabile, però ci sono anche gli esempi del campionato cinese di pallavolo o della Liga ACB e della Bundesliga di basket (per le fasi finali degli scorsi campionati). Da un lato, la bolla permetterebbe il regolare svolgimento dei campionati con le squadre complete, al netto degli infortuni, ma dall’altro lato rischierebbe di danneggiare le Leghe stesse in termini di visibilità ed esposizione. Concentrare un numero elevato di partite nella stessa arena e in un unico asse temporale genererebbe anche un pericoloso “vuoto” in cui i tornei scomparirebbero da ogni radar mediatico: esattamente il contrario della politica sin qui perseguita dalla pallavolo, che ha come caratteristica proprio quella di occupare interamente l’anno solare con la sua attività, tra club e nazionali.
    Merita considerazione anche il fattore campo, per i tifosi e gli stessi giocatori. La bolla NBA è stata un luogo totalmente asettico, ripetitivo, monocorde e, alla lunga, stancante. Anche vista a porte chiuse o con poche centinaia di spettatori sugli spalti, la partita casalinga ha un fascino impareggiabile: sia per i fan, che vedrebbero la squadra giocare comunque “a casa”, sia per i giocatori, calati in un contesto più confortevole sul piano emotivo. Ultima, ma non per importanza, la tenuta mentale di giocatori e staff, i veri protagonisti dello spettacolo. Vivere per un periodo isolati e lontani da tutto, dalle proprie famiglie, dalle proprie case, dai propri interessi extra-sportivi, sarebbe sostenibile a livello psicologico ed eticamente corretto?  
    Insomma, l’esperimento appare difficilmente replicabile soprattutto in un contesto come quello della pallavolo italiana, uno sport molto lontano dal professionismo, in cui mancano sia le necessarie risorse economiche sia la caratteristica dell’esclusività dell’impegno (non sono pochi, anche in Superlega e Serie A1, gli addetti ai lavori che svolgono anche altre professioni). Senza parlare di tutte le altre categorie “minori” che sono la benzina del movimento. Semmai il modello, su scala ridotta, potrebbe riproporsi nelle Coppe europee, dove i problemi nel trasferimento da un paese all’altro sono sempre più evidenti e le ricadute in termini sanitari rischiano di essere pesanti. Ma sarà possibile trovare gli spazi e i tempi giusti per perseguire questa strategia in un calendario reso ancora più affollato dai continui rinvii? LEGGI TUTTO

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    Il 29 Ottobre al via: “L’educazione finanziaria in campo con lo sport”

    Di Redazione
    Il CONI, in collaborazione con il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di Educazione finanziaria (MEF), organizza un corso a titolo gratuito, “L’Educazione finanziaria in campo con lo sport”, riservato ad atleti e tecnici, per sviluppare le loro competenze in materia economica e finanziaria.
    Il primo appuntamento – proprio nel mese dell’educazione finanziaria 2020 – è fissato per il 29 ottobre 2020, dalle 17.30 alle 19, con un webinar introduttivo – sulla piattaforma Microsoft Teams – che illustrerà i contenuti del progetto grazie agli interventi di qualificati esperti del settore, tra cui rappresentanti di CONSOB e Banca d’Italia, pronti a fornire chiarimenti in merito agli argomenti affrontati.
    Il CONI, dopo questo primo incontro, si prefigge di sviluppare un programma di eventi formativi incentrati sull’educazione finanziaria, assicurativa, previdenziale e d’impresa, ma anche su tematiche legate alle azioni di contrasto del match-fixing e alla valorizzazione delle proprie risorse.Il corso, che potrà contare su docenti di elevata esperienza in ognuna delle specifiche materie, permetterà ad atleti e tecnici di gestire più correttamente le proprie finanze e di compiere scelte economiche coerenti con i propri obiettivi e condizioni.
    Corso “L’educazione finanziaria in campo con lo sport”
    Stai dedicando la tua vita allo sport? Ora è lo sport a costruire il tuo futuro
    Con l’intento di rendere l’iniziativa ancora più rispondente alle tue reali esigenze, ti ricordiamo di compilare il questionario disponibile al seguente link:

    Per effettuare l’iscrizione al webinar, sarà necessario scrivere a educazionefinanziaria@coni.it e indicare i seguenti dati:
    NomeCognomeFederazione sportiva di riferimentoTessera federaleRuoloData di nascitaPer info e chiarimenti scrivere a educazionefinanziaria@coni.it
    (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Il ministro Spadafora annuncia un fondo per finanziare la sanificazione delle palestre

    Foto Lega Pallavolo Serie A Femminile

    Di Redazione
    Con un post sulla sua pagina Facebook il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha commentato questa mattina il nuovo DPCM sulle misure di contenimento della pandemia di coronavirus emanato dal Governo. Tra le altre considerazioni, il ministro – rivendicando il sostegno assicurato al settore con “misure e risorse mai viste prima” – ha annunciato anche la prossima attivazione di “un fondo per alleggerire le spese derivanti dai nuovi obblighi di igienizzazione e sanificazione, al fine di tutelare l’enorme valore economico e sociale dello sport per tutti“.
    “Ne siamo talmente convinti – aggiunge Spadafora – che faremo di tutto affinché lo sport, con tutti i benefici che comporta, non si fermi di nuovo. Anche se questo implica una maggiore consapevolezza e una maggiore responsabilità da parte di tutti nel rispetto delle regole, dentro e fuori i campi sportivi“.

    “L’analisi svolta dal Comitato Tecnico Scientifico delle curve dei contagi e degli altri indicatori sensibili – continua il ministro – ha imposto al Governo la necessità di prendere scelte difficili, proporzionate, ragionevoli. Tutti i settori risentiranno di una stretta. Nel nuovo DPCM abbiamo tutelato non solo lo sport professionistico ma anche quello dilettantistico: associazioni e società sportive, federazioni e enti di promozione hanno infatti dato prova di aver rispettato con rigore i protocolli emanati nelle scorse settimane, spesso anche affrontando spese di adeguamento e messa in sicurezza degli spazi e delle strutture. Questo significa che le ragazze e i ragazzi iscritti a scuole o campionati potranno continuare le loro attività, ad esempio, anche per quanto riguarda il calcio, il basket, la pallavolo tra gli altri, fatto salvo il rispetto delle regole e la prudenza oggi necessaria in ogni aspetto della vita quotidiana. Nessun cambiamento invece per quanto riguarda l’attività delle palestre (già ben regolamentata) e la corsa, ‘ovviamente’ senza mascherina“.
    Spadafora entra poi nel dettaglio della norma che impone lo stop agli sport di contatto amatoriali: “Per intenderci, le ‘partitelle’ organizzate tra amici. Non che non abbiano importanza o non siano utili ma in un momento così difficile, e speriamo per un breve periodo, dobbiamo ritornare a fare qualche sacrificio. Chiaramente tutto il settore, e chi subirà in modo più significativo queste scelte, continuerà a ricevere attenzione e sostegno nei prossimi provvedimenti economici, a partire dalla prossima Legge di Bilancio“.
    (fonte: Facebook Vincenzo Spadafora) LEGGI TUTTO

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    Il Governo riapre le porte dei palazzetti: sulla capienza massima decidono le Regioni

    Di Redazione
    Alla fine la tanto temuta stretta sull’ingresso del pubblico agli eventi sportivi non è arrivata, anzi: rispetto alle misure precedentemente in vigore, il Governo allarga le maglie e consente l’apertura dei palazzetti agli spettatori, sia pure in numero limitato. Nel testo del nuovo DPCM contenente le misure per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19, firmato ieri dal presidente del Consiglio, c’è infatti una specifica norma che permette la presenza di pubblico “con una percentuale massima di riempimento del 15% rispetto alla capienza totale e comunque non oltre il numero massimo di 200 spettatori per manifestazioni sportive in luoghi chiusi“.
    Ma, cosa ancora più importante, il decreto lascia di fatto alle Regioni la facoltà di ampliare questo numero a loro discrezione, come già fatto con le ordinanze delle scorse settimane (che restano in vigore): “Le regioni e le province autonome, in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nei loro territori, possono stabilire, d’intesa con il Ministro della Salute, un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi e degli impianti“. Si impone, dunque, la linea voluta dalla Conferenza delle Regioni presieduta da Stefano Bonaccini e dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora; la palla ora passa ai singoli consigli regionali, che già negli ultimi giorni avevano manifestato diversi orientamenti sull’argomento.
    Nulla di fatto anche sul tema dello stop agli sport di contatto: com’era facile immaginare, il decreto vieta solamente “le gare, le competizioni e tutte le attività connesse agli sport di contatto aventi carattere amatoriale“, mentre restano consentite tutte le attività di associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal CONI, dal CIP, dalle Federazioni e dagli Enti di promozione sportiva, compresi quindi i campionati di serie e di categoria. Da rilevare, comunque, che il decreto rinvia la definizione degli “sport di contatto” (finora non determinati per legge) a un “successivo provvedimento del Ministero dello Sport“.
    (fonte: Quotidiano.net) LEGGI TUTTO

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    Volley Scuola-Trofeo Acea al Festival della Sostenibilità per l’agenda FAO

    Volley Scuola-Trofeo Acea

    Di Redazione
    Si è svolta domenica 11 ottobre, presso lo spazio Fab/Lab dello Storytelling del Centro Commerciale Roma 2 all’Eur, una tavola rotonda nell’ambito del Festival della Sostenibilità organizzata da un pool di Associazioni capitanate dell’ASD Sunrise1 e con il Patrocinio della Regione Lazio e di Roma Capitale.
    Oggetto dell’incontro l’agenda FAO 2020-2030 e gli adeguati stili di vita legati all’alimentazione e alla pratica sportiva. Ospite, tra gli altri, il Comitato Regionale Fipav Lazio che nei mesi scorsi ha organizzato un percorso didattico a beneficio degli alunni degli Istituti aderenti al Torneo Volley Scuola Trofeo Acea.
    Il progetto, che ha animato molti dei lavori legati ai Concorsi dello storico avvenimento, è stato reso possibile grazie alla collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e con la FAO. Ne è scaturita anche una pubblicazione su base scientifica ancora fruibile sul sito www.volleyscuola.eu. A rappresentare la FIPAV Lazio come relatore della tavola rotonda, è stato Alessandro Fidotti, Presidente della Commissione Territorio e Promozione che ha parlato della genesi del progetto con la FAO e ha illustrato vari aspetti dell’agenda 2030 della stessa, soffermandosi su aspetti specifici come lo spreco alimentare, la necessità di favorire start up nel settore del food da parte dei governi, le difficoltà delle filiere in momenti drammatici come questi. Un incontro reso ancora più significativo dalla recente assegnazione del Nobel per la Pace 2020 al Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite, in inglese World Food Programme (Wfp), per «i suoi sforzi nel combattere la fame, per i suoi contributi nel migliorare le condizioni della pace in aree di conflitto e per la sua azione nel prevenire l’uso della fame come arma per promuovere guerre e conflitti».
    “Voglio anche precisare – ha dichiarato Fidotti durante il suo intervento – che se l’Educazione Civica ha ritrovato posto a scuola solo da quest’anno, la FIPAV Lazio l’ha tenuta sempre in conto nei ventisette anni di storia del Volley Scuola, focalizzando l’attenzione su Bullismo, Cyberbullismo, Sicurezza alimentare, Uso consapevole dell’acqua e così via”. “Oggi – ha concluso Fidotti – parliamo di essenziali stili di vita legati all’alimentazione, ma in Italia manca un aspetto fondamentale che le Federazioni Sportive cercano di colmare, quello di adeguate politiche educative che portino lo Sport a Scuola come materia essenziale per la crescita individuale e collettiva, e non come un riempitivo quasi fine a se stesso. E questo, a livello di ONU e FAO è ben chiaro”.
    (Fonte: comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Il Volley in Lettere: Luca Vettori presenta l’iniziativa dell’AIP

    Di Redazione
    “Che cosa ci pare debba assolutamente cambiare, nella pallavolo di ieri? Quali sono le cattive pratiche che non vogliamo più? Quali gli slanci, le utopie, i desideri, i percorsi realizzabili per la pallavolo di domani?“. Sono queste le domande con cui Luca Vettori, uno dei soci e “testimonial” della neonata Associazione Italiana Pallavolisti, presenta la nuova iniziativa “Il Volley in Lettere“: uno spazio online a cui l’AIP invita tutti gli addetti ai lavori, ma anche i semplici appassionati di pallavolo, a contribuire con riflessioni, spunti, problematiche e idee per migliorare e rilanciare il movimento pallavolistico italiano.
    “In un periodo inedito come questo – spiega Vettori nella lettera che in augura la rubrica – in molti campi ci si sta attrezzando per cercare i germogli tra le rotture di un sistema che stava procedendo – bene o male – senza dubbio con una macchinosa inerzia. Il Covid-19 ha imposto a tutti un’uscita improvvisa dal proprio binario più o meno definito di progetti, appuntamenti, certezze. Ad oggi, ciascuno di noi può allenare la capacità di decifrare questo momento per opporsi all’inerzia passata e individuare i punti decisivi su cui rivolgere un’attenzione nuova – consapevole, corale“.
    “Prendendo spunto da buone pratiche del passato – continua l’opposto di Modena – e cercando di immaginare le direzioni del futuro prossimo, forse, sarebbe interessante avviare un dialogo tra le parti del movimento pallavolistico, che ormai da tempo, pare un grande corpo coinvolto dal medesimo fremito, ma slegato nelle sue arterie. Quando ci si riferisce al mondo della pallavolo, infatti, si pensa agli eccellenti campionati di SuperLega e Serie A1 Femminile ed anche alle piccole società di periferia; ai ragazzi del minivolley che si muovono tra le province, alle nazionali maggiori, alle nazionali storiche del passato e tutto sembra legarsi in un’immagine sola, per qualche istante. Presto però compare il sospetto che vi sia un grande assente, il quale avrebbe l’arduo compito di tenere unite tutte le parti: al corpo della pallavolo sembra mancare uno scheletro sano, in grado di raggiungere tutti“.
    La conclusione è chiara: “Ben consapevole della parziale differenza di obiettivi, della varietà economica e della diversità in termini di impegno lavorativo tra le serie, AIP ritiene sia necessario per il nostro sport un futuro scelto, un futuro pensato insieme. Diventa essenziale dunque avviare una narrazione organica, composta da tutti gli strati con le sue differenze e per questo ricca di punti di vista e competenze variegate: parlarsi, dialogare, conoscersi. Ci sembra fondamentale cercare l’unione d’intenti tra le varie categorie, tra atleti, ex atleti, allenatori, addetti ai lavori di qualunque serie“.
    Per partecipare all’iniziativa è sufficiente inviare il proprio contributo all’indirizzo mail info@assopallavolisti.it.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Verso lo stop agli sport di contatto? Il Comitato 4.0 chiede chiarimenti al Governo

    Di Redazione
    Tra le indiscrezioni riportate negli ultimi giorni dagli organi di stampa sulle prossime misure di contenimento dell’epidemia di coronavirus che verranno introdotte dal nuovo DPCM, c’è anche quella secondo cui il Governo avrebbe intenzione di imporre uno stop alla pratica “amatoriale” degli sport di contatto. Proprio sul termine “amatoriale” si è subito scatenato il dibattito tra praticanti e appassionati, nel timore (per ora non suffragato da nessuna dichiarazione ufficiale) che questa definizione possa includere tutti gli sport non professionistici, cioè tutte le discipline al di fuori del calcio e del basket maschile.
    Sul tema è intervenuto anche il Comitato 4.0, che riunisce le principali Leghe sportive italiane (compresa la Lega Pallavolo maschile e femminile), e che ha indirizzato una richiesta urgente al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora e al ministro della Salute Roberto Speranza. “La domanda – scrive il Comitato – è se esista nel provvedimento una reale, netta e chiara distinzione tra sport dilettantistico, come tutto quello non soggetto alla Legge 91, e sport amatoriale. Inteso, questo, come attività praticata da soggetti non iscritti a Società Sportive o Enti di promozione sportiva, finalizzata al raggiungimento e al mantenimento del benessere psico-fisico della persona“.
    “Ben altra cosa, quindi – sostiene l’associazione –, rispetto alla pratica di attività sportiva agonistica, sia pure in regime di dilettantismo (come tutto lo sport non soggetto alla Legge 91), ma svolta a livello continuativo, sistematicamente ed esclusivamente in forme organizzate dalle Federazioni sportive nazionali e dagli enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI“.
    “Non è accettabile – conclude il comunicato – che la materia in questione venga trattata e comunicata con tale superficialità, nel momento in cui coinvolge decine di migliaia di tesserati che vivono di questo come unica forma di reddito. E, di conseguenza, le loro famiglie tra le quali in queste ore si è fatto largo un fortissimo senso di disagio e preoccupazione, facilmente immaginabile, a seguito di quanto veicolato dagli organi di informazione“.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

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    Il volley fa i conti delle perdite: Imoco -800mila euro, Lube -1 milione

    Di Redazione
    Mentre incombono, con il sensibile aumento dei contagi da Covid-19, nuove restrizioni governative che potrebbero chiudere definitivamente le porte dei palazzetti, la pallavolo fa il primo bilancio di questo inizio di stagione con pubblico ridotto o del tutto assente. E i conti sono decisamente in rosso: per l’Imoco Volley Conegliano i mancati incassi valgono almeno 800mila euro, circa un quinto del budget totale della società. Lo denuncia al Gazzettino Treviso il copresidente Pietro Maschio, che aggiunge: “Per rimanere in piedi servirebbe poter accogliere almeno il 25%-30% del nostro pubblico. Diversamente, non so cosa accadrà“.
    L’Imoco, essendo la squadra più seguita dal pubblico, è anche quella che soffre maggiormente le porte chiuse: “Tra la quota degli abbonati, quest’anno completamente assente, e gli altri spettatori, perderemmo tra 700mila e 750mila euro. Includendo anche i play off e una finale potremmo arrivare a minori incassi per 850mila euro. I numeri sono impietosi: così non si va avanti“. Anche perché l’assenza di pubblico si fa sentire anche sul fronte sponsor: “Eravamo abituati – conclude Maschio – a vedere crescere ogni anno il numero di aziende che ci sostengono. Le porte chiuse ci hanno tolto questo aumento, anzi al momento stimiamo di avere tra il 5% e il 10% di sponsor in meno. Ci stanno, ma per continuare servirebbe poter accogliere ben più di 200 o 700 persone“.
    Nel settore maschile le cose non vanno affatto meglio: Albino Massaccesi, vicepresidente della Cucine Lube Civitanova, quantifica in circa un milione le potenziali perdite della società marchigiana. “Quasi la metà della capienza del palasport – spiega al Corriere Adriatico – la vendevamo in abbonamento, per una cifra che superava il mezzo milione di euro. La quota abbonamenti, che quest’anno sarà zero, costituiva più o meno metà degli incassi totali. E le gare di cartello, durante la regular season, normalmente ci consentono di fare incassi intorno ai 40mila euro. In più dal bilancio dobbiamo scorporare l’importo dei voucher per il mancato utilizzo di parte dell’abbonamento passato“.
    “Per sostenerci – continua Massaccesi – abbiamo bisogno di ingressi più numerosi. In occasione della semifinale della Supercoppa abbiamo dimostrato che l’ingresso contingentato del pubblico non crea alcun problema, né a livello organizzativo, né di rischi sanitari“. Il problema, infatti, non è solo il crollo dei ricavi: “Al di là della perdita economica, c’è la perdita di interesse per questo sport, e per riconquistarlo ci vorrà tempo. Speriamo che presto ci venga consentito di giocare a porte aperte, seppure con ingressi limitati“.
    Nel frattempo paradossalmente, come riferisce sempre il quotidiano marchigiano, si sta provvedendo ad aumentare la capienza dell’Eurosuole Forum: il Comune ha affidato i lavori di fornitura e posa di 260 nuovi posti a sedere all’azienda Ceta spa, per una spesa totale di 60mila euro. L’intervento porterà a circa 4.400 i posti totali disponibili nell’impianto di Civitanova Marche. LEGGI TUTTO